La storia di Samay, un bambino indiano di nove anni che, conquistato dalla magia del cinema, muoverà mari e monti pur di inseguire i suoi sogni in 35 mm.

Agostino. Alberto Moravia. 1943.

Agostino è un ragazzino di famiglia agiata che si trova in vacanza con la mamma vedova presso una località di mare toscana.
La loro routine scandita da gite in barca e lunghe passeggiate sulla spiaggia viene interrotta dall'arrivo di un prestante giovanotto di cui la madre s'invaghisce fin dal primo istante, trascurando il figlio.
Geloso del rapporto che si è creato tra i due e dopo un acceso litigio con la madre, Agostino s'imbatte in un un gruppo di coetanei che lo portano, lui ragazzino innocente, su una cattiva strada.
Romanzo di formazione sul passaggio dall'infanzia all'adolescenza, il momento in cui si smette di essere bambini e ci si distacca dai genitori come gli uccellini che, una volta in grado di volare, abbandonano il nido, un'estate che doveva essere innocente e spensierata per il giovane protagonista si trasforma invece in qualcosa per lui del tutto sconosciuto, un qualcosa a metà fra torbido e sensuale, un risveglio traumatico dal disincantato mondo dell'infanzia.
Un romanzo che al giorno d'oggi risulta antiquato e moralista ma che suscita ancora interesse per la delicatezza con cui vengono descritti i primi turbamenti di un bambino che si affaccia per la prima volta sul mondo adulto.
Non il miglior romanzo di Moravia per me.