Il Padrino I

Francis Ford Coppola - 1972

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    Il padrino



    Un film di Francis Ford Coppola. Con Marlon Brando, James Caan, Al Pacino, Robert Duvall, Diane Keaton, Richard Castellano, Sterling Hayden, John Marley, Richard Conte, Al Lettieri, Abe Vigoda, Talia Shire, Gianni Russo, John Cazale, Salvatore Corsetto, Rudy Bond, Julie Gregg, Tony Giorgio, Morgana King, Franco Citti, Richard Bright, Corrado Gaipa, Victor Rendina, Saro Urzì, Simonetta Stefanelli, Cardell Sheridan, Vito Scotti, Angelo Infanti, Alex Rocco, Lenny Montana, John Martino, Tere Livrano, Jeannie Linero, Al Martino, Salvatore Corsitto, Ardell Sheridan.

    Titolo originale The Godfather. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 175 min. - USA 1972.


    CITAZIONE
    Vito Corleone, emigrato bambino dalla Sicilia negli Usa, è diventato un grande "padrino", ossia il capo di un'importante famiglia mafiosa. Ci si rivolge a lui come a un personaggio di grandissimo rilievo: nelle prime sequenze don Vito riceve gente come in una vera e propria udienza, gli chiedono favori e lui decide se farli o meno. I favori consistono nel punire, o addirittura uccidere qualcuno, nell'ottenere un certo appalto o lavoro. Corleone ha tre figli, Michael (Pacino), Sonny (Caan), Fredo (Cazale). Quando il vecchio viene gravemente ferito in un attentato, è Michael, eroe di guerra e avvocato, che il patriarca avrebbe voluto tener lontano dagli affari, ad affrontare la situazione. Uccide il responsabile dell'attentato e il poliziotto complice, poi fugge in Sicilia. Quando ritorna diventa il capo indiscusso e introduce sistemi più moderni ed efficaci. A poco a poco diventa tutt'uno col suo ruolo. Nel frattempo si è sposato e ha avuto figli che comunque non lo hanno distolto dall'"altra" famiglia. Il film si chiude col massacro, ordinato da Michael, di tutti i suoi rivali, mentre il nuovo padrino assiste in chiesa al battesimo di uno dei suoi figli.

    fonte MyMovies

    Trailer


    Video



    Voci correlate
    Il Padrino II
    Il Padrino III

    Edited by Viky017 - 24/8/2015, 22:09
     
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  2. KeeperOfThe7Keys
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    ‘stardi avete voluto lasciare l’oonooore di commentare per primo questo film a un palermitano!?! :sob: ebbene io per questo film ci porto rispetto e come ho già detto, onore! :lol: ah ah :lol: no dai a parte gli scherzi…ma possibile che non ne abbiamo parlato mai? va bhè…a parte le solite referenze del caso, io che posso dire su questo masterpiece della storia del cinema drammatico…di film sulla criminalità organizzata né sono stati realizzati a decine e decine, e né abbiamo anche discusso in un sondaggio, ma questo film è un discorso A PARTE: principalmente perché parla di un organizzazione criminale che si chiama mafia, che come tutte le organizzazioni criminali risponde a regole proprie, magari diverse da altre organizzazioni (anche per questo, ricordo che in quel preciso sondaggio ho votato per Pulp Fiction, se in qst momento la memoria non mi inganna) ciò che però ha reso questo film unico fra le tante pellicole sulla mafia italo-americana è il fatto che né analizza perfettamente i rapporti, le dinamiche, i ruoli e le gerarchie DAL DI DENTRO con la precisione di una radiografia; quasi inutile ribadire che merito dell’ottima trasposizione dal libro di Mario Puzo è dovuto alla bravura, ma penso ancor di più, alla passione, di un regista come Francis Ford Coppola (una PASSIONE per ciò che si fà, che registi come R.Emmerich o M.Bay non avranno mai, e qui sono pronto a battermi in qualunque crociata a sostegno di questa tesi) il quale si è rivelato, da buon italo-americano una volta ancor di più, come un figlio cresciuto in una terra lontana, mai restìo a giudicare col metro del ‘bastone e la carota’, quel sud che in fondo in fondo sentiva un po’ suo: in questo suo capolavoro ci fa assistere a scene di vita quotidiana di una famiglia ‘normale’ alternandole ad altre di una ferocia disumana: l’incoerenza più assurda?...no…perché quel mondo è davvero così! è veramente come cè lo mostra Coppola, forse il film per cui si può usare davvero la parola ”reality” (evito di metterci anche ‘show’ perché sarebbe ingeneroso). Sui protagonisti: ovviamente la parte del leone spetterà sempre a lui, l’eterno Marlon Brando: quando lo vidi nella primissima scena recitare la sua parte in lingua originale, da quella che era la sua vera voce, sono rimasto folgorato, era come se questo film non lo avessi mai visto, come vederlo per una prima volta, lui, un americano del Nebraska, parlare con quella voce roca, un po’ compassata, ma soprattutto con quell’ attitudine totalmente siciliana…che sentivo assolutamente mia…la voce e il tono di un qualsiasi 70enne della mia città! che emozione, è con questi attori che si viene portati a pensare che il cinema sia davvero un arte, né più né meno della musica o della pittura…
    Su Al Pacino: per mè è un mito! quanto avrei voluto vederlo in C’Era Una Volta In America al posto del pur bravo James Woods!!! qui recita la sua parte quasi nascondendosi, almeno così pare, per l’attitudine di ‘fratello minore’ che si dà, ma finisce in un crescendo trionfale
    Robert Duvall: lui di italiano non credo abbia nemmeno le origini, e infatti la sua è la parte di Tom Hagen, ma è talmente bravo che saprebbe recitare bene anche un kolossal muto di 6 ore in una sola stanza!
    In conclusione di solito mi piace dare un voto ai film, credo che per questo, essendo un film come già detto di una categoria a parte, classificabile come gangster movie a parte, e particolare, credo che in definitiva dirò che si tratta semplicemente di un film meraviglioso
     
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    Il padrino è considerato unanimemente come uno dei film gangster, se non il film gangster, per eccellenza, inserito addirittura al terzo posto tra i più bei film statunitense secondo la American Film Institute.
    Risulta difficile, se non impossibile, negare l'evidenza.
    Il padrino è veramente un film meraviglioso, diretto in maniera magistrale, quasi solenne, da Francis Ford Coppola.
    A livello tecnico il film è un'opera pregiata, grazie all'uso di bellissimi primi piani, e di una fotografia pazzesca che da perfettamente il senso della solennità, quasi religiosa, del padrino Don Vito Corleone, interpretato meravigliosamente da un Marlon Brando versione "bulldog".
    Ma è soprattutto grazie al nuovo senso che da al genere che questa pellicola risulta essere così importante e così bella.
    Il film gangster, nato negli anni '20 e '30, presentava tematiche differenti rispetto a quelli di nuove generazioni, dove il gangster era raffigurato come uomo spietato, cattivo fino al midollo. Un vero e proprio antieroe.
    In Il padrino nasce per la prima volta un modo più profondo di vedere il gangster.
    Esso non è più solo pallottole e spietatezza, ma diventa una figura più umana.
    Il gangster viene caraterizzato in modo nuovo nel mondo del cinema, e viene mostrato in tutto e per tutto come uomo, che esegue crimini, ma che vive in un contesto dove il rispetto e le gerarchie sono la cosa più importante.
    Don Vito Corleone è un padrino molto rispettato e anche temuto, ma allo stesso tempo è un uomo aperto ad aiutare chi gli porta rispetto, chi gli dimostra fiducia e amicizia.
    Ma anche un uomo così autorevole ha le sue debolezze, come l'amore per la famiglia stessa, e per i figli in particolare, elemento di vera e propria novità.
    L'antieroe degli anni '30 è quindi qui rappresentato come un eroe, come il buono della situazione, anche se le sue azioni sono moralmente sbagliate... e sta proprio in questo concetto la grandiosità del film.
    In particolare è sorprendente come Micheal Corleone, il figlio che inizialmente sembra non voler entrare negli affari di famiglia, è prima considerabile come un elemento quasi inutile nella narrazione, anche fastidioso, se posto accanto ai restanti uomini della famiglia, per poi diventare lui il vero eroe, una volta convertito alla criminalità.
    Ed è allora che nascono tanti altri film che seguono Il padrino, come The departed, Quei bravi ragazzi, Pulp Fiction, e altri ancora che sicuramente sono bellissimi, ma che, visti in ottica prettamente del genere, non raggiungono a pieno l'opera di Coppola.
    Nasce poi spontaneo il confronto con l'altra pietra miliare del genere, ossia C'era una volta in America, che per sollennità e grandiosità si avvicina molto a Il padrino.
    Ma trovo che i due film siano molto differenti, probabilmente dovuto alle influenze territoriali dei registi, ossia da una parte Coppola che entra in pieno a far parte della New Hollywood, e dall'altra Sergio Leone, regista che dimostra nella sua opera più grandiosa un certo stile tipico del cinema europeo.
    La narrazione di Il padrino è infatti molto americana nella sua concezione, piuttosto diretta, mentre in C'era una volta in America si nota più un racconto che punta maggiormente sui sentimenti, sull'introspezione dei personaggi.
    Non ho paura di dire quindi che Il padrino è un film più commercializzabile rispetto a quello di Leone, ma non per questo meno bello.
    Il successo del film è dovuto poi soprattutto a delle interpretazioni magistrali, su tutti il già citato Marlon Brando, che rilancia così la sua carriera, dopo ruoli molto banali, dimostrando di essere, negli anni '70, ancora un grandissimo attore.
    Molto convincente anche Al Pacino, che seppur molto giovane, tiene testa a Brando.
    Da ricordare anche una giovanissima e, all'epoca sconosciuta, Diane Keaton e Robert Duvall.
    Non trovo quindi difficile dare un giudizio obiettivo al film.
    Il mio voto è 10, voto che ho dato poche volte in questo forum.

    Edited by jonny95 - 18/6/2015, 12:49
     
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    Bellissimo commento jonny! Sono d'accordo con tutto quello che hai detto. Questo film è un capolavoro degno del suo nome! Oramai l'ho visto talmente tante volte che io e mia sorella sappiamo i dialoghi a memoria xD
    Prossimamente farò anche io un commento, perché merita veramente!
     
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    Grazie Enny, sono sempre contento quando qualcuno apprezza i miei commenti xD
     
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    Concordo con la mia sorellina qui sopra: ottimo commento. Mi è piaciuta questa tua visione del film: in effetti anche io ho sempre visto la regia di Coppola piena di contrasti, anche molto forti fra di loro, che però si amalgamano e trovano la loro ragion d'essere in questa famiglia che, come nessun altra, è piena di contraddizioni, segreti e chiaroscuri.
    Inoltre è vero che Coppola, grazie al Padrino, ha dato un altro sapore al gangster movie: ha reso i protagonisti più umani, astuti ma fragili, con delle grand forze ma anche con delle grandi debolezze.
    Insomma, io ed Enny adoriamo questo film (sì, lo sappiamo ormai quasi a memoria xD).
    Bello anche il paragone con C'era una volta in America di Leone.
    Prossimamente avevo intenzione di fare un'analisi approfondita del Padrino (Parte I e Parte II): appena trovo un attimo fra gli esami, la tesi e il resto lo faccio: mi hai fatto venire voglia di scriverlo. xD
     
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    Sono molto contento, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti :)
     
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    Ebbene sì, da tempo immemore lo volevo fare e alla fine ho preso il coraggio a due mani e mi sono lanciata in questa impresa epica (nonostante il momento di profondo sconforto dovuto alla perdita di bene 4 pagine di analisi messe insieme con tanto impegno ç___ç Stavo per rinunciare all'impresa, ma alla fine mi sono messa lì e le ho riscritte tutte – sebbene peggio di prima...). Perciò eccola qua: l'analisi de Il Padrino Parte I, scena per scena. u.u
    Neanche a dirlo, gli spoiler saranno everywhere, perciò leggete solo se avete già visto il film. Il film VA visto: è tassativo, perciò niente scherzi e state alla larga dal commento se ancora non lo avete visto. L'unica cosa che potete leggere è l'introduzione. u.u xD

    Ebbene sì, da tempo immemore lo volevo fare e alla fine ho preso il coraggio a due mani e mi sono lanciata in questa impresa epica (nonostante il momento di profondo sconforto dovuto alla perdita di bene 4 pagine di analisi messe insieme con tanto impegno ç___ç Stavo per rinunciare all'impresa, ma alla fine mi sono messa lì e le ho riscritte tutte – sebbene peggio di prima...). Perciò eccola qua: l'analisi de Il Padrino Parte I, scena per scena. u.u
    Neanche a dirlo, gli spoiler saranno everywhere, perciò leggete solo se avete già visto il film. Il film VA visto: è tassativo, perciò niente scherzi e state alla larga dal commento se ancora non lo avete visto. L'unica cosa che potete leggere è l'introduzione. u.u xD

    Introduzione (in)utile xD

    Il Padrino, come ho già avuto modo di dire in più di un'occasione, è uno dei miei film preferiti in assoluto e ritengo anche che sia un capolavoro indiscusso della storia del cinema, ma non ho ancora avuto modo di spiegare il perché.
    Con questa recensione analizzerò dunque tutti gli aspetti salienti (regia, fotografia, scenografia, trama, personaggi, talvolta anche in un confronto con il romanzo) del film, attraverso un commento dettagliato, quasi scena per scena. Prenderò in considerazione solo Il Padrino Parte I e Parte II, escludendo la Parte III. Questo sia perché non mi è piaciuta, sia perché, se le prime due parti le considero un lavoro unitario, la terza penso sia stata fondamentalmente un'operazione commerciale riuscita solo in parte; non a caso infatti fra la Parte I e la Parte II sono passati solo due anni, mentre la Parte III è uscita a più di quindici anni di distanza...
    Per il mio commento mi rifarò alla versione del film in lingua originale: ritengo infatti che questo film, per essere gustato appieno, debba essere visto in inglese, in modo da apprezzare gli accenti, la mimesi del linguaggio parlato dagli emigrati italiani, nonché la pittoresca presenza di inserti in italiano e in dialetto siciliano.
    Inoltre, per la vostra sanità mentale xD, ho deciso di dividere la recensione in capitoli, in modo che tutti la possano leggere senza doversi sorbire centinaia di pagine tutte insieme...

    Amerigo Buonasera: nomen omen

    Il film si apre con i titoli di testa, accompagnati dalla bellissima (e celeberrima) colonna sonora di Nino Rota. Ad un certo punto però la musica si ferma e lo spettatore sente pronunciare, nel silenzio, da una voce fuoricampo (la scena è infatti ancora completamente nera) una frase che, con il gusto di Coppola per i contrasti, sarà uno dei numerosi fili conduttori del film: I believe in America. Solo a questo punto viene svelata l'identità di chi ha parlato: la scena si illumina infatti sul primissimo piano di un uomo dai tratti tipici del sud Italia e con un accento altrettanto eloquente, che lo spettatore scoprirà poi essere Amerigo Bonasera, di professione becchino.
    Questo incipit, che vede il film aprirsi con un primissimo piano sul volto di un personaggio, non può fare a meno di richiamare alla mente un altro famosissimo incipit: quello di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick (uscito appena un anno prima, 1971) in cui lo zoom sul protagonista Alex DeLarge si allontana progressivamente dal suo viso, fino a mostrare anche l'ambiente circostante. Lo stesso accade in questo incipit de Il Padrino Parte I.

    veyKpBJ qdeZzFJ



    Tuttavia, le analogie fra queste due scene iniziali non sono finite. Entrambi i personaggi guardano in macchina e, così facendo, focalizzano in maniera del tutto singolare l'attenzione dello spettatore sulla propria storia. Sia l'uno che l'altro hanno infatti una storia da raccontare, ma se da una parte Alex lo fa rivolgendosi allo spettatore interpellandolo in maniera diretta, in qualità di vero e proprio narratore intradiegetico, Bonasera al contrario si rivolge ad un interlocutore interno alla diegesi filmica (che però non ci è stato ancora mostrato). Questo sguardo in macchina iniziale (l'unico di tutta la pellicola), oltre ad essere un omaggio a Kubrick (come risulta lampante da tutta la costruzione della scena), ha anche e soprattutto un preciso intento registico: quello di focalizzare l'attenzione del pubblico sulle prime parole di Bonasera, in particolare quella prima, importante frase: I believe in America.
    Bonasera, nonostante sia un italiano emigrato in America in cerca di fortuna, racconta di aver educato sua figlia come un'americana, dandole libertà pur insegnandole a non disonorare sé stessa e la propria famiglia (va infatti tenuto presente che l'azione parte nel 1945 e i personaggi sono emigrati italiani). Un giorno però la ragazza viene fatta ubriacare dal fidanzato che, assieme ad un amico, cerca di violentarla. Lei resiste alla violenza e allora viene picchiata a sangue dai due, tanto da dover essere ricoverata d'urgenza in ospedale, con la mascella fratturata e il viso tumefatto. Il padre dunque, come un buon americano – precisa Bonasera senza ironia, ma anzi con compunta serietà – chiama la polizia e i due giovani vengono processati, ma poiché incensurati il tribunale applica la sospensione della pena e i due vengono rilasciati senza essersi fatti un solo giorno di galera. Bonasera allora, deluso e amareggiato da questa sentenza, decide di ricorrere a una soluzione estrema pur di ottenere quella giustizia che la legge americana gli ha negato.
    CITAZIONE
    BONASERA: Then I said to my wife, "for justice, we must go to Don Corleone."

    BONASERA: Allora dissi a mia moglie, "per la giustizia, dobbiamo andare da Don Corleone"

    Solo a questo punto ci viene svelata l'identità dell'interlocutore di Bonasera, ma nonostante egli venga nominato esplicitamente, il regista non ce lo mostra ancora in volto. L'inquadratura infatti mantiene il fuoco su Bonasera, mostrandoci il suo interlocutore di schiena e in ombra. Egli però parla e la sua prima battuta è fondamentale per comprendere a fondo e analizzare l'importanza di questa prima scena all'interno dell'economia generale del film, di cui ci fornisce una chiave di lettura.
    CITAZIONE
    VITO CORLEONE: Why did you go to the police? Why didn't you come to me first?

    VITO CORLEONE: Ma perché andaste alla polizia? Perché non veniste da me subito?

    Due domande secche, dirette, poste con un intento ben preciso (andando avanti con la storia si scoprirà che sono ben poche le cose che Vito Corleone fa o dice senza un preciso scopo), ma Bonasera è evasivo e non risponde, ribadendo invece il proprio desiderio di ottenere ciò che vuole.
    CITAZIONE
    BONASERA: What do you want of me? Tell me anything. But do what I beg you to do.
    VITO CORLEONE: What is that?

    BONASERA: Che cosa volete da mia? Domandatemi tutto, ma facete quello che mi aspetto da voi?
    VITO CORLEONE: Sarebbe a dire?

    Lo spettatore però non sente le parole di Bonasera: egli infatti si alza e sussurra qualcosa all'orecchio di Don Vito, di cui viene mostrata la reazione: un movimento improvviso del corpo, in un misto di incredulità e rifiuto. Ed è solo a questo punto che il regista sceglie di mostrare allo spettatore il volto del protagonista: Don Vito Corleone, il Padrino, interpretato da un magistrale Marlon Brando. L'attore, che all'epoca aveva quarantasette anni e un aspetto ancora abbastanza giovanile (nello stesso anno girò Ultimo tango a Parigi di Bertolucci), al provino per la parte decise di voler dare al personaggio una faccia da bulldog. Recitò dunque con del cotone in bocca per appesantire le guance e apparire più anziano. Questo trucco convinse il regista, che gli assegnò la parte, e ancora oggi il trucco e l'apparenza fisica di Brando ne Il Padrino sono famigerate, così come la sua parlata biascicata e strascicata.
    La risposta di Don Vito alla richiesta di Bonasera non tarda ad arrivare: That I cannot do. Tuttavia Bonasera non demorde e dice di essere disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di ottenere ciò che vuole. Ciò che Don Vito controbatte a questa affermazione – oltre ad offrire una prima interessante analisi del carattere e della psicologia del personaggio – fa luce sul significato del titolo del film, nella sua doppia accezione di vincolo quasi sacro (legato alla religione cattolica) e di titolo riferito (anche grazie al film di Coppola) alla malavita organizzata. Altre e più esaurienti spiegazioni al riguardo verranno date in almeno altre due occasioni: una di fondamentale rilevanza all'interno della pellicola, e una seconda legata, se non altro, a una delle scene più famose del film.
    CITAZIONE
    We've known each other many years, but this is the first time you came to me for counsel, for help. I can't remember the last time that you invited me to your house for a cup of coffee, even though my wife is godmother to your only child. But let's be frank here: you never wanted my friendship. And uh, you were afraid to be in my debt.

    Da molti anni ci conosciamo, ma questa è la prima volta che vieni da me per consiglio o per aiuto. Nemmeno me la ricordo l'ultima volta che mi invitasti a casa tua a pigliare un caffè, anche se mia moglie fece pure da madrina a tua figlia. Ma diciamoci la verità: la mia amicizia tu non la volevi. Avevi paura di trovarti in debito.

    Secondo la religione cattolica il padrino (e/o la madrina), oltre a dover assistere il battezzato nella propria iniziazione alla vita cristiana, deve essere una persona amica, di fiducia, a cui il battezzato dovrebbe potersi affidare in caso di necessità e bisogno. Nell'Italia rurale di un tempo poi (in particolar modo in Sicilia) il padrino era una figura fondamentale all'interno della società: egli diventava quasi un secondo padre per il proprio figlioccio, e tacitamente si assumeva la responsabilità di essere la figura di riferimento nel caso in cui il ragazzo, per esempio, fosse rimasto orfano (possibilità estremamente concreta in un mondo precario come quello contadino), ma più in generale in ogni caso di necessità o bisogno. Per gli italiani di un tempo dunque, fortemente cattolici, la figura del padrino era avvolta da un'aura di semi-sacralità e il rapporto fra il padrino e il proprio figlioccio era qualcosa di forte e indissolubile, quasi come un legame di sangue. Non è dunque un caso che Don Vito accenni al fatto che sua moglie abbia fatto da madrina alla figlia di Bonasera, in quanto lo scopo è proprio quello di sottolineare l'importanza di questo tipo di rapporti anche allo spettatore. Vito rinfaccia infatti a Bonasera proprio la totale mancanza di fiducia, di rispetto, ma soprattutto di amicizia: valori assolutamente fondamentali e imprescindibili per Vito, valori sui quali ha fondato il proprio dominio (cosa che sarà chiarificata ancor meglio ne Il Padrino Parte II, grazie ai flashback sulla giovinezza di Don Vito). Questo tipo di empatia e di solidarietà si instaurava in maniera del tutto naturale fra gli italiani emigrati in America nei primi del Novecento – uomini e donne soli e sperduti in una terra straniera e ostile – ma su questo tipo di solidarietà Vito ha costruito a una rete solida di amicizie, tutte fondate sulla gratitudine nei suoi confronti, ed è proprio grazie a queste che è riuscito a dominare New York per quasi trent'anni.
    Bonasera non nega quanto Don Vito gli ha appena rimproverato: I didn't want to get into trouble.
    La risposta di Don Vito è quasi un ribaltamento in chiave ironica del discorso iniziale di Bonasera dove, oltre a sottolineare il valore del rispetto e dell'amicizia, viene messo in luce uno dei temi fondamentali del film, su cui tutta la pellicola vuole provocatoriamente far riflettere, scuotendo dalle fondamenta il perbenismo degli spettatori.
    CITAZIONE
    I understand. You found paradise in America, had a good trade, made a good living. The police protected you; and there were courts of law. And you didn't need a friend of me. But uh, now you come to me and you say -- "Don Corleone give me justice." -- But you don't ask with respect. You don't offer friendship. You don't even think to call me Godfather. Instead, you come into my house on the day my daughter is to be married, and you uh ask me to do murder, for money.

    Questo l'ho capito. Trovasti il paradiso tuo in America, commercio avviato, vita sicura, polizia che ti protegge, giustizia nei tribunali. A che ti serviva un amico come me? Ma ora vieni da me e mi dici -- "Don Corleone, fammi giustizia." Però non lo domandi con rispetto. Tu non offri amicizia. Non ti sogni nemmeno di chiamarmi Padrino. E invece ti presenti a casa mia il giorno che si marita mia figlia e mi vieni a chiedere un omicidio a pagamento.

    Amerigo Bonasera: nomen omen, come dicono i latini. Il nome del personaggio (scelto dallo scrittore e mantenuto dal regista) contiene infatti in sé stesso una piccola ma importante chiave di lettura che, oltre a far luce sul carattere del personaggio stesso, va anche in qualche modo a chiudere il cerchio, sottolineando ancora una volta l'importanza di questa scena iniziale in funzione dell'incipit a cui si è già più volte accennato: I believe in America.
    È singolare e anche piuttosto esilarante che un becchino faccia di cognome Bonasera, saluto riferito a quella parte del giorno che da sempre, nella nostra tradizione letteraria, è stata associata alla morte (basti pensare a poesie quali Alla Sera di Ugo Foscolo o Ed è subito sera di Salvatore Quasimodo), ma è altresì importante, ai fini dell'analisi del personaggio, notare come sia stato scelto non a caso il nome di battesimo Amerigo (Amerigo Vespucci è colui che diede il proprio nome al continente americano). Amerigo credeva nell'America, aveva fiducia nelle sue istituzioni, nelle sue leggi, nella sua giustizia... Ma poi questa fiducia gli è crollata addosso con tutta la sua forza devastante il giorno in cui due giovinastri americani hanno picchiato a sangue sua figlia solo perché non aveva voluto piegarsi al loro tentativo di violenza sessuale. Egli abbandona dunque questa sorta di falso idolo che è l'America per rifugiarsi nuovamente nel passato, nelle proprie radici, alla ricerca di una giustizia che, per quanto cruenta e brutale, sarà comunque più vera di quella elargita nei tribunali. Tutto questo discorso viene ulteriormente approfondito nel dialogo fra Bonasera e Don Vito, portando lo spettatore ad andare ancora più in profondità e riflettere su altri aspetti del carattere dei personaggi e, più in generale, sul genere del gangster movie.
    CITAZIONE
    BONASERA: I ask you for justice.
    VITO CORLEONE: That is not justice: your daughter is still alive.
    BONASERA: Then they can suffer then, as she suffers. How much shall I pay you?

    BONASERA: Io vi chiedo giustizia.
    VITO CORLEONE: Questa non è giustizia: tua figlia è ancora viva.
    BONASERA: Anche loro hanno a soffrire quello che lei soffre. Voi dite un prezzo e io pago.

    Bonasera dice di volere giustizia, ma Don Vito lo ammonisce, dicendogli che quello che lui chiede (ovvero l'omicidio dei due che hanno picchiato sua figlia) non è giustizia, in quanto la ragazza è ancora viva. Ma Bonasera, ancora una volta, da padre disperato e amareggiato quale è, non si dà per vinto e afferma di essere disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di ottenere ciò che vuole: farli soffrire quanto ha sofferto sua figlia.
    CITAZIONE
    VITO CORLEONE: Bonasera... Bonasera... What have I ever done to make you treat me so disrespectfully? Had you come to me in friendship, then this scum that ruined your daughter would be suffering this very day. And that by chance if an honest man such as yourself should make enemies, then they would become my enemies. And then they would fear you.

    VITO CORLEONE: Ma che ti feci, Bonasera? Che ti feci mai per meritare questa mancanza di rispetto? Se venivi da me in amicizia i bastardi che hanno sfigurato tua figlia avrebbero la punizione oggi stesso. E se per questo un onest'uomo come te si trovasse dei nemici quelli diventerebbero nemici miei. E avrebbero paura di te.

    La risposta di Don Vito è fondamentale per comprendere ancora più a fondo il tipo di rapporti che egli intrattiene con i propri protetti e, più in generale, con tutti gli italiani emigrati a New York che abbiano bisogno del suo aiuto. Sottolinea infatti ancora una volta l'importanza del rispetto e dell'amicizia: venire da lui il giorno del matrimonio di sua figlia per chiedergli un omicidio per soldi non è rispetto, né amicizia e con questo discorso Don Vito cerca di farlo comprendere a Bonasera che, obnubilato com'è dal dolore per quanto accaduto a sua figlia e desideroso di vendetta, sembra non voler comprendere.
    Questo genere di caratterizzazione del personaggio di Don Vito (non posso non spendere una piccola nota fra parentesi sul delizioso gattino che il Don accarezza per tutta la prima parte della conversazione) ci porta a riflettere anche su un altro piano: Coppola con i suoi personaggi gioca moltissimo sui chiaroscuri, sulle luci e sulle ombre del loro carattere, in un modo che non era mai stato osato prima in una Hollywood dove gli esponenti della malavita organizzata erano sempre stati dipinti come esseri umani crudeli, brutali, senza sfaccettature né umanità. Questo tipo di scelte registiche hanno radici storiche, in quanto il Codice Hays (1930-1967) vietava espressamente di raffigurare i criminali come personaggi positivi.
    CITAZIONE
    Non sarà prodotto nessun film che abbassi gli standard morali degli spettatori. Per questo motivo la simpatia del pubblico non dovrà mai essere indirizzata verso il crimine, i comportamenti devianti, il male o il peccato.

    Coppola fu il primo a ribaltare questa vecchia imposizione, decaduta appena quattro anni prima e durata per più di trent'anni. Egli infatti, con Il Padrino, sceglie di mostrare allo spettatore non solo degli assassini brutali e spietati, ma degli esseri umani come tanti altri, con le loro forze e le loro debolezze, con i loro pregi e difetti; egli conduce per la prima volta lo spettatore all'interno delle dinamiche di una vera e propria famiglia (nel senso più ampio del termine), analizzandone i rapporti e le dinamiche con empatia e imparzialità, svelando quel lato umano che mai prima d'ora era stato indagato e svelandone ombre e luci con parti dignità. È con questo film infatti che il genere del gangster movie rinasce e cambia, non ritraendo più il gangster come uno psicopatico ma come un'abile criminale capace di manovrare gli eventi.
    Bonasera alla fine comprende il messaggio di Don Vito e, per la prima volta, assistiamo al famoso baciamano, altra dimostrazione di rispetto legata a quella tradizione della Sicilia rurale di cui parlavo sopra: Be my friend – Godfather? dice, prima di inchinarsi per baciargli la mano. Un tempo infatti i figliocci, quando andavano a trovare i propri padrini, dovevano baciare loro la mano in segno di rispetto e devozione. Soddisfatto da questo nuovo atteggiamento di Bonasera, Don Vito si dice disposto a concedergli quanto richiesto, come dono in occasione delle nozze di sua figlia. Nel farlo però pronuncia una frase che sarà bene tenere in mente, in quanto tornerà utile più tardi.
    CITAZIONE
    VITO CORLEONE: Good. Some day, and that day may never come, I'll call upon you to do a service for me. But uh, until that day -- accept this justice as a gift on my daughter's wedding day.

    VITO CORLEONE: Un giorno, e non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio. Ma, fino a quel momento -- consideralo un dono in occasione delle nozze di mia figlia.

    Quando infine Bonasera se ne va, Don Vito si rivolge per la prima volta a uno degli altri due uomini che erano nella stanza insieme a lui e Bonasera. Entrambi ci verranno presentati meglio più tardi, pertanto non mi soffermerò adesso. Quello che conta è ciò che Don Vito dice in questo frangente, poco prima della conclusione della scena.
    CITAZIONE
    BONASERA (as he leaves the room): Grazie, Godfather.
    VITO CORLEONE: Prego. (then, to Tom Hagen, after Bonasera leaves the room) Ah, give this to ah, Clemenza. I want reliable people; people that aren't gonna be carried away. I mean, we're not murderers, despite of what this undertaker says.

    BONASERA (mentre lascia la stanza): Grazie, Padrino.
    VITO CORLEONE: Prego. (poi, rivolgendosi a Tom Hagen, dopo che Bonasera ha lasciato la staza) Quest'incarico diamolo a Clemenza. Voglio gente di affidamento; uomini che non si fanno prendere la mano. Noi non siamo assassini, anche se quel beccamorto ne sembra convinto.

    In un altro completo ribaltamento rispetto a quanto sarebbe avvenuto fino a pochi anni prima, quando vigeva ancora il Codice Hays, Don Vito ci tiene a sottolineare che, nonostante quello che ha fatto credere a Bonasera, lui non ucciderà i due ragazzi, perché – dice esplicitamente – loro non sono assassini, benché Bonasera ne sia convinto. Perciò, laddove un tempo il doppio gioco del gangster sarebbe stato quello di far credere a qualcuno che gli avrebbe risparmiato la vita, salvo poi tradire la parola data e ucciderlo lo stesso, qui Don Vito promette a Bonasera un omicidio che poi non avverrà, nel rispetto di una sorta di codice d'onore che, andando avanti con il film, impareremo meglio a conoscere e comprendere in tutte le sue sfaccettature, evoluzioni e anche degenerazioni.

    To be continued...
    A presto con la seconda puntata di questa mia personalissima analisi, intitolata Il matrimonio: un ritratto di famiglia. ;)

    Naturalmente ogni commento, critica, contributo, curiosità sarà graditissimo, in quanto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e scambiare opinioni con voi. :)

    Edited by *Leah - 26/6/2015, 10:16
     
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    Mi dici che cosa dovrei scrivere io, dopo tutta questa perfezione?? xD

    Concordo con tutto quello che hai detto, descritto e analizzato. Penso che io invece commenterò aggiungendo un po' di curiosità/immagini dal set e cose del genere.
    Incominciamo subito con questa meraviglia:


    Questo dovrebbe essere Warner Theatre in pieno centro a Pittsburgh. Quanto mi sarebbe piaciuto vederlo quando era appena uscito al cinema, magari proprio dove hanno scattato questa foto *-* Sono molto nostalgica su queste cose e sono molto incavolata di essere nata nell'epoca più sbagliata che possa esistere per una come me. Ma andiamo avanti...

    Siccome voglio seguire il tuo schema Leah, tratterò solo delle cose che dici/nomini e non andrò fuori, fino a quando non si passerà al prossimo “capitolo”, così facciamo una bella cosa ordinata!

    Parliamo di Marlon e del suo trucco, come ha già spiegato Leah, si era presentato al provino proprio con del cotone in bocca, cosa che ha colpito molto Coppola, spingendolo poi a prendere Marlon nel ruolo di Vito Corleone, ma anche a mantenere la particolarità che aveva dato al suo personaggio Marlon.

    Infatti qui lo vediamo alle prese con il trucco, parte fondamentale per dare un'aria più vecchia e l'aria da Bulldog a Marlon. Qui possiamo vedere un delizioso prima e dopo:



    Il trucco è uno dei tanti particolari fondamentali per la riuscita di un film, in questo caso il truccatore è Dick Smith, famosissimo per aver lavorato in moltissimi film come: “Il Padrino parte 1 e 2”, “L'esorcista”, “Amadeus”, “Taxi Driver” vincitore di ben due premi oscar, uno onorario nel 2012 e uno nel 1985, per i bellissimi trucchi che ha realizzato per Amadeus.



    DickSmithAmadeus_large

    Finalmente ho visto che è Abram è lo stesso sia da giovane che da vecchio in Amadeus! xD
    Proprio per Amadeus, Dick ha vinto il premio oscar nel 1985






    Mentre qui potete vedere la protesi che doveva mettersi in bocca Marlon per assumere le sembianze del famosissimo Boss malavitoso:



    Il risultato lo conoscete tutti:



    Un'altra cosa fondamentale per la riuscita del film è ovviamente il CAST! Questi sono gli appunti di Coppola e delle possibili scelte di cast per i personaggi. Notare Robert DI Niro inceve di Robert De Niro e anche l'amichevole Jimmy Caan invece di James Caan. Notate anche come anchet tutti gli attori che poi sono stati scelti per i ruoli fossero scritti già in alto alcuni con gli asterischi. Queste cose mi fanno impazzire e mi piaciono troppo. Spero che interessino anche voi!
    Al Pacino ebbe più di una difficoltà ad ottenere il ruolo di Michael Corleone, infatti i produttori del film dicevano che non era una persona famosa e non aveva il fisico adatto per interpretare il giovane figlio di Don Vito. Coppola invece era fermo sulla sua idea e sottopose Al Pacino a numerosi Screen Test

    Gli appunti del regista sulle possibili scelte di attori.


    Gli Screen Test



    Partecipò ai provini anche Robert De Niro, per cercare di ottenere il ruolo di Sonny Corleone (forse aveva provato anche per quello di Michael Corleone). Ma alla fine Francis decide di prendere James Caan, decisamente più adatto per il ruolo. De Niro fu poi scelto, come tutti sanno, per il ruolo del giovane Vito Corleone nel Padrino Parte II. Se cercate su youtube potete sicuramente trovare il video.



    Alla fine sia Al Pacino che Coppola rischiarono di perdere il posto, ma grazie a delle abili mosse di quest'ultimo e dei giusti licenziamenti, egli riuscì ad ottenere quello che voleva.

    Un'altra cosa fondamentale è avere una storia e una sceneggiatura. Questi sono gli appunti di Coppola sul libro di Mario Puzo e le possibili scene che poteva ricavarne e cosa enfatizzare, cosa tenere e cosa tagliare *w* Anche le fonti d'ispirazione, come ad esempio Hitchcock. Alcune cose sono veramente divertenti come il: "HIT HARD AND BLOODY!!" scritto a lato del foglio.



    Per quanto riguarda il micetto che don Corleone accarezza nella celebre scena con Bonasera è un imbucato. Coppola lo vide gironzolare per lo studio, lo prese e lo piazzò sulle gambe di Marlon Brando. Fin qui tutto bene, se non fosse che quel gatto quasi rovinò la ripresa: i tecnici del suono si accorsero più tardi che le battute di Brando si capivano a malapena perché le fusa del felino coprivano le parole. Nella colonna sonora si sente ancora il "prrr" del gatto xD

    E questo è tutto (spero) per adesso. Ci si rivede alla parte 2 di Leah! xD

    Edited by Enny - 25/6/2015, 10:55
     
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    Buco di trama

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    Volevo scrivere un commento, ma per riportare equilibrio nel topic mi limiterò a dire: Molto molto bello.

    Ah, Al Pacino mi é piaciuto più di Marlon Brando. Giustiziatemi pure.
     
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    Premetto che quando mi capita di guardare un film unanimemente osannato e pluridecorato,cerco sempre di non considerare tutto ciò e mi sforzo di guardarlo con i miei occhi e giudicarlo secondo quelli che sono i miei gusti.

    La prima parte del film l'ho trovata di una noia mortale,ed ho fatto sinceramente fatica a proseguire nella visione,le cose però fortunatamente cambiano nella seconda parte,indicativamente dal punto in cui Michael torna negli USA in poi.

    Ora,la trama sicuramente è avvincente,però credo che un minutaggio inferiore avrebbe fatto guadagnare al film ritmo e scorrevolezza,le scene superflue sono molte,la stessa storia poteva essere raccontata anche accorciando il film di 30/40 minuti.

    Edited by Polster - 7/7/2018, 12:19
     
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10 replies since 18/8/2008, 06:48   1256 views
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