François Truffaut

Parigi, 6 febbraio 1932 – Neuilly-sur-Seine, 21 ottobre 1984

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  1. La Venere di cioccolato
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    François Truffaut


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    François Truffaut (Parigi, 6 febbraio 1932 – Neuilly-sur-Seine, 21 ottobre 1984) è stato un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, attore e critico cinematografico francese. Importante protagonista del cinema francese tra gli anni sessanta e settanta, assieme agli amici e colleghi Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Éric Rohmer e Jacques Rivette diede vita a una nuova corrente cinematografica denominata nouvelle vague, letteralmente "nuova ondata", che traeva ispirazione dalla passata stagione del Neorealismo italiano e che influenzerà successivamente numerosi registi americani della New Hollywood.

    Biografia

    L'infanzia e l'adolescenza
    François Truffaut nasce a Parigi, nella zona di Place Pigalle, il 6 febbraio 1932. La madre è Jeanine de Montferrand, all'epoca appena diciottenne. Il padre è Roland Truffaut, un architetto-decoratore che riconosce il figlio come suo, pur non essendone il genitore biologico. Nel 1945, leggendo il diario di Roland, il futuro regista scopre la verità anche se – per accertare la vera identità del padre naturale – dovrà aspettare la fine degli anni sessanta quando, per esigenze di realizzazione del film Baci rubati (1968), Truffaut contatta l'investigatore privato Albert Duchenne dell'agenzia Dubly, e ne approfitta per affidargli l'ulteriore compito di individuare il suo padre biologico. Viene così a sapere che si tratta di un dentista ebreo, divorziato, che all'epoca viveva a Belfort. Esita a lungo ma poi decide «di non allacciare i rapporti con il padre ritrovato: era davvero troppo tardi, e poi non voleva creare dei problemi al padre legale Roland Truffaut».
    Le circostanze in cui avviene il concepimento segnano l'infanzia del regista. La giovanissima madre, quando scopre di essere incinta, vorrebbe abortire ma la famiglia (di militari conservatori) si oppone e, per il periodo della gravidanza, la manda in «una sorta di convitto per "traviate"». Dopo la nascita, il bambino viene dapprima messo a balia e poi mandato in campagna dalla nonna presso la quale trascorrerà i suoi primi anni di vita.
    Dopo il parto la madre trova un lavoro di segretaria al giornale L'Illustration, in cui lavora anche il nonno del futuro regista, l'ex ufficiale Jean de Monferrand. Appassionata di montagna, Jeanine frequenta il Club Alpino Francese, di cui il padre è socio onorario, e qui conosce un designer industriale, Roland Truffaut. Nel novembre 1933 i due si sposano e Roland riconosce il bambino, che però andrà a vivere con la coppia solo alcuni anni più tardi, alla morte della nonna materna.
    Il rapporto con la nonna è stato fondamentale per la nascita di una delle grandi passioni del futuro regista, quella per la lettura. Di salute cagionevole, il piccolo François non frequenta la scuola materna ed è la nonna, autrice di un libro sul bigottismo (mai pubblicato) e appassionata lettrice, che lo introduce nel mondo dei libri. È lei che dapprima legge per lui e, poi, gli insegna a leggere. L'amore per la letteratura e per i libri è una delle costanti della vita del regista fin da allora. Lui stesso dirà: «mia madre (...) non sopportava i rumori e m'impediva di muovermi e parlare per ore e ore. Allora io leggevo: era la sola occupazione a cui potessi dedicarmi senza disturbarla. Durante l'occupazione tedesca ho letto moltissimo e poiché stavo spesso solo, mi misi a leggere i libri degli adulti (...). Arrivato a tredici o quattordici anni comprai, a cinquanta centesimi al pezzo, quattrocentocinquanta volumetti grigiastri, Les Classiques Fayard, e mi misi a leggerli in ordine alfabetico (...), senza saltare un titolo, un volume, una pagina».
    Alla passione per la lettura non corrisponde però un buon rapporto con le istituzioni scolastiche. Fino al 1941 frequenta il Lycée Rollin in cui, secondo le sue parole, si sente un estraneo. Il fallimento dell'esame di ammissione al sesto anno è l'inizio di un lungo peregrinare tra numerose scuole: «avevo una pessima condotta, più ero punito più diventavo turbolento. A quel tempo venivo espulso molto di frequente e passavo da una scuola all'altra». Ed è proprio in una delle numerose scuole che frequenta per brevi periodi, quella sita al n. 5 di rue Milton, che il dodicenne Truffaut conosce Robert Lachenay, di un anno e mezzo più grande. Grazie alla comune passione per la letteratura e per il cinema, tra i due nasce un'amicizia che durerà tutta la vita. Nel numero speciale che i Cahiers du cinéma dedicheranno al regista nel dicembre 1984, Lachenay scrive: «l'incomprensione che i suoi genitori manifestavano per lui era simile a quella dei miei. Ciascuno di noi non aveva che l'altro a far le veci della famiglia (...) Se non ci fossimo incontrati e sostenuti a vicenda, certamente ci saremmo avviati entrambi su una brutta strada».
    Il primo film che il giovanissimo François Truffaut vede è Paradiso perduto (1940) di Abel Gance, che gli comunica una forte emozione. Da allora frequenta assiduamente i cinema, spesso durante le ore di lezione, con conseguenze facilmente prevedibili sulla sua resa scolastica. Bocciato più volte, lascia presto la scuola e, poco prima della liberazione di Parigi, fugge dalla colonia in cui lo avevano mandato e trova un lavoro come magazziniere. Dopo aver perduto il lavoro, fonda un cineclub in concorrenza con quello di André Bazin, che conosce in quest'occasione. Sarà una figura fondamentale per il futuro di Truffaut.
    Lo stesso Truffaut ha raccontato: «Mio padre ritrovò le mie tracce e mi consegnò alla polizia. Sono stato ospite per molto tempo del riformatorio di Villejuif da cui mi fece uscire André Bazin. Sono stato manovale in un'officina, poi mi sono arruolato per la guerra d'Indocina. Ho approfittato di una licenza per disertare. Ma, dietro consiglio di Bazin, ho raggiunto il mio reparto. In seguito sono stato riformato per instabilità di carattere». Bazin sarà per François Truffaut quell'autentica figura paterna che gli era mancata.
    Sarà sempre Bazin a trovargli lavoro presso il servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura e, poi, lo assumerà come critico cinematografico presso una rivista da poco fondata: Cahiers du cinéma.

    Gli anni della critica (1949 - 1956)
    Dopo cinque mesi di casa di correzione, nel 1949, André Bazin gli offre un lavoro nella sezione "cinema" di Travail et culture e lo introduce ad alcune riviste. Scrisse i suoi primi articoli nel 1950. A seguito di una storia d'amore finita male, si arruolò nell'esercito nel 1951, sperando di trovare la morte in Indocina. Inviato invece in Germania, prolunga abusivamente una licenza a Parigi. Viene quindi inviato al carcere militare per diserzione, e lì ottiene la dispensa dall'esercito per instabilità di carattere, grazie ancora una volta ad André Bazin. Lo stesso Bazin lo ospita a casa sua a Bry-sur-Marne e gli trovò nel 1952 un posto di lavoro al servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura, per pochi mesi, atteso che il suo contratto non verrà rinnovato.
    François Truffaut pubblica articoli per Cahiers du cinema e poi entra nella rivista Arts nel 1953. All'interno di queste riviste entra a far parte della giovane guardia che si riconosce attorno ad André Bazin, insieme a Claude Chabrol, Jacques Rivette, Jacques Demy, Éric Rohmer, Jean-Luc Godard. Il suo pamphlet Una certa tendenza del film francese afferma apertamente quel che molti registi pensano in silenzio. L'anno seguente fece il suo esordio con il cortometraggio Une visite, e scrive la sceneggiatura di A bout de souffle. Nel 1955 realizza le sue prime interviste con Alfred Hitchcock e pubblica un racconto, Antonio e l'orfano, sulla rivista Le Parisien. Nel 1956 fu assunto come assistente alla regia di Roberto Rossellini, "l'uomo più intelligente che ho conosciuto," in tre film che non vengono portati a termine.
    Viene poi chiamato da Henri-Pierre Roché: il collezionista ha notato uno degli articoli del giovane critico Truffaut in cui egli parla in termini elogiativi e, a suo modo di vedere, appropriati, del suo libro Jules e Jim, fino a quel momento rimasto senza successo. Come racconta Truffaut stesso, in una intervista reperibile anche su youtube, il regista afferma di aver scoperto il volume tra i tanti di una bancarella. Nasce quindi un'amicizia speciale dalla condivisione delle esperienze dell'infanzia, sentimentali e il comune amore per la scrittura. L'autore incoraggia il futuro regista di realizzare dei film dai suoi due romanzi, cosa che il regista non tarderà a fare vista la sua fascinazione per il lavoro di Henri-Pierre Roché. Dopo di Jules et Jim, infatti, è la volta di Les deux anglaises et le continent. Questo incontro rafforza in Truffaut la posizione che egli sta difendendo, con forza, in Cahiers du cinema contro il cinema francese dell'epoca, posizione che promuove, secondo le idee di André Bazin, i film d'autore e un racconto personale, ma con uno sguardo il più possibile obiettivo e, sul piano tecnico, con l'utilizzo della profondità di campo e del piano sequenza, per mantenere una corrispondenza anche stilistica con lo scorrere della vita.

    Gli anni dietro la macchina da presa (1956 - 1983)
    Nel 1957, decide di passare alla realizzazione di film e fonda una società di produzione, Les Films du Carrosse, con una denominazione che costituisce un omaggio a Jean Renoir di cui celebra il film La carrozza d'oro, e gira L'età difficile. Questo «uomo che amava le donne» si sposa il 29 ottobre con Madeleine, figlia del proprietario di una società di distribuzione cinematografica, la Cocinor. La coppia ha due figli: Laura, nata il 22 gennaio 1959, e Éva, nata il 28 giugno 1961, che comparirà nell'opera del padre come in Gli anni in tasca. Seduttore incorreggibile divorzia nel 1964.
    Nel 1959, gira I Quattrocento colpi, film dal successo immediato, che apre la strada al movimento della Nouvelle Vague e alla fama internazionale del regista. Il successo gli permette di sostenere l'anno successivo, con la sua casa di produzione, Jean Cocteau, rimasto senza produttore durante le riprese di Il testamento di Orfeo. Nello stesso anno firma il Manifesto dei 121.
    Nel 1963, Les Films du Carrosse partecipa alla produzione di Mata-Hari, agente segreto H21, e Truffaut partecipa alla redazione dei dialoghi e della sceneggiatura. La sua fama è raddoppiata da Jules et Jim che gli vale nel 1965 di essere protagonista di una trasmissione televisiva, Cineasti contemporanei. Nel febbraio 1968, Truffaut difende pubblicamente Henri Langlois minacciato di destituzione dal suo ruolo di Direttore della Cinémathèque française e si pone alla guida del Comitato per la difesa della Cinémathèque.
    Nel 1968, Truffaut avanza una proposta di matrimonio alla famiglia della sua attrice preferita, Claude Jade, « la piccola fidanzata del cinema », all'epoca ancora minorenne, che ha girato con lui in Baci rubati. Non si presenta, però, alla cerimonia, fuggendo un secondo matrimonio per dedicarsi alle sue iniziative professionali e politiche legate al Maggio francese. L'impegno politico dividerà Truffaut dagli altri registi della Nouvelle Vague, poiché egli si trova più a suo agio nella posizione di un uomo che attende senza ipocrisia al suo mestiere al servizio dello spettatore, piuttosto che al servizio di una causa per la quale non è sicuro che lo spettatore abbia comprato il biglietto. Nonostante il matrimonio abortito, Truffaut resta ottimo amico di Claude Jade, che reciterà ancora per lui in Non drammatizziamo è solo questione di corna e L'amore fugge.
    Il regista è veramente il «seduttore seriale non appena cala la sera», secondo una descrizione di lui fatta in un articolo del giornale di Henri-Pierre Roché, che ispirò L'uomo che amava le donne, il cui soggetto è tratto da varie esperienze personali, assemblate da Michel Fermaud, e, quale sorta di Pigmalione, si innamora, come tutti gli spettatori, di tutte le protagoniste dei suoi film, che lancia verso il successo e la fama. Fece eccezione a questa regola la sola Isabelle Adjani, protagonista di Adele H. Il suo ultimo amore fu Fanny Ardant (La signora della porta accanto, del 1981, e Finalmente domenica, del 1983), dalla quale ebbe una figlia, Joséphine, il 28 settembre 1983.
    François Truffaut appare come attore in diversi suoi film, interpretando brevi camei (ad esempio in Adèle H e L'uomo che amava le donne) o anche ruoli da protagonista, come in Effetto notte, La camera verde e Il ragazzo selvaggio. Nel 1977, recita in Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, nel ruolo dello scienziato francese Lacombe. Spielberg era infatti un grande ammiratore di Truffaut e, visto che questi parlava un pessimo inglese, gli consentì di parlare e recitare sempre in francese, con un assistente a fare da interprete di ogni sua osservazione.

    La malattia e la morte (1984)
    Nel marzo 1984, il regista, ammalato di tumore al cervello, accettò coraggiosamente di apparire nella trasmissione Apostrophes che Bernard Pivot gli dedicò per la riedizione del libro Hitchcock Truffaut. Operato tardivamente, Truffaut muore il 21 ottobre 1984 nell'Ospedale Americano di Parigi a Neuilly-sur-Seine. Cremato nel cimitero Père Lachaise, le sue ceneri si trovano al cimitero di Montmartre a Parigi.

    Truffaut e Hitchcock
    François Truffaut ha nutrito una grande passione per i film del regista inglese Alfred Hitchcock e, insieme a Claude Chabrol e ad altri amici del Cahiers du cinema, ha avuto il merito di far rivalutare e apprezzare l'opera di Hitchcock tanto in Europa quanto in America, dove da sempre il regista britannico era trattato dalla critica con sufficienza, nonostante gli enormi successi di pubblico.
    Truffaut pubblicò un libro, costituito da una lunga intervista fatta al maestro della suspense, dalla quale emerge il ritratto di un fine regista, attentissimo alla narrazione visiva, e di un uomo assai fragile che si cela dietro un apparente cinismo nei confronti della vita reale. L'intervista (che diventa man mano sempre più un dialogo tra il giovane regista e l'anziano maestro) tratta analiticamente ciascun film di Hitchcock e ne mette in luce le innovazioni tecniche, i particolari più nascosti, le invenzioni di sceneggiatura e, talvolta, i difetti.
    Esiste anche un estratto dalla trasmissione televisiva Apostrophe, condotta da Bernard Pivot, in cui Truffaut definisce Hitchcock come "un personaggio alla Henry James, pieno di frustrazioni" e spiega brevemente alcuni aspetti del suo fare cinema: la rappresentazione della violenza come se fosse una scena d'amore e viceversa; la scelta delle protagoniste femminili sempre bionde e sofisticate e la repulsione di Hitchcock nei confronti delle attrici come Brigitte Bardot e Marilyn Monroe che, per usare le parole di Truffaut, "avevano il sesso stampato sulla faccia". La trasmissione risale al 1984, pochi mesi prima che un tumore cerebrale uccidesse il grande regista francese.

    Lavoro
    I 400 colpi è stato girato nel 1959 con grande successo di critica e pubblico e per questo film Truffaut ha ricevuto un premio miglior regista al Festival di Cannes, lo stesso festival che lo aveva bandito solo un anno prima. Il film, molto autobiografico, segue il personaggio di Antoine Doinel con le sue disavventure a scuola, una vita infelice e il riformatorio. Sia Truffaut che Doinel erano figli di matrimoni senza amore; entrambi avevano commesso piccoli reati come furti e l'assenza ingiustificata al servizio militare. Truffaut provò Jean-Pierre Léaud per la parte di Antoine Doinel. Léaud era un ragazzo normale di 13 anni che si presentò al provino dopo aver visto un volantino, ma le interviste fatte dopo l'uscita del film rivelano la raffinatezza naturale di Léaud e l'istintiva bravura davanti alla fotocamera. Léaud e Truffaut hanno collaborato a diversi film nel corso degli anni: i più famosi sono stati i sequel delle vicende di Antoine Doinel in una serie di film detto Il ciclo di Antoine Doinel.
    L'obiettivo principale de "I 400 colpi" è descrivere la vita di un giovane di nome Antoine Doinel ed infatti questa pellicola segue il protagonista attraverso la sua travagliata adolescenza. Doinel è diviso tra un rapporto genitoriale instabile e una gioventù da derelitto sociale. Il film è incentrato sulle reali vicende della vita del regista François Truffaut. La sua nascita avvenne fuori dal matrimonio e pertanto dovette rimanere segreta a causa dello stigma sociale associato all'illegittimità. È stato registrato come "nato da padre sconosciuto" nei registri dell'Ospedale. È stato curato da un infermiere per un lungo periodo di tempo. Lo sposo della madre, in seguito, gli diede il suo cognome, Truffaut.

    Filmografia

    Regista

    Cortometraggi

    • Une visite (1954)

    • L'età difficile (Les Mistons) (1957)

    • Une histoire d'eau (1958) - diretto con Jean-Luc Godard

    • L'amore a vent'anni (L'amour à vingt ans), episodio Antoine e Colette (Antoine et Colette) (1962)

    Lungometraggi

    • I quattrocento colpi (Les quatre-cents coups) (1959)

    • Tirate sul pianista (Tirez sur le pianiste) (1960)

    • Jules e Jim (Jules et Jim) (1962)

    • La calda amante (La peau douce) (1964)

    • Fahrenheit 451 (1966)

    • La sposa in nero (La mariée était en noir) (1967)

    • Baci rubati (Baisers volés) (1968)

    • La mia droga si chiama Julie (La sirène du Mississippi) (1969)

    • Il ragazzo selvaggio (L'enfant sauvage) (1969)

    • Non drammatizziamo... è solo questione di corna (Domicile conjugal) (1970)

    • Le due inglesi (Les deux anglaises et le continent) (1971)

    • Mica scema la ragazza! (Une belle fille comme moi) (1972)

    • Effetto notte (La nuit américaine) (1973)

    • Adele H. - Una storia d'amore (L'histoire d'Adèle H.) (1975)

    • Gli anni in tasca (L'argent de poche) (1976)

    • L'uomo che amava le donne (L'homme qui aimait les femmes) (1977)

    • La camera verde (La chambre verte) (1978)

    • L'amore fugge (L'amour en fuite) (1979)

    • L'ultimo metrò (Le dernier métro) (1980)

    • La signora della porta accanto (La femme d'à côté) (1981)

    • Finalmente domenica! (Vivement dimanche!) (1983)

    Attore

    Ove non diversamente indicato, la regia è dello stesso Truffaut:

    • I quattrocento colpi (Les quatre-cents coups) (1959)

    • Tire-au-flanc 62, regia di Claude de Givray (1961)

    • Il ragazzo selvaggio (L'enfant sauvage) (1970)

    • Effetto notte (La nuit américaine) (1973)

    • Gli anni in tasca (L'argent de poche) (1976)

    • L'uomo che amava le donne (L'homme qui aimait les femmes) (1977)

    • Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind), regia di Steven Spielberg (1977)

    • La camera verde (La chambre verte) (1978)

    Produttore e sceneggiatore
    Come proprietario di Les Films du Carrosse Truffaut ha prodotto, oltre che quasi tutte le proprie pellicole, anche film di altri autori.
    - Paris nous appartient, regia di Jacques Rivette (1960) - Produttore
    - Le testament d'Orphée, regia di Jean Cocteau (1960) - Produttore
    - Tire-au-flanc 62, regia di Claude de Givray (1961) - Produttore – Cosceneggiatore – Supervisore alla regia
    - Mata-Hari, agente segreto H21 (Mata-Hari, agent H-21), regia di Jean-Louis Richard (1963) - Dialoghi
    - Due o tre cose che so di lei (Deux ou trois choses que je sais d'elle), regia di Jean-Luc Godard (1966) - Coproduzione
    - L'enfance nue, regia di Maurice Pialat (1969) - Coproduzione
    - La mia notte con Maud (Ma nuit chez Maud), regia di Éric Rohmer (1969) - Coproduzione
    - La faute de l'Abbé Mouret, regia di Georges Franju (1970) - Produzione
    - Les lolos de Lola, regia di Bernard Dubois (1976) - Produzione
    - Ce gamin-là, regia di Renaud Victor (1977) - Produzione
    - Il bel matrimonio (Le beau mariage), regia di Éric Rohmer (1982)

    Ha inoltre prodotto vari cortometraggi tra cui:
    - Anna la bonne, regia di Harry Kümel (1958)
    - Le scarabée d'or, regia di Robert Lacheney (1960)
    - Anne la bonne, regia di Jean-Claude Roché (1961)
    - La fin du voyage, regia dello stesso, che si firma anche Jean C. Roché (1961)
    - La vie d'insectes, regia di Jean-Claude Roché (1961)

    Doppiatori italiani
    Cesare Barbetti in Effetto notte
    Jacques Peyrac in Incontri ravvicinati del terzo tipo (ed.2002)

    Pubblicazioni
    Come critico cinematografico, Truffaut ha pubblicato su diverse testate. In particolare sui Cahiers du cinéma (dal 1953) e su Arts (dal 1954 al 1959), ma, sia pure in modo decisamente più saltuario, articoli da lui firmati sono stati pubblicati tra gli altri da Cinémonde, Combat, Elle, L'Avant-scène du Cinéma, La Gazette du cinéma, Le Monde, Le Nouvel Observateur, L'Express, Télérama, Unifrance.
    È stato altresì autore, o curatore, dei seguenti libri:
    - Il cinema secondo Hitchcock (Le cinéma selon Hitchcock, Robert Laffont, 1967), trad. Giuseppe Ferrari e - Francesco Pititto, Collana Le forme del discorso, Pratiche Editrice, 1977 - 1999, ISBN 978-88-73-80671-4; Collana Saggi n.9, Net, 2002-2006, ISBN 978-88-51-52025-0; Collana Opere e giorni, Il Saggiatore, Milano, 2008- 2014, ISBN 978-88-42-82055-0.
    - Le avventure di Antoine Doinel, trad. Maria Colo, Marsilio, Venezia, 1992, da Les aventures d'Antoine Doinel: Les quatre cents coups, L'amour a vingt ans, Baisers volés, Domicile conjugal, Mercure de France, 1970, ISBN 88-317-5558-7 e ISBN 88-317-6494-2.
    - François Truffaut (a cura di), Jean Renoir, (scritti di André Bazin sul regista Jean Renoir), Champ Libre, 1971.
    - La nuit américaine: scénario du film suivi de "Journal de tournage de Fahrenheit 451", Seghers, 1974.
    - François Truffaut - Ray Bradbury, Fahrenheit 451. Diario di Fahrenheit 451, Elliot, Roma, 2007, ISBN 978-88-61-92000-2.
    - Le cinéma, art et industrie, Robert Laffont, Paris, 1975.
    - I film della mia vita, nota introduttiva di Giorgio Tinazzi, Marsilio, 1978, trad. Antonio Costa, (scelta parziale) da Les films de ma vie, Flammarion, 1975, ISBN 88-317-8164-2 e ISBN 88-317-5243-X.
    - François Truffaut (a cura e introd. di), Il cinema della crudeltà, Il formichiere, 1979, trad. Edoardo Bruno, da Le cinéma de la cruauté (scritti di André Bazin), Flammarion, Paris, 1976.
    - Gli anni in tasca (L'argent de poche: ciné-roman, Flammarion, Paris, 1976), prefazione di Mario Petroni, Armando, Roma, 1978, ISBN 88-7144-056-0.
    - L'uomo che amava le donne (L'homme qui aimait les femmes, Flammarion, Paris, 1977) introduzione di Giorgio Tinazzi, Marsilio, 1990, trad. Marco Vozza, ISBN 88-317-5364-9 e ISBN 88-317-6017-3.
    - Réponse à l'enquête de Tay Garnett dans "Un siecle de cinéma", Hatier, 1981.
    - Il piacere degli occhi, a cura di Jean Narboni e Serge Toubiana, trad. Melania Biancat, Marsilio, Venezia, 1988;
    - L'uomo più felice del mondo. Con 2 Dvd, Minimum fax, 2006, (da Le plaisir des yeux, Cahiers du Cinéma, 1987) ISBN 88-317-5080-1 e ISBN 88-7521-086-1.
    - Autoritratto. Lettere 1945-1984, a cura di Sergio Toffetti, Collana Supercoralli, Einaudi, Torino, 1988, (trad. di Correspondance. Lettres raccueillies par Gilles Jacob et Claude de Givray, Hatier Cinq Continents, 1988), ISBN 88-06-13286-5.
    - La piccola ladra (coautore con Claude de Givray), a cura di Sergio Toffetti, Il Nuovo Melangolo, Genova, 1994, trad. de Le petite voleuse, Christian Bourgois, 1991, sceneggiatura del film La piccola ladra di Claude Miller, ISBN 88-7018-223-1.
    - Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, a cura di Anne Gillain, trad. Patrizia Bisattini, Gremese, Roma, 1990, (da Le cinema selon François Truffaut, 1989), ISBN 88-7605-486-3.
    - François Truffaut professione cinema. Interviste inedite, a cura di Aldo Tassone, Il Castoro, 2006, ISBN 88-8033-331-3.

    Curiosità
    - La filmografia del regista appare singolarmente intrecciata con la sua vita personale. Non solo per le storie d'amore intrecciate con molte delle protagoniste dei suoi film, ma anche per la scelta dei temi trattati. Tra questi appare particolarmente significativa la ricorrenza del tema del rapporto con la figura materna. Truffaut, rifiutato alla nascita dalla madre biologica, rappresenta sullo schermo prevalentemente, a volte al centro della scena, a volte sullo sfondo, figure di madri assenti o distratte (macroscopici gli esempi nei Quattrocento Colpi o in Gli anni in tasca, dove, addirittura, un neonato precipita dal nono piano e sopravvive allegramente alla distrazione di una mamma superficiale, oppure L'uomo che amava le donne, dove la madre del protagonista è direttamente paragonata a una prostituta per il modo di camminare per la strada) e di uomini alla ricerca di donne ideali e compensative di un evidente complesso di Edipo (Jean Pierre Leaud, in Effetto Notte, ripete la domanda "Le donne sono maghe?").
    - A François Truffaut è ispirato il videoclip del brano " Kiss me" del gruppo pop Sixpence none the richer del 1999 che si rifà nella tecnica del girato ad un film del regista parigino; inoltre -quale ennesimo tributo- la cantante del gruppo nella scena finale del videoclip viene ripresa mentre depone un fiore sulla tomba di Truffaut (nel cimitero di Montmartre a Parigi).


    fonte wikipedia

    Edited by Angelica_ - 20/11/2016, 11:37
     
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  2. KeeperOfThe7Keys
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    Ho visto solo Fahrenheit451 (di fantascienza, del ‘66, tratto dall’ancor più famoso romanzo di Bradbury) MA CHE FILMONE!!! :o: :o: :o: questo significa fare un film di fantascienza! grande sceneggiatura, grande regia, bellissime riprese esterne, bellissime panoramiche…un ottimo fantapolitico: grande Truffaut! ^_^
     
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  3. la_fenice_92
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    Ho visto tanti anni fa I Quattrocento Colpi

    e ho il dvd de "La Sposa in Nero" (da cui è stato ispirato Kill Bill)
    I quattrocento colpi non lo ricordo bene, ma la sposa in nero mi è piaciuto molto (in particolar modo per la sceneggiatura)
     
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  4. LittleFellow
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    I QUATTROCENTO COLPI e GLI ANNI IN TASCA sono certamente i più autobiografici e devo dire anche grandissimi 'esercizi' di regia.

    Devo dire che apprezzo molto anche il Truffaut critico, prima dopo e durante i Cahiers du Cinema.
    Per chi non lo avesse ancora letto consiglio con forza il Cinema Secondo Hitchcock, forse il più bel testo mai scritto sulla genesi della settima arte vista da chi ne opera all'interno...
     
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  5. LittleFellow
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    Ieri mi sono rivisto JULES E JIM e devo dire che è forse il suo migliore.
    Quando lo vidi anni fa mi colpì di meno ma adesso credo che possa essere annoverato come capolavoro senza problemi.
    Ambientato durante il periodo della prima guerra mondiale, narra un rapporto a tre molto particolare che alla fine del film porterà alla morte di due tra i protagonisti.
    Tratto da un libro, il film si concentra sul rapporto di amicizia che lega due uomini di circa trent'anni e del loro amore condiviso nei confronti di una donna molto libera ed anticonvenzionale.
    Credo che il film sia fantastico non solo per l'atmosfera trasognata, irreale e magica che lo caratterizza, ma anche per la sottigliezza psicologica e il tema in questione narrato in maniera molto innovativa.
    Sono presenti le trappole, gli inganni di uno stile di vita libertino ma il film ne è allo stesso tempo un'apologia.
    Nel film l'amore non è visto in maniera esclusiva, i personaggi si vogliono bene davvero e accettano, sebbene questo possa costare talvolta un accenno di sofferenza, il senso di estrema instabilità dell'attrazione fisica e passionale tra le persone e non turbano la narrazione con scene patetiche.
    Il bianco e nero del film poi mi piace davvero tantissimo, anche la differenza fisica tra Jim e Jules sottolinea la loro complementarietà e li rende bellissimi da guardare.

    Un film straordinario! Qualcun'altro oltre al sottoscritto l'ha visto?
     
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  6. edith
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    Io di Truffaut ho visto solo Adele H. che,ad una prima visione,non mi ha colpita molto,ma riflettendoci successivamente,ritengo che sia un film interessante perchè si vede l'amore struggente e non ricambiato di questa ragazza,che poi sarebbe la figlia di Victor Hugo (ecco perchè Adele H.,dove l'"H" sta per Hugo).
    Un amore che va oltre la ragione e che porta la ragazza alla menzogna e alla pazzia e dove si vede l'unilateralità di questo sentimento.
    Film interessante,ma non eccezionale
     
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  7. maxx g
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    Io scoprii Truffaut leggendo prima un saggio sulla Nouvelle Vague, poi acquistando " La signora della porta accanto ".
    Consiglio: " Baci rubati " e " L'uomo che amava le donne ".
     
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  8. Hannibal Lecter
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    Lo conosco ma di lui ho visto solo I quattrocento colpi, gran film
     
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    Grande regista...oltre a quelli già citati, consglio Adele H!
     
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    Rispolveriamo un po' questo topic :shifty:

    Anche io insieme ad altri, come ho il piacere di leggere qui dentro, ho "incontrato" Truffaut sul punto di approfondire il maestro del brivido grazie a Il cinema secondo Hitchcock che credo lo abbiano letto un po' tutti i cinefili che hanno voluto riscoprire gli sprazzi di un immenso genio tecnico quale era Alfred Hitchcock. Il libro di Truffaut è molto più di un'intervista, a volte dalle lunghissime domande di François traspare una passione folgorante e una conoscenza enciclopedica, rispettivamente per l'arte del cinema e per i film del grande maestro. Su youtube potete trovare una delle ultime apparizioni di Truffaut in cui in uno studio televisivo francese parla di Hitchcock, Polanski e Mastroianni lo stanno a sentire con aria quasi mistica. *-*
    Come regista ho soprattutto ammirato quello del primo periodo; rivoluzionario al punto giusto (meno di Godard mi dicono), ma abbastanza da far rinascere insieme ai suoi amici del Cahiers du Cinema il cinema francese, stravolgendone i canoni inventando un nuovo stile che per tematiche sociologiche e artistiche rappresenta l'intermezzo ideale tra i neorealismo italiano e la nuova hollywood.
    A partire da I quattrocenti colpi, struggente impianto realista sull'educazione genitoriale e la formazione francese di quegli anni, la sensibilità con cui Truffaut ne parla, da spauracchio della media borghesia, è fenomenale. Esordire con un film del genere vuol dire farlo con la stessa forza di come a loro tempo fecero Rapina a mano armata oppure Quarto Potere. Semplicemente meraviglioso. Senza contare l'amore che Truffaut nutriva per la letteratura, attraverso la quale erigeva le pareti del suo piccolo grande mondo durante un infanzia difficile, amore che trasuda in ogni inquadratura di Fahrenheit 451, tratto dal celebre romanzo di Bradbury, quello che ne è venuto fuori è un capolavoro cinematografico crepuscolare sull'anticonformismo, che annienta con una tale forza il determinismo tecnologico omaggiando la cultura classica e umanistica che solo i libri possono tramandare.
    Il film a cui probabilmente devo di più, quello che mi ha fatto pensare di più, anche con un certa nostalgia è Jules e Jim, primo di una lunga serie di film sull'amour fou, questo è quello che per originalità, potenza visiva e abilità nell'inquadrare tematiche sociali importarti fa capo a tutti, a livello mondiale. Capace di scardinari i canoni morali di un certo tipo di cinema e di una certa realtà, Truffaut compie un elogio stavolta non più a Hitchcock come aveva già fatto in Tirate sul pianista e Fahrenheit 451 ma ad un autore letterario francese prima di allora passato inosservato, Henri Pierre Rochè, per cui il regista spenderà parole, paroloni manifeste di grande dedizione all'anziano scrittore, arrivando a dedicargli il primo piano di una sua foto in uno dei suoi film più complessi, La camera verde.
    Particolarmente votato al melodramma romantico, al mènage à trois (vecchio volpone), spiccano nella sua opera numerosi lavori alla Jules e Jim che fanno il verso a Jean Renoir ancor più che a Sir Alfred, di storie del passato le cui trame calzano perfettamente nell'attualità moderna che egli viveva, per lo più film in costume come Le due inglesi, Adele H e L'ultimo metrò, quest'ultimo, capolavoro della maturità che dopo i fasti di Effetto Notte (premiatissimo film per cinefili che mostra la lavorazione di un film), restituisce una certa gloria al teatro in un periodo storico come quello della seconda guerra mondiale, con un coppia d'oro che vede protagonisti Catherine Deneuve e Gerard Depardieu.
    Per parlare dignitosamente delle attrici lanciate da Truffaut bisognerebbe aprire un topic apposta, tuttavia temo di essermi già dilungato troppo ma mi auguro che il messaggio sia trapelato, e cioè di consigliarvi doverosamente di appronfondire questo genio del XX secolo, anche solo per diventare persone migliori, oltre che rispettabili cinefili.

    Edited by Paranoyd - 29/12/2016, 16:21
     
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    -Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo- Mahatma Gandhi

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    Grande para. Truffaut è un regista eccelso. Probabilmente Godard nello sviluppo della Nouvelle Vague è stato più influente, ma io reputo che il più bel film di questo periodo (e sto parlando dei 400 colpi) sia stato girato proprio da Truffaut. Io ho avuto il piacere di vederlo al cinema in versione restaurata, sottotitolata, 2-3 anni fa. Uno dei più bei film che abbia mai visto. Jules e Jim altro grandissimo capolavoro, forse più complesso di molti altri suoi film.
    Appena avrò occasione guarderò il nuovo documentario sull'intervista con Hitchcock. È da tanto che lo cerco.
     
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    CITAZIONE (jonny95 @ 29/12/2016, 18:56) 
    Io ho avuto il piacere di vederlo al cinema in versione restaurata, sottotitolata, 2-3 anni fa. Uno dei più bei film che abbia mai visto.

    Si, ricordo molto bene quando ne parlasti ^_^
     
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    CITAZIONE (Paranoyd @ 30/12/2016, 14:21) 
    Si, ricordo molto bene quando ne parlasti ^_^

    È il bello di avere una sala d'essai sotto casa. Proiettano tantissimi film restaurati. Ora sono in trepidanza attesa del disprezzo di Godard, del quale ho avuto la sfortuna di guardare la versione italiana...
     
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12 replies since 30/3/2009, 18:47   470 views
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