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Votes taken by Jack DiSpade

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    Trama: Trattamento del romanzo di Matthew Quick “L’orlo argenteo delle nuvole”. Pat, dopo essere uscito da una clinica psichiatrica, è deciso a riprendere il controllo della sua vita e a riconquistare la moglie, ma il suo disturbo bipolare sembra condannarlo a fallire nei suoi propositi. L’incontro con Tiffany cambierà tutto e porterà Pat a vivere in una prospettiva diversa.

    Recensione:

    Ero molto indeciso sul genere con cui classificare questo film. La sua struttura, infatti, è uno schema tipico della commedia romantica (l’amore sboccia mentre lei aiuta lui a conquistare un’altra), ma il film può essere accostato al dramma psico(pato)logico per la condizione disturbata dei protagonisti, tema molto delicato e rischioso da trattare, che preclude alla base qualsiasi pretesa di leggerezza.

    Tiffany e Pat hanno subito forti traumi che hanno lasciato profonde cicatrici nella loro psiche e non riescono a farsi comprendere appieno dai personaggi “normali”, dal pubblico e neanche tra loro due, finendo inevitabilmente per essere etichettati come “squinternati”, quasi dei pariah da evitare o trattare con sussiego. Non sono casi di follia alienante, ma disturbi molto comuni con cui molti hanno a che fare tutti i giorni; i due sono in grado di stare in mezzo alla gente e si rendono conto del loro stato; possono ambire a una vita “normale”, ma c’è una parte di loro che non controllano, che, a volte, emerge compromettendo il loro sforzo di ricostruire un esistenza equilibrata.

    È prorpio la loro condizione di emarginati che accomuna i due protagonisti e fornisce le basi per cominciare un rapporto: entrambi hanno perso il loro matrimonio, sono trattati con sufficienza dalle rispettive famiglie, non sopportano i dottori e gli psicofarmaci e sentono il bisogno di esternare verità considerate inopportune dai più. Senza questo punto d’incontro, nonostante la forte attrazione che si instaura al primo sguardo, i loro caratteri non potrebbero mai convivere: lui ossessionato dal miraggio di riconquistare l’ex-moglie, lei smarrita in un susseguirsi di squallidi rapporti sessuali. Questa unione viene inoltre incoraggiata inizialmente dai familiari e dai medici, quasi a voler formare e mettere in quarantena la coppia di “squinternati”.

    L’indagine sulla malattia mentale viene a un certo punto smorzata e abbandonata per lasciare spazio alla love story. Pat, infatti, si rende presto conto che per raggiungere i suoi scopi deve prendere le sue medicine e da quel momento il suo disturbo si manifesta in maniera marginale e sporadica. Chiaramente il film perde molto spessore e rientra pienamente nei binari della commedia romantica, con tanto di balletto finale; peccato perché c’erano tutte le premesse (in primis l’ottima interpretazione degli attori) per sviscerare a fondo un argomento di largo interesse poco trattato dal cinema; per chi volesse vedere una pellicola che parla più a fondo del tema, suggerisco l’ottimo “The soulist”, di J. Wright.

    Jennifer Lawrence, la coraggiosa cacciatrice di “Hunger games”, incanta tutti con la sua eccellente performance, che le vale Oscar e Golden Globe, facendo sicuramente impennare le sue quotazioni. La psiche turbata del personaggio le dà la possibilità di mostrare tutta la sua ecletticità nel rendere un’ampia gamma di stati d’animo; le sue espressioni ferme che lasciano trapelare, con movimenti appena percettibili, un malcelato tumulto interiore, la sua conturbante e sinuosa sensualità, la sua voce, che riesce a trasmettere orgoglio e fragilità allo stesso tempo, rivelano il grande talento della giovane attrice (22 anni), che se la cava egregiamente anche nel ballo. Notevole anche Bradley Cooper, che si sta ormai affrancando dall’etichetta di attore comico grazie ai suoi ultimi ruoli. Il personaggio di Pat è sicuramente molto impegnativo in quanto affetto da un disturbo bipolare che varia d’intensità in diversi momenti della storia: l’interpretazione di Cooper è molto convincente e riesce anche a far sorridere con le occasionali battute che il suo personaggio, ignaro dell’effetto umoristico, pronuncia. Robert DeNiro pare essere messo lì giusto perché è Robert DeNiro; non era assolutamente necessario scomodare il leggendario attore per la parte di Pat Senior e, anzi, le sue espressioni e le sue movenze, ormai scolpite nell’immaginario collettivo, rendono le scene artefatte.

    Il padre di Pat e molti altri personaggi minori sono presentati spesso come infelici, conformisti, affetti da piccole manie e incapaci di dare sfogo alle loro pulsioni. Pat Senior è uno scommettitore compulsivo, violento, fissato con il football e tutta una serie di rituali scaramantici con i quali crede di poter influenzare l’esito delle partite; Ronnie, il migliore amico di Pat, si sente soffocato dalla sua nuova condizione di padre di famiglia: oberato di lavoro e tenuto al guinzaglio dalla moglie, si sfoga di nascosto nel garage ascoltando musica heavy metal. Il testo suggerisce che ognuno ha il proprio personale disturbo mentale, che viene però accettato dalla società finché non disturba il quieto vivere e soprattutto finché consente di continuare a lavorare e fare soldi. I protagonisti, giudicati malati dal resto della comunità, riescono invece a vedere una realtà nascosta agli occhi dei “normali”, che vivono nel timore di apparire “anormali”. Sono liberi dai vincoli formali che attanagliano gli altri e non hanno paura di trasgredire alle norme comportamentali per esprimere il loro mondo interiore.

    Il film è ambientato quasi esclusivamente in un piccolo quartiere della Pennsylvania. La strada diventa luogo metaforico del continuo rincorrersi di Tiffany e Pat, che inseguono alacremente i rispettivi sogni di serenità circondati dalle placide e monotone villette a schiera. Il ritmo del film è inizialmente veloce e frammentato per allinearsi allo stato mentale di Pat, in seguito si distende progressivamente per adeguarsi al crescente romanticismo della storia. Anche questa soluzione rappresenta il risvolto registico di un film caratterizzato da una duplice natura dove coesistono commedia e fenomenologia della psiche, una natura che definirei bipolare.

    Un film su di un best seller contemporaneo, che ci regala un’edificante storia d’amore senza trascurare contenuti seri, con il risultato di essere allo stesso tempo leggero e impegnativo. Consigliato.


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    Considero questo uno dei più grandi film di sempre, sicuramenti il migliore di Lee, che conosco abbasrtanza bene.
    Dipinge una NY sfaccettata e caotica, una Gerusalemme neocapitalista dove l'individuo è impossibilitato a trovare sé stesso, intrappolato in un melting pot malato che inasprisce le differenze culturali anziché neutralizzarle. Certamente sul film pesa, ora lo possiamo dire, una certa contingenza verso i fatti del 9\11, ma i contenuti sono in ogni caso abbastanza forti da reggere una decontestualizzazione. Tutti ricordano il famoso monologo; la solitudine esistenziale e il rapporto con l'Altro sono portati da Lee alle loro estrreme conseguenze, in un climax di sublime efficacia discorsiva.
    Tra i personaggi possiamo rintracciare moltissime tipologie sociali e caratteriali che riproducono a livello affettivo la pluralità babelica della metropoli, ogni personaggio possiede caratteristiche che lo rendono diverso da tutti gli altri, lo rendono unico. Unico, e quindi condannato a rimanere solo. È sorprendente quante storie e microstorie riesce a raccontare questo film: tutti i ruoli riescono ad avere il loro arco narrativo e dire ciò che hanno da dire senza che questo disperda l'attenzione verso il filo conduttore, Monty, che il montaggio evita di abbandonare per troppo tempo.
    E tutto questo, fortunatamente, non viene disattesso dal finale, elegantissimo e di una delicatezza tale che riesce a sciogliere felicemente la ferocissima parte centrale.
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    CITAZIONE
    In passato qualcosa mi è capitato di scaricare ma la qualità è troppo scarsa, i miei occhi si rifiutano di guardare, premesso che non guardo mai film sul pc, ho bisogno del mio megaschermo tv per gustarmeli bene.

    Il megaschermo lo puoi avere tranquillamente su PC, o magari farti un dvd ad hoc. La qualità a volte è scarsa, ma per i film di cui è uscito dvd è assolutamente identica, e negli anni si sono fatti grossissimi passi avanti anche per i non rippati, che a volte sono perfetti. Se pensi che 20 anni fa ci vedevamo il vhs senza proteste...Comunque spesso mi abbasso a vederli in qualità peggiore per risparmiare spazio o perché la roba veramente interessante in ita semplicemente non arriva, né in sala né in dvd (o arriva dopo 2 anni).


    Volendo continuare a fare polemica, devo dire che oggigiorno pure su internet "il servizio" è calato: negli anni d'oro sul mulo trovavi veramente tutto, ora con la diffusione dello streaming (quello sì, generalmente molto fastidioso da vedere) i p2p stanno morendo (almeno dal lato film, per il resto non so) e si trova sempre meno roba, soprattutto vecchia.
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    Oh, a quanto pare è un sentimento largamente condiviso. Vedo che soprattutto il discorso soldi è molto sentito; per me è più tirchieria che necessità, lo ammetto: i 20 euro per un cinema non sono un problema, è la possibilità di vederlo aggratiss che mi dissuade. Ricordo che da ragazzino entravo con 5000 lire :rolleyes: ... ora sono 10 euro <_< (+ occhialini 3d che ti fanno pagare non ricordo quanto); comunque volendo qualche occasione per risparmiare capita, fino alla settimana scorsa, ad esempio, c'erano i film a 3 euro per la festadelcinema
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    Confesso che nonostante il mio amore per il Cinema, ormai da una decina di anni vado rarissimamente nelle sale. I motivi sono noti: facile reperibilità dei filmati da internet (anche prima che escano), aumento dei prezzi, chiusura delle piccole sale a favore dei grandi multisale (spesso lontani per un non automunito come me) e il completo disinteresse della distribuzione per film di natura non eminentemente commerciale, che arrivano in Italia dopo eoni (se arrivano).
    In sostanza, scarico i film da emule torrent o sempre più spesso in streaming e me li vedo nel mio PC, spesso anche accontentandomi di una qualita audio o video davvero infima. Di spendere 20-30 euro per un dvd non se ne parla. So che alcuni non approvano il mio comportamento ma è quello che credo faccia la maggiorparte della gente, a giudicare dal tracollo dei videonoleggi e la desertificazione delle sale. Vado al cinema solo per film particolarmente spettacolari e ammetto che almeno con me la strategia del 3d ha funzionato, "costringendomi" ad andare al cinema per qualche titolo.Credo che il Cinema si sia allontanato sempre di più dai suoi originali modi di fruizione collettiva spostandosi sempre di più verso una fruizione individuale e casalinga. Oramai i cinema esistono quasi solo come istituzione. pensate che un mesetto fa sono andato un pomeriggio a vedere l'ultimo di Raimi e ero l'unico spettatore. Hanno proiettato apposta per me. Senza contare che le poche volte che uno va al cinema ti bombardano di pubblicità prima della visione, per uno spettacolo di cui hai pagato il biglietto, e anche caro.
    Voi che rapporto avete con il cinema? Ci andate ancora? Scaricate i film da internet?
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    Non ci ho mai capito una mazza, e ho tanto di laurea in Cinema. Qua è la ho sentito le teorie più disparate al riguardo, ma la più accreditata pare essere appunto che " non ha senso". Eppure è innegabilmente bello e vederlo mi emoziona come pochi film sanno fare.
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    Salve a tutti, sono Jack, critico cinematografico militante. Felice di entrare a far parte di questo forum di cui mi è giunta voce da più parti.
7 replies since 28/7/2012
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