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Posts written by welleccetera

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    CITAZIONE (Max Fridman @ 24/4/2024, 00:45) 
    Un classico. Luci della citta (1931), la bellissima dolce romantica scena finale tra Chaplin e la fioraia (non piu cieca) Struggente , leggendaria e indimenticabile, difficile non piangere, da top ten.


    Grazie per avermi dato occasione di rivederla. ❤️
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    Un film scritto e girato in modo professionale e solido ma ordinario sarà sempre meno appassionante di un film scadente con una scena in cui il regista ha trovato un'inquadratura originale.
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    Da ammiratore del cinema di Buñuel non avevo ancora visto questo film, anche perché ho verificato che era stata realizzata una versione doppiata in italiano solamente negli anni Ottanta passata in una sola circostanza sulla RAI.
    La versione restaurata con sottotitoli che ho avuto il piacere di vedere nella meravigliosa cornice della Sala degli Artisti di Fermo ripropone intatto tutto il fascino dell'idea originaria di questa produzione messicana. I cavalli di battaglia satirici e surreali di Buñuel passano in secondo piano, ma non mancano in ogni caso riferimenti sarcastici al mondo della borghesia. Tuttavia questo è un film fondamentalmente drammatico, a sfondo psicologico, quasi thriller, per cui le atmosfere sono prevalentemente fondate sull'immersione nel mondo di paranoia del protagonista che colpisce talvolta in modo sorprendente con scene di alto impatto. Si pensi alla scena finale
    nella quale il delirio del personaggio si manifesta completamente all'interno della chiesa acquisendo contorni demoniaci, scena costruita con dei tagli che oggi potrebbero essere realizzati attraverso tecnologie decisamente più precise ma che ciò nonostante è in grado di trasmettere pienamente la follia
    . La raffinatezza dal punto di vista della sceneggiatura è evidente in molti dettagli a cominciare dall'innesco della trama: tutto parte da un piede femminile, con una nota erotica e feticistica notevole per quegli anni, tanto più considerando che il momento in cui Francisco nota e rimane ossessionato da quel piede femminile ha luogo in chiesa durante una funzione di un mercoledì delle Ceneri. Da quel momento in poi si attiva il piano inclinato, la fatale legge dell'attrazione che da un dettaglio genera l'inevitabile concatenazione di eventi dello psicodramma.
    Una una nota di colore è il tanto fedele quanto viscido maggiordomo del ricco Francisco, legato da una relazione di interesse al suo padrone, intelligente e manipolatore nel porsi a lui come all'unico di cui possa fidarsi, che non manca all'inizio di essere presentato perfino come un molestatore di donne.
    La prova recitativa del personaggio protagonista è notevole perché non era facile impersonare uno psicotico paranoico riuscendo a enfatizzare senza esagerare. Anche la protagonista femminile interpreta perfettamente il ruolo della donna tormentata ma forte e decisa a superare ogni difficoltà.
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    Ahahah! Hai dimenticato di dire che parla una specie di napoletano mezzo arabo e che
    viene ucciso con un movente pressoché inesistente
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    Straziante la scena in cui il papà canta quella canzone.
    Sì, l'ingiustizia è un grande tema del film.
    Mi ha fatto un po' pensare a Ladri di biciclette il fatto che nel finale il protagonista cerchi di darsi da solo quella giustizia negata dallo Stato fallendo però miseramente e passando lui dalla parte del torto.


    CITAZIONE (lola92 @ 11/4/2023, 13:21) 
    PS: oh poi questo film pur essendo italiano ha il grande bonus di non avere Favino (scherzo).

    :D :D :D
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    In questo dramma psicologico famigliare funziona tutto: la progressione narrativa incalza senza mai perdere la sua dimensione di lentezza introspettiva né il suo sguardo neorealista su una Roma di periferia popolata da gente comune, tossici, giovani che vivono il bello e il brutto della loro adolescenza. La protagonista, Mia, è una quindicenne che vive la sua vita come tante adolescenti, tra uscite con gli amici e post su Instagram, ma le sue insicurezze la portano a rimanere invischiata in una relazione tossica che avrà un impatto devastante su di lei e sulla sua famiglia. La forza del film sta a mio avviso soprattutto nella capacità di rappresentare il dramma famigliare, pur con grande suggestività cinematografica, presentando dei personaggi verosimili, complessi, psicologicamente molto approfonditi, veraci, con cui è molto facile empatizzare. Il cast è al meglio e spicca soprattutto Edoardo Leo nei panni del papà un po' geloso ma buono e amorevole che si ritrova a vivere una terribile crisi personale non riuscendo a darsi pace, in balia dei sensi di colpa perché sente che la sua incapacità di comunicare con la figlia e di comprenderla sia l'origine delle vicissitudini. È un film che con grande intelligenza e intensità emotiva tocca tanti aspetti cruciali molto attuali sulla condizione degli adolescenti e sulle difficoltà di essere padri e madri nei tempi moderni, padri e madri che farebbero qualunque cosa per i figli ma che a volte si sentono come se fossero alieni separati da un muro, mondi diversi che non si riescono a compenetrare causando frustrazione e incomprensione. L'analisi si fa quasi politica e sociologica, mostrando senza essere mai giudicante, e procede sopratutto grazie ai dialoghi convincenti e molto naturali che mettono a nudo quelle dinamiche e quelle difficoltà relazionali che coinvolgono tutte le famiglie nella loro quotidianità, sensibilizzando rispetto a problemi che ai più sembrano tanto distanti ma che potrebbero in fondo capitare a chiunque, perché la linea che separa una vita tranquilla - la normalità - da uno sconvolgimento è molto sottile e, anche se ci illudiamo di poter avere sempre tutto sufficientemente sotto controllo, dentro di noi c'è un'angoscia sottostante che ci abita quasi in ogni momento perché, lo sappiamo, la nostra condizione è di fragilità e, per quanto possiamo impegnarci ad avere cura di quello che ci succede e dei nostri cari, è il caso che che gioca il ruolo più importante nelle nostre vite.

    Edited by welleccetera - 11/4/2023, 13:12
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    CITAZIONE (lola92 @ 23/3/2023, 20:12) 
    Anche grazie a citazioni esplicite

    Quattro mosche di velluto grigio! ❤️
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    Film ben confezionato per gli amanti della saga in cui si ritrovano tutti gli elementi caratteristici, la tipica atmosfera carica di sarcasmo e cinismo, pugnalate e schizzi di sangue come se piovesse, il clima claustrofobico di paranoia in cui tutti sono sospettabili e una elevata dose di autoironia metanarrativa esplicita sui cliché e sull'intermimabile epopea di questo titolo.
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    Ho visto questo film senza conoscere il libro quindi ho letto con molto interesse le osservazioni comparative di Lola (a questo punto penso che leggerò anche l'opera originale!).
    Il film mi è piaciuto perché usa la struttura avventurosa del road movie all'americana e ci inserisce moltissimi elementi, dal racconto di formazione all'etica fino alla riflessione sull'amore e sul rapporto con l'alterità. Il grande tema portante è sicuramente la paura di aprirsi in contrapposizione alla necessità di affermarsi ed essere accettati. Il contrasto, infatti, secondo me è la chiave espressiva del film, percorso continuamente da un dissidio struggente tra il tenero e il cruento, dissidio che è presente nell'animo e nel vissuto dei personaggi, nelle loro emozioni, nelle vicende (fortemente connotate da altalene di attrazione e repulsione), e anche nella eterogeneità della bellissima colonna sonora.
    Attrazione e repulsione, come quelle che per metà film guidano la protagonista alla ricerca della madre (nella speranza ch'ella possa aiutarla a conoscere se stessa) fino all'epilogo tragico di quell'incontro che sembrava essere lo scopo assoluto di Maureen e invece scorre via urlando la caducità, l'angoscia del vuoto di punti di riferimento che permea di poetica esistenziale il film.
    La regia, paradossalmente, è misurata e controllata, e proprio in virtù di questo stile riesce a trasmettere con ancor più vividezza l'instabilità emotiva dei personaggi e la loro disperata ricerca di un equilibrio continuamente rincorso e continuamente allontanato da esplosioni, istintualità feroce, sconvolgimenti.
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    We'll always have Paris! Cioè, dai, era intrattabile come nickname, in effetti.
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    Cambio nickname in Welleccetera per brevità e comodità. :D
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    Mi è piaciuto! Probabilmente, ma questa è una cosa che riguarda l'aspetto scrittoriale quindi ha le radici già nel tipo di romanzo da cui il film è tratto, potrebbe deludere chi non conosce i gialli di Simenon e si aspetta enigmi rompicapo chirurgicamente risolti con colpi di scena alla Agatha Christie. Ma il valore di questa pellicola risiede altrove, specialmente nella grandissima interpretazione di Depardieu che mette in scena tutta la dimensione malinconica, introspettiva, meditativa, umana di Maigret. La trama diventa così quasi un pretesto per accompagnare l'inquieto protagonista attraverso il labirinto delle fumose vie nei bui bassifondi parigini, e questo traino del film secondo me funziona davvero bene.
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    Questo film trasmette un'inquietudine tremenda! Tutto è permeato dalla potenza e dalla purezza della natura, questo concetto è l'elemento prominente soprattutto visivamente. La natura selvaggia, maestosa ma spaventosa, su cui le inquadrature si soffermano ossessivamente, ricorda un po' il tema stilistico del più recente Midsommar.
    Ciò che accade rimane avvolto nel mistero, non c'è un finale chiarificatore, ma su tutto incombe una concezione esoterica dell'esistenza umana tormentata dalla miseria della dimensione materiale in contrapposizione alle ataviche forze spirituali di dimensioni superiori.
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    Molto interessante sentire il punto di vista di qualcuno che ha anche letto il libro!
    Sull'osservazione finale sono completamente d'accordo. Avendo visto alcune scene in entrambe le versioni, secondo me la colorazione penalizza la fotografia originale in bianco e nero che aveva un importante punto di forza nell'uso della luce specialmente in alcune scene.
26 replies since 22/8/2022
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