Denzel Washington

Mount Vernon, 28 dicembre 1954

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    Denzel Washington


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    Denzel Hayes Washington Jr. (Mount Vernon, 28 dicembre 1954) è un attore, regista e produttore cinematografico statunitense.
    Ha recitato da protagonista in molti film impegnati come Grido di libertà, Malcolm X, Philadelphia e Hurricane - Il grido dell'innocenza. Ha vinto l'Oscar al miglior attore non protagonista per il film Glory - Uomini di gloria e quello come miglior attore, dopo tre nomination nel 1987, 1992 e 2000, per l'interpretazione in Training Day (2002).

    Biografia
    Dopo il divorzio dei genitori, avvenuto quando aveva undici anni, venne mandato a studiare in collegio. Si laureò in teatro (major) e giornalismo (minor) alla Fordham University di New York, dove, durante una produzione teatrale scolastica, si appassionò alla recitazione, passione che lo portò a iscriversi all'American Conservatory Theater di New York.

    I primi lavori
    Washington debuttò come attore nel 1977 con il film televisivo Wilma, mentre il suo debutto come attore cinematografico avvenne nel 1981 con Il pollo si mangia con le mani. Una grande svolta nella sua carriera avvenne l'anno seguente quando interpretò il dottor Philip Chandler nella serie televisiva A cuore aperto, trasmessa dal 1982 al 1988. Fu uno dei pochi attori afroamericani ad apparire per tutta la serie. Successivamente, Washington apparve in vari film per la televisione e per il cinema come Storia di un soldato (1984) e Power - Potere (1986). Nel 1987 interpretò la parte dell'attivista politico sudafricano Stephen Biko in Grido di libertà di Richard Attenborough, per il quale ricevette una nomination all'Oscar al miglior attore non protagonista. Nel 1990 vinse l'Oscar come miglior attore non protagonista (primo attore nero a vincere la statuetta 26 anni dopo Sidney Poitier) per l'interpretazione di un soldato afroamericano ed ex schiavo in Glory - Uomini di gloria. Nello stesso anno apparve nel film Jamaica Cop e nel ruolo di Rebuen James in Dio salvi la regina, dove interpreta un soldato britannico che, nonostante la sua pluridecorata carriera militare, torna a vivere in una società afflitta dal razzismo.

    Gli anni novanta
    Nel 1991, Washington interpretò Bleek Giliam nel film di Spike Lee Mo' Better Blues. L'anno seguente recitò la parte di Demetrius Williams nella commedia romantica Mississippi Masala. Successivamente Washington tornò a lavorare con Spike Lee per interpretare uno dei suoi ruoli più acclamati dalla critica in Malcolm X. L'interpretazione dell'attivista per i diritti degli afroamericani gli valse una nomination all'Oscar al miglior attore. L'anno seguente interpretò l'avvocato di un giovane uomo gay affetto di AIDS in Philadelphia. Durante la prima metà degli anni novanta Washington recitò in numerosi thriller di successo come Il rapporto Pelican e Allarme rosso, così come nella commedia Molto rumore per nulla. Nel 1996 prese parte a Il coraggio della verità accanto a Meg Ryan, nel ruolo di un ufficiale americano che viene chiamato ad investigare sulle cause della morte del capitano Karen Walden, avvenuta durante la guerra del Golfo, dovendo stabilire anche se ci fossero i requisiti per assegnare una medaglia al valore postuma, la prima ad una donna nella storia dell'esercito degli Stati Uniti. Nello stesso anno fu protagonista, insieme a Whitney Houston, del film drammatico Uno sguardo dal cielo.
    Nel 1998 ottenne il ruolo di protagonista nel film He Got Game di Spike Lee, nel quale interpretò un padre che viene rilasciato, dopo sei anni di prigione, con una libertà condizionata e che cerca di convincere il figlio adolescente (Ray Allen) a firmare con una squadra professionista di basket. Il film segnò la terza collaborazione tra Spike Lee e Denzel Washington.
    Nel 1999 Washington fu protagonista del film Hurricane - Il grido dell'innocenza, basato sulla vera storia del pugile Rubin Carter, per il quale ricevette un orso d'argento al Festival di Berlino e un Golden Globe come miglior attore protagonista. Per la stessa interpretazione ottenne una candidatura all'Oscar al miglior attore, che tuttavia venne aggiudicato a Kevin Spacey per American Beauty.

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    Gli anni duemila
    Il 2000 per Denzel Washington si aprì con Il sapore della vittoria - Uniti si vince, film che racconta la gloriosa stagione di una squadra di football negli anni in cui la società americana era macchiata da un grande odio razzista.
    Nel 2002 arrivò per l'attore il riconoscimento più ambito, l'Oscar al miglior attore, ottenuto grazie all'interpretazione di Alonzo Harris in Training Day del regista afroamericano Antoine Fuqua. Dopo aver smesso i panni di John Quincy Archibald nel film John Q, Washington si mise per la prima volta dietro la macchina da presa: è infatti del 2002 il suo primo film da regista, oltre che attore, Antwone Fisher. La carriera dell'attore proseguì con film come Man on Fire - Il fuoco della vendetta, Inside Man, Déjà vu - Corsa contro il tempo, American Gangster e The Great Debaters - Il potere della parola, secondo film da regista per Washington.

    Gli anni duemiladieci
    Dopo aver girato per Tony Scott nel 2009 Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana, remake de Il colpo della metropolitana - Un ostaggio al minuto del 1974 e quarto film con Scott, l'attore nel 2010 vestì i panni di Eli in Codice Genesi. Nello stesso anno fu protagonista assieme a Chris Pine in Unstoppable - Fuori controllo, ancora una volta con il regista Tony Scott.
    Il 2012 vede il ritorno sul grande schermo dell'attore dopo un anno di pausa con i film Safe House - Nessuno è al sicuro e Flight. Per quest'ultimo riceve la sua sesta nomination agli Academy Award e l'ottava ai Golden Globe. Nel 2013 è in coppia con Mark Wahlberg nell'adattamento fumettistico di Cani sciolti per la regia di Baltasar Kormákur.
    Nel febbraio 2013 Washington annuncia che tornerà dietro alla macchina da presa dopo il successo da regista di Antwone Fisher e The Great Debaters - Il potere della parola, per dirigere l'adattamento della pièce Fences.
    Nel mese di ottobre 2013 esce Cani sciolti, film diretto dal regista di Contraband, Baltasar Kormákur. Accanto a Washington reciteranno tra gli altri Mark Wahlberg e Paula Patton.
    Nei primi mesi del 2014 è sul set di The Equalizer, adattamento cinematografico della serie televisiva degli anni 80 de Il giustiziere della notte, dove Washington ritrova alla regia Antoine Fuqua che lo diresse già in Training Day, film che valse all'attore la statuetta come Miglior attore protagonista agli Oscar 2002.

    Vita privata
    Denzel Washington è sposato dal 1983 con Paulette Pearson, conosciuta sul set di Wilma, con la quale ha quattro figli: John David, Katia, Malcolm e Olivia.
    È un grande tifoso dei Los Angeles Lakers.

    Filmografia

    Cinema
    Coriolanus, regia di Wilford Leach (1979)
    Il pollo si mangia con le mani (Carbon Copy), regia di Michael Schultz (1981)
    Storia di un soldato (A Soldier's Story), regia di Norman Jewison (1984)
    Power - Potere (Power), regia di Sidney Lumet (1986)
    Grido di libertà (Cry Freedom), regia di Richard Attenborough (1987)
    Dio salvi la regina (For Queen & Country), regia di Martin Stellman (1988)
    Jamaica Cop (The Mighty Quinn), regia di Carl Schenkel (1989)
    Glory - Uomini di gloria (Glory), regia di Edward Zwick (1989)
    Un fantasma per amico (Heart Condition), regia di James D. Parriott (1990)
    Mo' Better Blues, regia di Spike Lee (1990)
    Mississippi Masala, regia di Mira Nair (1991)
    Verdetto finale (Ricochet), regia di Russell Mulcahy (1991)
    Malcolm X, regia di Spike Lee (1992)
    Molto rumore per nulla (Much Ado About Nothing), regia di Kenneth Branagh (1993)
    Il rapporto Pelican (The Pelican Brief), regia di Alan J. Pakula (1993)
    Philadelphia, regia di Jonathan Demme (1993)
    Allarme rosso (Crimson Tide), regia di Tony Scott (1995)
    Virtuality (Virtuosity), regia di Brett Leonard (1995)
    Il diavolo in blu (Devil in a Blue Dress), regia di Carl Franklin (1995)
    Il coraggio della verità (Courage Under Fire), regia di Edward Zwick (1996)
    Uno sguardo dal cielo (The Preacher's Wife), regia di Penny Marshall (1996)
    Il tocco del male (Fallen), regia di Gregory Hoblit (1998)
    He Got Game, regia di Spike Lee (1998)
    Attacco al potere (The Siege), regia di Edward Zwick (1998)
    Il collezionista di ossa (The Bone Collector), regia di Phillip Noyce (1999)
    Hurricane - Il grido dell'innocenza (The Hurricane), regia di Norman Jewison (1999)
    Il sapore della vittoria - Uniti si vince (Remember the Titans), regia di Boaz Yakin (2000)
    Training Day, regia di Antoine Fuqua (2001)
    John Q, regia di Nick Cassavetes (2001)
    Antwone Fisher, regia di Denzel Washington (2002)
    Out of Time, regia di Carl Franklin (2003)
    Man on Fire - Il fuoco della vendetta (Man on Fire), regia di Tony Scott (2004)
    The Manchurian Candidate, regia di Jonathan Demme (2004)
    Inside Man, regia di Spike Lee (2006)
    Déjà vu - Corsa contro il tempo (Déjà Vu), regia di Tony Scott (2006)
    American Gangster, regia di Ridley Scott (2007)
    The Great Debaters - Il potere della parola (The Great Debaters), regia di Denzel Washington (2007)
    Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana (The Taking of Pelham 123), regia di Tony Scott (2009)
    Codice Genesi (The Book of Eli), regia di Albert ed Allen Hughes (2010)
    Unstoppable - Fuori controllo (Unstoppable), regia di Tony Scott (2010)
    Safe House - Nessuno è al sicuro (Safe House), regia di Daniel Espinosa (2012)
    Flight, regia di Robert Zemeckis (2012)
    Cani sciolti (2 Guns), regia di Baltasar Kormákur (2013)
    The Equalizer - Il vendicatore (The Equalizer), regia di Antoine Fuqua (2014)
    I magnifici 7 (The Magnificent Seven), regia di Antoine Fuqua (2016)

    Televisione
    Il giustiziere della notte – serie TV, 1 episodio, non accreditato (1974)
    Wilma, regia di Bud Greenspan – film TV (1977)
    Flesh & Blood, regia di Jud Taylor – film TV (1979)
    A cuore aperto (St. Elsewhere) – serie TV, 137 episodi (1982–1988)
    License to Kill - Diritto alla vita (License to Kill), regia di Jud Taylor – film TV (1984)
    Ore violente (The George McKenna Story), regia di Eric Laneuville – film TV (1986)
    Great Performances – serie TV, 1 episodio (1992)
    Happily Ever After: Fairy Tales for Every Child – serie TV, 2 episodi (1995–1997)
    Mother Goose: A Rappin' and Rhymin' Special – serie TV, 1 episodio, voce (1997)

    Produttore
    Hank Aaron: Chasing the Dream – documentario (1995)
    Half Past Autumn: The Life and Works of Gordon Parks – film TV, documentario (2000)
    Antwone Fisher, regia di Denzel Washington (2002)
    The Great Debaters - Il potere della parola (The Great Debaters), regia di Denzel Washington (2007)
    Codice Genesi (The Book of Eli), regia di Albert ed Allen Hughes (2010)
    Safe House - Nessuno è al sicuro (Safe House), regia di Daniel Espinosa (2012)
    The Equalizer - Il vendicatore, regia di Antoine Fuqua (2014)

    Regista
    Antwone Fisher (2002)
    The Great Debaters - Il potere della parola (The Great Debaters) (2007)

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    Premi e Nomination

    Premi Oscar
    1988 - Nomination al miglior attore non protagonista per Grido di libertà
    1990 - Miglior attore non protagonista per Glory - Uomini di gloria
    1993 - Nomination al miglior attore protagonista per Malcolm X
    2000 - Nomination al miglior attore protagonista per Hurricane - Il grido dell'innocenza
    2002 - Miglior attore protagonista per Training Day
    2013 - Nomination al miglior attore protagonista per Flight.

    Golden Globe
    1988 - Nomination miglior attore in un film drammatico per Grido di libertà
    1990 - Miglior attore non protagonista per Glory - Uomini di gloria
    1993 - Nomination miglior attore in un film drammatico per Malcolm X
    2000 - Miglior attore in un film drammatico per Hurricane - Il grido dell'innocenza
    2002 - Nomination miglior attore in un film drammatico per Training Day
    2008 - Nomination miglior attore in un film drammatico per American Gangster
    2008 - Nomination per il miglior film drammatico per The Great Debaters
    2013 - Nomination miglior attore in un film drammatico per Flight

    Festival di Berlino
    1993 - Orso d'argento per il miglior attore per Malcolm X
    2000 - Orso d'argento per il miglior attore per Hurricane - Il grido dell'innocenza

    Altri riconoscimenti
    Nomination ai MTV Movie Awards 1994: Miglior coppia per Philadelphia

    Doppiatori italiani
    -Francesco Pannofino in Grido di libertà, Un fantasma per amico, Mo' Better Blues, Malcolm X, Il rapporto Pelican, Philadelphia, Il diavolo in blu, Il collezionista di ossa, John Q, Il tocco del male, Il sapore della vittoria - Uniti si vince, Training Day, Out of Time, Man on Fire - Il fuoco della vendetta, The Manchurian Candidate, Inside Man, Déjà Vu - Corsa contro il tempo, Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana, Codice Genesi, Unstoppable - Fuori controllo, Safe House - Nessuno è al sicuro, Flight, Cani sciolti, The Equalizer - Il vendicatore
    -Luca Biagini in Allarme rosso, Virtuality, Uno sguardo dal cielo, Attacco al potere, The Great Debaters - Il potere della parola
    -Angelo Maggi in A cuore aperto (2ª voce), Dio salvi la regina, Hurricane - Il grido dell'innocenza
    -Roberto Pedicini in Jamaica Cop, Verdetto finale, Molto rumore per nulla, He Got Game
    -Pino Insegno in Ore violente, American Gangster
    -Massimo Lodolo ne Il coraggio della verità, Antwone Fisher
    -Tonino Accolla in Power - Potere
    -Claudio Capone in Storia di un soldato
    -Vittorio Guerrieri in License to Kill - Diritto alla vita
    -Alessandro Rossi in Glory - Uomini di gloria
    -Riccardo Rossi in Mississippi Masala
    -Andrea Ward in A cuore aperto (1ª voce)

    La scelta di Pino Insegno in American Gangster è stata fatta dal regista Ridley Scott e dal montatore Pietro Scalia.


    fonte Wikipedia

    Edited by Angelica90 - 7/5/2016, 15:13
     
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    Info sul film:
    Malcom X film del '92 in cui Denzel Washington interpreta lo stesso Malcom X. Regia di Spike Lee. Doppiato in italiano con la voce di Francesco Pannofino.

    Storia del personaggio:
    Per Malcolm Little la vita è sempre stata caratterizzata dalla sofferenza e dalla lotta: un'infanzia infelice trascorsa tra orfanatrofi e riformatori. Prova sulla sua pelle la violenza del Ku Klux Klan e il degrado dei ghetti neri; diviene spacciatore, sfruttatore e conosce nuovamente la galera, ma l'incontro con il musulmano nero Elijah Muhammad gli cambia la vita: rifiuta il cognome impostogli dalla società bianca ribattezzandosi Malcolm X e divenendo il capo e la guida di tutti i neri che lottano per la loro dignità.
     
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    Oscar come miglior attore protagonista glielo hanno dato quando ha fatto il cattivo sergente, in Training Day. Un paradosso per uno come Denzel Washington, l’eroe buono della Hollywood degli ultimi anni: bello, solido, rassicurante, positivo. Difensore dei diritti civili (Malcolm X, Steve Biko, l’avvocato di Philadelphia), vendicatore dei torti subiti (nel recente Man on Fire, in John Q), vittima egli stesso di torti che, quando non può cancellare, riscatta grazie alla superiore integrità morale (in Glory, The Hurricane o in The Manchurian Candidate, . Un signore capace di mettere d’accordo tutti, in cui tutti possono trovare ciò che vogliono. L’eroe senza macchia, l’uomo dei sogni, il protettore. Un metro e 83 di impeccabile bellezza appena incrinata dal peso dei 50 anni che compirà il prossimo 28 dicembre, un fascino rassicurante al punto che, a quanto narra un sondaggio, secondo le donne americane un’avventura con lui non equivarrebbe neanche a un tradimento. Praticamente, un parente. Di più, un aggettivo. Nel gergo della comunità nera «denzel» sta per garbato e bonario. In verità lui non ha fatto nulla di particolare perché succedesse. Anzi, spesso, se pur con gentilezza, rispedisce al mittente tanta grazia. Garbato e bonario? «Questa non l’ho mai sentita. Non sono garbato e bonario, sono un attore, dipende dai ruoli». Poche speranze anche per chi sogna il riscatto dei buoni attraverso i suoi personaggi. A chi gli domanda se un film può aiutare a risolvere i problemi risponde serafico: «Non credo che un film possa risolvere problemi, se non quello della freschezza dei popcorn che si consumano in sala: se in tanti ci vanno, i popcorn saranno più freschi». In quanto agli eroi, ancora peggio: «Ne ho già fatti troppi non credo di poterne interpretare altri». Anche quando in settembre a Venezia Washington si è trovato al fianco di Jonathan Demme che lo ha diretto in The Manchurian Candidate dieci anni dopo Philadelphia, non ha fatto altro che frenare. Se il regista, nel presentare il suo remake di Va’ e uccidi faceva l’elogio della denuncia civile in technicolor presentandolo come «un film contro la guerra, i giochi corrotti, la grande industria che approfitta dei conflitti», lui replicava tranquillo: «La corruzione politica è qualcosa che ci aspettiamo, purtroppo c’è sempre stata e sempre ci sarà».
    Mentre nei mesi scorsi tutta Hollywood si spendeva nella vana battaglia contro il Bush bis, lui evitava di sbilanciarsi, limitandosi ad appelli a favore dell’affluenza alle urne. «Le parole non costano niente. Io preferisco agire: sostenere la costruzione di orfanotrofi in Africa per ospitare bambini che hanno perso i genitori a causa dell’Aids, lavorare per il recupero dei ragazzi di strada». E, per la gioia di tanti elettori del Presidente, aggiungeva: «Ogni domenica mattina vado a messa con la mia famiglia». Famiglia composta da moglie bellissima, Paulette Pearson incontrata nel 1977 sul set di uno dei primi film, Wilma, e tanto amata da volerla sposare con due cerimonie, la prima nel 1983, la seconda nel 1995 in Sudafrica davanti all’arcivescovo Nobel per la pace Desmond Thtu. E dai quattro figli John David, Katia e i gemelli Malcom e Olivia. Un matrimonio che lui descrive con parole che non dispiacerebbero a Buttiglione: «E mia moglie che si sveglia presto la mattina per preparare la colazione ai bambini, che li porta a scuola. Io vado a fare i film. Conosciamo i nostri lavori e non ci pestiamo i piedi». Figlio di un predicatore e di un’estetista che si separarono quando lui aveva quattordici anni, Denzel crede nell’integrità dei vincolo familiare (anche se ammette di non essere sempre stato fedele alla linea e alla moglie). Quando vinse il suo secondo Oscar (il primo come non protagonista arrivò con Glory) studiò bene il discorso di ringraziamento: «Prima di uscire dalla mia casa di Beverly Hills per venire alla cerimonia ho letto un piccolo brano della Bibbia che parla dei dovere di dividere ciò che hai con gli altri. Pen tutta la settimana ho detto ai miei figli che se avessi perso sarei tornato a casa a celebrare con loro e se avessi vinto sarei tornato a casa a celebrare comunque con loro».
    Saranno le reminescenze degli studi giovanili di giornalismo, ma Denzel sa sempre dire la cosa giusta. Trasversale come pochi. Cosa pensa della Passione di Mel Gibson? «Mel mi ha chiesto cosa ne pensavo e glielo ho detto: cambia il colore degli occhi di Gesù. Con quell’azzurro non è Gesù di Nazareth, ma Gesù di Malibu». Fahrenheit 9/11? Quest’estate presentando The Manchurian Candidate si scaldava dialogando con Katie Couric della Nbc: «Non ho visto Fahrenheit 9/1 1 ‚ perché vivo in America. Sono cresciuto qui, sono un ex schiavo. Sono il risultato di ciò che questo Paese può essere. Da tempo entrato nell’esclusivo circolo degli strapagati di Hollywood, al fianco di Tom Hanks e Tom Cruise, fa di tutto per non montarsi la testa. «Nessuno di noi vale quello che prende, io cerco di lavorare sodo, guadagno bene da tanto tempo. Quando ho cominciato a recitare all’università pensavo che un giorno sarei andato a lavorare a Broadway e avrei guadagnato 100, 150 dollari a settimana. Ora mi sento veramente benedetto».
    Con Spike Lee ha girato tre film, compreso l’assai militante Malcolm X, ma sembra allergico alla retorica filo-minoranze. «A parte i pregiudizi razziali che sono stati in parte superati, chi di noi ce l’ha fatta ci è riuscito perché ha avuto la fortuna di poter interpretare ruoli straordinari. Non si vince l’Oscar se non hai una buona parte». Se deve ringraziare qualcuno, lui sceglie Dio. «Lui mi ha dato il talento, poi ci vuole lavoro duro e un po’ di fortuna. Non è solo quello che ti è dato che conta, conta quello che ci fai».
    Niente militanze, dunque (l’unica definizione che accetta è: «Sono un essere umano che fa l’attore»). Però si è guadagnato il rispetto dei colleghi, bianchi e neri, da cui si mantiene a calcolata distanza. Nessuna mondanità, meglio le vacanze in Italia, dove in verità non sceglie mete troppo riparate: Portofino (consiglia di mangiare da Puni, dice che è un suo amico) e persino la Sardegna, ospite di Briatore.
    Intanto, lui, l’erede del pioniere Sidney Poitier, primo attore nero a conquistare un Oscar nel lontanissimo 1963, vede emergere una nuova generazione di attori afro-americani. È il momento dei trentenni: bellissimi e bravissimi. Il più lanciato è Jamie Foxx, che ha già battuto Washington al box office: Collateral ha incassato ben più di The Manchunan Candidate. Ma il botto Foxx (al secolo Eric Bishop) lo ha fatto con Ray, biografia di Ray Charles (attesa da noi in gennaio). All’anteprima si è guadagnato una standing ovation e c’è già chi lo candida all’Oscar in un anno in cui i giochi sembrano particolarmente aperti. Altra scuola Foxx, più schierato. «Quando arrivi, in questo business» ha detto a Interview, «la cosa che devi capire è che è un business bianco. Il problema con la Hollywood nera è che non vogliamo lavorare con la Hollywood nera. Io lavoro ogni giorno per arrivare al punto in cui gli afro-americani possano sentirsi bene tra loro e lavorare con la propria gente».
    In Manchurian Candidate Washington ha lavorato con un’altra promessa della cinematografia nera: Anthony Mackie, già protagonista di She Hates Me di Spike Lee. Per lui Denzel è il vero mito. «Ognuno può arrivare a Hollywood e candidarsi a diventare il prossimo Denzel. Ma lui è arrivato dal palcoscenico. Devo faticare quanto lui per riuscirci». Sempre ammesso che lui sia pronto a farsi da parte...

    Da Il Corriere della Sera Magazine, 11 novembre 2004, Stefania Ulivi
     
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    Stordito, gonfio, assente: in The Manchurian Candidate di Jonathan Demme si vede molto bene che Denzel Washington ha cinquant’anni e che è un bravo attore. Del resto è l’unico divo nero americano che abbia vinto due Oscar (per Glory, per Training Day, che sia presente nella classifica dei 50 uomini più belli del mondo, che abbia interpretato soltanto personaggi positivi (salvo uno, il poliziotto corrotto di Training Day); l’unico che sia sposato da sempre con la stessa donna (Paulette Pearson) e con lei abbia avuto quattro figli; l’unico che abbia trovato perse stesso una bellissima definizione («Sono soltanto un uomo ordinario con un lavoro straordinario»), l’unico che consideri il proprio bisogno di diventare regista «pura stupidità». Questa pura stupidità ha sinora prodotto un film medio, Antwone Fisher biografia di un personaggio difficile. Per il futuro ha tre progetti da realizzare come regista: una biografia del cantante e attore afro-americano Sammy Davis jr., il racconto di un soldato nella Seconda guerra mondiale, una storia ambientata in un college nel 1935. Forse li dirigerà dawero, forse no, perché considera la regia una terribile fatica fisica e mentale (non diversamente da Robert De Niro, pronto a giurare a se stesso di non dirigere alcun film dopo Bronx). Denzel Washington è nato a Mount Vernon nello Stato di New York padre predicatore, madre estetista e parrucchiera, due fratelli, vocazione per il giornalismo presto mutatasi in voglia di recitare. Prime prove alla televisione, come medico altruista nel serial St Elsewhere, primo successo al cinema in Grido di libertà di Richard Attenborough (1987) seguito poco dopo da Gloiy Uomini di gloria, bel film dì Edward Zwick su un reggimento della guerra civile americana (1863) costituito esclusivamente da soldati di colore, ex schiavi fuggiti dal Sud; primo eroe americano in Malcolm X di Spike Lee, sul leader nero convertito all’Islam assassinato nel 1965 a quarant’anni; primo personaggio affettuoso, l’avvocato difensore del gay Tom Hanks in Philadelphia. Una bellissima carriera, una star somigliante ai grandi attori non americani, ma inglesi: per l’indifferenza al glamour, perle risposte pacate e prudenti, per il rifiuto dei pronunciamenti politici in pubblico, per un attaccamento al lavoro niente affatto narcisista ma appassionato. Quasi un grand’uomo.

    Da Lo Specchio, 11 dicembre 2004, Lietta Tornabuoni (La Stampa)
     
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    [..]Malcolm X è spartito in tre lunghissimi segmenti. Il primo, la giovinezza maledetta di Malcolm: truffa, droga, puttane, galera. Qui, Spike Lee, nel disegno del dandysmo del personaggio, dietro il quale si muove la memoria infantile del padre ucciso dai bianchi, della madre impazzita, dà a Malcolm una concretezza alla Gillespie, una concretezza solfeggiata sul jazz nero degli anni Quaranta, movenze occultamente danzate, una camera che agisce con sofisticata frenesia.
    Con la prigione, passiamo al secondo segmento: la conversione al movimento dei musulmani neri di Elijad Muhammad. La componente oratoria totalizza il film, il personaggio del protagonista diventa una larva. La camera non sfugge al decorativismo e la noia in sala fa condensa sullo schermo. Quella condensa si dissipa un po' con la rottura fra Malcolm e Elijad Muhammad. L'estremismo di Malcolm, al momento dell'assassinio Kennedy, va in collisione con la tattica paziente del patriarca dei musulmani, il quale sembra usare quel giovanotto ardente di idee per quel tanto che può servire come implacabile «ufficio stampa». Nel momento in cui certi limiti sono travalicati, Muhammad non ci pensa due volte a consegnare alla Cia il suo pupillo, e la china verso l'assassinio è irresistibile.
    Arriviamo così ai momenti emozionanti del film: il viaggio alla Mecca di Malcolm, e la sua uccisione nel1'Audubon Ballroom di Harlem. È il montaggio che Lee adopera come strumento supremo di drammaticità: lo sa adoperare anche con sfacciataggine, articolando bianco e nero e colore, un'emulsione di tv verità e pura narrazione filmica, con foga magistrale. Così, a volo radente, l'intimità familiare, gli assedi telefonici, le minacce esplicite, tutto prende vita e intensità espressiva, dove c'era torpore didascalico. La scena nel Ballroom è del miglior Spike Lee: certo, uno Spike Lee che non azzarda niente sul piano del sarcasmo e sulla vendicativa comicità che gli sono propri; ma è comunque un regista che orchestra uno spettacolo smagliante.
    Fa premio su tutto un Denzel Washington quanto mai somigliante al vero Malcolm, dapprincipio mobile come un elastico, aggressivo e mordace come un lupo; quindi irrigidito nel misticismo: infine teso e dolente nel carisma del grande leader.

    Da L’Espresso, 28 marzo 1993 di Enzo Siciliano
     
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    Uno dei più quotati attori statunitensi, Denzel Washington è considerato da molti l’erede naturale di Sidney Poitier per come ha saputo imporre i valori e le esigenze della comunità afroamericana nella «bianca» Hollywood diventando al contempo una stella di prima grandezza. Nato a Mount Vernon nel 1954, si iscrive alla Fordham University di New York, dove segue dei corsi per diventare giornalista, poi si appassiona di recitazione e studia all’American Conservatory Theater di San Francisco. Debutta appena diciottenne in TV nel telefilm “Wilma”, ma è con l’interpretazione del dottor Phlihip Chandler nel serial della NBC “A cuore aperto” (1982), che ottiene i primi consensi. Il suo primo ruolo al cinema è in Il pollo si mangia con le mani (1981), ma è con Storia di un soldato (1984) di Norman Jewison, che Washington si impone alla critica e al pubblico. Nel 1987 interpreta Steve Biko, leader sudafricano della lotta contro l’apartheid, in Grido di libertà di Richard Attenborough, che gli vale una nomination all’Oscar. La statuetta (come migliore attore non protagonista) arriverà due anni dopo per Glory - Uomini di gloria di Edward Zwick, ambientato durante la Guerra Civile americana; il film di Zwick gli frutta anche un Golden Globe. Spike Lee lo vuole come protagonista di Mo’ Better Blues e quindi di Malcolm X, per cui ottiene un’ulteriore nomination. Seguono Molto rumore per nulla (1993) di Kenneth Branagh, Philadelphia (1993) di Jonathan Demme e Il rapporto Pelican (1994), dove recita con Julia Roberts. Washington alterna film impegnati (come He Got Game) ad altri di puro intrattenimento: Allarme rosso (1995), l’horror Il tocco del male (1998) e il thriller Il collezionista di ossa (1999), tratto dal romanzo di Jeffrey Deaver e interpretato insieme ad Angelina Jolie. Nel 2000 è nuovamente candidato all’Oscar per il ruolo del pugile ingiustamente accusato di omicidio in Hurricane - Il grido dell’innocenza (1999) di Norman Jewison.
    L’Oscar come miglior attore arriva grazie a Training Day (2001), dove Washington è uno spregevole poliziotto corrotto. Nel 2002 esordisce alla regia con Antwone Fisher e nello stesso anno ottiene un altro successo come interprete in John Q di Nick Cassavetes. In The Manchurian Candidate (2004) di Jonathan Demme interpreta il ruolo che fu di Frank Sinatra.

    http://www.mymovies.it/
     
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    autografo
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    oscar per Training Day
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    con Pauletta
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    sul set di Training Day con Ethan Hawke
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    Foto Gallery

    http://us.imdb.com/name/nm0000243/photogallery
     
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    La vicenda di Andy e Joe

    Andy è un avvocato, malato di AIDS, che convice Joe Miller ad occuparsi del suo caso.

    Joe Miller nel contesto del film rappresenta, il grande pubblico: è un bravo avvocato, un marito affettuoso ed un padre premuroso, ma come molti, e senza neppure rendersene conto, vede la vita in un'unica direzione: l'universo omosessuale per lui è sempre stato - per sentito dire - popolato da uomini affamati di altri uomini, che amano vestirsi da donna. Joe Miller non sa neppure come si trasmetta il virus dell'AIDS: si preoccupa che Andrew gli stringa la mano o gli tocchi gli oggetti sulla sua scrivania. Paradossalmente Joe Miller, al contrario di Andrew Beckett, ha paura di vivere, andare avanti ed affermarsi come avvocato. Il pubblico istintivamente riconosce in quest'uomo i propri timori e la propria diffidenza verso un mondo totalmente sconosciuto e diffamato da decenni di ignoranza, con lui si identifica, entra nella storia e può uscirne, a testa alta.
    Durante una festa data da Andy per salutare e celebrare la vita che gli sfugge di mano, Joe in silenzio, si rende conto che la diversità del mondo omosessuale è sita principalmente nella sua cultura: la comunità omosessuale ha una propria cultura, un suo modo di comunicare ed esprimersi, a volte rabbioso e polemico, altre colorato e ironico; "Sei sopravvissuto al tuo primo party gay" gli dice Andy, a conclusione del party, ma Joe pur essendo "sopravvissuto" non riesce a scrollarsi di dosso l'inferno del male di Andrew, la cui viralità non è solo fisica, ma psicologica ed emotiva, attorno al suo cliente sembra esserci solo il silenzio della sua morte sociale e la disperazione dei suoi cari: "porto sventura a chi bene mi vuole".

    from http://cinema.castlerock.it/recensioni.php...e-created-equal
     
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    Intervista su Dejà-vu sulla TV belga

     
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    Intervista sulla TV americana

     
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    Intervista su GQ sottotitolata in italiano

     
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    Denzel Mix (Remember the titans, Training Day, Out of Time)

     
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    Denzel Washington: 'Bible Experience'

     
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    Scena Hot: Denzel Washington&Sanaa Lathan in Out of Time

     
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    Storia di un soldato: "Pete"

     
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21 replies since 28/8/2007, 23:41   750 views
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