La fortezza nascosta

Akira Kurosawa - 1958

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    La fortezza nascosta



    Un film di Akira Kurosawa. Con Toshiro Mifune, Misa Uehara.

    Titolo originale Kakushi Toride no San-Akunin. Avventura, b/n durata 139 min. - Giappone 1958


    CITAZIONE
    Il caso fa incontrare un samurai, una principessa e due contadini. È il momento drammatico della guerra civile e i quattro personaggi cercano di mettere in salvo la loro pelle e un tesoro.

    fonte MyMovies

    Trailer


    Video



    Edited by Viky017 - 21/10/2015, 19:33
     
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    Nell’antico Giappone feudale, esacerbato dai continui conflitti interni, vaga una coppia di reduci di guerra squattrinati e senza onore, probabilmente disertori. Durante il loro girovagare senza meta a caccia di cibo, si imbattono in un uomo misterioso che, dopo aver giocato al gatto e al topo tra le colline, assegna loro disparate mansioni che mettono a dura prova la resistenza e la forza dei due. Presto si verrà a sapere che quell’uomo è il generale Rokurota Makabe (Toshiro Mifune), difensore della fortezza nascosta, nonché abile samurai con l’arduo compito di condurre la principessa Yuki (Misa Uehara) in terra neutrale insieme all’intero tesoro di stato, camuffato dentro sottili rami di legno. La faticosa spedizione terrà in serbo ai protagonisti numerose insidie, ma una volta portata a termine sancirà la riscossa di un regno che aspetta il suo erede al trono.

    Non è difficile cogliere i rimandi letterari che rappresentano una costante nell’opera del cineasta giapponese, che dopo aver interpretato L’Idiota di Dostoevskij in Hakuchi e il Machbeth di Shakespeare ne Il Trono di Sangue, rifila con la La Fortezza Nascosta una miscela esplosiva che fonde il dramma storico giapponese (jidaideki) al romanzo picaresco (kabuki) . Genere quest’ultimo, capace di conferire al film una certa baldanza tipica del rinomato teatro delle maschere giapponese. Da questi stessi dettami, che avrebbero dopo pochi anni concepito La sfida del Samurai, George Lucas s’ispiro per delineare il punto di vista narrativo del suo Guerre Stellari.
    Peculiarità del film è data dal fatto che ad introdurci nel racconto sono due uomini conciati male ed affamati, ma che non perdono la verve di offendersi a vicenda a causa della reciproca avidità arrivista, che il doppiaggio italiano fa sembrare pura idiozia come purtroppo succede in molti film orientali anche più recenti. Ebbene saranno questi due buffi idiot…ehm, arrivisti, ad accompagnarci inconsapevolmente alla corte della principessa e quindi portare il film ad introdurre come delle comparse quelli che in realtà sono i personaggi determinanti alla svolgimento della storia.
    La scrittura del Samurai di Kurosawa, uno dei personaggi la cui rappresentazione è entrata ormai nell’immaginario comune e quindi chiara e limpida come qualsiasi clichè che si rispetti, ricorda sotto diversi aspetti l’Uomo senza nome ideato dal nostro Sergio Leone, ma solo un pochino. Ciò che avrebbe pesantemente influenzato il modo di fare il western è da ricercarsi proprio nella costruzione dell’intreccio, per questo la fantomatica epopea western può essere vista come una risposta occidentale ai poemi avventurosi dell’antica cultura orientale, che nel caso di Kurosawa si ispira a grandi poemi letterari d’avventura legati agli autori del vecchio continente (Shakespeare, Ariosto).
    La Fortezza Nascosta dopo averci fatto vivere il colorito disagio della strana coppia che già dalla prima carrellata ne riserva delle belle, comincia ad assumere i caratteri di una fiaba capace di esaltare uno ad uno valori, pregi e difetti di cui ogni personaggio, ogni maschera, è dotato. La sedicenne principessa passa dall’essere dapprima spocchiosa e scontrosa fino ad acquisire la consapevolezza che il proprio ruolo di erede al trono richiede. Il samurai incarna quei principi militari di onore, lealtà, coraggio e virilità iconici del genere d’avventura che si concilieranno in uno straordinario duello contro un amico-rivale (coreografato dallo stesso Kurosawa e voglio ricordare di come questi sia discendente da una famiglia di veri samurai) perfetto su ogni piano, con quegli stessi silenzi ed attese a cui i più moderni spaghetti western ci avrebbero abituato. Ci sarà una forma di redenzione anche per i due picari che, dopo aver rallentato la riuscita dell’impresa con il loro modo scorretto ed irresponsabile di agire, torneranno uniti da una lauta ricompensa per i servigi svolti.
    Il finale è una cavalcata di combattimenti e rincorse che eccellono in termini di montaggio, perfetto e che rende benissimo la dinamicità di ogni azione.
    Il canto della principessa invade il film di un’aura di pura poesia orientale.
    Notevole!

    Voto 8.5
     
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1 replies since 21/10/2015, 17:16   89 views
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