Nanuk l'eschimese

Robert J. Flaherty - 1922

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    Nanuk l'eschimese



    GENERE: Documentario
    ANNO: 1922
    REGIA: Robert J. Flaherty
    SCENEGGIATURA: Robert J. Flaherty
    ATTORI: Nanook , Nyla , Cunayou , Allee , Allegoo
    FOTOGRAFIA: Robert J. Flaherty
    MONTAGGIO: Robert J. Flaherty
    PRODUZIONE: REVILLON FRERES (PARIGI)
    DISTRIBUZIONE: PATHE' PICTURES
    PAESE: USA
    DURATA: 60 Min
    NOTE: NARRATORE RALPH SCHOOLMAN. COMMENTO CARL STEARNS CLANCY. NEL 1939 VENNE AGGIUNTA LA COLONNA SONORA. FILM INTERPRETATO DAGLI ESCHIMESI DEL LABRADOR. LA REVILLON FRERES, ERA UNA DITTA DI PELLAMI FRANCESE CHE ACQUISTAVA PELLAMI NELL' ESTREMO NORD AMERICA. IL PROTAGONISTA E' MORTO DI FAME DUE ANNI DOPO L' USCITA DEL FILM.

    CITAZIONE
    Documentario sulla vita di Nanuk e della sua famiglia; la caccia, l'igloo, la costruzione di un kayak, la vendita delle pelli tramite baratto.

    fonte ComingSoon

    Trailer

    Video



    Edited by Viky017 - 16/6/2015, 22:22
     
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  2. Madian
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    Nanuk l'eschimese è considerato il primo lungometraggio documentaristico della storia del cinema. La sua nascita è quasi casuale, in quanto l'autore, Robert J. Flaherty, era in realtà un mineralista, che nelle sue spedizioni si portava appresso una cinepresa a memoria delle sue ricerche. E' così che Flaherty realizza del 1922 questo documentario sulla vita di Nanuk, un eschimese delle terre ghiacciate del Labrador (Canada), nel lato della Baia di Hudson, un cacciatore che provvede alla sua famiglia e baratta le sue merci con "l'uomo bianco".

    In realtà il film ebbe diverse critiche, in quanto diverse scene, tra cui alcune delle principali, erano decise a tavolino da Flaherty e concordate con Nanuk, ma c'è da dire che onestamente sono scene di vita assolutamente possibile, non vediamo il cacciatore eschimese che s'inventa cose improbabili per il luogo o per il periodo, è fondamentalmente una visione della sua vita e del suo mondo, descritta a Flaherty dallo stesso Nanuk, e semplicemente indirizzata per rendere più apprezzabile la pellicola. Non ho trovato fastidiosa la cosa, e sinceramente non l'ho nemmeno notata più di tanto. Probabilmente Flaherty può aver detto a Nanuk: "dai oggi fammi vedere come vai a pescare, o fammi vedere come fai un kayak con le pelli", una delle foche cacciate pare essere già morta una volta mostrata nelle inquadrature, però sinceramente quando vedi l'Inuit sorridere nello scoprire come funziona un grammofono, mostratogli da un mercante bianco, mi sembra una reazione più che spontanea, e altrettanto la cattura del tricheco.

    E' un film muto, inframmezzato da didascalie esplicative che intervengono prima della scena. La musica verrà aggiunta successivamente, più di un decennio dopo. Diversamente da quel che si può credere il film ebbe un ottimo successo, tanto da portare la futura Paramount ad investire sui successivi lavori di Flaherty.
    Il cinema degli esordi era anche un modo per portare il mondo nelle sale, luoghi lontani, paesaggi di cui si è sentito solo parlare o di cui si è solamente letto, era uno degli sviluppi che si ebbero con l'invenzione della cinepresa. Questo è probabilmente uno dei motivi del successo di questo documentario.

    Si prova simpatia per Nanuk e per la sua famiglia, Flaherty cerca di mostrarci le difficoltà di quel mondo, della continua ricerca di cibo, della fame (emblematica la scena in cui Nanuk morde i pesci più grandi appena pescati per ucciderli e non farseli scappare), dell'ingegno (i membri della famiglia stipati dentro il kayak, cane compreso, in una scena che ricorda i pagliacci che escono in serie dalla macchina minuscola al circo), e nel susseguirsi degli eventi, pur senza una trama, si delinea comunque una sorta di percorso, di "storia", e nelle didascalie si viene informati che da lì a due anni Nanuk morirà di fame e freddo nelle sue terre. Come a far capire che nel rapporto tra uomo e natura, anche un grande cacciatore come Nanuk arrivi un giorno a soccombere.

    Chiudendo, considerato che si tratta del primo film di una certa lunghezza per il suo genere, dei mezzi a disposizione, e della location (non certo i set costruiti al caldo di Hollywood, si parla di riprese a temperature ben al di sotto dello zero), Flaherty credo meriti il successo che effettivamente la pellicola ebbe, e che gli permise di continuare a girare ("L'Uomo di Aran", del 1934 vincerà come miglior film straniero a Venezia, "I Racconti della Louisiana", del 1948, riceverà una nomination agli Oscar).
     
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