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Due settimane in un'altra città
Titolo originale Two Weeks in Another Town
Paese Usa
Anno 1962
Durata 107 min
Colore colore
Audio sonoro
Lingua inglese
Genere commedia
Regia Vincente Minnelli
Sceneggiatura Charles Schenee
Soggetto Irwin Shaw
Fotografia Milton R. Krasner
Montaggio Adrienne Fazan, Robert James Kern
Musiche David Raksin
Scenografia Geroge W. Davis, Urie McCleary
Costumi Marilù Carteny
Casa di produzione Metro-Goldwyn-Mayer
Interpreti e personaggi
Kirk Douglas: Jack Andrews
Edward G. Robinson: Maurice Kruger
Cyd Charisse: Carlotta
George Hamilton: David Drew
Daliah Lavi: Veronica
Claire Trevor: Clara Kruger
James Gregory: Brad Byrd
Rosanna Schiaffino: Barzelli
Joanna Roos: Janet BarkCITAZIONEJack Andrews (Kirk Douglas), attore sul viale del tramonto, dopo essere sopravvissuto ad un tentato suicido vive ricoverato in un manicomio e ha problemi con l'alcool. Viene chiamato a Roma dal regista Maurice Krueger per aiutarlo a terminare un film che rischia di venir cancellato. Qui il regista gli dice di non avere più una parte disponibile per lui, offrendogli però l'aiuto regia e il doppiaggio. Jack conosce una ragazza italiana (Daliah Lavi) alla quale si interessa da subito,ma questa è però innamorata della giovane e capricciosa star del film (George Hamilton). Inoltre i guai non sono terminati per lui perché rincontra l' ex-moglie (Cyd Chariss), una delle ragioni per le quali era finito in crisi.
fonte imdbTrailer
Edited by Paranoyd - 13/12/2014, 17:53. -
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Ci sono gli attoroni (Kirk Douglas e Cyd Charisse su tutti), c'è Vincente Minnelli, ma il film è proprio riuscito male. Vorrebbe commuovere lo spettatore, ma preme troppo il piede sull'acceleratore del pathos e finisce per essere ridicolo, come nella scena in cui Jack tenta nuovamente il suicidio, con un'urlante Carlotta al suo fianco (le facce che Douglas fa sono impagabili a mio avviso). C'è la tipica storiella piena di stereotipi con la giovinetta graziosa e di buoni sentimenti, contrapposta alla ex-moglie avida e mangia-uomini, oppure anche alla moglie del regista anziana ed acida. C'è Kirk che fa l'uomo che non deve chiedere mai, questa volta con la variante che è terribilmente depresso in alcune scene, con una recitazione a dir poco esasperata. L'idea di base non sarebbe neppure male (esplorare tutto quello che ruota intorno alla realizzazione di un film, l'enorme potere dei produttori, persino la malattia mentale), ci sarebbero pure dei riferimenti a persone reali da quanto ho letto sul web(il triangolo tra Tyrone Power, Darryl F. Zanuck e Linda Christian), ma finisce per essere una farsa. Ai miei occhi il film non si salva neppure per la fotografia e lo stile, che non sono da buttare, ma non hanno assolutamente nulla di particolare rispetto a tanti altri film dell'epoca, superiori anche sotto questo punto di vista.
Si può tranquillamente evitare..