Moebius (2013)

Kim Ki-duk - 05 Settembre 2013

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    Moebius


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    DATA USCITA: 2013
    GENERE: Drammatico
    ANNO: 2013
    REGIA: Kim Ki-duk
    SCENEGGIATURA: Kim Ki-duk
    ATTORI: Cho Jae-Hyun, Young Ju Seo, Eun-woo Lee
    PAESE: Corea del Sud
    CITAZIONE
    Dopo l'ennesimo tradimento del marito la moglie tenta di evirarlo senza successo. Finisce invece per evirare il figlio e poi fuggire, scatenando una reazione a catena incontrollabile. Il padre tenta in ogni modo di restituire una sessualità al ragazzo, nel frattempo vittima di ogni genere di abuso da parte dei coetanei, fino a far trapiantare il proprio pene nel corpo del figlio. Ma la madre intanto ritorna a casa e la tragedia familiare si aggrava ulteriormente.
    Un titolo destinato a dividere e a far discutere, presentato come tale e servito su un piatto d'argento per le polemiche in patria (dove il film ha dovuto affrontare tre gradi di giudizio censorio e uscirà con numerosi tagli) e alla Mostra del Cinema di Venezia. Il Leone d'Oro di Pieta non ha tolto a Kim Ki-duk la voglia di provocare con un cinema sempre più disturbante, ma Moebius è un film che ama farsi odiare, in cui il gioco è troppo scoperto. Kim mette in scena una vicenda chiaramente grottesca in maniera ancor più grottesca, senza dialoghi e consegnandosi volontariamente e ripetutamente all'ironia più crassa (la sequenza del pene calpestato dai camion in corsa o le ricerche su Google in merito al trapianto di genitali).
    Osservando Moebius in chiave di esperimento si può quasi apprezzare la volontà irridente nascosta in uno slapstick dell'eccesso, affidato al digitale grezzo e disadorno di una videocamera, che rimanda al porno comico nipponico del roman porno o del pinku eiga, quando non al trash di casa Troma. Non è lecito sapere se Kim Ki-duk conosca la Troma, è lecito interrogarsi sulla reale volontà di girare una farsa grandguignol o di proseguire - come probabile - un discorso autoriale, strapazzando così violentemente la propria poetica. Come in un'autoparodia fino alle estreme conseguenze o un tentativo di tornare sui temi portanti del proprio cinema - mutismo del protagonista maschile, tragedia greca e complesso di Edipo, natura bestiale dell'uomo, sessualità violenta, misoginia - spogliandoli di ogni orpello stilistico (sceneggiatura compresa) e di qualsiasi forma di autocontrollo. Il desiderio sessuale conduce inesorabilmente al dolore, il nucleo familiare alla tragedia, il maschile e il femminino regolano la propria relazione secondo leggi ancestrali brutali che precorrono qualunque forma di civiltà. Ed è in questo senso che il sottotesto misticheggiante si insinua, riprendendo in chiave farsesca il tema di Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera sulla necessità di purificarsi spiritualmente per ottenere la pace interiore; come se il percorso di redenzione passasse necessariamente da un'evirazione, sia essa simbolica o concreta. E il ricordo non può che andare ad Arirang - il film della cesura tra le due fasi principali della carriera di Kim Ki-duk, sempre più importante per comprendere l'autore - e alle lacrime che rigano il viso del regista mentre rivede Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, piangendo lo smarrimento della propria musa. Forse ci prendeva in giro già allora, di sicuro si sta divertendo un mondo adesso, alle sue e alle nostre spalle, nella più beffarda delle rivincite contro il mondo del cinema.

    Fonte: MyMovies

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    Edited by Viky017 - 6/3/2014, 22:19
     
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  2. Hannibal Lecter
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    Visto proprio ieri sera, dopo una difficile ricerca...non lo trovavo mai! Con questo ho terminato la visione di tutti i film di Ki-Duk e nessuno di essi mi ha mai delusa, un ottimo regista che adoro. Per quanto riguarda questo film in particolare, mi ero gia' preparata psicologicamente alla sua visione, stante i contenuti e la tematica ma, forse perche' qui in Italia e' arrivato con ben 20 scene tagliate, personalmente non mi e' sembrato cosi duro e nemmeno troppo disturbante come avevo letto nelle recensioni. Tutto parte dall'adulterio, che genera la disgregazione fino alla distruzione di questa famiglia, l'odio della moglie tradita che, nel tentativo di vendetta, tema sempre dominante nei film di Ki-Duk, cerca di evirare il marito colpendolo invece attraverso il figlio. Madre, padre e figlio in un circolo che passa attraverso il dolore fisico estremo quasi a volersi purificare dei peccati, fino alla distruzione totale. Alcune scene disturbanti sicuramente ci sono, ma probabilmente non nel modo in cui ci si aspettava: nel senso che, a mio parere, e' molto piu' difficile e disturbante guardare una scena in cui una madre accarezza il pene del figlio fino a farlo venire, piuttosto che il sangue che zampilla dal pene appena reciso, o il sangue che resta impregnato sui muri e sulle lenzuola della medesima scena. Ki-Duk cerca forse anche di sdrammatizzare la situazione facendoci vedere un padre che, quasi a voler espiare la sua colpa, si fa trapiantare il pene per donarlo al figlio e si da un gran da fare cercando su Google notizie sul trapianto dei genitali.... ho letto che alcuni dicono che il film e' quasi farsesco, mi sembra una parola grossa, certamente ci sono dei momenti, ai quali Ki-Duk ci ha gia' abituato con altri suoi film, un po' estremi ma sicuramente mai farseschi. In conclusione, una delle opere sicuramente piu' forti: troviamo di tutto in questo film, il sangue che scorre, la distruzione di una famiglia, la ricerca spasmodica del piacere passando attraverso il dolore fisico estremo, la morte, ma anche l'amore di un padre verso il proprio figlio, disposto a donare il proprio pene al figlio innocente, pur di aiutarlo e , se vogliamo, anche l'amore di una moglie che non sopporta il tradimento, il successivo odio che la porta al gesto estremo, poi l'amore di una madre che aiuta a far ritrovare al figlio un piacere sessuale attraverso lo stesso pene che ha causato i tradimenti fino all'odio che la riporta all'ennesimo tentativo di evirare il figlio. Non so se vi ho fatto cogliere appieno tutte le sensazioni e le molteplici tematiche di questo film che non e', a mio parere, il migliore di Ki-Duk ma un buon film che comunque consiglio di vedere a chi ama questo regista.
     
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    Buco di trama

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    Concordo con Patrizia, il film è molto bello e molto crudo in alcuni frangenti, non è il film migliore del regista però merita di essere visto.
    Questa sua particolare scelta ricorrente di evitare totalmente i dialoghi io l'apprezzo molto e sinceramente non la trovo ne pesante ne altro, anzi non ci si fa proprio caso. Ripensandoci dopo la visione del film i dialoghi risultano del tutto superflui. Far dire ad un personaggio per esempio "aiuto papà portami all'ospedale", col senno di poi risulta totalmente inutile.
    Non è la sua prima pellicola con assenza di dialoghi o con dialoghi ridotti al minimo indispensabile, ma se si volesse trovare un motivo di questa scelta nel contesto di questa trama, potrebbe essere magari ricondotta alla mancanza di comunicazione all'interno della famiglia che ha poi causato i vari problemi.
    La scena finale mi ha un po' spiazzato e non l'ho capita bene. All'inizio ci sono un paio di sbalzi temporali perciò credo che anche il finale vada ricollegato a qualcosa visto in precedenza, è solo che mi sfugge.

    C'entra, seppur in modo marginale, la spiritualità, anche se non è ciò che spicca maggiormente. La ricerca del piacere attraverso il dolore è qualcosa su cui riflettere. I protagonisti di certo non brillano per i loro sentimenti o l'amore verso il prossimo, ma alla fine anche vittima e carnefice si "alleano" per il piacere di pochi attimi.
    Kim Ki duk è un regista straordinario, bastano due inquadrature delle sue per capire il contesto generale nel quale ci si trova. Regia e montaggio leggerissimi, fotografia naturale. Bello il tema musicale ricorrente.
    Il mio preferito per adesso rimane comunque Primavera, estate, autunno, inverno...

    Meno evocativa, ma comunque bella la scena ripresa da Ferro 3. In quest'ultimo, mi assumo la responsabilità delle mie parole: una delle scene più belle nella storia del cinema.
    Quante ne sa...quante...
     
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  4. Arnasonatine
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    E' stato il primo film di Kim che ho visto, poco più di un anno fa. Dirò due parole in base a quello che mi ricordo.
    Il titolo è il più grande spoiler: "il nastro di Mobius", una superficie circolare non orientabile in cui non è possibile stabilire una faccia superiore/inferiore. Il suo film ha quindi la funzione di disorientarci, soprattutto attraverso due tagli lampanti: quello dell'organo genitale maschile, simbolo di potere all'interno della famiglia, e quello dei dialoghi, che da sempre caratterizzano ogni film "che si rispetti".
    Il padre, prendendo la decisione di far trapiantare il proprio pene al figlio, distrugge l'ordine primitivo della famiglia, che condurrà poi all'incesto madre-figlio.
    La sessualità è piacere e dolore. La presenza o meno dell'organo sessuale è irrilevante. La pulsione resta. Il desiderio è un capriccio da soddisfare con qualsiasi mezzo (la pietra). Conseguenza inevitabile è la sofferenza e il temporaneo pentimento. Potrebbe quasi essere la metafora dei rapporti sessuali tra amori non corrisposti: sfogo e pentimento, un circolo vizioso, un eterno ritorno, proprio come il nastro. La pulsione della carne porta sofferenza, ed essa, in Moebius, si materializza in tragiche vendette.
    L'unico modo per fermare questa follia è l'espiazione dei peccati attraverso il taglio finale (stavolta definitivo) ed una purificazione spirituale. Il figlio s'inchina e sottomette se stesso al Buddha. E' l'inizio di qualcosa di più grande.

    Viky ha ragione, ci sono tantissime analogie tra questo film e altri suoi capolavori!
    Chiaramente Kim è stato criticato fino al midollo perchè Moebius è un esperimento esagerato, esasperato, mutilato. A me è piaciuto proprio per questi motivi. Voto personale: 8-
     
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3 replies since 6/3/2014, 12:36   79 views
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