Abdellatif Kechiche

Tunisi, 7 dicembre 1960

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    Abdellatif Kechiche


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    Abdellatif Kechiche arabo: عبد اللطيف الكشيش‎, detto anche Abdel (Tunisi, 7 dicembre 1960) è un attore, regista e sceneggiatore tunisino naturalizzato francese.


    C'è qualcosa di profondamente sanguigno nelle storie del franco-tunisino Abdellatif Kechiche. Un elemento indefinito, eppure costante, che si trasforma in vigore essenziale verso quell'esistenza sempre presa di petto dai suoi personaggi, anche nel momento in cui soccombono e possono solo abbandonarsi agli strani scherzi del destino. Dopotutto, l'energica confusione della sua idea di cinema in breve può diventare cupa, asfissiante, una morsa che il regista nato a Tunisi dimostra di saper orchestrare in maniera mirabile. Ogni sfumatura ha il suo risalto. Anche il dialogo più insignificante e il gesto apparentemente più inutile trovano la loro giusta emersione nelle tessiture dei racconti. Intorno alle tavole imbandite di Cous Cous - il film che lo ha rivelato al grande pubblico - le voci si intrecciano, le mani si sfiorano, i drammi si acquietano nei colori della famiglia, dei cibi, della comprensione.

    Dai film degli altri alla regia
    Immigrato a Nizza con la famiglia quando era solo un bambino, dopo una formazione teatrale, Kechiche si accosta al cinema in veste di attore.
    Ventenne è nel tv-movie Un balcon sur les Andes (1982), poi in alcune pellicole come Le thé à la menthe (1984) di Abdelkrim Bahloul, Les innocents (1987) di André Téchiné, Bezness (1992) di Nouri Bouzid e Un vampiro in paradiso (1992) sempre di Bahloul.
    Nell'arco di pochi anni diventa un volto riconoscibile del cosiddetto cinema "beur", termine con cui si definiscono i nord-africani di seconda generazione. Una storia d'immigrazione è al centro della prima prova da regista: in Tutta colpa di Voltaire: il tunisino Jallel va a Parigi per cambiare vita, cerca di integrarsi, si finge algerino al fine di avere asilo politico, conosce una realtà difficile, vive un mondo invisibile. L'ostinata attenzione al fattore umano, derivante da un linguaggio filmico che tallona i personaggi, torna amplificata nel successivo La schivata (2003), già opera della maturità, più complessa e compatta.
    Prendendo spunto dal settecentesco Gioco del caso e dell'amore di Marivaux - rappresentato a teatro dai giovani protagonisti - si raccontano le banlieu, la storia d'amore tra Lydia e Krimo, la degradazione sociale, ancora il pudore, gli avvicinamenti, le incomprensioni, la voglia di vivere.

    La verità del vedere
    Premiato con il Gran premio della giuria a Venezia, Cous Cous (2007) conferma Kechiche uno dei registi europei più significativi degli ultimi anni. Attraverso la storia di una famiglia francese di origine araba, la visione si allarga al "milieu" mediterraneo, alla solidarietà insita nei suoi popoli, al concetto di condivisione. Meglio che altrove, il cineasta riesce a cancellare la macchina da presa, costruendo un film oltremodo libero e spontaneo nel suo mostrare la vita al di là di ogni concessione pittoresca. Nelle disavventure di un maghrebino sessantenne, che sogna di aprire un ristorante di cous cous su un barcone da rimettere a nuovo, persiste una quotidianità autentica, distante da qualsiasi artificio cinematografico. Un sapore di realtà irruenta, possente come la danza di Hafsia Herzi - premiata a Venezia come miglior esordiente - che scandisce l'ultima parte.
    Va in una direzione diversa il successivo Venere nera (2010), racconto in costume sulla vita reale di Saartjie Baartman, giovane ottentotta esibita come fenomeno da baraccone agli inizi del XIX secolo per la peculiarità dell'apparato genitale. L'esposizione del suo corpo davanti agli occhi degli scienziati o del popolo che affolla gli spettacoli dei freak, poi degli aristocratici ammassati nelle rappresentazioni di corte, la mortifica fino a trasformare la violenza del vedere in atto dunque fisico, carnale. Un'opera complessa sullo sguardo e, automaticamente, sullo spettacolo, sulle implicazioni morali di ogni visione, che ha diviso la critica in due fazioni nette, probabilmente inconciliabili.
    Il 2013 Kechiche torna con un nuovo film, La vita di Adele, storia d'amore e di formazione incentrata sul rapporto tra due adolescenti che trionfa al Festival di Cannes aggiudicandosi la Palma d'Oro.

    Filmografia

    Regista e sceneggiatore
    Attore

    • Le Thé à la menthe, di Abdelkrim Bahloul (1984)

    • Mutisme, di Philippe Ayache (1987)

    • Les Innocents di André Téchiné (1987)

    • Bezness di Nouri Bouzid (1991)

    • Un vampiro in paradiso (Un vampire au paradis), di Abdelkrim Bahloul (1991)

    • Marteau rouge di Béatrice Plumet (1996)

    • Le Secret de Polichinelle di Franck Landron (1997)

    • La Boîte magique di Ridha Behi (2002)

    • America dopo (Sorry, Haters), di Jeff Stanzler (2007)

    Riconoscimenti
    2000: Leone d'oro per la migliore opera prima alla Festival del Cinema di Venezia per Tutta colpa di Voltaire
    2005: Premio César per miglior film, miglior sceneggiatura, miglior regia e rivelazione femminile (Sara Forestier) per La schivata
    2007: Premio Louis-Delluc, premio speciale della giuria e Leone d'Argento ex aequo per Cous cous alla Festival del Cinema di Venezia
    2013: Palma d'oro per miglior film al Festival di Cannes per La vita di Adele.

    fonte Wikipedia & MYmovies

    Edited by Angelica_ - 7/12/2016, 17:33
     
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0 replies since 2/11/2013, 20:03   43 views
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