Adele H. - Una storia d'amore

Francois Truffaut - 1975

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    Adele H. - Una storia d'amore



    GENERE: Drammatico
    ANNO: 1975
    REGIA: François Truffaut
    SCENEGGIATURA: François Truffaut, Suzanne Schiffman, Jean Gruault, Jan Dawson
    ATTORI: Isabelle Adjani, Bruce Robinson, Sylvia Marriott, Joseph Blatchley, Ivry Gitlis, Louise Bordet, Madame Louise, François Truffaut, Reubin Dorey, Sir Cecil De Sausmarez, Sir Raymond Falla, M. White, Roger Martin (II)

    FOTOGRAFIA: Néstor Almendros
    MONTAGGIO: Martine Barraqué, Yann Dedet, J. Garconne
    PRODUZIONE: LES FILMS DU CARROSSE LES PRODUCTIONS ARTISTES ASSOCIES
    DISTRIBUZIONE: FOX - MGM HOME ENTERTAINMENT, L'UNITA' VIDEO (GLI SCUDI)
    PAESE: Francia
    DURATA: 96 Min
    FORMATO: PANORAMICA - TECHNICOLOR


    CITAZIONE
    Perdutamente innamorata dell'inglese Albert Pinson, il giovane tenente degli Ussari di cui è stata l'amante, Adele Hugo, secondogenita del grande scrittore, fugge dall'isola di Guernesey (nella quale suo padre, ardente repubblicano, vive in esilio dopo l'avvento del secondo impero) e raggiunge Halifax, città della Nuova Scozia in cui Pinson è stato destinato. Il bel tenente però non l'ama più e a nulla serve il consenso a sposarlo che Adele ha finalmente strappato dal padre, così come si rivelano inutili, anzi dannosi, i sotterfugi e le menzogne cui la ragazza ricorre per riconquistare l'uomo che ama. Quando Pinson si trasferisce col suo reggimento alle Barbados, Adele lo segue. Perduta la primitiva bellezza, ridotta in miseria, la giovane è ormai prossima alla follia, tanto da non riconoscere l'amato...

    fonte ComingSoon

    Trailer:


    Video



    Edited by BlackPanther - 7/12/2014, 15:03
     
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    Diciamolo subito: vale la pena guardarlo solo per Isabelle Adjani, bellissima e bravissima. Per il resto è una biografia melodrammatica che ha poco di concreto da offrire, anche se ammetto che a me i biopic lasciano quasi sempre indifferente, mentre magari qualcun'altro potrà trovarlo molto bello. Di sicuro, però, Truffaut ha fatto molto di meglio nella sua carriera.

    Il film narra la storia della figlia di Victor Hugo (al tempo in esilio sull'isola di Guernesey), Adèle, che per amore si reca in Canada a insaputa della famiglia. Questa ragazzina è follemente innamorata di un ufficiale del 16° ussari, Albert Pinson, un giovanotto fascinoso e donnaiolo che non ha minimamente intenzione di sposarsi con lei, anzi, non vuole proprio più vederla. Ma Adèle non si dà per vinta, è vittima di un amore folle, irrazionale, che la spinge a mentire a tutti e ad inventarsi ogni sorta di diavoleria per raggiungere il suo scopo, in un climax di delirio crescente: soggiornerà ad Halifax sotto falso nome; dirà che l'ufficiale è suo cugino o il cognato della sorella; si travestirà da uomo per avvicinarlo; farà credere al padre che il matrimonio è avvenuto; offrirà delle prostitute a Pinson per fargli capire che è disposta a sposarlo e al contempo a lasciarlo libero di proseguire la sua vita da donnaiolo; manderà a monte il matrimonio dell'ufficiale fingendosi incinta di lui ecc. ecc.
    Quest'adorazione irragionevole e morbosa porterà la giovane donna alla follia, a vagare vestita di stracci, sporca e denutrita per le vie di una città delle Barbados dove il reggimento di Pinson viene trasferito. Alla fine verrà riportata in Francia e passerà il resto della sua vita in una clinica.

    La Adjani è bravissima ad interpretare questa donna folle d'amore (si direbbe che i ruoli da pazza le calzino alla perfezione - Possession), in particolare nel finale quando vagherà con sguardo spento e allucinato per le vie di Bridgetown. Ma anche Bruce Robinson nei panni dell'ufficiale sprezzante e insensibile se la cava molto bene, ti verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi. Ma pure Adèle eh, quanto scema dev'essere per correre dietro ad uno del genere fino a rovinarsi la vita?
    Sì, diciamo che la recitazione di entrambi è ottima e coinvolge lo spettatore nella vicenda, ma per il resto c'è poco altro su cui soffermarsi: musica, scenografia, fotografia, regia...tutto normalissimo, piatto, incolore, non degno di uno come Truffaut.
     
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    Sono parzialmente d'accordo con quanto asserito dal saggio Snaporaz sul film, specie sulla bravura della giovanissima ed eterea Isabelle Adjani, che nell'arco dei primi tre anni di carriera da quando Truffaut l'ha strappata al teatro ha già recitato per Polanski (L'inquilino del terzo piano) ed Herzog (Nosferatu). Tanto di cappello.

    Benchè il plot possa sembrare quello di un solito melodramma - genere con cui anche io faccio a pugni ancor più se inerente ad una qualche biografia - si possono trovare elementi che sono riscontrabili ad altri film del regista della Nouvelle Vague, ricalcandone i topoi cari.
    Non so perchè non sia stato fatto un lavoro di maggior mordente sul piano sonoro, la mancanza di una bella colonna sonora come quelle di Delerue o Duhamel avrebbe giovato all'opera che piuttosto pone al centro dell'attenzione ciò che vediamo, e cioè i begli occhi di un'attrice dal talento innato capace di comunicare smarrimento, desolazione e solitudine in contrasto con la primitiva bellezza che il viso esprime.
    Sul versante estetico non vengono raggiunte le vette de Le due inglesi, altro melodramma in costume la cui forza stava principalmente in certi squarci paesaggistici tali da sembra dei dipinti, in risposta però ad un ritmo narrativo lento.
    In Adèle H le scenografie, perlopiù interni austeri e disadorni (la banca, la casa in cui la protagonista è ospitata), nella loro rappresentazione sobria e credo volutamente algida probabilmente acuiscono il senso di deflagrazione interiore della figlia di Hugo. Pensando a ciò a cui fu abituata lei, appartenente ad una famiglia agiata, Truffaut ha forse voluto rimarcare questa evasione di Adèle dai costumi borghesi per cercare l'indipendenza in un amore folle, ossessivo e ormai palesemente irrealizzabile e lo spazio in cui ella vaga si confà pienamente alla sua condizione.
    Qui mi riallaccio a quello che dicevo inizialmente e cioè che pur raccontando una storia d'amore tratta dall'epistolario di Adèle, quel furbacchione di Truffaut ha l'incentivo di dare il là a tematiche care della sua poetica cinematografica: il riscatto della donna in una società patriarcale, l'assenza dei genitori e il rapporto padre-figli (unica via di confronto e comunicazione tra i due Hugo è proprio la scrittura, cosa che comunque rende la figura paterna insormontabile), il rifiuto delle convenzioni borghesi, e naturalmente l'amour fou.
    A me è piaciuto tutto sommato, non è un capolavoro, ma è uno di quei film che non si dimenticano, che sono destinati a vivere un fascino eterno e che Truffaut ha consegnato alla storia del cinema e a noi cinefili spetta tramandarne il valore autentico, l'unicità.

    Voto 8
     
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