Holy Motors

Leos Carax - 06 Giugno 2013

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    Premio Oscar

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    Holy Motors


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    In concorso al Festival di Cannes 2012
    USCITA CINEMA: 06/06/2013
    GENERE: Drammatico
    REGIA: Leos Carax
    SCENEGGIATURA: Leos Carax
    ATTORI: Denis Lavant, Edith Scob,
    Eva Mendes, Kylie Minogue, Michel Piccoli,
    Elise Lhomeau
    FOTOGRAFIA: Yves Cape
    MONTAGGIO: Nelly Quettier
    PRODUZIONE: Pierre Grise Productions,
    coprodotto da Arte France Cinéma, WDR/ARTE,
    Pandora Film Produktion
    DISTRIBUZIONE: Movies Inspired
    PAESE: Francia 2012
    DURATA: 110 Min

    CITAZIONE
    Dall'alba alla notte, alcune ore della vita di Mr. Oscar, un essere che viaggia passando da una vita all'altra. Grande imprenditore, assassino, mendicante, creatura mostruosa, padre di famiglia...Oscar sembra interpretare dei ruoli, immergendosi completamente in ognuno di loro - ma dove sono le cineprese? E' solo, accompagnato unicamente da Céline, una donna alta e bionda alla guida della gigantesca macchina che lo trasporta attraverso Parigi e i dintorni. Ma dove sono la sua casa, la sua famiglia, il suo riposo?

    fonte ComingSoon

    Trailer


    Video



    Edited by Viky017 - 29/6/2015, 18:34
     
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    Attore non protagonista

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    Oscar (Denis Lavant) trascorre le sue giornate recandosi a vari appuntamenti in giro per Parigi, spostandosi su una limousine bianca guidata da Céline (Edith Scob). Il punto è che non sono tradizionali appuntamenti d'affari o galanti o chissà che altro. Ad ogni appuntamento Oscar è chiamato a recitare un ruolo diverso, che può essere quello di una vecchietta che fa l'elemosina all'angolo della strada, o quello di un padre alle prese coi turbamenti adolescenziali della figlia, o quello di un vecchio sul letto di morte o ancora quello di un assassino. La limousine diventa così il suo personale camerino in cui si (s)veste e si (s)trucca tra un appuntamento e l'altro, un camerino che sembra infinito ed in grado di contenere ogni cosa di cui un attore possa necessitare. Inevitabile pensare alla limousine di Cosmopolis di Cronenberg, uscito tra l'altro lo stesso anno: due microcosmi in movimento.
    In sostanza Holy Motors è un viaggio surreale ed allucinante che ci porta dritti nel cuore del Cinema e dei suoi generi. Ad ogni appuntamento potremmo infatti associare dei generi cinematografici diversi, con tutti i loro cliché, come il melodramma, il thriller con tanto di plot twist, l'horror, l'animazione, il dramma psicologico, il musical e via dicendo.

    Video


    Giusto per dare un'idea di quanto siano fuori di testa questo film e questi appuntamenti vi anticipo che in uno di essi Oscar, travestito da mostro noto col nome di Merde, in successione: mangia dei fiori al cimitero, strappa a morsi due dita ad una ragazza, rapisce Eva Mendes, la porta nelle fogne, le strappa i vestiti per farci un burqa, si denuda mostrando il pene in erezione e mangia i capelli di Eva mentre fuma una sigaretta. Un climax delirante che termina con quest'inquadratura, che sembra un quadro

    Forse un riadattamento blasfemo di qualche dipinto del genere

    Ora avete una vaga idea di cosa sia questo film.
    Un altro appuntamento indimenticabile, con una bellezza visiva da lasciare senza fiato e che da solo vale il prezzo del biglietto, è quello in cui Oscar interpreta un attore per il motion capture, passando continuamente dall'essere una struttura astratta di punti luminosi ad una creatura in carne ed ossa e culminando in una sorta di amplesso/fusione con una donna

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    Inizialmente è difficile comprendere le intenzioni di Carax, ma pian piano si comincia ad intravedere un senso: Holy Motors è una lettera d'amore al Cinema, nella sua essenza più pura, ed alle sue infinite possibilità, ma anche una sofferente riflessione sulla sua attuale crisi, un epitaffio ad un cinema ormai antico, morto, che ha abbandonato la purezza della pellicola; un omaggio alle capacità mimetiche ed alle performance realizzative degli attori (non è un caso che il protagonista si chiami Oscar). Il regista si prende pure la briga di inserire frammenti di "cinema" di inizio '900, per completare questo mosaico di generi e di storia

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    A questo punto anche l'incipit - nel quale Leos Carax in persona si sveglia ed aprendo una porta nella sua camera da letto si trova di fronte una platea di spettatori al cinema - acquisisce un senso

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    Gli spettatori sono dormienti, o magari pure morti, e il regista osserva dall'alto e s'arrende. Chi vedrà quel che stiamo per vedere? E perché oggi, come sostiene in una scena il protagonista, le telecamere non si vedono più? Conta solo la performance e nemmeno sappiamo per chi conti: per lo spettatore? Ma se già dorme! E allora Carax prova ad instaurare un dialogo col pubblico della sala ed a riscuoterlo dall'apatia, ma senza prediche, solo con l'arma della dissacrazione, dell'esagerazione parossistica, dell'assurdo.
    È un film sul miracolo della recitazione, sul cinema che si confonde con la vita, ma è anche una riflessione sui ruoli sociali, sull'identità e sulla sua distruzione (al riguardo è decisivo l'appuntamento in cui Oscar impersona un assassino), sulla verità, sull'amore, sulla bellezza. Ogni episodio suggerisce riflessioni diverse. Qual è il confine tra il reale e la finzione? Dove finisce la recita e dove inizia la vera personalità di Oscar? C'è un pubblico, c'è qualcuno dall'altra parte? Oppure sono tutti attori ormai?
    E di fronte al declino dell'uomo, a farla da padrone è il trucco & parrucco che trasforma continuamente Oscar e, soprattutto, il lato meccanico: limousine senzienti e parlanti, motori sacri che spingono l'intero universo cinematografico, muovono l'intero mondo nel quale vive l’attore e - in un memorabile finale in cui si raggiunge il colmo dell'assurdo- rimpiangono anch'essi i tempi passati e criticano l'assuefazione del pubblico al cinema moderno e al digitale.
    Oscar, un appuntamento dopo l'altro, accumula una stanchezza crescente, beve e fuma in continuazione, non si nutre, riversa sui personaggi che interpreta una quantità di energia vitale che sottrae a se stesso. Allo stesso tempo, però, è questo massiccio impegno che gli conferisce un senso e lo mantiene in vita. Un discorso che possiamo trasporre al Cinema stesso: nel ricostruire una realtà, esso trae vitalità e linfa dalla realtà esterna che reinventa continuamente fino a diventare esso stesso un paradigma del reale, spesso più efficace e meno anonimo della vita stessa.

    In conclusione Holy Motors è un film che definire audace e originale è un eufemismo, un esempio perfetto di metacinema, un film ricco di citazioni (René Clair, Bertolucci, Kubrick, Chaplin e molto altro ancora) che però riesce a nascondere la sua "intelligenza" dietro il velo del cinema dell'assurdo. È un film in cui si ride, ci si pone domande, si resta senza parole, addirittura ci si commuove; un caleidoscopio di emozioni girato da un cinefilo per i cinefili. Perché probabilmente Holy Motors non è un film adatto a tutti i palati, non è un passatempo leggero, bensì chiede allo spettatore di aprire gli occhi, di non essere come la platea dell'incipit.

    Dal punto di vista tecnico è tutto perfetto, regia e fotografia di altissimo livello, ma sopratutto non si può non togliersi il cappello di fronte alla magistrale e multiforme interpretazione di Denis Lavant, che avrebbe sicuramente meritato un Oscar. Interpretare una decina di personaggi completamente diversi gli uni dagli altri, sia nel fisico che nel comportamento, non è cosa da tutti.

    Forse è pure inutile affannarsi a dare spiegazioni razionali, piuttosto godetevi lo spettacolo come nel caso di film quali Inland Empire. Bisogna accettare Holy Motors così com'è, con una fede religiosa nel Cinema, godersi l'odissea senza meta di Oscar in cui ciò che conta è solo "la bellezza del gesto".
    E non si può non concludere citando un celebre monologo di Shakespeare

    All the world's a stage,
    And all the men and women merely players;
    They have their exits and their entrances,
    And one man in his time plays many parts.



    9.5/10

     
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    Sono morto sentendo quest'intervista:
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    QUANT'È MISERABILE QUEST'UOMO :lol: Lo adoro già ma davvero sembra in pena per tutta l'intervista. Quando parla male di Lavant poi :lol: "non lo conosco, non abbiamo mai cenato assieme, avremo scambiato 4 chiacchere in totale. Inoltre mi ha sorpreso, è migliorato col tempo, fino a un paio d'anni fa probabilmente non sarebbe riuscito a fare certe scene. [...] In pratica ho scelto di girare il film a Parigi e con Denis Levant perché era l'unico modo per farlo in fretta..." Ma che cazzo, alla fine lo salva definendolo meraviglioso ma la sua onesta è davvero brutale :lol:
    Altra risposta epica, alla domanda "certe inquadrature sono composte in modo squisito mentre altre sono più caotiche e sembrano quasi improvvisate, come mai questa scelta?" "[...] mi sono impegnato meno rispetto ai miei film precedenti".

    Ad ogni modo ciò che traspare da quest'intervista e dalla maggior parte delle dichiarazioni di Carax è che non approva l'interpretazione di snapo (e della maggior parte dei critici e dei suoi fan) del film, per lui questo è un film fantascientifico sull'alienazione nell'era di internet. E un po' ci ho visto queste tematiche del film, ma non posso non dare ragione anche snapo, questo film trabocca di meta-cinema e riflessioni verso il mezzo, che Carax l'abbia fatto intenzionalmente o meno. Probabilmente la cinefilia è così intrinseca al suo essere che ormai nemmeno ci fa caso.
    Notare poi che Carax non sopporta il digitale eppure è stato costretto a girare così il film e pure a rilasciarlo in streaming, insomma il voler commentare sullo stato del cinema può anche essere scaturito inconsciamente dalla frustrazione che prova nel lavorare nel panorama del cinema di oggi, ma per lui magari non è mai stato il focus del film.

    Parlando del film è piaciuto molto pure a me, squisitamente surreale e tecnicamente davvero ben fatto (sebbene non al livello delle sue collaborazioni con Jean-Yves Escoffier, come ammesso anche da lui) e appunto ha questa duplice natura di sci-fi dell'assurdo e film autoriale che commenta sullo stato del cinema che lo rende particolarmente interessante.

    Miglior scena secondo me oltre alla scena con il barbone e Eva Mendes nella grotta già citata da Snapo, è il numero musicale di Kylie Minogue. Splendidamente ripreso, illuminato e coreografato.

    Vorrei rivederlo in futuro ma per ora per me è un 9.

    Edited by Zio Pinco - 20/8/2018, 16:50
     
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