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Ecco l'impero dei sensi
Titolo originale Ai no corrida / 愛のコリーダ
Paese di produzione Giappone, Francia
Anno 1976
Durata 120 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere drammatico, erotico
Regia Nagisa Oshima
Soggetto Nagisa Oshima
Sceneggiatura Nagisa Oshima
Produttore Anatole Dauman
Produttore esecutivo Kôji Wakamatsu
Casa di produzione Argos Films
Fotografia Hideo Itoh
Montaggio Patrick Sauvion e Keiichi Uraoka
Musiche Minoru Miki
Scenografia Jusho Toda
Costumi Masahiro Katô e Jusho Toda
Cast
Eiko Matsuda: Sada Abe
Tatsuya Fuji: Kichizo Ishida
Taiji Tonoyama: vecchio mendicante
Kanae Kobayashi: Kikuryû, la vecchia geisha
Kyôji Kokonoe: il maestro Ômiya
Meika Seri: Matsuko, la cameriera di Yoshidaya
Aoi Nakajima: Toku
Yasuko Matsui: Tagawa, la locandiera
Naomi Shiraishi: la geisha Yaeji
Komikichi Hori: geisha di Mitsuwa
Kikuhei Matsunoya: il buffone Hôkan
Akiko Koyama: geisha di Mansaki
Yuriko Azuma: geisha di Mitsuwa
Rei Minami: geisha di Mitsuwa
Machiko Aoki: cameriera di Mitsuwa
Mariko Abe: Kinu, cameriera di Yoshidaya
Kyôko Okada: Hangyoku, giovane geisha
Kiyomi Yasuda: geisha di Mitsuwa
Hiroko Fuji: O-Tsune (capo-cameriera di Yoshidaya)
Tômi Mitsuboshi: Chieko, cameriera di Yoshidaya
Katsue Tamiyama: grassa cameriera di Mansaki
Hitomi Fukuhara: ragazza con l'ombrelloCITAZIONETokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Abe Sada e Kichi, il proprietario della pensione presso cui presta servizio, è fatto di un amore totalmente dominato dai sensi. La relazione parte dall’attrazione reciproca, si evolve attraverso l’estasi sensuale per precipitare, nel finale, in un baratro erotico. I due amanti vivono alimentando (e alimentandosi di) questo tipo di legame, l’uno in funzione del piacere che può dare all’altro, annullando, con l’ossessivo ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale e di razionalità. La costante necessità che hanno l'uno dell'altra è tale che non possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o all'aperto. Il compulsivo consumarsi del gesto carnale, che diviene sempre più estremo, si conclude con la morte di Kichi, soffocato nell'ultima e mortale trasgressione. Nel finale Abe Sada recide il membro di Kichi - di evidente valore simbolico e affettivo - e se ne appropria, serbandolo con cura nel kimono per tre giorni, fino all'arresto da parte della polizia.
Fonte: WikipediaTrailer:
Edited by Paranoyd - 23/1/2015, 15:24. -
misterpoe.
User deleted
"...il porno come eccesso, l'au-delà del desiderio, nevvero? [...] Il porno si instaura alla morte del desiderio. Morto, sacrificato l'Eros, l'aldilà del desiderio, quando tu fai qualcosa aldilà della voglia, la voglia della voglia: questo è il porno. È una svogliatezza. Il più grande pornomane, pornografo, è Franz Kafka, non è Sade. [...] Io mi considero nel porno. Il porno è il manque, l'altrove, il quanto non è, il quanto ha superato se stesso, è quanto non ha voglia, è quanto non "gli tira" (pur tirando, non tira – è stirato, per sempre)." Carmelo Bene
L'impero dei sensi e' oltre l'erotismo,e' il funerale dell'eros, e' quello che Bataille(delle idee del quale il fim e' impregnato) definiva: "l'approvazione della vita fin dentro la morte".. -
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Lo sapevo che sarebbe stato meglio se avessi guardato Tron
Ho deciso di guardare questo film, perchè leggendo il tuo commento pensavo che fosse una perla imperdibile...Bè, tutta sta filosofia non è che l'ho vista...Sarà perchè mi sono addormentata e non ho visto la fine, e sono sicura anche grazie a ciò che hai scritto, che è probabile che finisca in tragedia (?)...Però semplicemente questo film mostra ciò che è naturale ed ovvio che accada quando tra due persone c'è l'intesa ed il sentimento giusti...Non è niente di speciale...Tutto il concetto del film è corretto e molto bello...Forse in quegli anni era strano che questo venisse mostrato, dunque è anche apprezzabile sotto questo punto di vista. Ma personalmente, essendo questo un genere che non mi appassiona, non l'ho trovato un filmone...Non credo che vedrò mai il finale, è scientificamente provato che nei film quando c'è una coppia felice, uno dei due schioppa, o si lasciano o qualsiasi altra cosa che li divida. Dunque no.
Il protagonista è senza dubbio la versione asiatica di Johnny Depp. Chi ama il Giappone apprezzerà sicuramente le ambientazioni e le musiche, come ho fatto io! La lingua giapponese è molto bella da ascoltare e in questo film rende tutto più credibile, il doppiaggio fa pena.
Ho riso di brutto quando i due protagonisti escono nel cortile, si mettono a trombà e affianco c'è la nonna che dipinge la staccionata...Che se la ride e gli fa pure i complimenti tra l'altro.
Semmai vi verrà voglia di vedere questo film, fatelo con il/la ragazzo/a così almeno se vi stufate del film passate una bella nottata. Se invece vi capita di vederlo da soli, passerete una bella nottata comunque perchè vi farete una bella dormita. -
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Ahahah bel commento Viky!
L'impero dei sensi è tratto da un curioso fatto di cronaca avvenuto nel '36 secondo cui la vera protagonista Sada Abe (nel film Eiko Matsuda), avrebbe avuto una trascendente storia d'amore col padrone dello spizio in cui presta servizio (scusate il gioco di parole), Kiki Sam (Tatsuya Fukji).
Tutto il film nell'arco dei suoi 100 minuti di durata compie la rappresentazione sublimata di questo tumultuoso rapporto di coppia, senza che le immagini ci risparmino niente, tant'è che Oshima venne accusato di aver prodotto un autentico film porno da sempre ripudiato in patria, mentre da noi uscì nel' 78 una versione che quanto a doppiaggio lascia ampiamente a desiderare, ma veniamo al dunque.
Dei due protagonisti non si sa granchè, anzi si sa quanto basta per far sì che la narrazione scorra senza intoppi: lei è una donna dal passato difficile, una geisha o prostituta o forse tutte e due le cose insieme; lui è il Johnny Depp del Sol Levante, marito infedele che gestisce la sua pensioncina riservando a chiunque gli capiti le proprie spudorate avances.
Il motivo che spiegherebbe in parte il rumoroso clamore di questo film credo sia da ritrovare nel fatto che essendo uscito nel lontano '76 aveva da mostrare effettivamente qualcosa a cui il pubblico orientale dell'epoca non era abituato, si ricordino in Europa gli allora scandalosi Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci e Salò (1975) di Pasolini.
Penso sia inutile parlare delle scene di sesso singolarmente dato che sono numerosissime e rivestono un ruolo di primo ordine, il film in sè è un continuo susseguirsi di immagini più o meno esplicite e sfrenate che danno vita a situazioni di grottesco voyeurismo come quella della vecchia che vernicia la staccionata citata da Viky e che anche io non ho potuto fare a meno di apprezzare e menzionare.
La cura delle immagini l'ho trovata stranamente ben fatta, dico "stranamente" perchè in un film di questo genere passa in secondo piano, invece Oshima non ha preso nulla sotto gamba ed ha confezionato un film di tutto rispetto sotto questo punto di vista. L'ambientazione tipica nipponica è adorabile in ogni variazione cromatica, dagli esterni freddi agli interni caldi dove i protagonisti possono, incuranti di ogni cosa li circonda, impegnarsi in amplessi che definirei molto ben coreografati: in particolare uno nella sua semplicità, in cui lei gli sta sopra suonando allo shamisen una graziosa melodia giapponese, che un film con questo nome non può non essere un valore aggiunto.
Come recitazione ho preferito nettamente lei a lui, che con quei sorrisini tutti uguali e prevedibili m'ha un po' scocciato. Tra le scene indimenticabili ce se sono almeno un paio, escluso il mirabolante finale, degne di essere omaggiate, quella in cui lei gioca con due bambini nudi e la si vede stringere psicoticamente il pene del piccolo pargolo inerme; e quella in cui Kiki Sam si addentra nelle lande desolate di una geisha 68enne dopo averne sentito audacemente il sapore.
La claustrofobia derivata da quegli spazi stretti e chiusi, pervasi dall'odore di sesso a cui i protagonisti sono abituati, è difficile che non generi idiosincrasia in chi è spettatore, si sente la mancanza di inquadrature larghe in spazi aperti a volte, ma non per una qualche eccessiva trasgressione o volgarità degli avvenimenti che non lo sono affatto, quanto della loro estenuante ripetitività. Sicuramente un fattore ricercato, però di gusto altamente discutibile, due scene in meno non avrebbero tolto nulla a mio avviso e la ninfomania della protagonista e l'ossessione per il membro del suo compagno, sin dalla scena in cui lui la accompagna stringendogli l'affare a mò di guinzaglio fa capire già tutto.
Sono presenti anche riferimenti molto sottili alla politica giapponese in voga negli anni '30, riferimenti di cui mi sono documentato e che difficilmente riuscirebbe a cogliere uno spettatore occidentale, inutile dilungarsi ulteriormente.
Voto 7.5. -
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La scena della staccionata non è che l'ho apprezzata, ho proprio riso forte Comunque sono felice d'aver smesso di scrivere con tutti quei puntini di sospensione . -
.Sicuramente un fattore ricercato, però di gusto altamente discutibile, due scene in meno non avrebbero tolto nulla a mio avviso e la ninfomania della protagonista e l'ossessione per il membro del suo compagno, sin dalla scena in cui lui la accompagna stringendogli l'affare a mò di guinzaglio fa capire già tutto.
Quando ho letto questa frase sono morta XD. -
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Ma solo a me non sembra strano sto fatto? Aiut...pretendo sondaggio. Chiunque legga questo post commenti -per me è strano si/no- . -
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Non ho visto la scena, ma per me no XD Questo la dice lunga su di me forse XD . -
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Ah no? Pensavo si dal commento precedente tutto a posto allora xD . -
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Mi ha fatto ridere per come è stata descritta, non credo sia una roba che si vede spesso in un film (me la sono immaginata come credo non sia xD )
Come detto non ho visto la scena in questione (recupererò perchè sembra un film divertente ).
Però dai, non credo sia ossessione per il povero(?) membro del compagno... ma io non mi sento troppo normale. -
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Ahah io non me la ricordo proprio, comunque come concezione di situazione non la trovo strana ecco tutto...ma de che stamo a parlààà .