Levity

Manual Jordan, condannato all’ergastolo per l’omicidio di un ragazzo commesso nel corso di una rapina, esce di galera per buona condotta dopo 19 anni, passati perlopiù a fissare il volto della propria vittima su una foto appesa in cella. Il senso di colpa è talmente grande che Manual vorrebbe restare in prigione, ma la via del perdono è fuori, nel mondo, dove incontra prima Adele, sorella del ragazzo ucciso, poi Sofia, una ragazza alcolizzata che frequenta la canonica di Miles, un pastore piuttosto strano. Manual cercherà con ostinazione di redimersi aiutando le due donne. Case piccole e affollate, scantinati, centri sociali, chiese come ultima trincea rispetto al pazzesco mondo di fuori: il regista Ed Solomon vorrebbe presentare un'America diversa da quella che siamo abituati a vedere al cinema. Intento lodevole, se non fosse che il tutto si intreccia con una macchinosa (e qua e là involontariamente ridicola) storia di peccato e redenzione, con fantasmi che appaiono a ripetizione e pillole di new age che lasciano il tempo che trovano. L'idea sembrerebbe quella di rifare Bergman: ma qui siamo dalle parti di una rallentatissima MTV.

Marco Cavalleri