Amour

Michael Haneke - 25 Ottobre 2012

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    Amour



    DATA USCITA: 25 ottobre 2012
    GENERE: Drammatico
    ANNO: 2012
    REGIA: Michael Haneke
    SCENEGGIATURA: Michael Haneke
    ATTORI: Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert, Alexandre Tharaud, William Shimell, Ramon Agirre, Rita Blanco
    FOTOGRAFIA: Darius Khondji
    MONTAGGIO: Nadine Muse, Monika Willi
    PRODUZIONE: Les Films du Losange, Wega Film, X-Filme Creative Pool In coproduzione con France 3 Cinéma (Daniel Goudineau, Alice Girard), ARD Degeto (Bettina Reitz, Hans-Wolfgang Jurgan), Bayerischer Rundfunk (Bettina Ricklefs), Westdeutscher Rundfunk (Michael Andre)
    DISTRIBUZIONE: Teodora Film e Spazio Cinema
    PAESE: Austria, Germania, Francia
    DURATA: 127 Min

    CITAZIONE
    Georges e Anne sono ottuagenari, sono persone istruite, insegnanti di musica in pensione. La loro figlia, anche lei musicista, vive all'estero con la sua famiglia. Un giorno, Anne ha un incidente. L'amore che unisce la coppia verrà messo a dura prova.

    fonte ComingSoon

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    Edited by BlackPanther - 18/1/2015, 14:28
     
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    Una grande storia d'amore, un tema delicato, ma anche un grande regista, che sicuramente riuscirà a rendere al meglio questo difficile argomento...aspetto di vederlo!
     
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  3. Hannibal Lecter
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    si, concordo con te....anch'io aspetto di vederlo....
     
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  4. Hannibal Lecter
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    Ho finalmente visto ieri sera questo film per la prima volta: lo definirei una carezza in un pugno, nel senso che il film e' sicuramente molto dolce, delicato e commovente (non di quelli da fazzoletti pero') ma e' anche altrettanto duro in quanto ci mostra come l'essere umano, possa trovarsi impreparato alla malattia e alla morte, e' un film sulla vita, sull'amore vero, e sottolineo VERO, ma e' anche e soprattutto un film sulla dignita' della persona quando sai che la morte si avvicina. Consiglio assolutamente a tutti la visione di questo film.
     
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    Dopo averci raccontato una storia di bambini tedesca ne Il nastro bianco, Haneke torna in Francia per narrarci gli ultimi momenti dell’amore di Georges (Jean Louis Trintignant) e Anne (Emmanuelle Riva), una coppia di ex docenti di pianoforte aventi un’unica figlia, Eve (Isabelle Huppert), figlia d’arte nonché affermata musicista.
    Da un appartamento proviene cattivo odore, la polizia chiamata dai vicini vi fa irruzione affrettandosi ad aprire le finestre. Nella camera da letto giace il corpo esanime di una donna anziana. Da lì a breve lo spettatore più arguto non ci metterà molto a capire come sono si sono svolti i fatti.
    Prima però, Haneke ci chiama a sederci, a spegnere i cellulari, a vietarci ogni registrazione audio o video. Ci invita al rispetto. Le luci si spengono, si sentono le prime note.
    Inizia lo spettacolo.

    Un film sulla vecchiaia e la morte, banalmente detto. Un film in cui anche la macchina da presa sembra essere sotto l’influsso di questo male, le riprese statiche di Haneke ci fanno addentrare in una casa dell’alta borghesia in cui si respira sin da subito un clima di mesta solitudine, claustrofobia e algidità. I due ottantenni protagonisti trascorrono le lente giornate cimentandosi in letture di libri, giornali o riviste, ascoltando musica classica e di tanto in tanto assistere a concerti in una Parigi, città dell’amour, di cui non ci viene offerto il minimo scorcio.
    Un giorno come tanti, durante una conversazione a tavolino come tante, Anne avverte una mancanza, Georges le parla, incitandola a rispondere, la scuote, lei fissa il vuoto impassibile: ostruzione della carotide. La condizione di Anne da quell’episodio in avanti peggioreranno irrimediabilmente, prosciugandole ogni energia. In questo climax di abbandono delle forze da parte di Anne, si slancia vigoroso l’amore di Georges, pronto a prendersi cura della povera consorte disabile come meglio può.
    Credo sia in assoluto il film più lento che abbia mai visto e voglio sottolineare di come “lento” talvolta, non sia necessariamente un difetto. Le scene sono lunghissime e nel loro susseguirsi il tempo sembra davvero prosciugare, sequenza dopo sequenza, ogni accenno di spirito e qualsivoglia vitalità. Si arriva alla fine di questo film stanchi, con il peso di aver visto qualcosa che va a gravare sulla nostra mente, probabilmente una nuova coscienza. Molti faranno fatica ad apprezzare lo stile di Haneke se non lo si conosce prima, così come la fotografia di Darius Khondji (Seven, La nona porta), sempre volta al grigiore ma in fin dei conti perfettamente funzionale a quelle che dovrebbero essere le tonalità di un’opera funesta come questa.
    Almeno un paio di invenzioni di Haneke sono straordinarie per quanto riguarda l’utilizzo del sonoro. La prima: durante la scena dell’ictus di Anne in cui Georges dimentica il rubinetto acceso, si allontana seguito dalla telecamera e il rumore dell’acqua d’un tratto cessa, ci avverte che Anne è finalmente tornata in sé. La seconda è invece un tranello cinematografico che ci ha giocato il vecchio mattacchione made in Baviera: quando Georges è seduto sulla poltrona del salone a guardare il pianoforte, Haneke ci fa credere che la musica proviene dallo strumento stesso suonato da Anne, che in realtà si trova paralizzata in camera da letto, la musica proviene da una registrazione che suo marito ascolta immaginando che sia lei ad interpretarla. Segnale che la stabilità dell’affranto Georges sta lentamente venendo meno.
    Notevole l’utilizzo della musica adoperata dal regista in maniera molto dosata ma assai sapiente. Ennesimo voto di celebrazione nei confronti di Franz Schubert, il cui Trio op.100 sembrava quasi accompagnare Isabelle Huppert in un divino piano sequenza de La Pianista, tra l’altro utilizzato, seppur in maniera diegetica, da Stanley Kubrick nel suo Barry Lyndon.
    La musica in Amour non gioca un ruolo determinante, ma arricchisce da ottimo elemento di contorno i toni lirici del film, garantendone un maggiore pathos.
    Anche in questo film si assiste ad una ricerca approfondita delle relazioni umane e soprattutto familiari, ci viene mostrata un’altra faccia dell’alta/media borghesia rispetto al già citato capolavoro del 2001, Cachè e Il nastro bianco, la parte più vulnerabile, indifesa e direi anche più tenera, senza togliere una certa spietatezza in perfetto stile Haneke, qui piuttosto realistica.
    Contrariamente, una differenza sostanziale rispetto agli altri lavori è la totale assenza di quei campi lunghissimi esterni a cui il regista ci aveva abituati. Tuttavia a questo proposito ci riserva un ulteriore colpo di genio venuto dalla sua abile mano registica e inventiva, quando in un serie di inquadrature a tutto schermo riprende bellissimi quadri sparsi per la casa dei protagonisti, quadri che rappresentano luoghi lontani, grandi spazi aperti. Una trovata formidabile.
    Amour, film premiatissimo ma capace di dividere la critica, un film che vive di silenzi e di sguardi, di stralci di musica colta, di dolcezza e di piccoli gesti dediti ad un sentimentalismo sincero, che non vuol stupire, né strappare lacrime, solo raccontare portandoci probabilmente più risposte che domande. Non c’è da chiedersi “perché” davanti a ciò che si vede, c’è solo da prenderne atto, ci viene aperta una sola strada, quella del rispetto e della riverenza che ogni anziano meriterebbe e di cui purtroppo ci approfittiamo per ricevere qualcosa in cambio come nelle commissioni sbrigate da conoscenti e vicini di casa in questo film. Senza contare il trattamento riservato da una delle infermiere nei confronti di Anne, mi ha recato indignazione.
    A vedere i nomi degli attori non ci sarebbe neanche il bisogno di parlarne, ma è curioso sapere che la grande Emmannuelle Riva ha esordito con Hiroshima mon amour di Resnais e con buona probabilità concluderà la carriera proprio con Amour. Mentre il gigante Trintignant ci ha regalato l’ultimo dichiarato saggio di bravura dopo 14 anni lontano dalle scene. Entrambi hanno collaborato con Kieślowski in due differenti film della fantomatica Trilogia dei Colori.
    Haneke qui veste anche panni autocitazionistici riproponendo la Huppert nella parte di una pianista e inquadrandola accanto al pianoforte con una tenda bianca sullo sfondo, non credo si tratti di una coincidenza, sapete di cosa parlo.

    Voto 8.5

    Edited by Paranoyd - 2/10/2015, 21:14
     
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    Questa è per me una vera e propria opera d'arte cinematografica. Un film struggente, delicato per come è stato trattato, ma allo stesso tempo fortissimo per i sentimenti e la tematica, senza nonostante tutto lasciare tristezza.

    Viene quasi naturale cercare di pensare cosa avremmo fatto noi in una situazione analoga. L'amore di George nei confronti della moglie è innegabile, seppur il suo atteggiamento possa sembrare talvolta freddo e distaccato. In verità è proprio il vero amore a spingere il marito a comportarsi così di fonte agli altri, in quanto essi non potrebbero capire la situazione della moglie, l'empatia, il legame e la sintonia tra i due coniugi. Come in una contrapposizione speculare, la sofferenza fisica ed esteriore mostrata da lei riflette senza dubbio quella interiore e celata di lui.
    Il gesto compiuto da George potrebbe sembrare in fin dei conti scontato, quasi ovvio che accadesse, ma alla base di un'intenzione simile si trova anche un sentimento egoista, presente dove più e dove meno in ogni rapporto di coppia.
    Ancora prima che ci venga mostrato, il carattere della maestra di musica è già ben delineato: disciplinata e indipendente anche nella vita, rende pienamente comprensibile il suo sconforto ed il suo voler abbandonare una condizione forzata che non le permette più di essere autosufficiente e che la costringe ad essere un peso per la persona a lei più cara.

    Haneke dirige questo film con una regia statica, distaccata e coinvolgente al contempo. Ciò che è necessario mostrare è solo l'animo dei protagonisti, ed è questo che il regista fa. L'ambiente casalingo "vive" in funzione dei personaggi, impariamo a conoscere gli spazi poco alla volta, le stanze vengono mostrate quel poco che basta a far svolgere l'azione. Il film è infatti ambientato tutto in una casa, piena di ricordi e sensazioni di una quotidianità che verrà stravolta. Incredibile la sensazione di vuoto e ampiezza che si percepisce sul finale, quando ormai tutto è svanito.
    Straordinario anche tutto il resto, cominciando dai due attori meravigliosi, alla fotografia etc etc.

    Film assolutamente consigliato, ma difficile da rivedere.
     
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    Anne e Georges sono una coppia di musicisti in pensione che vivono felicemente la loro vecchiaia in un confortevole appartamento situato a Parigi.
    Sfortunatamente, una mattina Anne viene colpita da un ictus che le lascia la parte destra del corpo completamente paralizzata.
    Da questo momento sarà Georges a prendersi cura di lei, promettendole di starle sempre accanto e di non lasciarla morire in ospedale o in una casa di riposo, ma il declino fisico e mentale della moglie metterà a dura prova il marito.

    "Hai scelto un bel mattone, è veramente lento"
    Questa è stata la prima frase che mi è stata detta quando ho scelto di vedere questo film.
    Niente di più sbagliato.
    Certo, la durata di ogni scena è notevole ed il montaggio non è di certo paragonabile a quello di un film d'azione, ma è proprio questo che fa di "Amour" un film delicato, che riesce a catturare lo spettatore e a trasportarlo emotivamente durante tutte le 2 ore.
    La maggior parte del merito va senza dubbio all'eccezionale lavoro svolto dai due attori protagonisti, Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant.
    La prima ci regala un'interpretazione immensa, portando in scena nel migliore dei modi lo struggente declino fisico e mentale del suo personaggio.
    Il lavoro di Trintignant riesce invece e farci instaurare con il suo personaggio una sorta di rapporto empatico, che ci permette di comprendere durante tutto il film la sofferenza che prova nel vedere il lento peggioramento dell'amata moglie.
    A completare il tutto c'è la fotografia, statica, costruita quasi geometricamente e caratterizzata per lo più da campi medi che piano piano ci fanno conoscere tutte le stanze di quella casa in cui la storia si svolge.
    Non so per quale preciso motivo, ma ho trovato questo tipo di fotografia quasi ipnotica, era come se il film mi stesse trascinando verso di sé.
    Mi viene da portare come esempio la scena in cui Georges prova a catturare un piccione entrato in casa dalla finestra: fotografia statica, niente musica, solo l'anziano, una coperta, l'animale ed il loro lenti movimenti, il tutto per più di due minuti.
    Qualcuno potrebbe trovare tutto ciò alquanto noioso, ma dietro questa scena, così come in molte altre, ho trovato un fascino magnetico inspiegabile, un po' come mi successe con "La Grande Bellezza".
    Un'altra scena che mi è rimasta in mente appartiene sempre a Georges, più precisamente al suo racconto di come si ricordi perfettamente ed in ogni minimo dettaglio quali emozioni un film visto tanto tempo prima ha suscitato in lui, nonostante non ricordi più la pellicola in sé.
    Un monologo veramente toccante che credo riguardi anche molti di noi spettatori.
    Pensandoci, questo potrebbe anche rappresentare la spiegazione di uno degli intenti di Haneke, cercare con questo film di lasciarci un qualcosa dentro che duri nel tempo piuttosto che solo una trama ben specifica.
    Se sia vero o meno non lo so, probabilmente no, comunque sia questo è quello successo a me guardando questa pellicola.
    Infine, l'assenza della musica non si fa di certo sentire, anzi, a mio parere la sua mancanza va solo a favore del prodotto finale, trovo che gli doni una particolare finezza.

    Michael Haneke ci regala quindi un film delicato, apparentemente silenzioso, ma in realtà estremamente logorroico per via della bomba emotiva lanciata durante tutto il film.
    Rivedrò questo film? Probabilmente no, sono ancora frastornata, ma ciò non è di certo una cosa negativa, anzi, credo sia stupendo che un film riesca a disarmare una persona in questa maniera.
    Assolutamente consigliato, ovviamente da guardare in lingua originale, anche per godere della bellezza della lingua francese.
    Voto: 8.5/10
     
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6 replies since 25/10/2012, 10:20   99 views
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