ACAB - All Cops Are Bastards

Stefano Sollima - 2012

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    ACAB - All Cops Are Bastards








    locandina




    acab-locandina-ufficiale




    Lingua originale italiano
    Paese Italia, Francia
    Anno 2012
    Durata 112 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 2,35:1
    Genere drammatico
    Regia Stefano Sollima
    Soggetto Carlo Bonini
    Sceneggiatura Barbara Petronio, Daniele Cesarano, Leonardo Valenti
    Produttore Marco Chimenz, Giovanni Stabilini, Riccardo Tozzi
    Produttore esecutivo Gina Gardini
    Casa di produzione Cattleya, Babe Film, Rai Cinema
    Distribuzione (Italia) 01 Distribution
    Fotografia Paolo Carnera
    Montaggio Patrizio Marone
    Musiche Mokadelic
    Scenografia Paola Comencini
    Costumi Veronica Fragola







    Cast



    Pierfrancesco Favino: Cobra
    Filippo Nigro: Negro
    Marco Giallini: Mazinga
    Domenico Diele: Adriano
    Andrea Sartoretti: Carletto
    Roberta Spagnuolo: Maria

















    Debutto di genere che prova a leggere la realtà sotto la scorza e dietro la visiera













    CITAZIONE
    Cobra, Negro e Mazinga sono celerini e ‘fratelli' dentro gli stadi, lungo le strade e intorno alle piazze che ‘ripuliscono' la domenica dagli ultras e i giorni in avanzo dai clandestini, dagli sfrattati, dai delinquenti e dalle puttane. (Co)stretti tra le logiche dello Stato e l'odio della comunità, i poliziotti del Reparto Mobile assorbono dosi di rabbia e producono violenza legalizzata contro la violenza cieca dei tifosi dei sassi e delle lame. Uomini invisi, mariti congedati, padri inadeguati, Cobra, Negro e Mazinga provano a dimenticare il privato dolente nella cosa pubblica, picchiando duro chi minaccia l'ordine e la nazione. Dentro la divisa e dietro la visiera guardano la miseria del mondo e i miserabili che la abitano senza intenzione se non quella della prepotenza e della sopraffazione. Compromessi dalla ‘spedizione genovese' e perduta l'anima nella scuola Diaz, sei anni dopo cercano il riscatto nell'azione e nell'istruzione alla fratellanza di un giovane agente individualista e ribelle. Spina, eccitato dal sangue e iniziato col lacrimogeno, seguirà gli anziani sul confine, decidendo per sé e per la divisa che indossa un domani meno celere. Sulla strada restano i fratelli maggiori. Assediati dal buio, impugnano il manganello e sollevano gli scudi, sfollando le ombre e ricacciando i fantasmi.



    Abbattuti sui marciapiedi della Magliana i criminali fascinosamente famelici di De Cataldo, Stefano Sollima ‘archivia' la televisione e debutta al cinema con un film che produce uno spiazzamento e mette in circolo altre visioni. Profondamente buio, ubiquo e pervasivo, ACAB attenta il gusto dominante, aprendo uno squarcio, soggettivo, parziale, ideologico, estetizzante e tutto ciò che si vuole, su una realtà altrimenti muta. Diversamente dai poliziotti domestici e addomesticati dei distretti Mediaset o delle squadre Rai, le ‘guardie' di Sollima nascono dal popolo e dalle periferie romane, abbandonate alla criminalità straniera che spegne la tolleranza e accende il desiderio di farsi giustizia da soli. Usciti dall'indagine e dalle pagine di Carlo Bonini, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, i celerini di ACAB sono una massa incandescente di energia umana, un corpo di solitudine incapace di gestire nel pubblico come nel privato un rapporto non autoritario con l'altro.
    Sollima non si propone di e si guarda bene dal creare alcun mito, pur avvalendosi, anche inconsapevolmente, di materiali mitologici preesistenti. I celerini di Nigro, Favino e Giallini sono essenzialmente guerrieri, combattenti fedeli a un codice (e a un reparto) e chiusi in una psiche scultorea che non riesce a fugare le ombre di un pensare barbaro e radicale.



    acab_8










    ACAB(film)





    Cortocircuitando cronaca e cinema di genere il regista prova a leggere la realtà sotto la scorza e dietro la visiera, regalandoci uno spaccato di vita italiana come e meglio di molto realismo conclamato. ACAB interviene aspramente sui problemi sociali, giocando con la pura finzione ma facendo attenzione a non coprire la realtà con la vernice degli stereotipi.
    Sollima individua nel libro omonimo di Bonini una struttura forte di partenza, un punto di vista inedito e francamente impensabile nel nostro Paese e nel nostro cinema, segnalando che l'inferno non è mai (solo) là dove vedi fuoco e fiamme, e che il sangue più terribile non è mai (solo) quello che ci fanno vedere. I protagonisti di ACAB, diversamente dai banditi della Magliana secondo Placido, non patiscono il capriccio sacrificale e romantico degli ex bambini poveri da rievocare in flashback. Dentro set e costumi (di ordine pubblico) che non si ‘sentono' mai, incoraggiando la visione e la convinzione di quello a cui si assiste, i protagonisti in blu, azzurro e cremisi abitano una società violenta che ‘sfratta' il superfluo, il brutto, il debole e chiede loro di esserne gli esecutori tutt'altro che immuni. Perché non tutti i poliziotti sono violenti e dediti alla repressione ma allo stesso modo sono scarsi gli anticorpi capaci di fronteggiare deviazioni sempre possibili in una professione delicata e irascibile come quella dei reparti mobili. La macchina da presa testimonia silenziosa le tensioni e lo stress che gli attori ‘agenti' vivono in molte, troppe situazioni, trattenuti da quadri legislativi sempre ambigui in un originario modello di braccio armato del potere e impediti dai governi, nessuno escluso, a infilare la direzione di organo statuale garante dei diritti.







    acab.-all-cops-are-bastards-marco-giallini-foto-dal-film-03_mid











    Sollima, senza dimenticare o scontare la mentalità nera di quella struttura operativa, che ha radici sprofondate in una giovane Repubblica costretta a fare i conti con una continuità pressoché integrale della polizia fascista, mette in piazza uomini biasimati e disapprovati, malpagati, male addestrati e nulla equipaggiati, che devono agire immediatamente, privilegiando l'efficacia ai valori democratici. Là fuori il controllo gerarchico si allenta e gli uomini restano soli con la paura di un ‘nemico interno' e la libertà d'azione di fare il male, di fare male, di farsi male.









    Fonte: Wikipedia e www.mymovies.it/film/2011/acab/

    Edited by BlackPanther - 4/12/2014, 19:20
     
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  2. eleonor88
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    ....prima lo vedo...poi ne parliamo!!!
    Sempre se... lo vedrò e se qualcuno lo "verdà" perfavore mi dirà cosa ne pensa!? Grazie
     
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    A me intriga molto, appena posso lo vedrò!
     
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    Finalmente un film che esplora la realtà di questo ambiente, un'opera molto saggia e ben realizzata, Stefano Sollima continua a stupirmi dopo la grande serie di Romanzo Criminale.
    Inanzitutto questo film non è affatto di parte, racconta la storia dal punto di vista dei poliziotti ma non si schiera da nessuna parte con precisione, vengono raccontati degli interessanti punti di vista da entrambe le parti che fanno molto pensare e riflettere, finalmente un film che prende anche le difese dei cellerini e delle forze dell'ordine che molto spesso in diverse pellicole vengono descritti come mostri o assassini.
    ACAB è un'opera che analizza ed esplora le problematiche di questo mestiere, attraverso scontri sanguinosi, violente sfuriate e momenti di esaltazione, il tutto interpretato alla grande da un ottimo cast, Favino, Nigro, Sartoretti e Marco Giallini se la cavano piuttosto bene, si vede che sono proprio entrati nel ruolo, specialmente Pierfrancesco Favino, che sfoggia un'ottima interpretazione confermandosi uno dei migliori attori del nostro cinema.
    Questo film si focalizza anche sull'aspetto psicologico dei vari personaggi e vuole farci capire che fare il cellerino non è affatto semplice e che dietro alla divisa e al manganello si nasconde un uomo che è costretto a lottare ogni giorno per portare a casa la pelle, servitori di uno Stato molto spesso assente e menefreghista.


    ACAB è veramente un ottimo film, per nulla pesante e pieno di azione, crudo, violento e realistico, ben realizzato ed interpretato da un ottimo cast, affresco di un mondo poco conosciuto che spesso viene criticato senza sapere..


    VOTO:
     
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  5. 0Mugen
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    Praticamente quello che volevo dire l'ha detto tutto brendon :D
    D'accordissimo con lui.

    VOTO: 9/10
     
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4 replies since 28/1/2012, 02:48   190 views
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