Marlene Dietrich

Berlino, 27 dicembre 1901 – Parigi, 6 maggio 1992

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. lionel hutz
        Like  
     
    .

    User deleted


    Marlene Dietrich




    Marie Magdalene "Marlene" Dietrich /maɐ̯'le:nə 'di:tʀɪç/ (Berlino, 27 dicembre 1901 – Parigi, 6 maggio 1992) è stata un'attrice e cantante tedesca naturalizzata statunitense.
    Fra le più note icone del mondo cinematografico della prima metà del Novecento, la Dietrich fu un vero e proprio mito, lasciando un'impronta duratura attraverso la sua recitazione, le sue immagini e l'interpretazione delle canzoni (arricchite da una voce ammaliante e sensuale). La Dietrich fu una delle prime dive grazie ad un insieme di qualità, raramente ripetuto dopo di lei, che fu sufficiente a farla entrare nella leggenda dello show business quale modello di femme fatale per antonomasia. Il suo mito nacque e si sviluppò in contrapposizione a quello della divina Greta Garbo, entrambe star di punta di due compagnie di produzione rivali.
    L'American Film Institute ha inserito la Dietrich al nono posto tra le più grandi star della storia del cinema.

    Biografia

    I primi successi
    Nacque a Schöneberg, oggi quartiere di Berlino, il 27 dicembre 1901, da Louis Erich Otto Dietrich (ufficiale militare prussiano) e da Elisabeth Josephine Felsing (figlia di un gioielliere), anche se lei stessa dichiarò più volte di essere nata nel 1904. Dal 1907 al 1919 frequentò le scuole di Berlino e di Dessau: a quattro anni iniziò a studiare il francese, l'inglese, il violino (in seguito anche con Friedrich Seitz) e il pianoforte. A causa di uno strappo ai legamenti di un dito della mano fu costretta a interrompere lo studio della musica strumentale e si diplomò come cantante all'Accademia di Berlino.
    Nel 1922 iniziò a calcare i palcoscenici dei teatri di Berlino (Großes Schauspielhaus Berlin) e lavorò con il regista Max Reinhardt, ottenendo piccole parti in alcuni film muti. Il 17 maggio 1923 sposò Rudolf Sieber, un aiuto regista, e un anno dopo nacque la figlia Maria Elisabeth. Nel 1929 arrivò la sua prima interpretazione da protagonista nel film Die Frau, nach der man sich sehnt.

    L'angelo azzurro
    Nell'ottobre dello stesso anno firmò il contratto per interpretare il film che le diede la fama, L'angelo azzurro, con la regia di Josef von Sternberg, tratto da un romanzo di Heinrich Mann, fratello del più famoso Thomas.
    In questo film, che è anche il primo film sonoro del cinema tedesco, la si vede sfoderare un tocco di perversa sensualità ed interpretare la famosa canzone Lola Lola. Le pellicola venne girata in versione multipla, in tedesco e in inglese. I costumi furono disegnati da lei stessa (in seguito saranno disegnati dal sarto Travis Banton). È in questo periodo che il regista Sternberg la convinse a farsi togliere quattro molari e la mise a dieta ferrea per darle un aspetto più "drammatico".
    Il giorno dopo la prima de L'angelo azzurro, la stampa berlinese la proclamò una star, capace di mettere in secondo piano anche la prova recitativa del grande attore Emil Jannings, ma l'attrice in quel momento era già sul transatlantico che la portava in America.

    Marlene_Dietrich_in_The_Blue_Angel



    La gloria a Hollywood
    Mentre il regista stava ancora montando la versione definitiva la Paramount, che distribuiva negli Stati Uniti L'angelo azzurro, il 29 gennaio 1930 telefonò alla nuova stella e le offrì un contratto di sei anni con uno stipendio iniziale di 500 dollari a settimana e aumenti fino a 3.500 al settimo anno. L'attrice accettò, ma riuscì ad inserire nel contratto una clausola accessoria importante, che si rivelerà onerosa per lo studio: quella di poter scegliere il regista dei suoi film, una condizione maturata per paura di perdere la collaborazione di von Sternberg.
    Sul viaggio in transatlantico incontrò Travis Banton, il costumista con il quale collaborò sempre, con il quale aveva in comune l'ammirazione per Sternberg e una straordinaria resistenza fisica alla fatica. Fu in questo periodo che venne scattata la famosa foto di Marlene vestita da yachtman, scattata da Sternberg stesso, che venne diffusa dalla Paramount con la frase di lancio dell'immagine divistica di Marlene: "La donna che perfino le donne possono adorare". Il glamour di quella immagine spazzò via tutte le remore della Paramount che invano aveva tentato di proibirle di mostrarsi in pantaloni: a quell'epoca, indossare vestiti di foggia maschile per una donna era un atto quasi sovversivo.
    Marlene Dietrich arrivò così a Hollywood il 2 aprile 1930, dove si rifugeranno dopo il 1933 anche alcuni tra i migliori attori, registi e tecnici del cinema tedesco dell'epoca, in fuga dal nazismo, come Fritz Lang. La Paramount la mise in contrapposizione a Greta Garbo, la star scandinava della MGM. La diva tedesca aveva anche il dono del canto, il che le dava una carta in più nel cinema sonoro.
    La Dietrich iniziò quindi a recitare in una serie di film memorabili girati dal suo regista di fiducia, Sternberg, e fotografata solo e soltanto da Rudolph Maté, che le creò quell'immagine di graffiante ma raffinata sensualità che la consegnò alla popolarità mondiale.
    Il primo film americano fu Marocco, nello stesso 1930 (ottobre), nel quale cantava due canzoni e che le valse la nomination all'Oscar come migliore attrice. Marocco uscì negli Stati Uniti prima de L'angelo azzurro (dicembre 1930) e nel marzo 1931 arrivava nelle sale già Disonorata: in pochi mesi era già diventata una star cinematografica mondiale.
    In Marocco restò famosa la sua performance canora vestita da uomo e il bacio con una donna del pubblico, il primo bacio omosessuale della storia del cinema. Per Shanghai Express (1932) venne accuratamente studiato il suo look: vestiti neri che la snellissero e piume nere di gallo da combattimento. L'anno dopo Sternberg si rifiutò di dirigerla ne Il cantico dei cantici, ma le suggerì comunque di chiedere che la regia venisse affidata a Rouben Mamoulian, cosa che lei fece puntualmente in virtù della sua libertà contrattuale in merito alla scelta dei registi.
    I film successivi più celebri sono tutti declinazioni su sfondo fantasiosamente esotico della sua immagine di diva, come era successo in Marocco: la Russia con L'imperatrice Caterina, la Spagna con Capriccio spagnolo (1935), che fu l'ultimo film nel quale collaborò con Sternberg. Per quest'ultimo film essa voleva dare una sfumatura mediterranea al personaggio di Conchita e cercò di scurirsi gli occhi, usando un collirio per dilatare le pupille. Non riuscendo però a muoversi sul set confessò a Sternberg la sua cattiva trovata ed egli la rassicurò: con un pezzo di carta che copriva una parte del riflettore che illuminava il suo primo piano riuscì a darle la sfumatura bruna cercata.
    La professionalità e la determinazione della Dietrich sul set erano proverbiali. Con la disciplina essa pretendeva da sé stessa un'interpretazione perfetta, che andasse a coprire qualche pecca sul profilo dell'interpretazione drammatica. In Capriccio spagnolo, ad esempio, Sternberg aveva ideato la scena di presentazione di un personaggio, con il primo piano di un palloncino che scoppia e mostra il volto della diva. Le venne richiesto di restare impassibile allo scoppio del palloncino, evitando il riflesso naturale di sbattere almeno le palpebre: essa si sottopose a prove estenuanti, ma alla fine riuscì ad eseguire, come sempre, la corretta performance.

    Il grande successo in USA e la cittadinanza
    Nel 1934 arrivò a guadagnare 350.000 dollari l'anno, una cifra astronomica che la rendeva una delle persone più ricche degli Stati Uniti. Sempre nello stesso anno fece un viaggio in Europa. I suoi familiari la seguirono poi nell'avventura americana, anche se ormai viveva separata dal suo unico marito che conviveva con una sua ex-amica; del resto erano innumerevoli le avventure che si concedeva con amanti di ambo i sessi: la sua era una vita che molti definivano scandalosa. Il rapporto con Sternberg era molto teso: entrambi si sfidavano continuamente e arrivavano ad aggredirsi verbalmente durante le riprese. La rottura definitiva avvenne nel 1935, soprattutto per volontà del regista. L'immagine della diva tedesca restò comunque ancorata a quella creata da Sternberg.
    Dopo sette anni di permanenza negli USA ottenne la cittadinanza. Con gli Stati Uniti collaborò durante la seconda guerra mondiale e dal 1944 tenne spettacoli di intrattenimento per le truppe americane, portando la sua arte negli ospedali da campo in Nord Africa e in Europa; cantava con testo in inglese - e con indosso un'uniforme di sua creazione - la canzone tedesca Lili Marleen, che sarebbe poi diventata il suo inno.
    Dal 1954, quando la carriera cinematografica era in declino, si esibì su consiglio del commediografo Noël Coward, che ne fu l'organizzatore, in spettacoli in cui cantava le canzoni dei suoi film ed intratteneva il pubblico con monologhi estemporanei. Lo show fu portato in giro per tutto il mondo con grande successo e con lauti compensi.
    Ma alla fine degli anni cinquanta la Dietrich diede ancora due grandi prove d'attrice nei classici Testimone d'accusa di Billy Wilder e L'infernale Quinlan di Orson Welles.

    Il tramonto
    Secondo alcune fonti l'artista complicò la sua salute per la prima volta nel 1972, durante uno spettacolo al Queen's Theatre di Londra, cadendo dopo un'uscita di scena. Ad aggravare ancora di più la situazione si aggiunse un'ulteriore caduta, avvenuta durante un'esibizione tenutasi ad Ottawa (in Canada) e, successivamente, quella dell'ultima apparizione pubblica a Sydney (in Australia), nel 1975. L'attrice decise così di ritirarsi dalle scene.
    Nel 1978, fu convinta a ritornare un'ultima volta sugli schermi interpretando la parte della baronessa nel film Gigolò, accanto a David Bowie.
    Sei anni dopo, nel 1984 l'attore Maximilian Schell le dedicò un film-documentario, Marlene, che l'attrice accettò di fare solo per denaro[senza fonte]. Non camminava già quasi più a causa di una frattura al femore, provocata da una caduta in bagno mentre era, si disse, completamente ubriaca[senza fonte]. Per non far conoscere le sue condizioni si presentò all'intervista su una sedia a rotelle, dichiarando di essersi storta una caviglia. Inoltre pretese e ottenne dal regista di non apparire, se non in materiale di repertorio, e di far solamente udire la propria voce. Poco dopo aver collaborato a questo documentario le sue condizioni fisiche peggiorarono ulteriormente e finì per immobilizzarsi del tutto.
    Marlene morì dopo circa otto anni di immobilizzazione a letto, il 6 maggio 1992. La lunga degenza era stata accompagnata da fasi depressive acute. Il decesso fu attribuito ufficialmente ad un infarto che la colpì nel sonno, ma le cause della morte sono sempre rimaste poco chiare, specialmente dopo le dichiarazioni rilasciate nel 2002 dalla sua segretaria Norma Bousquet, la quale affermò che l'attrice si era suicidata con una forte dose di sonnifero[senza fonte]. La camera ardente fu aperta al pubblico sin dal giorno della sua morte nella Chiesa della Madeleine a Parigi e venne successivamente spostata in Germania; fu sepolta il 16 maggio nel Cimitero di Friedenau a Berlino, accanto alla madre.

    « Quando sono vicino alla mamma, non mi può accadere nulla. »
    (Marlene Dietrich, Marlene D., 1984)

    Annex%20-%20Cooper,%20Gary%20(Morocco)_06



    L'immagine della Diva

    « I monologhi sentimentali non s'addicevano al mio registro. Dovetti quindi adottare uno stile diverso, insinuarmi faticosamente nella pelle di un altro tipo di donna. Non era una donna che mi piacesse. Ma imparai dolcemente tutte le sue detestabili battute. »
    (Marlene Dietrich, Marlene D., 1984)

    L'immagine di diva di Marlene Dietrich venne modellata da von Sternberg, che la tratteggiò con efficacia nelle sette regie dei primi anni trenta, e che poi venne replicata all'infinito, anche nelle sue performance canore dal vivo. La sua immagine era essenzialmente quella di donna fatale, trasgressiva, dominatrice, altera e fiera, ma il tratto più originale era il rapporto duplice e ambiguo che Marlene poteva avere con entrambi i sessi, trattato in maniera molto esplicita e spavalda. Anche la Garbo aveva un'androginia (forse era bisessuale[senza fonte]), ma il suo personaggio era più spirituale e psicologico, sempre legato all'erma bifronte di donna fredda e calcolatrice o eroina romantica. Marlene era invece "la donna che perfino le donne possono adorare".
    La figlia della Dietrich riportò come fin dal primo incontro con Sternberg sua madre avesse colpito subito il regista, che prima di farla cantare in inglese le fissò personalmente gli spilli al vestito e le sistemò i capelli. Nei film tedeschi la Dietrich non si riteneva fotogenica, ma Sternberg riuscì a renderla ancora più bella.
    In Marocco venne ripresa dall'operatore Lee Garmes, che la seguì anche nei tre film successivi. La luce che creò per esaltare la sua immagine era un morbido flou, con luce da nord alla Rembrandt, in maniera da valorizzare i suoi zigomi. Le scene girate di notte inoltre erano illuminate come in pieno giorno.
    La collaborazione tra Sternberg, Banton, Garmes e la stessa Dietrich crearono la sua immagine che divenne leggendaria. Secondo le lettere che essa scrisse al marito a proposito di Marocco, Sternberg giocò con la luce creando un'aureola con le punte dei capelli illuminati, scavando le sue guance con le ombre, ingrandendole gli occhi. Ma Marlene non era un soggetto passivo nelle mani del regista e dei collaboratori: anch'essa era un soggetto attivo nella creazione della sua immagine, dalla quale traspariva anche un forte autocompiacimento: accanto alla cinepresa essa faceva sempre sistemare un grande specchio semovente dove controllava la sua figura. Sternberg le scrisse: «Hai permesso alla mia macchina da presa di adorarti e a tua volta hai adorato te stessa».
    Un problema di immagine nacque quando, nel 1931, la Dietrich fece portare a Hollywood sua figlia: la Paramount era infatti preoccupata che l'immagine di donna fatale cozzasse con quella di madre. Ma allora venne l'intuizione, poi usata per moltissime star, di mescolare il materiale biografico per diffondere, tramite i periodici, l'immagine della persona-star. La Dietrich, come scrisse poi sua figlia, venne presentata come una "Madonna": «Certo la Metro non sarebbe riuscita a trovare una figlia a Greta Garbo dall'oggi al domani!».
    L'immagine venne rafforzata da film basati sul suo personaggio fino a Capriccio spagnolo (1935), quando terminò la collaborazione con Sternberg. La sua immagine venne perpetrata identica anche nei film successivi, ma all'abbandono del maestro essa iniziò a potenziare la propria immagine mediatica. Se prima evitava la mondanità hollywoodiana, dopo il 1935 vi si gettò a capofitto, con il fedele sarto Travis Banton a disegnarle i costumi, oltre che per il set, anche per le esibizioni in pubblico.
    Mitico è rimasto il party in costume dove si presentò vestita da Leda, disegnando una vera icona camp: si presentò con i riccioli corti, alla greca, e inguainata da un vestito di chiffon bianco con piume che le ricoprivano la metà del corpo e una testa di cigno appoggiata sul seno; la accompagnava una sua amante-attrice vestita "da Dietrich", cioè con il cappello a cilindro e il frac.

    Rifiuto del nazismo e rapporti con la Germania
    Il rapporto con la sua patria di origine fu il dramma della sua vita. Marlene, profondamente legata alla sua identità tedesca ("Grazie a Dio, sono nata a Berlino" disse più volte) non perdonava alla Germania il regime nazista e, anche se Goebbels e Hitler (che la corteggiò a lungo) avrebbero voluto che diventasse una delle grandi rappresentanti del nazismo, lei rifiutò sempre ogni proposta in tal senso. Durante la guerra, ormai cittadina americana, accentuò la propria opposizione alla Germania nazista, con una esplicita testimonianza che giunse ad accompagnare le truppe alleate con le proprie esibizioni, sia in Nord Africa che sul suolo europeo. La fama della canzone Lili Marleen e dell'interprete fu di tale dimensione da divenire l'immagine di universalizzazione del conflitto per gli Alleati, proponendo l'idea di una guerra non contro le Potenze dell'Asse, ma per la democrazia e la libertà.
    Nel 1947, prima donna della storia, ricevette la Medal of Freedom, massima onorificenza civile concessa negli Stati Uniti d'America. Ella dichiarò che lo considerava il riconoscimento di cui andava più fiera. Nel 1950 fu anche insignita dal governo francese della Legion d'onore, come riconoscimento della sua testimonianza per la democrazia in tempo di guerra.
    Ancora molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale la valutazione della Dietrich è controversa in Germania. Alcuni suoi compatrioti la ritennero una "traditrice" della patria. Quando l'attrice nel 1960 tornò in Germania nell'ambito di una grande tournée in giro per il mondo, durante una sua performance al "Berlin's Titania Palast theatre" alcuni protestarono, scandendo la frase "Marlene Go Home!". D'altra parte la Dietrich fu calorosamente accolta da altri tedeschi, fra i quali il sindaco di Berlino Willy Brandt, che era stato anche lui un oppositore del nazismo costretto all'esilio. Quella fu l'ultima volta che l'artista si recò in Germania. Più volte poi, dopo la morte, la sua tomba fu oggetto di vandalismi da parte di neonazisti[senza fonte].
    In un'occasione Marlene Dietrich disse che a volte sentiva una responsabilità personale, perché se avesse accettato le offerte sessuali di Hitler forse sarebbe riuscita a cambiare il modo di vedere del dittatore e a evitare la guerra mondiale. Nel 1996 venne deciso, dopo un acceso dibattito, dalle autorità locali di Berlin-Schöneberg, il suo paese di nascita, di non intitolarle una strada. Ma l'8 novembre 1997 le venne intitolata la centrale "Marlene-Dietrich-Platz" a Berlino. La motivazione recita: «Berliner Weltstar des Films und des Chansons. Einsatz für Freiheit und Demokratie, für Berlin und Deutschland» ("Star berlinese nel mondo, per il cinema ed il canto. Impegnata per la libertà e la democrazia, per Berlino e per la Germania").
    La Dietrich venne dichiarata cittadina onoraria di Berlino il 16 maggio 2002. Nel suo "memoriale" è scritto:

    (DE)
    « Sag mir, wo die Blumen sind »

    (IT)
    « Dimmi dove sono i fiori »

    Il verso dell'epigrafe si richiama al titolo della canzone antimilitarista Where Have All the Flowers Gone? resa celebre in tutto il mondo da Pete Seeger e Joan Baez e ricorda che la Dietrich fu la prima a interpretarla in tedesco. Il rifiuto della guerra fu sempre presente nelle sue convinzioni e la portò a eseguire la canzone di Bob Dylan Blowin' in the Wind, nel 1963.

    Marlene-Dietrich_Witness-for-the-Prosecution



    Vita privata
    Grande scrittrice di lettere e diari, raccolse nella sua casa di Parigi circa 300.000 testimonianze della sua vita. Marlene Dietrich era atea e dichiaratamente bisessuale. La Dietrich ebbe molti amanti famosi, sia nel mondo del cinema che tra scrittori famosi, fra i quali Hemingway. Ebbe anche molti amici tra gli omosessuali: le donne erano affascinate da lei e gli uomini ammaliati dal suo fascino.
    Fu legata anche allo scrittore Erich Maria Remarque, il cui amore non era tuttavia ricambiato. Lo scrittore era molto geloso di Jean Gabin, reduce da una lunga relazione con l'attrice; nonostante ciò Remarque e la Dietrich ebbero anche in seguito una lunga corrispondenza (ma le lettere inviate dall'attrice allo scrittore sono state quasi tutte distrutte dall'ultima moglie di Remarque, l'attrice Paulette Goddard).
    Parlava l'inglese, il francese e l'italiano. Amava l'Italia, dove soggiornava per brevi vacanze lontana da tutti; in seguito ad una visita in quei luoghi, nel 1937 fece appello per la valorizzazione della diramazione a trazione ippica Mano-Roccabianca della tranvia Parma-San Secondo-Busseto. Ad Avesa, allora comune autonomo alle porte di Verona, trascorse un periodo da una sua amica artista alla fine degli anni Trenta. A breve distanza una dall'altra, fra il 1979 e il 1984, pubblicò due autobiografie, la seconda delle quali intitolata laconicamente Marlene D.. È stata la prima donna a farsi assicurare le gambe, stipulando un contratto con la società londinese Lloyd's.
    Si sposò solo una volta: con il produttore statunitense Rudolf Sieber, nel 1923, a cui rimase legata fino alla morte di Sieber, avvenuta nel 1976. Sieber non divorziò mai dalla Dietrich, nonostante tutte le sue infedeltà e storie d'amore con divi di Hollywood e scrittori famosi (come il già citato Erich Maria Remarque), perché era a conoscenza e a quanto pare sopportava, tutte le relazioni extraconiugali della moglie.

    Premi e riconoscimenti

    1931 - nomination all'Oscar alla miglior attrice (Marocco)
    1958 - nomination Golden Globe (Testimone d'accusa)
    1962 - David di Donatello (Vincitori e vinti)
    1980 - German Film Awards (alla carriera)

    Omaggi
    Pare che Bob Dylan si sia ispirato a lei nello scrivere la canzone Forever Young[senza fonte]. Suzanne Vega, nella sua canzone Marlene on the Wall, cita e omaggia l'attrice, ricordando nel testo della canzone la fotografia della Dietrich che era appesa nella sua stanza durante la sua adolescenza. Peter Murphy le dedica una sentimentale poesia nel brano Marlene Dietrich's Favourite Poem. La raffinata immagine di Freddie Mercury nella copertina dell'album Queen II del 1974 è ispirata a una famosa foto di Marlene Dietrich, mentre i Marlene Kuntz si sono ispirati al nome di Marlene Dietrich. Nel 1981 i Matia Bazar aprono il loro album Berlino Parigi Londra con una versione elettronica di Lili Marlene. Francesco De Gregori cita "Lili Marlene" nel suo brano Alice, e il nome di Marlene Dietrich viene citato anche in una canzone scritta da Franco Battiato dal titolo Alexanderplatz.
    Innumerevoli, dopo la sua scomparsa, sono stati e continuano ad essere i lavori cinematografici, televisivi, radiofonici e teatrali a lei ispirati. Il più noto è Bugsy di Barry Levinson - iniziato a girare quando la Dietrich era ancora in vita - con Warren Beatty, Elliott Gould, Harvey Keitel, Ben Kingsley e Joe Mantegna, che uscì pochi mesi prima della scomparsa della diva. Il suo ruolo - e sarà la prima volta che Hollywood porta sullo schermo il personaggio Marlene Dietrich - era interpretato dall'attrice/cantante croato-americana Ksenija Prohaska, la quale dal 1999 porta in scena in tutto il mondo e in diverse lingue il monodramma musicale Marlene Dietrich, un monoshow con musiche dal vivo che le ha fruttato numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Adelaide Ristori, conferitole dal Mittelfest diretto da Moni Ovadia.
    Nel 2000 la vita di Marlene Dietrich fu portata sullo schermo in una co-produzione italo-tedesca dal regista tedesco Joseph Vilsmaier con il titolo Marlene, nel quale la parte della protagonista è interpretata dall'attrice tedesca Katja Flint.
    Un suo ritratto figurativo e letterario, ispirato al film L'angelo azzurro, si trova nel volume Colloquio coi personaggi di Antonio Vinciguerra e Rossano Vittori, catalogo della Mostra spettacolo "Quella magica galleria", che ha avuto luogo ai Bottini dell'Olio di Livorno, a cura del Comune di Livorno nel 1992.
    Nella quarta stagione di American Horror Story - Freakshow, la protagonista Elsa Mars (Jessica Lange) cita ricorrentemente Marlene come sua rivale e "brutta copia". Elsa, oltre ad assomigliarle in tutto e per tutto, come Marlene ha origine tedesche ed è una showgirl abile nel canto.

    vincitori_e_vinti_spencer_tracy_stanley_kramer_015_jpg_btef



    Filmografia
    Im Schatten des Glücks, regia di Robert Leffler (1919)
    Tragödie der Liebe, regia di Joe May (1923)
    So sind die Männer, regia di Georg Jacoby (1923)
    Der Mensch am Wege, regia di William Dieterle (1923)
    Der Mönch von Santarem, regia di Lothar Mendes (1924)
    Der Sprung ins Leben, regia di Johannes Guter (1924)
    Der Tänzer meiner Frau, regia di Alexander Korda (1925)
    Manon Lescaut, regia di Arthur Robison (1926)
    Madame wünscht keine Kinder, regia di Alexander Korda (1926) (non accreditata)
    Der Juxbaron, regia di Willi Wolff (1927)
    Eine Dubarry von heute, regia di Alexander Korda (1927)
    Kopf hoch, Charly!, regia di Willi Wolff (1927)
    Sein größter Bluff, regia di Henrik Galeen e Harry Piel (1927)
    Café Elektric, regia di Gustav Ucicky (1927)
    Prinzessin Olala, regia di Robert Land (1928)
    Il bacillo dell'amore (Ich küsse Ihre Hand, Madame), regia di Robert Land (1929)
    Enigma (Die Frau, nach der man sich sehnt), regia di Curtis Bernhardt (1929)
    La nave degli uomini perduti (Das Schiff der verlorenen Menschen), regia di Maurice Tourneur (1929)
    Gefahren der Brautzeit, regia di Fred Sauer (1930)
    L'angelo azzurro (Der Blaue Engel), regia di Josef von Sternberg (1930)
    Marocco (Morocco), regia di Josef von Sternberg (1930)
    Disonorata (Dishonored), regia di Josef von Sternberg (1931)
    Shanghai Express, regia di Josef von Sternberg (1932)
    Venere bionda (Blonde Venus), regia di Josef von Sternberg (1932)
    Il cantico dei cantici (The Song of Songs), regia di Rouben Mamoulian 1933)
    L'imperatrice Caterina (The Scarlet Empress), regia di Josef von Sternberg 1934)
    Capriccio spagnolo (The Devil Is a Woman), regia di Josef von Sternberg (1935)
    Ho amato un soldato (I Loved a Soldier), regia di Henry Hathaway (1936)
    Desiderio (Desire), regia di Frank Borzage (1936)
    Il giardino di Allah (The Garden of Allah), regia di Richard Boleslawski (1936)
    La contessa Alessandra (Knight Without Armour), regia di Jacques Feyder (1937)
    Angelo (Angel), regia di Ernst Lubitsch (1937)
    Partita d'azzardo (Destry Rides Again), regia di George Marshall (1939)
    La taverna dei sette peccati (Seven Sinners), regia di Tay Garnett (1940)
    L'ammaliatrice (The Flame of New Orleans), regia di René Clair (1941)
    Fulminati (Manpower), regia di Raoul Walsh (1941)
    La signora acconsente (The Lady Is Willing), regia di Mitchell Leisen (1942)
    I cacciatori dell'oro (The Spoilers), regia di Ray Enright (1942)
    La febbre dell'oro nero (Pittsburgh), regia di Lewis Seiler (1942)
    Kismet, regia di William Dieterle (1944)
    Turbine d'amore (Martin Roumagnac), regia di Georges Lacombe (1946)
    Amore di zingara (Golden Earrings), regia di Mitchell Leisen (1947)
    Scandalo internazionale (A Foreign Affair), regia di Billy Wilder (1948)
    Jigsaw, regia di Fletcher Markle (1949) - non accreditata
    Paura in palcoscenico (Stage Fright), regia di Alfred Hitchcock (1950)
    Il viaggio indimenticabile (No Highway), regia di Henry Koster (1951)
    Rancho Notorious, regia di Fritz Lang (1952)
    Il giro del mondo in ottanta giorni (Around the World in Eighty Days), regia di Michael Anderson (1956)
    Montecarlo, regia di Samuel A. Taylor (1957)
    Testimone d'accusa (Witness for the Prosecution), regia di Billy Wilder (1957)
    L'infernale Quinlan (Touch of Evil), regia di Orson Welles (1958)
    Vincitori e vinti (Judgment at Nuremberg), regia di Stanley Kramer (1961)
    Insieme a Parigi (Paris - When It Sizzles), regia di Richard Quine (1964) - cameo, non accreditata
    Gigolò (Schöner Gigolo, armer Gigolo), regia di David Hemmings (1978)
    Marlene (1984) - documentario

    Film o documentari dove appare Marlene Dietrich
    The Fashion Side of Hollywood documentario, regia di Josef von Sternberg (1935)
    Le dee dell'amore (The Love Goddesses) documentario di Saul J. Turell - filmati di repertorio (1965)
    The Casting Couch, regia di John Sealey - video con filmati di repertorio (1995)

    fonte wikipedia

    Edited by Angelica90 - 11/4/2016, 13:36
     
    .
  2. • Rëvly » •
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ha un fascino irresistibile *____* In questi giorni sto leggendo la sua autobiografia "Marlène D. par Marlene Dietrich"...Sto iniziando a conoscerla e a capirla meglio.



    Edited by • Rëvly » • - 9/8/2010, 15:40
     
    .
  3. • Rëvly » •
        Like  
     
    .

    User deleted


    Per chi fosse interessato riporto qui di seguito molte curiosità su Marlene, alcune delle quali fanno anche sorridere :)


    -Hitler la voleva come amante, Goebbels le offrì grandi opportunità ma Marlene odiò sempre il regime nazista. Più tardi rimpianse di non aver apparentemente accettato tante proposte del partito, per poter salvare la vita a moltissimi ebrei.

    -Nel 1947, prima donna nella storia, riceve la Medal of Freedom, la massima onorificenza concessa dagli Usa ai civili. Nel '50 viene insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Legion d'Onore francese.

    -La lista dei suoi amanti si allunga oltre ogni immaginazione: riesce a conquistare due dei mariti di Liz Taylor ma non Richard Burton.

    -Un altro dei grandi amori (e delle grandi delusioni) della Dietrich fu Yul Brinner: l’attore vivrà con Marlene una lunga storia ma non la sposerà nemmeno una volta rimasto vedovo.

    -Con il marito la Dietrich mantiene un rapporto quasi fraterno: gli racconta le sue avventure sentimentali ed è ‘amica’ di Tami, una donna d'origine slava da sempre legata a Rudolph.

    -Per noi è perfetta, ma Marlene Dietrich non si è mai piaciuta. Si vedeva eccessiva nelle proporzioni e non esitava a defirsi ‘una patata con i capelli’

    -Marlene adorava cucinare e mangiare ma si sottoponeva a diete ferree. Non appena avvertiva un leggero aumento di peso ricorreva all’uso di lassativi, caffè e sigarette. Tante…, anche 90 al giorno.

    -Ogni stagione Marlene si sottoponeva ad estenuanti sedute fotografiche per ottenere il ritratto, poi autografato, destinato ai suoi fan di tutto il mondo.

    -Sul lavoro la Dietrich era ineguagliabile: mentre girava e provava (anche dodici ore di seguito) digiunava e non faceva pause, tanto che era stato ideato un programma di turni per il personale in modo che il lavoro non si fermasse mai.

    -Vanitosa, ma solo sul lavoro. La Dietrich aveva bisogno di poco: viveva in vestaglia, aveva un abito per andare agli studios e uno per cucinare. Gli abiti di lusso, per la Divina, erano solo costumi di scena.

    -Mani e piedi rimanevano il cruccio suo e dei fotografi, costretti dall’attrice a ritoccarli perché apparissero perfetti.

    -Marlene sembrava nata per recitare ma dichiarava di non aver mai desiderato essere un’attrice: non si considerava un mito e sosteneva che la sua aura leggendaria fosse solo una gran noia.

    -Marlene non esitò, in tempi assai più bacchettoni dei nostri, a esternare il suo amore per la mascolinità anche nello stile.

    -Fu probabilmente durante queste incursioni che si fece un’idea ben precisa: per lei, i travestiti sono le uniche persone che sappiano portare un reggicalze come si deve.

    -Bulimica, perennemente a dieta ma cuoca provetta, Marlene diffidava degli uomini di poco appetito, pensando che non fosse un buon segnale circa la loro sensualità.

    -Luchino Visconti amava ricordare la Dietrich in cucina davanti ai fornelli con i capelli avvolti in un candido asciugamano bianco.

    -Pare che la Divina mandasse in visibilio i suoi amanti con due piatti: le ‘Uova alla Marlene’ e il brodo.

    -Le ‘Uova alla Marlene’: ogni tre uova aggiungete un tuorlo, sale q.b., frullate. Fate imbiondire il burro, versate le uova e agitate lentamente. Spegnete e agitate finché non si è raggiunta la consistenza desiderata.

    -La Dietrich non amava la tv. Le si concesse una sola volta, nel 1972, per un compenso di 200.000 dollari.

    -Negli ultimi anni della sua vita (vissuta totalmente negli alberghi) Marlene abitava a Parigi in quello che la stampa definì un "sordido eremo".

    -Era anziana, non voleva più vedere nessuno. Evitava le visite dicendo di essere in partenza ma telefonava e scriveva a tutti gli amici più cari.

    -Marlene visse i suoi ultimi anni paralizzata, in seguito alla rottura di una gamba avvenuta cadendo dal palco. A completare un quadro già insopportabile, la Dietrich era distrutta dall’alcol e dagli psicofarmaci.

    -Marlene aveva accumulato 300.000 testimonianze della sua vita (lettere, diari etc.) Nel '93 la figlia Maria ha venduto tutto al municipio di Berlino per 8 milioni di marchi e ha pubblicato una biografia impietosa dell'attrice.

    -Marlene Dietrich è sepolta a Berlino, città che ha dedicato una piazza al suo ricordo.

    -Anche la musica ha cantato la discussa figura di Marlene Dietrich e non lo ha fatto con una voce da poco. Ascoltate ‘Forever young’ di Bob Dylan: è dedicata proprio a lei!

    -Marie Magdalena Dietrich nasce il 27 gennaio del 1901 a Schoneberg, un paese vicino a Berlino. E’ la seconda figlia di Louis Erich Otto Dietrich (ufficiale della polizia militare prussiana) e di Josephine Felsing, figlia di un gioielliere berlinese.

    -Dall’età di undici anni è obbligata ad aggiornare continuamente un diario personale. Inizia forse così la grafomania di Marlene, un’abitudine che manterrà per tutta la vita.

    -I genitori allevano Marlene con una disciplina quasi militaresca.

    -È una bambina graziosa e molto vanitosa che fin dall’infanzia mostra grande gusto nel mettersi in mostra e posare per ritratti fotografici.

    -Marlene Dietrich ci ha lasciato due libri: "Marlene Dietrich ABC" (titolo italiano: Il diavolo è donna, dizionario di buone maniere e di cattivi pensieri) del 1961 e "My life story" (la sua autobiografia) nel 1979

    -Già nell’adolescenza Marlene evidenzia i tratti della bisessualità che la accompagnerà fino alla sua fine. A 16 anni scrive lettere ardenti alla contessa Gersdorf.

    -E’ ancora giovanissima quando la futura divina viene violentata da Albert Lasky, direttore dell'Opera di Weimar.

    -A vent'anni Marlene s’innamora: il fortunato depositario di tanta passione è il professore di violino. Un amante le cui prestazioni verranno poi liquidate pubblicamente (e poco romanticamente) dalla stessa molti anni più tardi.

    -Il padre muore e la madre si risposa subito, nel 1917, con il migliore amico di lui, von Losch. Marlene viene adottata dal patrigno e porterà il suo cognome, riutilizzando quello del vero padre come pseudonimo una volta divenuta attrice.

    -Marlene conosce quello che sarà poi suo marito durante il suo primo provino. Si chiama Rudolf ed è un aiuto regista. Lo nota per il suo abbigliamento ricercato.

    -Nel maggio del ’23 Marlene e Rudolf si sposano e, nel dicembre dell'anno seguente, nasce Maria, la loro unica figlia.

    -L’attrice non divorziò mai dal marito sebbene i due abbiano vissuto insieme solo i primi cinque anni di matrimonio.

    -Avuta la Parte di Lola per L’Angelo Azzurro dal regista Josef von Sternberg (di cui diverrà l’amante) la Dietrich si preoccupò di involgarirsi troppo essendo costretta, per ragioni di copione, ad usare lo slang berlinese delle classi popolari.

    -Il mondo ricorda la Dietrich soprattutto per ‘L’Angelo Azzurro’, ma pochi sanno che questa pietra mililare del cinema è tratta dal romanzo ‘Professor Unrath’, il romanzo di Heinrich Mann, fratello del più celebre Thomas.

    -Nel 1939 Marlene ottiene la cittadinanza americana. Scoppia la guerra e l’attrice intrattiene le truppe in partenza per l'Europa.

    -Tra il 1944-45 viene mandata in tournèe al fronte su sua richiesta: si disegna una divisa e non esita a dormire nel fango come i soldati. A confortarla, arrivano ondate di lettere del suo amore di quel periodo: Jean Gabin.

    -Il regista-amante porta Marlene alla celebrità, ma a che prezzo! La moglie lo lascia perché gelosa di Marlene e Hollywood lo punisce. Viene dimenticato da tutti, persino da Marlene, che parlerà di lui solo dopo la sua morte.

    -Marlene è scostante: colleziona amori maschili e femminili senza posa, attingendo al mondo della cultura e dello spettacolo: Erick Maria Remarque, Hemingway e Clodette Colbert sono solo alcuni.

    -È Von Sternberg, regista e amante fisso di Marlene, a consigliarle di accentuare il contrasto tra zigomi e bocca facendosi estrarre i molari, procedimento estetico ancora oggi ampiamente utilizzato nel mondo del cinema.

    -L’origine dello stile-Dietrich è in gran parte dovuto allo stesso Von Sternberg. Sarà ancora lui a suggerirle di accentuare la sua ambiguità con diete affamanti e abiti maschili, creati per lei dal sarto Travis Barton.

    -Marlene muore il 6 maggio del 1992, a Parigi. All’epoca si parlò di morte naturale, ora si ammette l’ipotesi del suicidio. La sua situazione era effettivamente drammatica.

    Fonte: www.repubblica.it/

    Edit by lele r:la fonte deve essere cliccabile.

    Edited by lele r - 11/8/2010, 00:32
     
    .
2 replies since 8/8/2010, 14:37   345 views
  Share  
.