[Libro] Satyricon

Petronio Arbitrio - I secolo d.C.

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    9788806166540g

    Il Satyricon è un romanzo in prosimetro della letteratura latina attribuito a Petronio Arbitro (I secolo d.C.). La frammentarietà e la lacunosità del testo pervenuto in età moderna hanno compromesso una comprensione più precisa dell'opera.

    Autore Petronio Arbitro
    1ª ed. originale 60 ca.
    Genere romanzo
    Sottogenere pastiche, satira, avventura, erotico
    Lingua originale latino
    Ambientazione Pozzuoli, Crotone
    Protagonisti Encolpio
    Coprotagonisti Gitone, Eumolpo, Ascilto
    Altri personaggi Trimalchione, Quartilla, Lica, Trifena, Circe, Criside, Proseleno, Enotea, Abinna, Ermenote, Fortunata, Agamennone, Nicerote

    Titolo

    I manoscritti che tramandano l'opera sono discordanti riguardo al titolo, riportandone diversi: Satiricon, Satyricon, Satirici, o Satyrici (libri), Satyri fragmenta, Satirarum libri. È consuetudine, però, riferirsi all’opera di Petronio con il titolo di Satyricon, da intendersi probabilmente come genitivo plurale di forma greca (dov’è sottinteso libri), analogamente ad opere del periodo classico (come le Georgiche di Virgilio).

    I codici, tuttavia, tramandano come titolo dell'opera anche Saturae, termine interpretabile in due modi: "libri satirici" e "libri di cose da satiri", cioè "racconti satireschi", perché connessi alla figura del satiro. Entrambe le accezioni del titolo concorrono a meglio definire il genere dell'opera come comico-satirico di contenuto licenzioso.

    L'identità dell'autore

    L'identità dell'autore dell'opera non è certa, dal momento che il testo non fornisce riferimenti precisi per riconoscerlo in modo inequivocabile. L'indicazione fornita dai manoscritti è, infatti, limitata al solo nomen dell'autore, ovvero Petronio, senza alcuna altra indispensabile specificazione. Se nel passato furono elaborate ipotesi divergenti, attualmente s'è piuttosto concordi nell'ascrivere l'opera a Tito Petronio Nigro (detto arbiter elegantiae)[1], personaggio in vista della corte di Nerone ma improvvisamente caduto in disgrazia presso l'imperatore e condannato al suicidio nel 66. Di lui parla Tacito nei suoi Annales (Ann. 16, 18-19). Se tale identificazione fosse corretta, costituirebbe un'ulteriore prova a sostegno di una datazione dell'opera al I secolo, attorno al 60 d.C., che, nonostante alcune opposizioni, trova conferma anche nelle numerose allusioni a fatti e persone dell'epoca di Nerone, e in altri dati di natura linguistica.

    Frammentarietà dell'opera

    L'opera è frammentaria e lacunosa. Stando ai codici, il Satyricon originariamente era molto ampio: le parti a noi giunte appartengono soltanto ai libri XIV, XVI pervenuteci in gran parte e per intero il XV libro dello scritto, scoperto nel 1654 in una biblioteca di Traù, in Dalmazia, contenente la celeberrima Cena Trimalchionis ("La cena di Trimalchione"). L'inizio e la fine della storia narrata sono di fatto impossibili da ricostruire in modo soddisfacente. Gli studiosi hanno suddiviso i frammenti tramandati in 141 capitoli.

    La mutilazione dell'opera è attribuibile alla licenziosità dell'argomento e al realismo degli ambienti descritti, che producono un'immagine moralmente disdicevole della Roma imperiale e poco edificante per il lettore.

    Trama

    L'opera racconta le vicissitudini di Encolpio, il giovane protagonista, di Gitone, il suo amato efebo, e dell'infido amico-nemico Ascilto.

    L'antefatto, soltanto deducibile, racconta di un oltraggio commesso da Encolpio nei confronti della divinità fallica Priapo, che da lì in poi lo perseguita provocando al protagonista una serie di insuccessi erotici.

    La narrazione tràdita si apre con una discussione tra Encolpio e il retore Agamennone sul tema della decadenza dell'eloquenza. Il protagonista poi s'allontana per cercare il suo convivente Ascilto, che ritrova in lupanare. Qui i due sono forse coinvolti in un'orgia. Scampatene, Encolpio apprende che Ascilto s'è unito col suo amato Gitone. Da qui la rivalità dei due personaggi che, separatisi, intraprendono due percorsi diversi, per poi ricongiungersi in breve tempo.

    I due vanno in una Graeca urbs della Campania, forse Napoli o Pozzuoli o Cuma, dove fanno i conti col sacrilegio commesso nel tempio di Priapo: la sacerdotessa, Quartilla, interrotta durante il rito, costringe Encolpio e Ascilto ad un'orgia come metodo di redenzione. In questa è coinvolto anche Gitone, che poi viene spinto ad unirsi con la settenne Pannichide. Terminata la vicenda, ritornano tutti a casa.

    Il racconto da qui si sposta a casa di Trimalchione, un liberto arricchitosi immensamente attraverso l'attività commerciale. Qui s'apre la scena della "cena". Occupando quasi metà dell'intero scritto pervenutoci, l'episodio costituisce la parte centrale dell'opera. Al convivio sono ospiti, oltre ai tre giovani, anche vari personaggi dello stesso rango di Trimalchione. La portata del cibo è spettacolare e altamente coreografica, accompagnata da giochi acrobatici dei servi del padrone di casa e da racconti tra i commensali. I convitati intrattengono poi una lunga conversazione, che tocca i più svariati argomenti: la ricchezza e gli affari di Trimalchione, l'inopportunità dei bagni, la funzione del funerale, le condizioni climatiche e l'agricoltura, la religione e i giovani, i giochi pubblici, i disturbi intestinali, il valore del vetro, il destino, i monumenti funebri, i diritti umani degli schiavi. Tutto offre uno spaccato vivace e colorato, non senza punte di chiara volgarità, della vita di quel ceto sociale.

    In seguito, Encolpio, allontanatosi dagli altri due compagni, incontra Eumolpo, un vecchio letterato che, notato l'interesse di Encolpio per un quadro raffigurante la presa di Troia, gliene declama in versi il resoconto (è la celebre Troiae halosis). I due diventano quindi compagni di viaggio, rivali in amore a causa di Gitone e dopo una serie di avventure, che li vedono viaggiare per mare e rischiare anche la vita, si ritrovano insieme nella città di Crotone, dove Eumolpo si finge un vecchio danaroso e senza figli, ed Encolpio e Gitone si fanno passare per i suoi servi: così essi scroccano pranzi e regali dai cacciatori di eredità.

    Nei frammenti successivi, Eumolpo recita un brano epico, in cui viene descritto il Bellum civile ("La guerra civile") fra Cesare e Pompeo, e successivamente si legge di Encolpio che, per l'ira di Priapo, diventato impotente, è vittima di una ricca amante che si crede disprezzata da lui e lo perseguita. Eumolpo, invece, scrive il suo testamento dove specifica che gli eredi avranno diritto alle sue ricchezze solo se faranno a pezzi il suo corpo e se ne ciberanno in presenza del popolo.

    Le novelle


    All'interno dell'opera sono presenti cinque novelle, digressioni che ben si inseriscono all'interno del contesto: la matrona di Efeso, la novella del lupo mannaro, la novella del vetro infrangibile, la novella delle streghe, la novella dell'efebo di Pergamo.

    Il genere

    Pastiche

    Il Satyricon di Petronio non rientra in un unico genere letterario codificato: è combinazione di generi molto diversi tra loro. È per questo definito, pastiche letterario.

    L'opera è sicuramente formata sul modello della satira menippea, da cui trae la tecnica della fusione di parti in prosa e parti in poesia, dal taglio satirico pungente e moraleggiante. Come deducibile dal titolo stesso, il Satyricon è anche ispirato al genere della satira. Questo è, però, realizzato attraverso un lucido distacco, privo quindi del forte intento moralistico degli autori satirici precedenti.

    Allo stesso modo, il Satyricon fu influenzato dal mimo, rappresentazione teatrale dal forte realismo descrittivo. In ultima, sebbene molto più limitatamente, il rimando alla favola milesia, dalla quale prende spunto per gli episodi macabri o licenziosi (come quello della Matrona di Efeso).

    Esiste infine un'ipotesi più suggestiva, tuttavia non condivisa all'unanimità dagli studiosi, che accomuna il Satyricon al modello del romanzo ellenistico. Con esso l'opera condivide diversi aspetti: la struttura complessa, il rapporto amoroso fra i protagonisti e le disavventure che essi devono affrontare. Tuttavia, considerando le evidenti differenze con cui gli stessi temi del romanzo ellenistico sono trattati da Petronio, alcuni critici, per primo lo Heinze, hanno sostenuto la tesi di un solo intento parodistico di Petronio verso questo genere ben conosciuto e popolare.

    Parodia

    All'estrema varietà di generi del Satyricon, s'aggiunge la grande componente parodica. Lo Heinze suppose nell'ultimo '800, come precedentemente detto, che il Satyricon fosse sistematica parodia del romanzo erotico greco: alla coppia di sposi casti e fedeli, subentra una coppia omosessuale di infedeli cronici. In comune vi è il tema della separazione e del ricongiungimento. eumolpo Questo genere parodico è strettamente legato ad una tradizione letteraria già presente nella stessa Grecia e attestata nel Romanzo di Iolao, di recente ritrovamento. Il Satyricon ne modifica, però, l'ambientazione: Mediterraneo Occidentale, invece del Mediterraneo Orientale.

    Il Satyricon è, altrettanto evidentemente, parodia dell'Odissea di Omero, romanzo di viaggio per eccellenza. L'opera di Petronio riprende, infatti, il tema del viaggio, della persecuzione del dio (per Ulisse: Nettuno, per Encolpio: Priapo), del naufragio e di particolari minori, quali l'avventura tra Encolpio-Polieno e Circe.

    Allo stesso modo, si può intravedere la parodia dell'Eneide di Virgilio, di alcuni episodi in particolare. Questo conferma l'intento parodistico rivolto a tutta la letteratura epica in generale.

    A tutto ciò si sommano parodie verso molti altri generi letterari, quali l'elegia, la tragedia, ma anche i Vangeli.

    Stile

    Anche per quanto riguarda lo stile possiamo parlare di pastiche perché egli usa un latino popolare e talora scorretto tipico dei liberti, mantenendo toni bassi e un lessico ricco di volgarismi.

    Realismo
    (LA)
    « Quid me constricta spectatis fronte Catone,
    damnatisque novae simplicitatis opus?
    Sermonis puri non tristis gratia ridet,
    quodque facit populus, candida lingua refert. »
    (IT)
    « Perché guardate me con fronte aggricciata, o Catoni,
    e censurate un'opera di inedita schiettezza?
    Qui ride la grazia ilare d'un parlar puro,
    e la lingua verace riporta quello che fa il popolo. »
    (Petronio, Satyricon, CXXXII, 15)


    Il carattere realistico del Satyricon interessa tutti i livelli descrittivi: degli ambienti, dei personaggi e del loro sistema dei valori. Lo stesso Petronio dichiara apertamente la sua tecnica narrativa al capitolo 132 dell'opera: rappresentare con linguaggio schietto e distante da moralismi tutti gli aspetti della vita quotidiana del ceto medio-basso.

    L'esempio emblematico è costituito dalla Cena, dove il realismo descrittivo ha il suo culmine con la rappresentazione del comportamento e dello stile di vita dei liberti ospiti di Trimalchione.

    Realismo comico

    Il filologo tedesco Erich Auerbach osserva che il realismo descrittivo di Petronio non è da intendersi nel senso moderno di analisi criticamente fondata della società dei propri tempi. L'arte antica si attiene, infatti, alla regola della separazione degli stili, che prevedeva una rappresentazione caricaturale e grottesca degli uomini umili, della loro vita e delle loro situazioni. È per questo che Auerbach definisce la tecnica narrativa di Petronio come realismo comico. Questo s'applica con tono ironico e divertito anche su argomenti seri e gravi, quali la morte.

    Realismo del distacco

    Il latinista Luca Canali descrive il realismo di Petronio come "realismo del distacco". Questa caratteristica s'esplicherebbe nel rifiuto di un tono moraleggiante e invettivo contro la degradazione della morale e culturale della società.
    Ritmo narrativo
    (DE)
    « [Petronius] mehr als irgend ein grosser Musiker bisher, der Meister des presto gewesen ist, in Erfindungen, Einfällen, Worten: - was liegt zuletzt an allen Sümpfen der kranken, schlimmen Welt, auch der "alten Welt", wenn man, wie er, die Füsse eines Windes hat, den Zug und Athem, den befreienden Hohn eines Windes, der Alles gesund macht, indem er Alles laufen macht! » (IT)
    « [Petronio] più di qualsiasi altro grande musicista, sinora fu il maestro del «presto» nelle invenzioni, nelle idee, nelle espressioni! - Che cosa può importarci alla fine di tutto il fango di questo mondo ammalato, cattivo, ed anche del mondo «antico», quando si possiede, al pari di lui, le ali ai piedi, il respiro, lo scherno liberatore d'un vento, che mantiene sana la gente, perché la fa correre! »
    (Friedrich Nietzsche, Al di là del Bene e del Male, 2, 28)

    Il ritmo narrativo dell'opera di Petronio è svelto e incalzante. Questo s'alterna, tuttavia, con momenti di riflessione dei personaggi, dove la fabula del racconto non procedono. Il ritmo è consono alla situazione dei protagonisti: quando l'azione si fa più movimentata, il ritmo accelera, quando giunge un momento di tregua e requie, il ritmo s'interrompe.

    Linguaggio

    Il realismo descrittivo di Petronio interessa, in modo quasi unico nella letteratura classica, anche il linguaggio. L'autore corrisponde allo status sociale del personaggio un determinato registro linguistico. Così, il colto Eumolpo utilizza un registro più alto, l'umile ma non infimo Encolpio un registro medio-basso (sermo familiaris), mentre, per ultimi, gli ospiti di Trimalchione uno ancora inferiore (sermo plebeius) a cui si somma l'uso di espressioni tipiche popolari.

    Successo

    Il Satyricon è spesso considerato come il primo esempio di quello che sarebbe poi diventato, nel tempo, il romanzo moderno. Non esiste una filiazione diretta fra il romanzo antico e il romanzo moderno, tuttavia la riscoperta dei frammenti superstiti di quest'opera ebbe, dopo il Rinascimento, un considerevole impatto sulla narrativa occidentale.

    Il contenuto dell'opera, incentrato sull'erotismo, la promiscuità sessuale e il culto di Priapo, motiva la sua limitata trascrizione, e quindi la diffusione, specialmente in epoca cristiana. In età moderna, l'opera viene tuttavia rivalorizzata. Riceve l'attenzione della critica e viene popolarizzata da alcuni lavori cinematografici (in particolare Fellini Satyricon).

    Possibili legami del Vangelo di Marco con il Satyricon di Petronio Arbitro

    Il filologo tedesco Erwin Preuschen avanzò delle ipotesi concernenti possibili legami fra il Vangelo di Marco e il Satyricon di Petronio, scritto fra il 64 e il 65 d.C., riferendosi in particolare all'episodio della matrona efesina. Diverse sarebbero le analogie riscontrate: oltre all'episodio della crocifissione contenuto nella novella della matrona di Efeso, agli accenni alla resurrezione e all'eucarestia sparsi nel testo, spicca fra gli altri il legame fra l'unzione di Betania e l'unzione compiuta con un'ampolla di nardo da parte di Trimalcione, uno dei protagonisti dell'opera di Petronio. In particolare, lo strano carattere funebre che la cena di Trimalcione a un certo punto assume, rivelerebbe un intento parodistico che si inquadrerebbe nel clima persecutorio nei confronti dei cristiani, tipico degli anni di composizione del Satyricon, che sono gli stessi in cui si verifica la persecuzione di Nerone (di cui Petronio è consigliere)

    Il Satyricon nel cinema

    L'opera di Petronio fu ripresa tre volte nella cultura cinematografica. La trasposizione filmica più famosa è quella di Federico Fellini nel 1969: il Fellini Satyricon. Il film vede il cognome del regista stesso nel titolo perché è appunto una libera versione tratta dall'opera originale di Petronio. Infatti sebbene i paletti della storia di Encolpio, Ascilto e Gitone siano quelli del Satyricon originale, in questa versione cinematografica ci sono molti episodi diversi inseriti dal regista per pura invenzione assieme allo sceneggiatore Bernardino Zapponi. Le tecniche di ripresa e perfino i colori accessi e scuri dell'ambientazione romana sono particolarmente accesi, quasi onirici. Anche il comportamento dei personaggi, specialmente dei protagonisti, è molto impudente e rozzo. Specialmente le scene di violenza e di amore sono assai vivide, così tanto che il film infatti all'epoca fu vietato ai minori di 18 anni.
    Le scene aggiunte dal regista già compaiono dall'inizio del film. Encolpio vede scomparso il suo giovane amante Gitone e così se la prende con l'amico Ascilto, che gli dice di aver venduto l'efebo al capocomico Vernacchio. Costui è un attore rozzo, che inscena insulsi spettacoli con un'ignorante sceneggiatura e organizzazione dei personaggi che prevede soltanto peti e plagi dai versi di Omero o Virgilio. Gitone è stato scelto come Cupido, che impersonerà anche un amante di Vernacchio, il capocomico-poeta declamatore.

    Una seconda scena non presente nel Satyricon di Petronio è ambientata dopo il banchetto volgare di Trimalcione in cui Encolpio viene violentato dal capitano di una nave romana che lo cattura come schiavo. Infine costui decide addirittura di rinunciare alla propria moglie e di celebrare una cerimonia nuziale per sposare Encolpio, il quale a malincuore è costretto ad accettare. Per fortuna una nave nemica di quella romana giunge e il suo capitano, intenzionato a rubare tutte le provviste, decapita il comandante corrotto.
    Altre due scene importanti aggiunte nel film di Fellini sono quella in cui Encolpio scopre di essere impotente da parte di una grassa veggente nera, che comunica con il dio Priapo, simbolo della fecondità sulla Terra. L'ultima è ambientata prima in una grande magione romana dove sia il padrone che i suoi liberti se la spassano in giochi e in piaceri sessuali, poi in un'arena. Encolpio, che vede desolazione e disgusto in tutto quello che vede, si trova costretto a fronteggiare un gladiatore nelle vesti del celebre Minotauro che cerca di ucciderlo. Di conseguenza Encolpio scoppia in lacrime e così il gladiatore, mosso da un amore improvviso per quel fanciullo, lo abbraccia e poi lo bacia passionalmente sulla labbra.

    La seconda versione cinematografica dell'opera di Petronio è il Satyricon di Gian Luigi Polidoro (uscito nella stessa data di produzione del film di Fellini), con Ugo Tognazzi che impersona il rozzo Trimalcione. Anche questo film come il precedente è ambientato nella Roma di Nerone e possiede allo stesso modo notevoli modifiche. Ad esempio in questa versione i protagonisti si trovano alle prese con una magione lasciata loro in eredità da un lontano parente. Tuttavia gli elementi principali della trama del Satyricon originale sono sempre presenti nella pellicola.
    L'ultima versione cinematografica del Satyricon è una parodia del film di Federico Fellini: il Satiricosissimo di Mariano Laurenti (1970). I protagonisti sono il celeberrimo duo comico Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (Franco & Ciccio) che si trovano nella Roma del presente. Sulla Via Appia Franco e Ciccio lavorano per un noto ristorante romano che, dopo l'uscita del film di Fellini, ha cambiato gestione, mettendo in mostra un arredamento ed un servizio che rievoca gli antichi costumi della Roma ai tempi di Nerone. Perfino i gestori e i camerieri del locale hanno l'obbligo di parlare latino con i clienti: perlopiù imprenditori e cafoni arricchiti che ricordano molto Trimalcione.
    Durante una sera Franco e Ciccio, in vesti di servitori, rompono una grossa brocca di vino ritenuto "risalente al 57 a.C.". Vengono cacciati a frustate e i due, finiti in un bosco, si addormentano esausti. Il giorno dopo i due si risvegliano in un prato con dei palazzi e dei templi che ricordano la Roma Imperiali. Infatti Franco e Ciccio sono esattamente tornati indietro nel tempo e vengono arrestati subito da due guardie che li conducono nella villa di Petronio Arbitro che li accoglie come propri schiavi. Franco, completamente ignorante, non sa come comportarsi in quell'epoca così avversa a lui, mentre Ciccio, appassionato lettore del Satyricon nella "sua" epoca, sa esattamente come muoversi in quel campo minato. Ora il compito dei due personaggi e di Petronio è quello di salvare l'imperatore Nerone da ripetute congiure che gli vengono ordite contro da Pisone e da Tigellino. Infatti Nerone crede che sua madre Agrippina sia l'origine di tutti gli attacchi che gli vengono perpetrati contro, così ordina a Petronio e ai due schiavi Franco e Ciccio di diventare i suoi "agenti segreti".

    Il Satyricon nella cinematografia

    Fellini Satyricon, regia di Federico Fellini (1968)
    Satyricon, regia di Gian Luigi Polidoro (1969)
    Satiricosissimo, regia di Mariano Laurenti (1970) - parodia con Franco e Ciccio

    Fonte: Wikipedia.it



    Edited by Michela° - 12/8/2013, 17:14
     
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  2. Michela°
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