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Bittersweet life
Titolo originale: Dal kom han in-saeng
Lingua originale: Korean
Paese: Corea del sud
Anno: 2005
Durata: 118'
Colore: colore
Audio: Dolby Digital EX
Rapporto: 2.35 : 1
Genere: drammatico
Regia: Kim Ji-Woon
Casa di produzione: B.O.M. Film Productions Co. Ltd.
Cast
Byung-hun Lee: Sun-Woo
Min-a Shin: He-soo
Ku Jin: Min-gi
Gi-yeong Lee: Mu-sung
Yeong-cheol Kim (II): Mr. KangCITAZIONESun-woo è un giovane manager di un lussuoso albergo e al tempo spesso braccio destro di un potente boss mafioso. Quest'ultimo gli affida un importante incarico: sorvegliare la sua giovane fidanzata, forse infedele. Sun-woo, scoperto l'amante della fidanzata del suo boss, dovrà prendere la decisione che si rivelerà la più importante della sua vita: scegliere una soluzione definitiva al problema o lasciar scappare l'amante della giovane, trasgredendo cosi all'ordine del suo boss. La sua scelta diplomatica lo porterà ad essere catturato dai suoi ex compagni della famiglia mafiosa e ad essere trascinato all'interno di un vorticoso insieme di problemi che lo condurranno più volte al confine tra la vita e la morte. Per questo, una volta liberatosi dalla prigionia, andrà in cerca di vendetta.
fonte WikipediaTrailer
Edited by Paranoyd - 2/12/2014, 14:04. -
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Questo è un cinema ad un altro livello, c'è poco da fare. Il regista mi aveva già stupito con Two Sisters, ma con questo si è decisamente superato.
Movimenti di macchina meravigliosi, botte da orbi coreografate benissimo, poche inquadrature e scene che riescono a dare l'idea di quello che sta succedendo o dell'identità di un personaggio ed una moralità di fondo che non ha bisogno di banali mezzucci per venire fuori.
Pareri sulla scena finale da qualcuno che l'ha visto?. -
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Mi aveva spiazzato, non so bene che pensarne. . -
.CITAZIONEUn gioiellino, capace di sintetizzare la filosofia che permea il cinema asiatico e la vivacità del cinema occidentale, in un connubio che ne esalta i rispettivi pregi e li coniuga in una formula vincente.
Un film che richiama i sapori notturni del maestro -in tale ambito- Michael Mann, che diviene protagonista di quando in quando, in tutti i momenti in cui viene evocata, prendendosi la scena per cullare i momenti riflessivi della pellicola, incorniciandoli e rendendoli introspettivi e profondi.
Un tema centrale, la vendetta, che è già stata sviscerata in più modi ed in maniera differente da Park Chan-wook nella sua celebre trilogia, e che tende a posizionarsi su binari meno eccentrici ed estremi, senza tuttavia togliere valore alla visione in sé, supportata efficacemente da un surrealismo che non stona nell’insieme, ma lo aiuta a deviare dai canoni standard di una tematica così abusata.
La semplice metafora che in testa alla pellicola cita il vento e il cuore, diviene la chiave di lettura principale e che segna distintamente il chiaro momento in cui tutto cambia, il primo tassello che scatena la reazione a catena che porta a conseguenze estreme e tragiche, in un susseguirsi di violenza senza morale e senza tregua.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Dopo aver osservato il suo riflesso, Sun-woo inizia a boxare contro questo e non solo ci da dentro, ma è anche felice, cosa che lui non è mai da quanto abbiamo visto, ad eccezione di quando pensa a Hee-soo.
Per me vuol significare che nemmeno lui stesso fosse contento di ciò che era diventato e questo si ricollegherebbe anche alla frase finale:
"Perché piangi? Hai fatto un brutto sogno?"
"No. Piango perché il sogno era così bello che mai potrò riviverlo nella realtà"
Sun-woo avrebbe voluto un'altra vita, ma sapeva che ormai ciò non sarebbe stato minimamente possibile.
Così ho inteso io la scena..