Fanny e Alexander

Ingmar Bergman - 1982

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  1. witchMarylina
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    Fanny e Alexander



    Titolo originale: Fanny och Alexander
    Paese: Svezia/Francia/Germania
    Anno: 1982
    Durata: 197' (cinema), 188' (DVD, 312' (TV))
    Genere: drammatico, fantastico
    Regia: Ingmar Bergman
    Soggetto: Ingmar Bergman
    Sceneggiatura: Ingmar Bergman
    Produttore: Coproduzione: Svenska Filminstitutet, Cinematograph Ab (televisione svedese), Gaumont International (Francia), Svt Drama, Persona Film, Tobis Film Kunst (Germania)

    Interpreti e personaggi
    * Pernilla Allwin: Fanny Ekdhal
    * Bertil Guve: Alexander Ekdhal
    * Ewa Froeling: Emilie Ekdahl
    * Gun Wallgren: Helena Ekdahl
    * Jarl Kulle: Gustav Adolf Ekdahl
    * Allan Edwall: Oscar Ekdahl
    * Borje Ahlstedt: Carl Ekdahl
    * Pernilla August: Maj
    * Jan Malmsjo: vescovo Vergerus
    * Erland Josephson: Isak Jacobi
    * Gunnar Björnstrand: Filip Landahl
    * Kristina Adolphson: Siri
    * Inga Alenius: Lisen
    * Kristian Almgren: Putte
    * Harriet Andersson: Justina
    * Anna Bergman: Hanna Schwartz
    * Mats Bergman: Aron
    * Stina Ekblad: Ismael
    * Siv Ericks: Alida
    * Majlis Granlund: Vega
    * Marie Granlund: Petra
    * Sonya Hedenbratt: Emma
    * Svea Holst: Ester
    * Kabi Laretei: Anna
    * Mona Malm: Alma Ekdahl
    * Lena Olin: Rosa
    * Gosta Prezuelius: Elsa Bergius
    * Christina Schollin: Lydia Ekdahl
    * Kerstin Tidelius: Henrietta Vergerus
    * Eva Von Hanno: Berta
    * Pernilla Wahlgren: figlia del vescovo
    * Angelica Wallgren: Eva
    * Emelie Werko: Jenny

    CITAZIONE
    Ambientato nel 1907 in una città della provincia svedese, il film narra le vicende di una agiata famiglia borghese, gli Ekdhal, i cui componenti centralisticamente si riferiscono alla figura forte, a tratti saggia, della nonna Elena, che in gioventù è stata attrice. La famiglia, ma più in generale il mondo intero, sono osservati con gli occhi innocenti e visionari dei due bambini Fanny e Alexander, figli del direttore del teatro locale Oscar. Gli zii Gustaf Adolf e Carl, con le rispettive mogli, completano la cerchia familiare.
    Quando la malattia porta alla morte Oscar, la madre di Alexander, Emilie, trova conforto nella religione e finirà per sposare un pastore protestante, Vergérus. La vita di Fanny e Alexander subisce un grande e brusco cambiamento, dalla dimora sontuosa e ricca di giochi dovranno adattarsi alla rigidità e all'austerità della canonica. Alexander non ha più il teatrino di marionette per dare libero sfogo alla sua fantasia, così trae spunto dalle vicende del mondo reale e dalla vita nella canonica, in cui è avvenuto un fatto tragico poco prima del loro arrivo e di cui Alexander dà la sua libera interpretazione. La fantasia e la realtà si confondono scatenando l'ira incontrollata e apparentemente ingiustificata del pastore.
    Fanny e Alexander sono ora prigionieri nella canonica tanto che la nonna dovrà organizzare, con l'aiuto del suo amante ebreo, il rapimento dei bambini. Nella notte in cui è nascosto nel magazzino del rigattiere ebreo, Alexander con le sue visioni si interroga sul mistero della vita. Ed infine giunge la liberazione, con la morte accidentale del vescovo in un incendio scoppiato mentre dorme.
    Alle vicende di Fanny e Alexander si intrecciano quelle personali degli zii Gustav Adolf e Carl. Il finale si distingue con le parole della nonna Helena che comincia a leggere per Alexander che ha appoggiato la testa sul suo grembo.
    « Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni »

    fonte Wikipedia

    Trailer




    Edited by Viky017 - 20/12/2014, 17:09
     
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    Ho finalmente visto la versione integrale di questo film, quella da 5 ore e qualcosa. Già quella da 3 ore me l'aveva fatto amare, ma alcuni tagli erano troppo brutali, dei personaggi sparivano nel nulla, delle situazioni rimanevano in sospeso e altre noie del genere. Ora posso dire che questo è il miglior film di Bergman ed entra senza dubbio sul podio dei miei film preferiti in assoluto.
    Nonostante la durata ed il fatto che si stia parlando di Bergman è un film relativamente semplice da seguire, molto avvincente per lunghi tratti.
    Sembra quasi paradossale: ha passato la sua carriera a fare decine e decine di film da un'ora e mezza e risultano tutti ostici, ne fa uno da 5 ore e scorre liscio come l'acqua, anzi, vorresti che non finisse mai. E i temi sono sempre gli stessi: la morte, Dio, il rapporto genitori-figli e via dicendo.

    Tecnicamente c'è poco da dire, è perfetto. Un kolossal sontuoso con decine e decine di personaggi delineati magistralmente, con una vividità e ricchezza rare, tanto che anche il meno importante tra essi riesce a reggere egregiamente la scena; Sven Nykvist probabilmente raggiunge la sua vetta artistica nel ruolo di direttore della fotografia; le scenografie sono impressionanti e curate in ogni minimo dettaglio, la regia - inutile dirlo - è eccelsa.

    Mi riesce però difficile parlare del film in sé, è davvero un'esperienza intensa ed emozionante come poche e che lascia senza parole, ci si sente proprio lì in mezzo alla vicenda, totalmente coinvolti. Il carattere autobiografico contribuisce molto a questo effetto: non stiamo parlando di fantomatiche sfide a scacchi con la Morte o di vecchi che si commuovono in giardino tra le fragole; questa è l'infanzia di un ragazzo normale, un po' sognatore. Inoltre si passa da momenti spensierati e "normali" ad altri estremamente drammatici, profondamente filosofici e addirittura incredibilmente surrealistici.
    I primi atti sono poco bergmaniani a dire il vero e ci raccontano la normale vita di una famiglia dell'alta borghesia svedese durante le feste natalizie, con tanto di siparietti comici/grotteschi, sveltine con le inservienti e altre cose forse non del tutto necessarie, ma a ripensarci alla fine del film ti dici "ehi, tutto sommato erano divertenti ed hanno contribuito a calarci vividamente nella storia" - ma è dal terzo atto che viene fuori tutta la potenza di questo film e in particolare il quarto atto credo che sia una delle cose più belle mai create dall'uomo.

    È un film completo sotto ogni punto di vista, che offre innumerevoli spunti di riflessione a partire dai classici riferimenti pirandelliani alle maschere ed al teatro legato indissolubilmente alla vita quotidiana. Il finale poi stravolge tutto e lascia attoniti, almeno per come l'ho interpretato io.
     
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  3. Hafufu
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    Io vidi la versione da 3 ore, ma data la (inaspettata) scorrevolezza della pellicola, non credo che pesi veder il lungometraggio completo.
    Fanny och Alexander è il capolavoro di Bergman, che si discosta - a parer mio - dalla sua filmografia.
    Personalmente ho sempre (ri)conosciuto il regista scandinavo per il suo B/N marcato, mentre questo è il suo primo (e unico) film a colori che ho avuto occasione di vedere.
    I temi sono sempre quelli che ricorrono nelle sue pellicole, ma affrontati e visti dagli occhi di due bambini.
    Il film, data la durata, ha una struttura che affermerei esser quasi episodica, seppur appartenga ad un unico complesso narrativo.
    Probabilmente è il vero capolavoro del regista, in una carriera di grande spessore e di qualità indiscutibile, Fanny & Alexander era forse ciò che davvero mancava, per la sua unicità, per il diversificarsi dai precedenti lavori pur trattando gli argomenti su cui Bergman torna sempre.
    (E prima o poi, dovrò decidermi a veder la versione da 5 ore)
     
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2 replies since 7/1/2009, 01:35   206 views
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