Fotogenia

Capacità di maggiorazione estetica della realtà...

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    Pensi di conoscere una storia ma sai solo come finisce. Per arrivare al cuore della storia, devi tornare alla sua origine...

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    Fotogenia



    La fotogenia è la capacità di maggiorazione estetica della realtà che si ottiene attraverso le fotografie e le immagini cinematografiche. Per ottenere l'effetto di fotogenia e dotare le immagini di qualità fotogeniche, occorre essere in grado di cogliere la bellezza già presente in ciò che viene immortalato o filmato.
    La parola "fotogenia" era inizialmente rivolta esclusivamente alla fotografia, e fu introdotta per la prima volta nel 1917 dalla scrittrice Colette anche in ambito cinematografico, e a partire dagli anni venti, questo concetto assume una posizione centrale nell'ambito del dibattito teorico francese relativo al cinema. In ambito cinematografico tale termine è sinonimo di cinematografabilità.

    Fotogenia cinematografica
    La fotogenia può riguardare qualunque aspetto dell'immagine cinematografica: qualità plastiche, compositive, di illuminazione, tutto ciò che riguarda la fotografia cinematografica, ma anche le caratteristiche che un attore e un'attrice devono possedere per ben apparire sullo schermo cinematografico: nel 1924 il teorico Pierre Henry, riferendosi alle attrici, scrive che «la bellezza fotogenica ideale è quella che 'rende' ugualmente bene sotto ogni angolazione immaginabile e non ha bisogno di illuminazioni particolari per essere valorizzata».

    Il dibattito teorico degli anni dieci e venti

    Teoria della Fotogenia secondo Delluc

    Per Delluc la fotogenia è una qualità presente naturalmente nelle cose e negli esseri ma che risulta evidenziata e accresciuta dalla riproduzione fotografica e cinematografica; per Delluc non solo occorre essere capaci di cogliere la bellezza fotogenica di ciò che viene ripreso o fotografato, ma soprattutto occorre individuare quegli oggetti, quegli individui e quei fenomeni dotati di tale bellezza. La fotogenia è dunque un tipo di "bellezza" presente nei soggetti e negli oggetti ripresi o fotografati. Per bellezza fotogenica Delluc indica la semplicità, la naturalezza e l'assenza di un'intenzione artistica troppo esibita e consapevole. Per ottenere questa bellezza servono lo sguardo e la decisione di un operatore capace di orientare la macchina da presa, cioè di riconoscere l'aspetto fotogenico delle cose. Delluc fa capire di preferire i cinegiornali e i documentari agli altri tipi di film proprio perché la bellezza del cinema sta nel saper cogliere il lato fotogenico della realtà, e realtà, semplicità e naturalezza si trovano soprattutto in quei film privi di finzione scenica e di manipolazione delle immagini. In questo senso cinema e fotografia sono arti plastiche che vanno oltre l'arte diventando, di fatto, vita.


    Teoria della Fotogenia secondo Epstein

    Jean Epstein riprende il concetto di fotogenia di Delluc ridescrivendolo come qualità specificamente cinematografica: la fotogenia, per Epstein, è l'essenza stessa del cinema. Epstein dapprima considera fotogenico ogni apetto delle cose e degli esseri che aumenta di bellezza attraverso la riproduzione cinematografica, e poi precisa che, a suo avviso, la fotogenia appartiene solo agli aspetti mobili delle cose, degli esseri e dei fenomeni. Per Epstein, infatti, il cinema deve mostrare la continuità variabile delle forme, il continuo trasformarsi del mondo, sotto la spinta del movimento proprio e di quello della cinepresa. Inoltre, se per Delluc il film deve diventare "naturale" fino a confondersi con la natura stessa, per Epstein la macchina da presa trasforma profondamente la realtà e produce visioni che non hanno nulla di naturale. Il cinema, dunque, è "altamente soprannaturale", e consente di provare emozioni e sensazioni che nella realtà non sarebbe possibile provare: per Epstein è proprio questa la bellezza fotogenica del cinema. Epstein, inoltre, non si oppone alla manipolazione dell'immagine cinematografica, perché tali manipolazioni possono portare all'aumento della bellezza fotogenica, facendo provare allo spettare ulteriori nuove emozioni e sensazioni che nella realtà non riuscirebbe a cogliere. Un movimento mostrato a ralenti, ad esempio, può intensificare l'aspetto drammatico di una scena o di una situazione reale già drammatica di per sè; inoltre, sempre secondo Epstein, se si realizzasse un film in moto accelerato di una persona sotto processo, la verità trasparirebbe al di là delle sue parole , "scritta" in modo semplice, unico ed evidente, e non vi sarebbe ulteriore necessità di fare un processo e né di alcuna altra prova tranne che di quella fornita dalla "profondità" dell'immagine.


    Teoria della Fotogenia secondo Morin

    Il sociologo Edgar Morin approfondisce ulteriormente la questione sulla base delle tesi esposte da Epstein. Morin afferma che è grazie al cinema se la maggiorazione estetica della realtà consente all'individuo non solo di congelarsi nell'immortalità del mezzo filmico (il quale gli permette di rinascere ed esorcizzare la morte mediante il già citato transfert cinematografico), ma di sdoppiarsi dal suo originale, assumere una vita indipendente dal suo referente reale, perché, grazie alla fotogenia, il mezzo filmico può rivelare due statuti:

    * Il doppio: ossia l'esorcizzazione del tempo attraverso il congelamento dell'immagine dell'individuo, che grazie al cinema e alla fotografia resta "vivo" per sempre (viene cioè preservato da una seconda morte, quella spirituale);
    * La metamorfosi: è attraverso il cinema e alla fotogenia che riguarda gli aspetti mobili delle cose che lo spettatore, identificandosi in quell'individuo filmato, preserva non solo l'esistenza di tale individuo, ma gli consente di sdoppiarsi da esso, di assumere vita autonoma mediante appunto la rappresentazione del suo movimento.

    La fotogenia, quindi, anche secondo Morin riguarda l'aspetto mobile delle cose, e fa in modo che anche un oggetto possa assumere forma umana, attraverso il processo dell'antropomorfismo. L'antropomorfismo, attraverso la rappresentazione del movimento dell'oggetto rappresentato, consente a quell'oggetto, se dotato di bellezza fotogenica, di diventare "umano", mediante il transfert dell'identificazione con l'oggetto da parte dello spettatore.

    Fonti di riferimento: Teresa Biondi, La fabbrica delle immagini, 2007

    Robert Stam, Teorie del film. Dalle origini del cinema al '68, 2005





    Fonte: Wikipedia

    Edited by Viky017 - 1/6/2013, 16:07
     
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0 replies since 13/11/2008, 13:12   316 views
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