Elephant

Gus Van Sant - 2003

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  1. lionel hutz
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    Elephant


    locandinapg1



    Titolo originale: Elephant
    Lingua originale: inglese, tedesco
    Paese: USA
    Anno: 2003
    Durata: 81'
    Colore: colore
    Audio: sonoro
    Genere: drammatico
    Regia: Gus Van Sant
    Soggetto: Gus Van Sant
    Sceneggiatura: Gus Van Sant
    Fotografia: Harris Savides
    Montaggio: Gus Van Sant
    Musiche: Ludwig van Beethoven
    Scenografia: Harris Savides

    Interpreti e personaggi
    John Robinson: John McFarland
    Alex Frost: Alex
    Elias McConnell: Elias
    Eric Deulen: Eric
    Nathan Tyson: Nathan
    Carrie Finklea: Carrie

    CITAZIONE
    La narrazione si svolge nell'arco di una sola giornata, che sembrerebbe assolutamente normale, passata in un ambiente scolastico (comprensiva di dialoghi tra ragazzi, tra studenti e professori, partecipazioni a lezioni, e così via). La trama percorre la situazione da soggettive differenti.
    John è la "guida" che percorrendo la scuola ci mostra la vita scolastica e gli studenti. Michelle, studentessa timida ed emarginata per il suo aspetto fisico e la sua goffaggine nelle attività motorie, si occupa dell'organizzazione della biblioteca. Brittany, Nicole e Jordan sono tre ragazze ossessionate dal proprio corpo e dall'apparire. Per riuscire ad avere un corpo perfetto, conforme agli standard della moda, le tre cadono vittima della bulimia. Elias è un ragazzo solitario e sognatore amante della fotografia.
    I personaggi centrali della giornata sono Eric e Alex, due ragazzi con la passione per le armi. Alex è inoltre appassionato di musica ed Eric di videogiochi violenti. Tutto pare normale, fino a quando, a fine giornata, Eric e Alex in tuta mimetica vanno nella scuola, seminando morte e terrore.

    fonte Wikipedia

    Trailer




    Edited by Paranoyd - 24/1/2015, 16:47
     
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  2. cerebral assassin
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    un film molto sadico specialmente al pensiero che è una storia vera ... volutamente lento e monotono fino alla follia finale ... ben fatto
    voto: :6: e mezzo
     
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  3. KeeperOfThe7Keys
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    Il progetto di Van Sant e’ intrigante, e ha avuto il coraggio di portarlo avanti fino in fondo (cinematograficamente parlando) sino alla fine...la fine vera e propria...lo si potrebbe definire un film drammatico...oppure un po un ‘reality show drammatico’: routine, quotidianita’, scene di vita normali...poi, come un cazzotto in faccia, l’esplosione di violenza e pazzia.
    Il messaggio di Van Sant agli States e’ ben chiaro..anche se come al solito restera’ inascoltato...VOTO: 7
     
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    Una regia asettica che allontana tutti gli spettatori di passaggio, che si fermano aspettando una cocente critica nel sistema americano e che si ritrovano invece un punto di vista assolutamente obiettivo, nonostante l'avvicendarsi di molteplici protagonisti, nel quale non si esprime alcuna morale, nessun insegnamento e nessuna facile retorica.

    Questo stile di regia però lo fa diventare un film estremamente lento e noioso, tanto da allontanare anche chi è interessato alla vicenda..
     
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    Film molto interessante e difficile da commentare a mio parere.
    Sicuramente presenta una particolare struttura narrativa con vari sbalzi in avanti e indietro nel tempo che secondo me può si annoiare il pubblico meno educato, ma invece a parer mio è proprio questo l'elemento interessante, per non parlare dei numerosi piani sequenza in cui si vedono le schiene dei personaggi mentre camminano... il tutto per marcare il carattere molto introverso di queste persone.
    Il film secondo me mostra proprio i problemi che spesso i ragazzi americani hanno, ovvero l'emarginazione sociale, che provoca a volte semplice interiorizzazione mentre in alcuni casi può generare solo pura follia.
    Detto ciò non saprei manco io che voto dare a questo film perché comunque per vederlo secondo me bisogna essere proprio appassionati di cinema... credo che la maggioranza delle persone avrebbero cambiato film dopo 15-20 minuti.
    Dò comunque un 7/8 in quanto gli ultimi 20 minuti mi ha fatto provare molta suspense :D
     
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    Questa è una delle fatiche di Van Sant che sono riuscito ad apprezzare di più.
    Elephant non è un film per tutti, come ha detto qualcuno, lo spettatore medio abbandonerebbe la visione di questo film dopo neanche mezz' ora.
    Forse per i ritmi blandi, per la mancanza di un intreccio verio e proprio, è un film che ci mette un po' a decollare questo è innegabile ma è tutt' altro che tempo perso ve lo assicuro. Merita sul serio.

    Le consuetudini e la lentezza che le caratterizza, ci vengono proposte dal regista per farci meglio immedesimare nei personaggi che stanno appunto vivendo una giornata come le altre.
    Protagonisti senza nessuna esperienza di recitazione a cui è stata data quasi totale libertà di improvvisazione e già questa è da considerare una trovata geniale.
    Ai lunghi piani sequenza che seguono i nostri protagonisti dalla prospettiva della loro nuca (altra scelta azzardata ma riuscitissima) vengono alternate bellissime (e coloratissime) immagini di esterni con sottofondi musicali che ne fanno un qualcosa di leggiadro, fine, poetico.
    In tutto il film pervade la noiosa serenità di un giornata come tutte le altre, il che contribuirà a rendere gli ultimi 20 minuti di suspense, claustrofobia (seppur in ambiente spazioso quale è quello scolastico) e follia ancor più shockanti per lo spettatore.
    Sulle tematiche che tratta un film-capolavoro di denuncia come questo ce ne sono una caterba:

    - Il rapporto (e di come questo sia ridotto ai minimi termini) tra genitori e figli adolescenti. Magistrale l' idea di non fare mai primi piani sui genitori di Alex.
    - La facilità con cui si possono comprare armi da fuoco negli Stati Uniti.
    - L' omosessualità. Pregevole la conversazione aperta che viene inscenata durante una lezione, geniale se si considera che è tutta improvvisata dagli studenti (Van Sant ha detto solo di parlare dell' omosessualità). Fa davvero riflettere.
    - Il bullismo, di cui sono vittima Alex e il suo amico.
    - L' emarginazione di una studentessa bruttina di cui non ricordo il nome.
    - L' anoressia/bulimia che affligge le teenager del 21esimo secolo.
    - La scarsa sicurezza delle scuole.

    Un film ricchissimo di contenuti che porta a ben più di qualche riflessione.
    CAPOLAVORO

    Edited by Paranoyd - 29/9/2014, 20:41
     
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    Premessa: stasera cercavo nel mio hard disk un film leggero e senza pretese, alla fine ho scelto Elephant...ciò denota la mia coerenza emotiva in questo periodo.
    Premessa n° 2: ho dato una rapida occhiata ad alcuni dei commenti precedenti...come si fa a dare 6 e mezzo a questo film e liquidarlo con due paroline?!

    Van Sant non è nuovo ai racconti dell'adolescenza, soprattutto se problematica ed inquieta e quest'opera non si discosta da queste tematiche. Un liceo, una mattinata apparentemente tranquilla e normale, la vita di alcuni giovani viene brevemente accennata, come sono brevi e fugaci gli incontri attraverso i corridoi dell'edificio scolastico. Ragazzi che cammino, ragazze che parlano tra loro, commenti negativi sulla qualità della mensa scolastica, allenamenti sportivi. Il contesto è caotico, si vede una massa di individui che si muove disordinatamente, ma all'interno di questa massa ci sono gli individui. Giovani differenti ognuno con le sue passioni e i suoi interessi, con le sue difficoltà individuali e le proprie problematiche familiari. Ma non è solamente questo, in ognuno dei ragazzi che, come in una carrellata, ci vengono presentati dal regista c'è un mondo, fatto di sofferenze, paure, insicurezze. Un giovane che si prende cura del padre alcolizzato, un aspirante fotografo dallo sguardo malinconico, una ragazza emarginata e sola, alcune giovani snob che nascondono disturbi alimentari messi in atto quasi più per moda che per effettiva problematica personale, gli sportivi popolari occupati solo dal pernsiero di feste e ragazze, ragazzi presi in giro da tutti i compagni, giovani alle prese con la propria omosessualità. In tutto questo matura la violenza, una violenza crudele e spietata, ma allo stesso tempo non consapevole. La violenza è una riproposizione di un videogame, la componente umana viene del tutto annullata, non c'è empatia, non c'è ragione, non c'è presa di contatto con se stessi. La tragedia è ovviamente inevitabile.
    Van Sant racconta tutto questo con distacco, senza dare motivazioni, senza dare spiegazioni, in modo asettico, come se lasciasse un documentario in mano allo spettatatore. D'altro canto, lo spettatore capisce sin da subito che qualcosa sta per accadere, in quanto un senso di attesa e sospensione cresce con lo scorrere delle immagini. Alla fine si rimane come svuotati, ci si chiede il perché? Ma forse un perchè non c'è. Anzi c'è e la colpa è da attribuire alla società tutta. Non ci sono valori, il vuoto esistenziale dilaga, non c'è ascolto dell'altro, non c'è educazione. Nemmeno un luogo come la scuola è in grado di comprendere quali sono i turbamenti di quegli individui che ogni giorno solcano le sue porte. Non c'è famiglia. I giovani sono lasciati soli. Lasciati soli nel poter dare libero sfogo alle tendenze più oscure. L'arte, la musica non salvano. Manca l'ascolto empatico e la comprensione. Anche la natura gioca un ruolo importante in quest'opera, mutando, come muta l'animo dei protagonisiti.
    Questo film non è solo un film, è come uno specchio per noi spettatori e per la società intera. Van Sant infatti tiene soltanto in mano lo specchio davanti a noi e sembra dirci "Guarda!", questo è il suo unico intervento diretto, il suo unico contatto con noi. E io ho guardato e ho visto che è proprio vero, come dice il proverbio inglese "come un elefante in una stanza", noi distogliamo sempre lo sguardo da ciò che non vogliamo osservare attentamente e non vogliamo renderci conto dell'evidenza, delle problematiche che ci circondano, della solitudine di chi sta intorno a noi, del dolore degli altri, troppo presi da noi stessi. E io mi sente di dire a tutti voi...Guardate!
     
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    Elephant è il miglior film incentrato su gente che cammina nei corridoi che abbia mai visto, dico davvero, prendetemi in parola quando vi dico che se vi piacciono i corridoi questo film fa per voi.

    Scherzi a parte, Elephant è davvero un bel film, certo è molto particolare, ma è proprio per questo che funziona così bene e ora vedrò di spiegarmi, cercando di rispondere anche agli spunti lasciati da altri.
    CITAZIONE (tayger @ 6/11/2009, 20:59) 
    Una regia asettica che allontana tutti gli spettatori di passaggio, che si fermano aspettando una cocente critica nel sistema americano e che si ritrovano invece un punto di vista assolutamente obiettivo, nonostante l'avvicendarsi di molteplici protagonisti, nel quale non si esprime alcuna morale, nessun insegnamento e nessuna facile retorica.

    Questo stile di regia però lo fa diventare un film estremamente lento e noioso, tanto da allontanare anche chi è interessato alla vicenda..

    C'è del vero in questo post, sebbene non penso si debba dare per scontato che chiunque troverebbe il film noioso. È vero che la regia allontana dai personaggi, ma penso fosse un obbiettivo del regista quello di non definirli troppo e lasciare il focus del film sulla giornata del massacro, mostrataci in un contesto banale (come dice Paranoyd, la vita di tutti i giorni) e ponendo in una posizione onnisciente lo spettatore (che citando Ellie è "l'elefante nella stanza").

    Elephant non cerca di fare commentario sociale in modo tradizionale, insistendo sulle condizioni instabili dei ragazzi o sulle motivazioni che li hanno portati a compiere azioni così malvagie, anzi queste cose vengono accennate a malapena (insieme a tanti altri temi, tutti elencati da Paranoyd, tutti ci vengono semplicemente mostrati senza indagarne le cause).

    Però una critica c'è eccome, per capirla bisogna anche considerare il contesto in cui questo film è uscito, e perché ha deciso di raccontare (in parte) la storia di Columbine in un modo così freddo e distaccato.
    Dopo Columbine negli USA c'è stata un'ondata mediatica di panico assoluto, tutti i servizi di news riportarono la notizia, si interrogarono sulle motivazioni dei ragazzi, si dedicarono a sapere tutto sulla loro vita e crearono servizi su servizi in loro onore, rendendoli di fatto delle star.
    Certo si aprì un dialogo su temi importanti negli Stati Uniti quali il possesso d’armi e il bullismo, ma allo stesso tempo è probabile che tutta quest’esposizione mediatica data a due giovani menti disturbate, abbia negli anni a venire influenzato parecchi emulatori.

    Quello che Gus Van Sant ha cercato di fare invece, è un po’ l’opposto. Senza puntare il dito contro nessuno (tranne forse la facilità con cui un ragazzino può ottenere delle armi da fuoco in America), semplicemente ci mostra una noiosa giornata di routine dal punto di vista di più ragazzi, dandoci sì un’idea del perché la gioventù odierna potrebbe essere tentata a compiere un atto simile e i vari problemi che li affliggono, ma in definitiva senza indagarne troppo le cause. Questo perché Elephant non cerca di elevare la figura dei due carnefici, o di farli apparire come vittime della società, di abusi familiari, come ragazzi mentalmente instabili o senza cuore, tramite i fatti ce li mostra per quello che sono e lascia lo spettatore giudicare.
    Cosa lascia un messaggio più utile per scoraggiare questi comportamenti: un servizio di due ore sull’infanzia dei carnefici e sui loro videogiochi preferiti (e che magari ti fa immedesimare in loro), o un ritratto crudo e realistico delle loro azioni?

    Parlando del film in sé l’ho trovato piuttosto piacevole da guardare, le carrellate tra i corridoi ci offrono dei cambi di luce e di scenario improvvisi molto interessanti, e pur essendo un po’ lento di ritmo c’è un certo clima di tensione che non ti lascia annoiare. Rivelando presto quando sarebbe avvenuta la sparatoria, ma riesplorando la giornata da punti di vista alternativi, ci si chiede sempre quand’è che inizieranno i problemi e quali personaggi si ritroveranno in trappola. La colonna sonora molto azzeccata, i brani sono pochi, ma in certe scene c’è una sincronia tra immagini e musica davvero perfetta.

    Inoltre essendo questo un film minimalista, ovviamente 2 piccoli dettagli tecnici mi hanno un po’ infastidito, dato che parliamo praticamente degli unici effetti speciali del film. Quando il ragazzino sta giocando al computer si vede un abbozzo pietoso che dovrebbe corrispondere a uno sparatutto, va bene che era il 2003, ma ci vuole tanto a creare un’immagine in CGI che sembri un minimo credibile (deve passare come videogioco non come umano!!) ? Lo stesso vale quando il ragazzino fa pratica con il fucile prima della sparatoria, il fucile emette dei lampi di luce/fuoco palesemente aggiunti in montaggio che fanno parecchio ridere, un peccato considerando che nella scena della sparatoria invece è tutto molto realistico.

    In conclusione posso dire che il film mi ha soddisfatto, rende il proprio tema alla perfezione e pur essendo girato con poco ha una cinematografia di tutto rispetto, avendone già parlato Paranoyd mi limito ad aggiungere che mi ha stupito molto la luce, davvero unica e ottenuta solo con l'uso di luci diegetiche (non potendo piazzare luci di scena, Gus ha fatto rimpiazzare le luci della scuola con altre più potenti) o naturali.
    Nel complesso potrebbe risultare noioso ad alcuni vuoi a causa dei lunghi piani sequenza e della ripetizione di certe scene, vuoi ad altri per la trama minimale e i personaggi poco caratterizzati, ma sono cose a cui uno può passare sopra sapendo in anticipo che il film terminerà con una strage di adolescenti. Voto 7+

    Edited by Zio Pinco - 1/11/2016, 02:25
     
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