[Libro] Moby Dick

Herman Melville - 1851

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  1. lionel hutz
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    Moby Dick
    (Moby-Dick or The Whale), conosciuto anche come La balena, è un romanzo pubblicato nel 1851 dallo scrittore statunitense Herman Melville.

    La trama del libro si può riassumere assai brevemente come il viaggio di una baleniera, il Pequod, comandata dal capitano Achab, a caccia di capodogli e balene, e in particolare della enorme balena bianca (in realtà un capodoglio) che dà il titolo al romanzo. Tuttavia in Moby Dick c'è molto di più: le scene di caccia alla balena sono intervallate dalle riflessioni scientifiche, religiose, filosofiche e artistiche del protagonista Ismaele, alter ego dello scrittore, rendendo il viaggio un'allegoria e al tempo stesso un'epopea epica.
    Come in Tristram Shandy di Laurence Sterne, il romanzo di Melville è enciclopedico ed allo stesso tempo fortemente digressivo: la lettura deve essere accompagnata dall'interpretazione, in quanto l'autore utilizza un gran numero di citazioni di storie epiche, shakespeariane, bibliche. Per questo motivo e per le numerose digressioni, Moby Dick può essere considerato un precursore del modernismo, in particolare di James Joyce.

    È stato tradotto in italiano per la prima volta dallo scrittore Cesare Pavese nel 1932, che nella prefazione del libro Racconti di mare e di costa di Joseph Conrad definisce il mare descritto da Melville "titanico e biblico" All'epoca della sua prima pubblicazione, il libro non incontrò un'accoglienza favorevole, ma è oggi unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori della narrativa statunitense.

    Autore Herman Melville
    1ª ed. originale 1851
    Genere romanzo
    Sottogenere avventura
    Lingua originale inglese
    Ambientazione Oceano
    Protagonisti Ishmael
    Antagonisti il capodoglio chiamato Moby Dick e il capitano Achab

    Genesi


    Moby Dick fu pubblicato nel 1851, durante il periodo che è stato chiamato il Rinascimento americano, il quale vide la pubblicazione di opere letterarie come La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne (1850), La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe (1852) così come Walden (1854) di Henry David Thoreau e la prima edizione di Foglie d'erba di Walt Whitman (1855).

    Due avvenimenti reali costituirono la genesi del racconto di Melville. Uno fu l’affondamento nel 1820 della baleniera Essex di Nantucket, dopo essere stata urtata da un enorme capodoglio a 3200 km dalla costa orientale del Sud America. Il primo ufficiale Owen Chase, uno degli otto sopravvissuti, riportò l’avvenimento nel suo libro del 1821 Narrazione del naufragio della Baleniera Essex di Nantucket che fu affondata da un grosso capodoglio al largo dell’Oceano Pacifico.

    L’altro evento fu la presunta uccisione attorno al 1830 del capodoglio albino Mocha Dick nelle acque al largo dell’isola cilena di Mocha. Corse la voce che Mocha Dick avesse venti o più ramponi conficcatigli nel dorso da altri balenieri, e che sembrava attaccare le navi con una ferocia premeditata. Una delle sue battaglie con una baleniera servì come soggetto per un articolo dell’esploratore Jeremiah N. Reynolds nel maggio del 1839 apparso sul The Knickerbocker.

    Trama

    Il narratore, Ismaele, è un giovane uomo dotato di un acuto spirito d’osservazione in procinto di partire da Manhattan. Nonostante abbia fatto esperienza nella marina mercantile, questa volta ha deciso che per il suo prossimo viaggio s’imbarcherà su di una baleniera. In una fredda e buia notte di dicembre giunge così alla Locanda dello Sfiatatoio, presso New Bedford (Massachusetts), accettando di dividere un letto con uno sconosciuto al momento assente. Quando il suo compagno di branda, un tatuatissimo ramponiere polinesiano chiamato Queequeg, fa ritorno a ora tarda e scopre Ismaele sotto le sue coperte, i due uomini si spaventano reciprocamente, ma a seguito all’episodio diventano in fretta amici intimi e decidono di salpare insieme dall’isola di Nantucket a caccia di balene.

    A Nantucket la coppia si fa registrare nell’equipaggio del Pequod, una baleniera che presto lascerà il porto. Il capitano della nave, Achab, non si vede da nessuna parte; tuttavia gli viene detto da uno dei proprietari che "è un grand’uomo, senza religione, simile a un dio", il quale "è stato all’università e insieme ai cannibali". Poco dopo aver appena firmato i documenti, sul molo i due amici s’imbattono in un misterioso uomo di nome Elia che allude a future disgrazie inerenti al capitano Achab. Il mistero cresce nella mattina di Natale quando Ismaele avvista delle oscure figure nella nebbia, che sembrano in apparenza essersi imbarcate sul Pequod, il quale, proprio quel giorno, spiega le vele.

    All’inizio sono gli ufficiali della nave a dirigere la rotta, mentre Achab se ne sta rinchiuso nella sua cabina. Il primo ufficiale è Starbuck, un Quacchero serio e sincero che si dimostra anche un abile comandante; in seconda c’è Stubb, spensierato e allegro, sempre con la sua pipa in bocca; il terzo ufficiale è Flask, tozzo e di bassa statura ma del tutto affidabile. Ciascun ufficiale è responsabile di una lancia del Pequod e ognuna ha il proprio ramponiere pagano assegnato a essa. Qualche tempo dopo la partenza, finalmente Achab, una mattina, fa la sua comparsa sul cassero della nave, un’imponente e spaventosa figura somigliante a un’apparizione stregata che fa venire i brividi al narratore stesso. Una delle sue gambe gli manca dal ginocchio in giù ed è stata rimpiazzata da una protesi modellata partendo da una mascella di capodoglio.
    « Sembrava un uomo staccato dal palo del rogo, quando il fuoco ha devastato le membra percorrendole tutte senza consumarle e senza portar via una sola particola della vecchia e compatta robustezza… Una cicatrice sottile come una bacchetta, lividamente bianca, si vedeva partire dal mezzo dei capelli grigi e scendere dritta su un lato del volto e del collo, rossigno e bruciato, fino a sparire negli abiti. Somigliava a quel segno perpendicolare che talvolta s’apre nel tronco dritto e superbo di un grande albero quando è lacerato da un fulmine scagliato dall’altro che, senza schiantare un solo ramoscello, scortica appena la corteccia e vi traccia un solco, da cima a fondo, prima di sparire nel suolo, lasciando la pianta ancora verde e viva, ma segnata. »
    (Moby Dick, Cap. 28)

    Radunata insieme in fretta tutta la ciurma, con un entusiasmante discorso Achab si assicura il supporto della stessa per il raggiungimento del suo personale obiettivo segreto di quel viaggio: dare la caccia e uccidere Moby Dick, un vecchio ed enorme capodoglio dalla pelle chiazzata e con una gobba pallida come la neve, il quale ha storpiato Achab nel suo ultimo viaggio a caccia di balene. Solo Starbuck mostra qualche segno di resistenza nei confronti del carismatico ma monomaniacale capitano. Il primo ufficiale sostiene ripetutamente che lo scopo della nave dovrebbe essere quello di cacciare le balene per ottenere il loro olio e con un po’ di fortuna far ritorno a casa il prima possibile, proficuamente e senza cercarsi guai inutili, appunto non quello di scovare e uccidere Moby Dick e soprattutto non per vendetta. Infine anche Starbuck si adegua alla volontà di Achab, anche se nutrendo però forti dubbi.

    Il mistero delle figure, intraviste da Ismaele nella foschia poco prima che il Pequod salpasse, viene spiegato durante la prima calata della lance per inseguire un gruppo di balene. Achab aveva in segreto portato con sé il proprio equipaggio, incluso un misterioso ramponiere chiamato Fedallah (a cui si fa anche riferimento come 'il Parsi'), un’imperscrutabile figura che esercita una sinistra influenza su Achab. Più tardi, una notte mentre sorveglia la carcassa di una balena catturata, in presenza di Achab Fedallah pronuncia un’oscura profezia sulle loro due morti gemelle.

    Il romanzo descrive numerosi "gam" , scambi sociali fra due navi in mare aperto. Gli equipaggi di norma si fanno visita reciprocamente durante un gam, i due capitani su di un vascello e i primi ufficiali sull’altro. Avvengono spesso scambi di lettere, nel caso una nave abbia della corrispondenza per un qualche membro dell’altra imbarcazione, e gli uomini possono inoltre parlare di avvistamenti di balene o di altre notizie. Per Achab, comunque, c’è un’unica domanda che abbia rilevanza e che puntualmente pone alle altre navi: “Avete visto la Balena Bianca?“ Dopo aver incontrato diverse baleniere, ognuna delle quali con le proprie peculiari storie, il Pequod entra nell’Oceano Pacifico. Queequeg si ammala mortalmente e richiede che gli venga costruita una bara dal carpentiere della nave. Proprio quando tutti avevano abbandonato la speranza, Queequeg cambia idea e, avendo deciso dopo tutto di vivere, guarisce rapidamente. La bara diviene così la sua cassa portaoggetti, e in seguito verrà poi calafatata e adattata per rimpiazzare il gavitello del Pequod.

    Presto da parte di altre baleniere si sente parlare di Moby Dick. L’allegro capitano Boomer del Samuel Enderby, che ha perso un braccio proprio a causa della balena, si stupisce di fronte al bruciante bisogno di vendetta di Achab. Successivamente incontrano la Rachele, la quale ha avvistato Moby Dick molto di recente. A seguito dello scontro una delle loro lance, su cui si trovava il figlio più giovane del capitano, è stata data per dispersa. Il capitano della Rachele supplica allora Achab affinché lo aiuti nelle ricerche, ma Achab resta risoluto; il Pequod adesso è davvero vicino alla Balena Bianca e non si fermerà di certo per soccorrerli. Infine viene incrociata la Delizia, anche se il suo capitano sta facendo gettare a mare un marinaio ucciso da Moby Dick e nonostante Starbuck implori Achab per l’ultima volta di riconsiderare la sua sete di vendetta, tutto ciò si rivela vano.

    Il giorno dopo, il Pequod s’imbatte in Moby Dick. Per due giorni l’equipaggio insegue la balena, che infligge loro numerosi disastri, compresa la scomparsa di Fedallah. Al terzo giorno Moby Dick mostra il fianco con il cadavere del ramponiere trattenuto tra i cavi. Anche dopo la battaglia iniziale del terzo giorno, è chiaro che mentre Achab è un vendicativo cacciatore di balene, Moby Dick, sebbene pericoloso e intrepido, non è motivato a cacciare uomini. Poiché il capodoglio si mette a nuotare lontano dal Pequod, Starbuck esorta un’ultima volta Achab a desistere, osservando che:
    « Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu, che insensato cerchi lei!. »
    (Moby Dick, Cap. 135)

    Achab ignora per l’ennesima volta la voce della ragione e continua con la sua caccia sventurata. Siccome Moby Dick aveva danneggiato due delle tre lance che erano salpate per cacciarlo, costringendo quindi l’equipaggio a tornare sulla nave, l’imbarcazione di Achab è l’unica rimasta intatta. Achab rampona la balena, ma il filo del rampone si rompe. Moby Dick decide allora di attaccare il Pequod stesso, il quale colpito gravemente comincia ad affondare. Achab nuovamente rampona la balena ma questa volta il cavo gli si impiglia al collo e viene così trascinato negli abissi oceanici dall’immersione di Moby Dick. La lancia viene poi inghiottita dal vortice generato dall’affondamento della nave, nel quale quasi tutti i membri dell’equipaggio trovano la propria morte. Soltanto Ismaele riesce a salvarsi, aggrappandosi alla bara-gavitello di Queequeg, dopo un intero giorno e un’intera notte viene infine recuperato dalla Rachele.

    La nave Pequod

    Il Pequod è la romanzesca baleniera di Nantucket, del XIX secolo, del romanzo americano Moby Dick di Herman Melville. Il Pequod e il suo equipaggio sono comandati dal capitano Achab, figura che a parte i primi capitoli, è quasi sempre presente nel corso dei tre lunghi anni di caccia alla balena. I personaggi sono per lo più membri dell'equipaggio, incluso il narratore Ismaele. La nave è definita da Melville un
    « ... bastimento vecchio e inusitato...; /... una nave della vecchia scuola, piuttosto piccola... /Stagionata e tinta dalle intemperie di tutti e quattro gli oceani »

    Una nave che il vecchio capitano Peleg aveva adornato in modo bizzarro, fatta di trofei.
    « Un veliero cannibale, che si ornava delle ossa cesellate dei suoi nemici »

    Definita nobile e malinconica nello stesso tempo. Qui - "seminascosto nel suo bizzarro alloggio" - Ismaele incontra Peleg e in seguito Bildad, riuscendo ad entrare a far parte dell'equipaggio. La nave, nonostante i continui tentativi di Melville di dimostrare la veridicità dei fatti, è inventata poiché non si hanno notizie di una nave affondata da una balena nel periodo citato da Melville
    Ismaele
    (EN)
    « Call me Ishmael. » (IT)
    « Chiamatemi Ismaele. »
    (Inizio del libro)

    Ismaele è il narratore ed è attraverso i suoi occhi che è vista quest'impresa. All'inizio è effettivamente il personaggio principale, ma egli è soprattutto un narratore onnisciente, che con la sua criticità e la sua profondità talvolta scompare dalla scena per narrare e poi inserire le sue riflessioni. Egli si auto-presenta con la nota frase «Chiamatemi Ismaele» (Call me Ishmael): il nome ha origine biblica, nel Genesi infatti Ismaele è il figlio di Abramo e della schiava Agar, cacciati nel deserto. Sicché "Chiamatemi Ismaele" è come dire "Chiamatemi esule, vagabondo".

    Ismaele dice poco di sé stesso: solo che ha le spalle un po' larghe (La nave) e ch'è newyorkese (Parvenze, dice che va via da Manhattan menzionando gli abitanti).

    Solo all'inizio dice della sua avventura (Parvenze, L'amico del cuore, La sacca da viaggio, La nave), ma poi parla più che altro dei combattimenti tra uomini e balene (La prima ammainata, Flask e Stubb uccidono una vera balena, poi ci riflettono sopra, La balena morente ecc.; Le misure dello scheletro della balena diminuiscono? Perirà?, Cetologia, Teste e code, La raffineria ecc.). Racconta però che un giorno stette a letto perché punito dalla matrigna per essersi arrampicato nel camino per imitare gli spazzacamini; la punizione gli venne comminata alle due pomeridiane del 21 giugno, il giorno più lungo dell'anno, cosa che rese la punizione stessa più gravosa di quanto potesse mai capitargli.

    Il capitano Achab

    Il capitano Achab guida l'intero equipaggio attraverso la folle impresa di caccia del bianco capodoglio visto dal capitano anche con i tratti del mitologico leviatano. Questo accanimento viene descritto da Melville come una monomania:
    « Roso di dentro e arso di fuori dagli artigli fissi e inesorabili di un'idea incurabile. »

    Achab era assetato di vendetta nei confronti di quella candida balena, che, dopo aver sfondato tre lance, gli aveva tranciato e divorato una gamba. Moby Dick viene descritto come un essere maledetto e vendicativo, che distrugge le lance per puro piacere e davanti al quale anche i pescecani fuggono. La sete di vendetta di Achab però, precisa Melville, non deriva tanto dalla mutilazione fisica subita quanto da un'avversione maturata precedentemente. Melville dice:
    « ... venne allora che il corpo straziato e l'anima ferita sanguinarono l'uno nell'altra. »

    Dopo la mutilazione e il necessario ritorno a casa si sviluppò la monomania e
    « ... Achab e l'angoscia giacquero coricati insieme nella stessa branda. »

    L'odio di Achab verso la balena si spinge così all'estremo che..
    « ... se il suo petto fosse stato un cannone, gli avrebbe sparato il cuore »
    Moby Dick (personaggio)

    Moby Dick è una balena immaginaria con i fianchi ricoperti da ramponi. Ha "tre buchi alla pinna di tribordo", vari ramponi nei pressi prima che Achab la colpisce (frasi di Achab). Prima di andare a scandaglio agita molto la coda (detto dal Gay Header Tashtego) e uno sfiato enorme. Poi, nella seconda giornata di caccia, gli arrivano nuovi ramponi (uno di Tashtego, uno di Dagoo, uno forse da Queequeg e il rampone formato da dodici lance d'Achab), ed il cadavere del Parsi Fedellah. Il giorno dopo, viene nuovamente colpita da Achab, ma, mentre libera la sagola che si era annodata, Achab la fa partire in aria e gli si attorciglia al collo, e forse si attorciglia anche a Moby Dick.

    Moby Dick viene trovata in diversi mari del mondo. Molti marinai le danno la caccia, ma non con la stessa ossessione del Capitano Achab. A quest'ultimo è stata tolta la gamba dalla balena bianca. Dopo questo episodio, gli capita di ferirsi e di faticare a camminare. Lui è il capitano del Pequod, una nave Americana, e fa creare un equipaggio daglia armatori Biblad e Peleg. Vengono arruolati anche Ismaele e Queequeg. Dopo una lunga caccia la trova. Per tre giorni prova a cacciarla. Il terzo giorno Achab la insegue con più furia degli altri giorni e l'arpiona, ma muore, quando rimane imbrigliato in dei cavi sott'acqua. Moby Dick, poi, distrugge la nave e muoiono tutti i marinai, meno Ismaele.

    Altri personaggi

    Queequeg è un nativo di un'isola romanzesca dell'Oceano Pacifico chiamata Kokovoko o Rokovoko. Suo padre era un Gran Capo, un Re; suo zio un Gran Sacerdote. È il primo personaggio importante incontrato da Ismaele nella Locanda dello Sfiatatoio. Sul Pequod sarà il principale ramponiere. Descritto con curiosità e rispetto da Ismaele, non si separa mai da Yojo, il suo piccolo idolo che egli venera come una divinità. È protagonista di alcuni atti eroici tra cui il salvataggio di Tashtego che stava per morire dopo essere precipitato nella testa di un capodoglio morto dal quale si stava estraendo lo spermaceti.
    Starbuck è il primo ufficiale del "Pequod", nativo di Nantucket e quacchero di famiglia, descritto fisicamente come alto e magro, e di carattere severo e coscienzioso. Descritto come "l'uomo più cauto che si possa trovare nella baleneria", prudente ma non codardo, sarà uno dei più riluttanti ad assecondare il folle piano di Achab. Come tutto l'equipaggio perisce in mare dopo un ennesimo tentativo di uccidere la balena bianca.
    Stubb è il secondo ufficiale, nativo di Capo Cod, descritto come un uomo allegro e spensierato, apparentemente indifferente ad ogni pericolo e minaccia, accanito collezionista e fumatore di pipe.
    Flask è il terzo ufficiale, nativo di Tisbury, un giovane tozzo e rubicondo, baleniere intrepido benché poco sensibile al fascino del mare. Muore per via di Moby Dick, anche se non viene scritto.
    Tashtego è il secondo ramponiere, un indiano nativo del "Capo Allegro", originariamente terra di guerrieri-cacciatori, che ora forniva a Nantucket molti dei suoi più audaci ramponieri.
    Dagoo è il terzo ramponiere, "un gigantesco negro selvaggio", imbarcatosi spontaneamente in giovinezza su una nave baleniera dal suo villaggio nativo in Africa.
    Pip, abbreviazione di Pippin, un nero di piccola statura, suonatore di tamburello: è un marinaio un po' stralunato e goffo; durante gli inseguimenti alle balene inevitabilmente finisce in mare e la seconda volta che accade viene abbandonato nell'oceano e ripescato solo molte ore dopo, completamente impazzito. Emarginato dall'intero equipaggio, viene invece accolto da Achab, che lo sente suo simile nella follia.
    Fedallah è un misterioso asiatico (Parsi) dai capelli a turbante, che sembra legato come un'ombra ad Achab da un influsso quasi telepatico: sarà lui a predire con una strana profezia la fine di entrambi.

    Curiosità

    Herman Melville fu ispirato per la composizione del libro dalle esperienze del capitano George Pollard (Comandante di una baleniera). Egli perse la propria nave (la Essex) a causa dello speronamento di un cetaceo, e ciò ispirò Melville quando lo conobbe dopo un secondo naufragio avvenuto diversi anni dopo al largo delle Hawaii.

    Riferimenti nella cultura


    Nel libro L'Atro Antro di Lemony Snicket, un sottomarino si chiama Queequeg
    Nel libro I mari del sud di Cesare Pavese c'è un chiaro rimando all'opera di Melville
    Nel febbraio 1978 uscì "Caccia sul mare", albo chiaramente ispirato al romanzo di Melville, fumetto n. 9 della serie Ken Parker, sceneggiato da Giancarlo Berardi. Anche in Dago, storico fumetto di Robin Wood, oggi riedito in Collezione tuttocolore, n.32, Luglio 2012, c'è un episodio molto simile
    Moby Duck è un personaggio della Disney ispirato al romanzo; appare in Paperino con Moby Duck (sulla scia d'una balena)
    Nell'album Led Zeppelin II dei Led Zeppelin è presente un brano strumentale il cui titolo è proprio Moby Dick
    L'album Leviathan dei Mastodon è un concept album basato sull'opera di Melville
    Nell'album Samarcanda di Roberto Vecchioni, nel brano Canzone per Sergio vi è un riferimento al romanzo nei versi "Il capitano Achab non torna più / dal viaggio contro l'impossibile"[1].
    Nell'album Banco (1983) del Banco del Mutuo Soccorso gli viene dedicata una canzone (Moby Dick)
    Nell'album La Giostra Della Memoria (1993) di Enrico Ruggeri vi è una canzone intitolata Bianca Balena, dedicata al romanzo.
    Nell'album Marinai, profeti e balene di Vinicio Capossela vi sono chiari rimandi al romanzo di Melville, in particolare il brano Fuochi Fatui racconta la fine del capitano Achab e della baleniera Pequod, il brano "la bianchezza della balena" è ispirato al capitolo 42 del libro.

    Nell'album Hermann di Paolo Benvegnù è presente una canzone intitolata Achab in New York, chiaro riferimento all'opera di Melville

    Bibliografia italiana

    AA.VV., Rotte di lettura attorno a "Moby Dick", Genova, Marietti-Teatro di Genova, 1992.
    Bianchi, Ruggero, Invito alla lettura di Melville, Milano, Mursia, 1997.
    Perosa, Sergio (a cura di), Le traduzioni italiane di Herman Melville e Gertrude Stein, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 1997.
    Stella, Maria, Cesare Pavese traduttore, Roma, Bulzoni, 1977.

    Edizioni

    Herman Melville, Moby Dick ovvero La balena, Biblioteca europea 2, versione integrale a cura di Cesare Pavese, Torino, Frassinelli, 1932, pp. 884 in 2 volumi. Senza ISBN
    Herman Melville, Moby Dick ovvero La balena, traduzione di Cesare Pavese riveduta e migliorata, Torino, Frassinelli, 1941, pp. 892 in 2 volumi. Senza ISBN
    Herman Melville, Moby Dick ovvero La balena, Tesori della Narrativa Universale, introduzione di Claudio Gorlier e tradotto da Renato Ferrari, Novara, De Agostini, 1982, pp. 619 in 2 volumi. Senza ISBN
    Herman Melville, Moby Dick ovvero La balena, Oscar Classici 86, Introduzione di Fernanda Pivano e tradotto da Cesarina Minoli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1986, pp. 723. ISBN 88-04-28372-6
    Herman Melville, Moby-Dick o La balena, Oscar Grandi Classici, Introduzione di Fernanda Pivano, traduzione di Cesarina Minoli, revisione e note a cura di Massimo Bacigalupo, con un saggio di Harold Bloom, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2004, pp. 784. ISBN 978-88-04-52516-5
    Herman Melville, Moby Dick ovvero La balena, Biblioteca Economica «Classici» 39, Curato e tradotto da Pietro Meneghelli, Roma, Newton Compton, 1995, pp. 444. ISBN 88-7983-902-0
    Herman Melville, Moby-Dick ovvero La balena, Letterature, Curato e tradotto da Giuseppe Natale, Torino, Utet, 2010, pp. L-938. ISBN 978-88-02-08159-5

    Fonte: Wikipedia.it

    Herman_Melville_1860



    Edited by Michela° - 26/6/2013, 23:14
     
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  2. Michela°
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