Labyrinth - Dove tutto è possibile

Sarah è una quindicenne solitaria e fantasiosa, persa nel suo mondo fatto di racconti stravaganti, luoghi incantati, bambole e balocchi. Vive con il padre, la matrigna e il suo piccolo fratellino, a cui deve spesso fare da baby-sitter. E’ arrabbiata con il mondo: con il padre, che non la degna di sufficienti attenzioni, con la matrigna, che ha preso il ruolo della madre e con il fratellino, fulcro della vita dei genitori, coccolato e vezzeggiato. Sarah si rifugia spesso nelle pagine dei libri fantastici, di cui ama circondarsi, e ripete le frasi contenute in essi, fingendosi sempre una persona differente da quello che lei è. Il suo libro preferito è “The Labyrinth”, la storia del re di Goblin, il quale insieme agli gnomi, suoi scagnozzi, rapisce il bambino a cui una giovane ragazza è molto affezionata, in quanto è innamorato di lei e la vuole solo per sé. Una sera Sarah è costretta a fare da baby-sitter al piccolo Toby e, arrabbiata con tutto e tutti, urla ad alta voce al fratellino proprio le parole contenute nel suo libro preferito “Spero proprio che gli gnomi ti portino via, all’istante!”. Gli gnomi sono, però, realmente in ascolto e rapiscono l’innocente Toby. Jareth, il re dei Goblin, si manifesta alla sconvolta Sarah e le dice che avrà soltanto tredici ore per salvare il bambino, altrimenti verrà trasformato in uno dei suoi tirapiedi. Sarah viene così scaraventata proprio in quel magico mondo, di cui amava tanto leggere nelle pagine del suo libro preferito.
E’ costretta a dover attraversare il misterioso labirinto che circonda la città di Goblin e solo se raggiungerà il castello di Jareth, oltre i confini della città, potrà salvare il fratello. Inizia così il suo viaggio tra corridoi che sembrano non finire mai, pozzi fatti di mani, volti ammonitori scolpiti nella pietra e batacchi delle porte parlanti. Sono molte le strane creature che la giovane incontra lungo il suo cammino, alcune crudeli, altre timorose, altre ancora vili. Solo alcune di queste accompagnano però Sarah nel suo viaggio: il nano codardo Gogol, il gigante buono e peloso Bubo e il coraggioso cane cavaliere Sir Didymus. Sarah, insieme ai suoi nuovi amici, è costretta ad affrontare molte peripezie e a sconfiggere numerosi nemici e paure per salvare il fratellino.

Questa è la trama del film del 1986 di Jim Henson “Labyrinth – Dove tutto è possibile”, un film fantastico che presenta molti dei cliché delle opere anni ottanta dello stesso genere. Innanzitutto va precisato che Henson è il creatore dei muppets e questo aspetto caratterizza anche il suo lungometraggio, infatti gli gnomi e le altre creature del labirinto hanno le movenze e l’aspetto caricaturale tipico dei muppets.
Il film vede la partecipazione d’eccezione del cantante David Bowie, il quale con il suo sguardo mefistofelico ed i capelli biondi e cotonati incarna alla perfezione il personaggio di Jareth. Bowie, inoltre, contribuisce alle musiche ed alle parti cantante dell’opera, creando canzoni che rispecchiano perfettamente il suo stile, in particolare, e gli anni ottanta, in generale. Nei panni di Sarah si trova, invece, una giovanissima Jennifer Connelly. Solo sedicenne, l’attrice è già alla sua quarta prova sul grande schermo e ben manifesta le sue doti e qualità recitative.
Nonostante il film sia piuttosto datato mostra effetti speciali sufficientemente elaborati, sia per quanto riguarda il gran numero di pupazzi in scena, sia per la complessità di alcune ambientazioni. Molto bella e suggestiva risulta essere la sequenza girata nel palazzo di Jareth, che prende spunto dalle scale infinite di M.C. Esher.

Le tematiche di questo film fantastico non sono estremamente originali. La difficoltà che si incontra nel crescere, nel lasciarsi alle spalle ninnoli e fantasticherie per entrare nella vita adulta sono temi cari al genere. Già Alice in “Alice nel Paese delle Meraviglie” scappava da casa per evitare le incombenze della quotidianità per ritrovarsi in un mondo fatto di stravaganze e controsensi. La scena del pozzo fatto di mani di “Labyrinth” ricorda infatti il profondo pozzo in cui precipita la stessa Alice all’inizio del suo viaggio.
Questo film è debitore anche nei confronti de “Il mago di Oz”, anche qui Dorothy dal Kansas si ritrova improvvisamente in un mondo incantato. Ma, soprattutto, “Labyrinth” si ispira a “La storia infinita”, libro di Michael Ende, trasportato sul grande schermo da Wolfgang Petersen nel 1984. Le similitudini tra le due opere sono molteplici: due ragazzi insoddisfatti dalla vita reale che vengono catapultati nei fantastici racconti di un libro, il lungo viaggio alla ricerca di qualcosa di molto importante e la necessità di crescere senza scordarsi del tutto il proprio lato infantile.
Nonostante le assonanze con altre opere, “Labyrinth” ha comunque delle peculiarità caratteristiche, tra cui la presenza di David Bowie, di personaggi stravaganti e di un labirinto sempre in grado di trasformarsi e di riservare sorprese, positive o negative. Un film da vedere per tornare bambini e sognare per qualche ora.