Vulcano - Los Angeles 1997

Mike Roark, specialista dell'unità di crisi di Los Angeles, si illude di poter trascorre la sua settimana di ferie con la figlia Kelly Roark, quando una breve scossa tellurica sconvolge i suoi piani. Coadiuvato dalla sismologa Amy Barnes, intuisce che questa è solo la prima avvisaglia di un cataclisma inimmaginabile: sotto L.A. si sta sviluppando un vulcano. Lava, lapilli, cenere sommergono le strade e solo grazie al protagonista – responsabile sia della vita di milioni di cittadini che di sua figlia – la città sarà salvata.
Come nella maggior parte delle pellicole che vedono protagonisti cataclismi e disastri naturali, la valenza estetica e l'aspetto prettamente scioccante che sin dalle origini contraddistingue le tecniche cinematografiche, diventano catalizzatori assoluti. E se tutte le risorse - materiale e non - vengono investite in maniera esclusiva nella cura e nel dettaglio degli effetti speciali, tutti gli altri aspetti come la sceneggiatura, la regia, il montaggio, la cura formale e i contenuti, non possono che venire penalizzati.
Ennesimo film catastrofistico, Vulcano – Los Angeles 1997 raggiunge appieno questo poco encomiabile obiettivo come forse pochi altri. Senza neanche infierire citando tutte le clamorose incongruenze con un minimo di realismo – capriole e corse a due centimetri dalla lava incandescente, barricate improvvisate che magicamente interrompono il flusso del magma – viene da chiedersi come sia stato possibile concepire un film su una sceneggiatura così sconclusionata come questa di Jerome Armstrong. E se lo sfoggio delle più moderne tecniche della fabbrica dei sogni possono essere l'unico alibi dietro l'investimento dei produttori, gli effetti speciali in questione risultano deludenti a confronto di film analoghi come Dante's Speak.
Tra salvataggi impossibili, seguendo il cammino impervio del protagonista interpretato da Tommy Lee Jones – che come da prassi risulta essere l'unico in tutta Los Angeles capace di intuire il pericolo imminente – più che il fiato si trattengono a stento le risate. Un film grottesco che è quasi parodia di se stesso.

Luca Cacciatore