Non Solo Cinema Forum: Tutto sul Cinema, Attori, Registi, Film, SerieTV, Prossimamente al Cinema, Recensioni.

Votes given by jonny95

  1. .
    Ed ecco la mia :P



    Non aspettatevi di vedere il solito film di amori adolescenziali o il classico film sui ragazzi malati di tumore e di come “eroicamente” ne affrontano le conseguenze. No, perché “Colpa delle stelle” vi farà rimanere a bocca aperta. E’ si un film d’amore, ovviamente, altrimenti credo non avesse potuto avere tutto questo successo. Ma è il modo in cui tratta questo viaggio che si percorre andando incontro alla morte, di come viene affrontato e di come faccia schifo sapere di dover morire. Ma non solo, di come faccia schifo non respirare, del dolore che si prova quando vedi dei genitori che soffrono per te e non poter continuare a fare la depressa tranquillamente perché altrimenti questi ti portano dai dottori, i quali ti diagnosticano la depressione, dando la colpa ai farmaci, quando tutto è solamente un effetto collaterale del morire.

    Un amore tra adolescenti, il periodo della vita dove tutto viene vissuto più intensamente e soprattutto con la forza e la credenza di poter essere quasi immortali. L’immortalità, però, non viene ovviamente vissuta, perché i dure ragazzi vivono costantemente con la falce della morte accanto, che li segue ovunque e da un momento all’altro potrebbe scendere su di loro o su uno di loro.

    Hezel Grace Lancaster è una diciasettenne (16 nel libro) malata di tumore in origine alla tiroide poi con una bellissima colonia satellite nei polmoni. Ed è per questo che la vedremo accompagnata sempre come un’ombra da una bombola dell’ossigeno. E’ un’amante fedele e quasi morbosa del libro “Un imperiale afflizione” dello scrittore di fantasia Peter Van Houten il quale è alla base e quasi al centro dell’intera storia.
    Quando le diagnosticano la depressione, le consigliano di frequentare un gruppo di sostegno, ed è proprio a queste riunioni che la sua vita viene definitivamente stravolta. Durante una di queste sedute incontra Augustus Waters (Gus), colui che le cambierà l’intera esistenza e darà la prima importante svolta alla pellicola.
    Gus è un personaggio chiave molto importante, e l’attore Ansel Elgort regge benissimo il ruolo. Dà il senso di reale protezione, regala gioia e sorrisi, sempre o quasi. Un ragazzo di 18 anni (nel libro 17) con alle spalle un osteosarcoma teoricamente sconfitto con il solo sacrificio di un arto.
    Insieme a Gus conosceremo anche Isaac, ragazzo con un tumore agli occhi che, a causa di questo, perderà completamente la vista, e gli occhi. Isaac ci regala attimi di vera passione adolescenziale, quella passione e quella forza che solo a 17 anni si prova. Il coraggio e il declino di esso, quando vengono meno le tue sicurezze. La furia nell'affrontare il dolore e la profonda amicizia. Il tutto accompagnato ad una costante ironia molto apprezzata. Nat Wolf, che lo interpreta, è davvero bravo a farci vivere queste grandi emozioni. Ci fa sorridere, soffrire, e tornare a sorridere con la velocità di un fulmine.

    Questi sono all’incirca i personaggi principali, le cui storie sono legate da un'unica costante. La morte. Anche se per Isaac non sarà così, come non lo è per i rispettivi genitori dei protagonisti, ci fa comunque capire come sarà il dopo. Dopo che una persona cara a cui volevamo bene ed eravamo legati quasi indissolubilmente, ci viene portata via.

    Come dicevo prima, “Un imperiale afflizione” il libro cardine e centrale della pellicola, è un racconto di una bambina malata di cancro che quando muore lascia le vite delle persone che gli sono vicine in sospeso. Ed è questo che Hazel Grace non riesce ad accettare, vuole, con tutta se stessa, conoscere le sorti del destino delle persone, e del criceto, che hanno accompagnato la protagonista fino alla morte.
    Ed è infatti, grazie a questo libro, che i protagonisti Hazel e Gus si recano ad Amsterdam. Per conoscere l’autore del libro che ha cambiato il loro modo di vedere il mondo. E anche il loro modo geniale di comunicare e di esprimersi. Forse, anche uno dei motivi del grande successo del film, è che tutto viene reso con dialoghi non eccessivamente mielosi, ma studiati a volte pungenti, e a parer mio, non banali. Ad eccezioni di qualche cliché sfortunatamente inevitabile.

    Amsterdam, altra cruciale svolta. Un cambio direzionale di registro, un twist narrativo che ci immerge del dramma e ci fa profondamente capire cosa sia l’ingiustizia e cosa siano le svolte che la vita spesso ci fa affrontare.

    E’ difficile raccontare come Amsterdam sia così importante senza cadere nello spoiler, quindi mi limiterò a dire che è la visita alla casa di Anna Frank affrontata con indomito coraggio e grande fatica da parte della protagonista, ad essere il cuore di questo cambio da parte di tutti.

    Dal ritorno da Amsterdam cambia un po’ tutto. C’è un inversione di ruoli tra i due protagonisti continuamente, però, accompagnanti dall’amico Isaac e dalla sua splendida ironia e sofferenza.

    La vita di Anna Frank, come tutti sappiamo, è stata da esempio per molti. Il suo diario ha influenzato molte menti e ha stravolto molte vite. In questo caso grazie a lei Hazel comincia ad abbracciare la vita in modo diverso, e a vivere le proprie emozioni a mille, come una sedicenne dovrebbe fare. S’innamora, soffre, si ribella. Tutto nella costante visione che da un giorno all’altro qualcuno potrebbe arrivare e portarci via da questo mondo e dalle persone che amiamo.

    Lo stesso diario di Anna Frank viene adoperato in altre pellicole per spiegare cosa sia la vita anche in un momento terribile come la guerra. Un esempio ne è il film tratto dai diari dei “The Freedom Writers” (regista Richard LaGravenese)
    E’ proprio grazie alla lettura de il diario di Anna Frank che i protagonisti cominciano a capire che il modo in cui vivono è terribilmente sbagliato. E che al mondo c’è stato qualcosa di più forte, organizzato e potente delle attuali gang di cui fanno parte. La protagonista, l’insegnante Erin Gruwell (Hilary Swank), fa proprio leva sui temi del razzismo e dell’olocausto per aiutarli, ed è così che cambia le loro vite.
    Accettare la morte non è mai semplice, soprattutto se sei giovane e hai teoricamente una lunga vita davanti a te. Hazel Grace, prima che Gus entrasse nella sua quotidianità, viveva una vita apparente e piatta, fatta di routine e libri. E’ l’amore a riportarla alla vita.
    Un caso apparentemente simile lo potremmo vedere in PS I Love You, pellicola sempre del regista Richard LaGravenese, che al contrario, ci fa capire come sia sofferente perdere qualcuno che si ama, e come sia difficile andare avanti e riuscire ad accettare la morte improvvisa.

    La morte, la morte è una costante della vita di tutti. Lo possiamo accettare, o vivere con la paura. Tutto sta a noi. Spesso ci vengono affiancate persone che ci aiutano a superarne la paura. Spesso, al contrario, ci vengono strappate e portate via. Ma una cosa rimane sempre, la morte.

    Il regista di “Colpa delle stelle” non ha fatto un grandissimo lavoro di regia, è tutto piuttosto scolastico. Sfumature, slow-motion, nulla di eccezionale. Ma la grande bravura di Shailene Woodley e dei suoi amici, ha fatto sì che ogni emozione la potessimo vivere anche noi.
    Mentre i personaggi secondari come i genitori di Hazel e l’importantissimo autore di Un’imperiale afflizione Peter Van Houten (William Dafoe) sono risultati un po’ sottotono. Forse un po’ meglio Laura Dern ossia la madre di Hazel, ha dato il giusto spessore che c’era in origine nel libro. Del quale, vi consiglio la lettura, ma al quale ho preferito il film.

    I costumi, le musiche e le scenografie sono altrettanto impeccabili. Ci accompagnano nei vari luogo di “culto”, il parco, la camera di Gus, Amsterdam. Tutto perfetto, e quasi identico all’originale descritto nel libro, con ovvie “licenze poetiche” da parte del regista Josh Boone di cui ricordiamo essere solo la sua seconda pellicola.

    Ci sono film che anche se non sono capolavori donano una serie infinita di emozioni, e colpa delle stelle è uno di questi.
  2. .
    CITAZIONE (jonny95 @ 12/10/2015, 22:22) 
    Che sballoooo

    Ahahahaha xD Quoto!
  3. .
    Vado anche io con il mio...

    ________________________________________________


    Difficile trovare un unico elemento che possa descrivere la complessità del nostro essere. Molto di quello che ci identifica come individui si struttura a partire dalla prima infanzia, attraverso le prime interazioni con il mondo esterno, l’attaccamento che ci lega alle figure genitoriali, la percezione del nostro sé corporeo. Man mano che cresciamo prendiamo sempre maggiore consapevolezza di noi stessi. Impariamo a camminare, a parlare, a nutrirci da soli e sperimentiamo l’ampio spettro dei sentimenti umani. Attraverso la formazione apprendiamo a leggere, a scrivere, a giocare con il mondo dei numeri e facciamo nostre le più vaste e variegate nozioni sul mondo.
    Tutto scorre in modo lineare, in un progressivo divenire coerente ed ordinato. Ma qualcosa all’interno di questo processo, ad un certo punto, si inceppa. L’arrivo dell’adolescenza segna l’inizio di un dirompente cataclisma emozionale, che scardina gli argini del nostro io, libera i sommersi demoni del nostro subconscio e mina le certezze acquisite fino a quel momento. Questa cruciale tappa dell’esistenza costituisce un tragico momento di passaggio per ogni individuo, un lutto da affrontare con dolore e sofferenza: l’addio all’infanzia e l’ingresso nell’età adulta.

    Se questo frangente della vita può turbare gli animi di ciascuno, è certamente vero che sono molte le variabili in grado di rendere ancora più ostici gli ostacoli che l’adolescenza porta con sé. La difficoltà nell’accettazione del proprio sé, corporeo ed incorporeo, nell’instaurare sane e positive relazioni con gli altri, nel controllare la propria dimensione emotiva sono tutti fattori che caratterizzano questo momento di transizione. Se questi aspetti, però, vengono estremizzati e non trovano una naturale risoluzione, rischiano di tramutarsi in patologie e di inficiare la futura vita adulta dell’individuo coinvolto.
    Oggi sono molti gli ambienti e le condizioni che possono complicare questo panorama. L’eccessiva esibizione del proprio sé corporeo e l’assimilazione dello stesso a canoni predefiniti possono portare a gravi disturbi come anoressia, bulimia o dismorfismo corporeo. L’accettazione da parte del gruppo dei pari viene ricercata con ogni mezzo possibile; droghe e alcol diventano il supporto necessario per reggere il confronto con gli altri ed il ritmo del gruppo di appartenenza. Al contrario, quando l’interazione con gli altri fallisce, il rischio di eccessive forme di isolamento o di annientamento del sé sono dietro l’angolo. Anche la gestione delle proprie emozioni, quando problematica o patologica, può sfociare in gravi sbalzi d’umore, eccessi di ira, forme depressive o attacchi di panico.

    Il cinema si è spesso occupato di queste tematiche, tentando di addentrarsi nei meandri di quella giungla di pensieri, sentimenti e paure che caratterizzano l’adolescenza, indagando anche sulle cause che possono portare al manifestarsi di disturbi comportamentali o della condotta.
    “Stuart: A Life Backwards” è un film diretto da David Atwood nel 2008, uscito per la televisione solo in Gran Bretagna e tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore Alexander Masters. Quest’opera, sfortunatamente poco conosciuta, racconta la storia di Stuart Shorter, interpretato da Tom Hardy. Egli è un giovane senzatetto, alcolista, eroinomane e sociopatico, che, per una serie di fortuite circostanze, incontra proprio lo scrittore Masters (Benedict Cumberbatch), il quale diventerà suo amico ed autore della sua biografia. Le vicende drammatiche della vita di Stuart vengono presentate allo spettatore “al contrario”, così come lo scrittore le ha raccontate nel libro, sotto suggerimento dello stesso protagonista. Viene così descritto l’uomo di oggi con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, andando a ritroso, fino a scoprire “cosa ha ucciso il bambino che era”. Stuart è un ragazzo segnato, troppo presto, dalla vita. Un’infanzia, fatta di malattia, abusi, maltrattamenti e derisioni, lo ha condotto ad un’adolescenza travagliata, segnata dall’uso sfrenato di droghe, dalla permanenza in svariati penitenziari, da auto-mutilazioni e tentativi di suicidio. Tutti questi fattori hanno dato struttura ad un individuo profondamente instabile. Il nucleo dell’animo di Stuart è quello di un uomo buono e generoso, arguto, ironico e pieno di idee geniali e strampalate, come solo quelle di un bambino sanno essere. Questo, però, è quel nocciolo della sua personalità che avuto origine nei primi anni di vita, trascorsi all’insegna della felicità e della spensieratezza. Le vicende che hanno portato alla costruzione della sua corazza protettiva sono, però, terribili. Stuart viene spesso avvolto da quelle che lui definisce “nebbie nere”, che lo trasportano in uno stato di perdita di autocontrollo, in cui l’odio e la rabbia prendono il totale sopravvento. Stuart definisce se stesso come “pazzo” perché “ha lasciato entrare il diavolo dentro di sé”. Ha utilizzato, inizialmente, nella preadolescenza, la pazzia come meccanismo di difesa: fingersi pazzo per intimorire, allontanare gli altri, far loro paura e difendersi. La pazzia, però, è poco alla volta divenuta parte di lui, gettando un ombra oscura su un animo sensibile e tenero.
    Diversa è la storia di Susanna, protagonista del film del 1999 di James Mangold “Ragazze Interrotte”, adattato dal diario di Susanna Kaysen. La protagonista, magistralmente interpretata da Winona Ryder, proviene da una famiglia della media borghesia americana, non ha subito particolari traumi durante l’infanzia, non ha un buon rapporto con i genitori, superficiali e poco empatici, ma ha davanti a sé numerose opportunità per il futuro. Ma qualcosa nei delicati ingranaggi del suo essere sembra essersi fermato. E’ apatica, non ha ambizioni, se non quella di scrivere, non riesce ad avere relazioni durature e stabili con l’altro sesso e, soprattutto, sente in sé un forte ed opprimente desiderio di morte, che la porta anche al tentativo di suicidio. La sua personalità è definita, da un punto di vista medico, “ambivalente” e “borderline” e per questo viene mandata in un centro psichiatrico all’avanguardia. Susanna non è pazza, ma trova nello stato di follia il suo particolare modo di sentirsi viva, il suo status sociale. Attraverso la pazzia si sente per la prima volta parte di un gruppo di pari, le altre pazienti, e questo apparente stato di benessere la porta ad accoccolarsi nella calda coperta del disturbo mentale.
    Differenti, però, sono le storie della altre pazienti del centro. Loro sembrano non trovare un appiglio con il reale, a differenza di Susanna la quale alterna momenti di lucidità ad attimi di tenebra. La giovane con la personalità più forte è Lisa, un’indimenticabile Angelina Jolie, la quale è sociopatica e “morta dentro”, in quanto tiene tutte le emozioni racchiuse dentro di sé. In questo modo non prova sofferenza, ma nemmeno gioia od empatia nei confronti delle altre pazienti; è puro istinto e non ha una connessione con la propria dimensione interiore. Giorgina si è rinchiusa in un mondo fantastico, come quello de “Il mago di Oz”, in cui costruisce castelli immaginifici, che si reggono solo su menzogne e su iperboli fantastiche. Definizione clinica: bugiarda patologica. Polly è intrappolata nel proprio sé infantile, ancorata alla “bella bambina” che era, prima che un terribile incendio le sfigurasse il volto. Ma sono molte le storie che contraddistinguono le ragazze: abusi, disturbi alimentari, non accettazione della propria sessualità.
    Un’altra narrazione che racconta il periodo dell’adolescenza è quella di Steve, protagonista del film “Mommy” canadese del 2014, scritto e diretto da Xavier Dolan. Quest’opera racconta la storia di un ragazzo affetto da deficit dell’attenzione, comportamenti violenti, scatti di ira e da una forma di attaccamento morboso alla madre. Steve si definisce, ironicamente, “un bravo ragazzo”, infatti è carismatico e sa essere dolce, ma la profondità dei suoi disturbi non gli consente di vivere una vita normale. Viene colto da momenti in cui non riesce a controllarsi, in cui le emozioni divampano tutte insieme in un fuoco potente, che non può fare altro che distruggere tutto ciò che lo circonda. Ama la madre profondamente, più di se stesso, ma il possesso che nutre nei suoi confronti lo porta a reagire con violenza verso se stesso e gli altri. Una mina vagante, totalmente fuori controllo, alla perenne ricerca di un senso di libertà, in cui i suoi sensi possano dilatarsi e le emozioni collocarsi al posto giusto.

    I tre film sono simili e differenti allo stesso tempo. Si accostano per le tematiche trattate, ma le scelte stilistiche ed estetiche dei registi sono differenti. “Stuart: A Life Backwards” procede in modo frazionato; le vicende del protagonista vengono presentate in sequenze ben distinte, come se i tasselli della vita di Stuart venissero presentati un po’ alla volta e, come in un giallo, riguardasse lo spettatore rimetterli insieme per avere una visione completa dei fatti. “Ragazze Interrotte” ha una struttura narrativa più classica; gli avvenimenti scorrono con maggiore fluidità, raccontate dall’io narrante della protagonista. “Mommy”, invece, porta sullo schermo immagini, che sono anche paesaggi emotivi. Molte sono le scene in cui i dialoghi sono assenti, ma sono numerose le riprese di azioni a rallentatore o di primi piani e ciò innesca la componente emotiva dello spettatore, in profondità. Anche il formato più ristretto utilizzato dal regista, che permette di inquadrare poco più di una persona alla volta, si rivela una scelta visiva di successo. Quello che accomuna le tre opere è il riscorso a colonne sonore moderne e suggestive, in grado di supportare ed arricchire le immagini che scorrono sullo schermo.
    Nei tre film ha un ruolo fondamentale la figura di riferimento o di attaccamento per il protagonista: Alexander Masters per Stuart, Valerie (Whoopi Goldberg) per Susanna e la madre (Anne Dorval) per Steve. Queste persone cercano, con tempi e strumenti diversi, di salvare l’individuo che sta loro accanto, provano a comprenderlo, ad incoraggiarlo, a volergli bene. Ma, come viene detto in una delle battute iniziali di “Mommy”, “non basta amare qualcuno per salvarlo, purtroppo”. E infatti gli epiloghi dei tre film sono diversi e non tutti pervasi da un senso di speranza o redenzione.

    Il tema delle problematiche adolescenziali è sicuramente molto delicato e richiede un occhio sensibile e, allo stesso tempo, poetico per raccontare, in modo credibile e non banale, quello che questa delicata età della vita porta con sè. I tre film analizzati, anche se con gradi di riuscita dissimili, ci provano, smuovendo qualcosa in chi guarda e incoraggiando ciascuno di noi ad osservare i giovani di oggi con sguardo meno critico ed indagatore, senza banalizzare la loro condizione con “Ah, che fannulloni!”, “Perché sono sempre annoiati?”, “Perché non si concentrano sul loro futuro?”. Questi film ci invitano a metterci nei panni della “mommy” del film, che nonostante i suoi difetti, le sue insicurezze ed i suoi sbagli, non perde mai la speranza e sa volere bene ad un figlio “difficile” e anche nei momenti bui, alla domanda di Steve “noi ci amiamo ancora?”, non esista un secondo nel rispondere “certo, è la cosa che ci riesce meglio”.
  4. .
    Quanto ho adorato questo film!! Mi avevano detto in molti che era bello, ma non pensavo potesse piacermi così tanto!
    Von Trier racconta la depressione, a mio parere paragonandola alla fine del mondo, perchè è così che ci si sente quando si è depressi. Niente ha più importanza, non si è toccati da nulla, apatia totale nei confronti di tutto e tutti. In poche parole, ci si sente finiti, con niente da dare e con solo la voglia di scomparire come la terra nel film. Ed è questo lo stato d'animo della protagonista.
    La storia è stata divisa in due parti. Nella prima si approfondisce il personaggio di Justine, vengono mostrate un pò le cause della sua malinconia, che secondo me arrivano principalmente dalla sua famiglia. Una famiglia totalmente spaccata, con un padre ormai distratto e una madre inaridita e incattivita dagli eventi. Nel giorno che dovrebbe essere il più bello della vita per chiunque, Justine la si vede spaesata e quasi insofferente. Tenta un contatto proprio con i suoi genitori, per sfogarsi delle sue paure, senza ottenere risultati. In un modo o nell'altro, la respingono entrambi.
    Dall'altro lato c'è sua sorella Claire, che tenta di starle vicino e di prendersi cura di lei, ed è cio che viene mostrato maggiormente nella seconda parte. Il tentativo di Claire di recuperare sua sorella, di starle vicino a suo modo.

    Con l'andare avanti però, la situazione l'ho vista capovolgersi. Justine diventa quella più salda e forte delle due, noncurante ormai di qualsiasi cosa, non avendo nulla da perdere.. mentre Claire si fa completamente assorbire da ciò che avviene.


    Molti film hanno affrontato il tema della depressione, ma ne ricordo davvero pochi così intensi e profondi.
    Poi con due interpreti così, non poteva essere altrimenti! In modo particolare mi ha colpita Kirsten Dunst! E' un' attrice che ho sempre apprezzato tanto, ma qui è stata molto più brava del solito!!
    Di quest'opera ho amato tutto! Dalla bellissima regia fino agli effetti speciali! Per me è un vero e proprio
    capolavoro! Di Lars ho avuto modo di guardare anche Dogville, che mi era piaciuto un sacco. Ma con Melancholia mi ha totalmente conquistata!
    E non so cos'altro scrivere :lol: troppo mi è piaciuto e non pensavo mi colpisse così!
  5. .
    :lol: jonny pensa, stavo mettendo Manhattan al posto di Rocky, e poi ho pensato a te e l'ho lasciato :lol:
  6. .
    Io sparo
    Spike Lee :lol: e
    Ridley Scott

    Insomma ci vogliono anche i grandi eliminati xD
  7. .
    Ecco qui, questa è la mia roba. Mi è venuta fuori una cosa più lunga del previsto e me ne scuso, spero non vi annoierete a leggere soprattutto chi dovrà votare, non me lo perdonerei mai xD

    ------------------------------------

    Il cinema è un’arte visiva e come tale è necessario mostrare qualcosa per poter comunicare tramite essa. Spesso però accade che si parli di un film non per i propri meriti o demeriti, ma solo perchè ha osato mostrare qualcosa considerato socialmente e moralmente inaccettabile.
    Dunque è giusto tralasciare il messaggio per contestare il modo in cui è stato trasmesso? Secondo me nella maggior parte dei casi no, ma delle volte qualcuno esagera.
    Andando per gradi però, innanzi tutto bisognerebbe capire cos’è che genera scalpore e fa discutere, ma soprattutto perchè? Negli anni ho capito un po’ di cose e se sono venuta a conoscenza di determinati film è stato proprio perchè si parlava di “quella” fatidica scena.
    Ne abbiamo avuto la prova di recente con l’ormai dimenticato “50 sfumature di grigio”, ma è di film che si parla qui quindi andiamo avanti.
    Gli argomenti più gettonati ovviamente sono: violenza, sesso, droga (ahimè niente rock ‘n’ roll) e tutto ciò che si dirama da questi. Sono cose che già di per se hanno un forte potenziale per dibattere, se poi le si trova in forma esplicita in materiale accessibile a tutti l’effetto è moltiplicato all’inverosimile.
    Ma quale potrebbe mai essere il film che racchiude tutta la più putrida essenza dei tre argomenti sopra citati? Ovviamente A Serbian Film.

    Come anche il meno perspicace avrà già potuto intuire A Serbian Film è un film serbo, dell’ancor più serbo e sconosciuto Srdan Spasojevic, così come gli attori presenti.
    La pellicola ha come protagonista Milos, attore porno ormai fuori dal business, padre e marito in una bella famigliola felice ma con notevoli problemi economici.
    Come siamo ormai abituati a vedere nell’universo cinematografico, a Milos arriverà una proposta di lavoro ben remunerato per un nuovo film, a patto però che accetti di non fare domande e non conoscere nulla sulla produzione per la quale è stato ingaggiato. Lui accetterà, ignaro delle sfighe che lo attendono. È presente anche una sotto trama che andrà a completare l’intreccio della storia, forse un po’ tirata, ma è l’ultima cosa che qualcuno noterebbe.

    Non si può negare che tecnicamente sia un ottimo prodotto. La regia è buona, la fotografia e gli effetti speciali anche meglio e le interpretazioni di alcuni attori spiccano particolarmente in positivo.
    Neanche a dirlo il film è stato vietato in molteplici nazioni e nelle poche in cui è uscito è stato prevedibilmente criticato. Dal canto mio non mi sento mai di bocciare un film per delle scene troppo spinte e questa non è un’eccezione. Il film sarebbe funzionato alla grande se fosse stato presentato e concepito con un altro obiettivo.
    Tornando quindi al discorso iniziale, la carenza della pellicola è proprio il messaggio che vuole lasciare, o per meglio dire è talmente carico di roba atta ad impressionare che il messaggio si perde.

    Sembrerebbe quasi che il regista abbia voluto rappresentare se stesso durante la realizzazione del film, che in sostanza non è altro che la rappresentazione di come il regista fittizio Vukmir lavori per creare la sua opera...ci siamo capiti, no?
    Il regista vero ed il regista nel film hanno lo stesso scopo, dichiarato pubblicamente da entrambi, ovvero denunciare le problematiche sociali e le ingiustizie del governo serbo.
    In che modo però avrà(nno) pensato di attuare tutto ciò? Creando una specie di film porno estremamente violento, nel quale l’antagonista cerca di dare vita ad uno snuff movie (credo si chiamino così). Diciamo che forse non è stata la scelta più azzeccata.
    Capiamoci, il film non è nè senza senso nè delirante. Alcune problematiche legate soprattutto ai disagi delle ragazze madri e delle nascite vengono a galla, purtroppo però ci sono altre mille cose a farle finire nel dimenticatoio. So che state fremendo dalla voglia di sapere, ma le vedremo più avanti.
    A Serbian Film ovviamente non è l’unico ad osare così tanto, di film scioccanti e sopra le righe ce ne sono a bizzeffe, ma per me due in particolare possono essere accostati a questo sia per i temi trattati che per la scelta narrativa. Sto parlando di Martyrs e Requiem for a Dream, rispettivamente famosi uno per violenza e l’altro per droga in senso lato, sarebbe più corretto dire dipendenze con in più alienazione, depressione, disagio sociale ecc..

    Martyrs in breve: di produzione francese, ci mostra quella che è l’agonia di Anna per mano di una setta con a capo una vecchia signora (bontà sua) chiamata Madmoiselle. Questa setta ha lo scopo di martirizzare giovani donne, quindi torturarle e farle soffrire senza motivo affinchè raggiungano uno stato di estasi mistica e scoprire così cosa c’è dopo la morte, però senza morire. Furbata. Inoltre ha uno dei finali più belli di sempre.
    Sia nel film francese che nel film serbo dunque troviamo violenza, ma i due casi sono completamente diversi.
    La violenza esagerata a mio parere colpisce meno della violenza realistica ed è questo il motivo per cui Martyrs ha un impatto emotivo nettamente superiore al film serbo.
    Se vogliamo in A Serbian Film possiamo definirla violenza gratuita, all’interno della trama s’intende, poichè non vi è uno scopo preciso se non appunto quello di mostrarla e scioccare chi guarda.
    In Martyrs invece la violenza e soprattutto la crudeltà sono il fulcro attorno al quale è stata costruita la storia ed il mezzo per raggiungere un obiettivo ben preciso.
    Con quest’ultimo si prova pena per la protagonista, si prova disgusto e odio verso gli aguzzini. È come se ci si trovasse nella cella al posto della stessa Anna, in quanto il film fa leva (riuscendoci) su fattori diversi dalle sole percosse, ad esempio il rapporto d’amicizia tra le due ragazze, la famiglia, la debolezza psichica e via dicendo, elementi totalmente assenti/deboli in A Serbian Film.
    Ha anche a favore soprattutto lo sfruttare al meglio suoni e rumori. Delle volte non vedi un calcio o un pungo esplicitamente, ma ne senti l’impatto e la reazione di chi lo riceve e ciò scuote parecchio.
    Quando invece Milos prende a colpi di machete la donna che gli sta sotto o assisti al “new born porn” non mangi per due giorni, ma non provi nulla che non sia pura e semplice impressione visiva o in termini più spiccioli: schifo.

    A volte ad influire sulla persona sono cose più grandi di noi o semplicemente anche solo noi stessi (vedi il film seguente). Il dramma che scaturisce dal film serbo è il malessere sociale causato del governo.
    Il problema in tutto questo sta nel fatto che mostrando scene al limite del buon senso e totalmente politicamente scorrette, si finisce per ottenere l’effetto contrario. Alla fine ti ritrovi un film con discorsi significativi sull’andamento politico e sociale della nazione, ma con scene che ti fanno dimenticare tutto il bene detto restando solo una pellicola ricordata per incesti, pedofilia, peni in cavità oculari e quant’altro.
    Mi domando allora, visto lo scopo prefissato, non sarebbe stato meglio scrivere un film che mostrasse la realtà effettiva dei fatti, senza spingersi così tanto al limite?
    Questo è ciò che invece ha capito e fatto il buon Darren Aronofsky.

    In Requiem for a Dream non ci troviamo in Serbia, ma negli Stati Uniti. Volendo azzardare si può dire che la società è più degradata e la solitudine e la rassegnazione tra le persone regna sovrana. Il film diviso in tre parti, estate autunno e inverno, narra l’evoluzione e la distruzione di quattro vite, non a caso la primavera è stata esclusa, non esiste rinascita per nessuno dei protagonisti.
    Perchè questo film funziona? Scene particolarmente forti ci sono anche qui, decisamente meno ma ci sono. Essendo però Aronofsky un regista tecnicamente superiore a Spasojevic è riuscito a ricreare e trasmettere il malessere e l’angoscia anche solo con particolari movimenti di macchina o meravigliosi obiettivi grandangolari, basti pensare alla scena nell’ascensore o i ragazzi in cella.
    Il messaggio che arriva è forte è chiaro, ha sicuramente un notevole lavoro di scrittura dietro, ma come negli altri due film citati le immagini sono fondamentali. Fin da subito, prima ancora che la storia prenda piede si capiscono i retroscena vissuti dai protagonisti, si percepisce la solitudine della madre e la rassegnazione, la mancanza di determinazione. Così come il figlio ed i suoi amici, persi nel baratro della tossicodipendenza e con poca forza di volontà per uscirne.
    Aronofsky parla della dipendenza mostrando la dipendenza, non ne parla attraverso la narrazione della nascita del sadomasochismo, per dire.
    Certo non si può negare che prenderla nel didietro non sia una rappresentazione realistica di alcuni operati politici e noi che siamo italiani lo sappiamo bene...però ci sono MODI E MODI.
    Sicuramente dopo aver visto Requiem for a Dream non mi passerà minimamente per la testa di drogarmi o di prendere pillole a caso. Al contrario A Serbian Film al massimo potrà portarmi a riflettere di più su che film guardare domani sera.

    Dunque tornando al quesito iniziale, il contenuto di un’opera può annullarne il messaggio? Penso dopo tutto questo papiro di poter dire sì può, ma solo quando non c’è una buona base dalla quale partire, ovvero una buona sceneggiatura.
    Il gusto soggettivo ovviamente non si discute, ciò che impressiona me può essere acqua fresca per qualcun’altro, ma cerchiamo di pensare in termini oggettivi.
    Ci sono generi che si prestano maggiormente a mostrare determinate cose, altri meno.
    The Human Centipede è un horror, va benissimo che ci siano persone collegate tra loro tramite bocca-ano, ed il film funziona. Certo per alcuni è una porcheria, ma non pretende di parlarti di disagio sociale o politica.
    La vita di Adele è probabilmente uno dei film migliori degli ultimi anni (non sono di parte) sulla scia della Nouvelle Vauge, e tutti a parlare di dieci minuti di scena di sesso, come se fosse la cosa più brutta che potesse capitare al mondo. Allora qui arriviamo alla fine dell’imbuto e ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va.

    Ci sono film in cui il messaggio non arriva, come nel caso di A Serbian Film. Ci sono film dove invece il messaggio arriva benissimo, Requiem for a Dream. In altri invece il messaggio non c’è, ma come in Martyrs una storia originale può cambiare i canoni dell’horror.
    L’importante è non essere superficiali e, anche se qualcosa non ci convince, provare a capire cosa non va bene e se c’è un motivo per il quale è stata realizzata in un determinato modo. Vi renderete conto che la maggior parte delle volte una morale, un messaggio o un senso non c’è (eeh Vasco) solo perchè non ci sforziamo ad esaminare qualcosa un pochino più a fondo.
  8. .
    Il mio voto penso lo sappiano tutti.
    Non c'è molto da dire: Kubrick è il regista che più di ogni altro mi è entrato nel cuore e nell'anima. Grazie a lui ho cominciato ad appassionarmi ai film come forma d'arte, oltre che come forma di intrattenimento; grazie a lui ho cominciato a interessarmi alla regia anche nei suoi tecnicismi. Inoltre, i suoi film non mi hanno mai deluso. Mai. Mi davano sempre quello che io tutt'ora cerco in un film: perfezione tecnica e una trama abbastanza intricata, interessante e con risvolti etici/psicologici/interiori da appassionarmi e affascinarmi.
    Kubrick è stato un grandissimo regista, che si è cimentato in generi completamente diversi senza mai fallire. La quantità per me non conta, in questo caso, la qualità invece conta moltissimo e un regista che mantiene una qualità così alta in tutti i suoi film, perlopiù di generi così completamente diversi fra loro, merita il mio voto.

    Edited by *Leah - 26/9/2015, 12:12
  9. .
    CITAZIONE (jonny95 @ 23/9/2015, 18:16) 
    Io invece vado contro corrente. Dico Tarantino e Kubrick :)

    :joker:
    Io voglio Kubrick in finale. Contro chi è indifferente. u.u xD
  10. .
    CITAZIONE (Snaporaz @ 20/9/2015, 17:23) 
    GRUPPO B: Spero che tutta la gente che sta preferendo Tarantino a Fellini sia ubriaca :shifty:

    :m42:
  11. .
    Wooooo cosa cosa cosa mi stavo perdendo! Meraviglioso questo sondaggio! Brave le admin e bravissimo anche Madian ^_^
    Un'edizione supplementare è doverosa per rendere giustizia ad altri grandi come Bunuel, Jodorowski, Bresson, Eisenstein, Lynch, Von Trier, Pasolini, Carpenter, Murnau e taaanti altri *-*
    Voglio precisare che nelle scelte che ho fatto ha prevalso ancor più della soggettività o dell'oggettività, la conoscenza che ho della filmografia di ciascuno dei taluni signori.

    GRUPPO A - Billy Wilder - François Truffaut.
    Truffaut per almeno 400 disparati motivi. Wilder resta uno dei più grandi di tutti i tempi.

    GRUPPO B - Hayao Miyazaki - Michelangelo Antonioni.
    Con La città incantata mi ha davvero incantato. Antonioni con L'eclisse ad esempio, mi ha oltremodo annoiato, ma l'intellettualità del suo modo di fare cinema è motivo di orgoglio per il popolo italiano.

    GRUPPO C - Sydney Pollack - Alfred Hitchcock.
    Pollack è stato un bravissimo regista ma faccio difficoltà a spiegarmi la sua presenza in questo contest in cui solo i grandi nomi dovrebbero farlo da padrone. La mia africa e Tootsie saranno ottimi film, ma The Interpreter nulla può contro Intrigo Internazionale.

    GRUPPO D - Andrej Arsen'evič Tarkovskij - Charlie Chaplin.
    Tarkovskij lo apprezzo davvero come pochi altri, ogni suo film è da scuola del cinema. Chaplin lo porto nel cuore. E' stata una scelta troppo sofferta, l'esito mi sembra a favore dell'inglese tutto sommato.

    GRUPPO E - Quentin Tarantino - Christopher Nolan.
    Un'altra bella sfida. Nolan lavora coi soldoni e fa ottimi film ma Quentin ha nella sua penna un'arma in più.

    GRUPPO F - Clint Eastwood - Werner Herzog.
    Alcuni film di Clint da regista sono semplicemente buoni film, parlo dei primi a cavallo tra gli anni '70 e '80. Da Gli Spietati è diventato un mostro. Ho votato Herzog perchè lo sto studiando in questo periodo ed ha un approccio in quello che fa molto particolare e ammirevole, anche per i documentari del post-Kinski.

    GRUPPO G - Francis Ford Coppola - David Cronenberg.
    Per quanto mi riguarda, Coppola dopo Apocalypse Now avrebbe anche potuto andare in pensione. Cronenberg rimane un genio.

    GRUPPO H - Terrence Malick - Federico Fellini.
    Un filosofo contro un poeta ma badate: Fellini è Fellini [Cit.]

    GRUPPO I - Orson Welles - Ingmar Bergman.
    Welles aveva una forma registica sconfinata, ma quanto a sostanza, Bergman è su un altro piano. E' stata durissima.

    GRUPPO J - Sidney Lumet - Martin Scorsese.
    Sono affezionato a tutti i film di Lumet che ho visto (quasi tutti) e lo stesso vale per Scorsese, poi però mi sono ricordato dei primi 30 secondi de Il Verdetto ed ho fatto la mia scelta... tuttavia la spunterà Martin.

    GRUPPO K - Jean-Luc Godard - Kim Ki-duk.
    Godard, perchè si chiama Luc.

    GRUPPO L - Stanley Kubrick - Akira Kurosawa.
    Di Kubrick ho visto tutto e mi sfoglierei volentieri anche le fotografie scattate da adolescente. Di Kurosawa, ahime, ho visto ancora troppo poco.

    GRUPPO M - Bernardo Bertolucci - Fritz Lang
    Quando penso a Bertolucci la mia mente banale sfocia immediatamente alle tette di Eva Green, di conseguenza non riesco a maturare un pensiero razionale o quantomeno un giudizio prettamente tecnico nei suo riguardi. Tutto quello che so è che in pochi se la giocano contro il buon Fritz.

    GRUPPO N - Takeshi Kitano - Roman Polanski
    Perchè io amo Roman Polanski.

    GRUPPO O - Sergio Leone - Steven Spielberg
    Sergione con un paio di calci in bocca sbaraglia Spielberg, E.T, Indy e l'intero Jurassic Park...il problema è che uno coi film per bambini ci ha fatto i miliardi, l'altro ne ha passate di tutti i colori per portare a termine C'era una volta in America.

    GRUPPO P - Vittorio De Sica - Woody Allen
    De Sica ha posto in essere le pagine più belle ed importanti del cinema italiano. Impossibile non votarlo. Allen nel cuore, sempre.

    Edited by Paranoyd - 16/9/2015, 20:07
  12. .


    Benvenuti al TG5 serale di martedì 15 Settembre, proseguono le votazioni per il Torneo dei Registi NSC, 1a fase già animata da alcune polemiche e insulti a sfondo cinefilo, il nostro inviato da forumcommunity per gli aggiornamenti:

    - Sì, buona sera a tutti da Remo La Barca, dopo la serata di ieri dove la discussione era entrata davvero nel vivo, al momento regna la calma e la quiete. I nostri esperti però prevedono nuovi temporali in serata e la situazione potrebbe precipitare, situazione a rischio flame. Abbiamo a disposizione i dati parziali di alcuni dei gruppi in gara, un ringraziamento alla nostra talpa all'interno di NSC che rischia la vita per noi tutti i giorni, ma questo forse non dovevo dirlo, quindi procediamo:

    Gruppo A - Nel primo gruppo ci risultano Wilder a 5 e Truffaut a 6, uno scarto minimo che secondo le nostre indiscrezioni sarebbe anche uno dei testa a testa più incerti di questa votazione. Per i dettagli andate al nostro sito www. quentinforeva&eva .com, che i più critici dicono essere di parte ma non ne vediamo onestamente il motivo. Potrete votare per i sondaggi "Wilder, polacco o americano? yankee o immigrato?", "Almeno Truffaut era francese?", e "La Nouvelle Vague è bella perché bella o bella perché fa figo dire che è bella?", questo e molto altro ancora, continuate a seguirci anche su internet;

    Gruppo B - Altro raggruppamento che ci riserva sostanziale equilibrio, in vantaggio Miyazaki con 6 voti, aveva preso il largo ma ora Antonioni lo tallona con 5, dopo un riavvicinamento delle ultime ore. Qui le polemiche sorgono su come confrontare due registi tanto diversi, non parlano la stessa lingua ne' al lavoro ne' nella vita di tutti i giorni, i maligni aggiungono "e direi, Antonioni è morto dal 2007". La domanda che vi poniamo sul nostro blog "Tarantino Risponde" è: "che avrebbe combinato Miyazaki in un film con Monica Vitti ambientato tra le Eolie? Le avrebbe fatto incontrare spiritelli della natura incontaminata italiana e l'avrebbe fatta danzare con loro fino al ritrovamento dell'amica Lea Massari?" e soprattutto: "come si sarebbe comportato Antonioni a dirigere il buon vecchio Totoro e quel ganascia del Porco Rosso?";

    Gruppo C - No contest per uno dei favoriti di questa edizione, Hitchcock pare stia stracciando Pollack con un netto 11 a 0, che non ammetterebbe repliche a meno di miracoli. Alcuni frequentatori del forum avrebbero anche espresso un "PollAck chi? quello dei quadri dove non si capisce una fava?". Una medium di Los Angeles avrebbe intervistato per noi, direttamente dall'al di là, il caro Sidney che, da quanto riferitoci dalla donna, avrebbe tagliato corto e dichiarato "Questo contest è una farsa. Due statuette a zero, il resto non conta. Per quanto mi riguarda Alfred può anche pupparm...", vi lasciamo immaginare il resto. Lo spirito di Hitchcock non avrebbe ufficialmente replicato, anche se misteriosamente questa mattina è comparsa alla nostra redazione una busta con all'interno una registrazione audio. Per sentire la registrazione potete consultare la nostra pagina Facebook "Pulp Fiction è Gioia, tutto il resto è Noia", a seguire il link diretto alla registrazione: www.youtube.com/watch?v=r_ygbdoU_X4;

    Gruppo D - Tarkovskij-Chaplin sembra essere pratica già risolta, 2 a 8 in favore dell'americano, nonostante dichiarazioni forti quali "Chaplin lo odio" e "Chaplin non mi piace", pare si siano attivati i legali degli eredi del baffuto Charlot, che devono anche rispondere delle accuse di affiliazione al nazismo per i suddetti baffi, difficile far capire che Chaplin avesse già quei baffi prima che il nazismo stesso esistesse, dettagli. Alla nostra pagina Twitter "#djangoienekillbill" potrete rispondere al quesito "Avevate idea di chi fosse Tarkovskij prima di NSC?", tra le possibili risposte "sì", "no", "non lo so" e "ancora adesso faccio solo finta di avere idea di chi sia", a seguire il sondaggio "Chaplin senza baffi è come un mondo senza Nutella?";

    Gruppo E - Ora, non vogliamo dire nulla ma onestamente questa cosa è scandalosa, i nostri sondaggi danno Tarantino vincente 11 a 3 su Nolan, no dico... 11 a 3, la cosa grave è: come ha fatto Nolan a prendere ben 3 punti? Si parla di brogli elettorali, il fantasma della corruzione aleggia su questo contest. Ovviamente noi da imparziali quali siamo non possiamo sbilanciarci oltre, ma sembra evidente l'ostruzionismo verso San Quentin da Knoxville. Continuate a tenervi aggiornati sul confronto Tarantino - Nolan, ai 5 lettori e ascoltatori più assidui il portachiavi di uno scalpo di Bastardi Senza Gloria;

    E' tutto per il momento, linea allo studio.

    Bene, ringraziamo Remo La Barca, a breve ulteriori aggiornamenti, buon proseguimento di serata, ovviamente sui nostri canali.




    Edizione straordinaria! Benvenuti al TG1 delle 22:00, sono usciti i primi exit poll delle votazioni per il Torneo dei registi NSC!

    Animi accesi sin dalle prime avvisaglie di risultato, ma subito il nostro inviato da forumcommunity:

    - Qui Massimo Piacere, buona sera a tutti. C'è fermento per questi exit poll e i primi risultati sono sconcertanti, come rivela il nostro periodico "Batman Arkham Magazine", Sua Altezza Nolan I di Londra starebbe clamorosamente perdendo con un ex-suddito della corona dal cognome italiota e dai dubbi gusti cinematografici, 11 a 3 i risultati parziali ma sono in corso indagini da parte di Scotland Yard per giustificare questo scempio.

    Venendo alle notizie minori, negli altri gruppi che ci sono pervenuti abbiamo:

    Gruppo F - Massacro di Eastwood, 12 a 0 nei confronti di Herzog, una bella mazzata per il tedesco che, dato il trauma, si sta ancora chiedendo da che parte sia girato. Eastwood d'altronde, interpellato sulla vicenda ha guardato in cagnesco l'intervistatore e con un buon sigaro in bocca ha dichiarato "e vorrei anche vedere", oltre ad aver preparato una pala per scavare da consegnare al buon Werner. Non perdete in seconda serata gli approfondimenti nella nostra trasmissione "Inception", dove andremo a perlustrare i sogni dentro ai sogni dentro ai sogni di ognuno dei partecipanti al torneo, Herzog compreso, incredibile.;

    Gruppo G - Coppola 8, Cronenberg 5, sfida non del tutto conclusa, ma che sembra avviarsi verso la vittoria del regista de' "Il Padrino". Cronenberg cerca di difendersi come può, batte qualche colpo importante ingraziandosi pareri autorevoli di NSC, ma una rimonta pare abbastanza improbabile, seppur gli ultimi voti siano per lui. L'offerta che non può essere rifiutata sembra quella fatta da Coppola presentando come curriculum due dei capolavori assoluti della storia del cinema. Pare anche che Robert Duvall in persona sia stato ingaggiato da Al Pacino e mandato a chiedere spiegazioni alla porta di casa della giurata Viky017, sul perché ella non abbia ancora visionato il suddetto film. E' già pronta una testa di cavallo fresca fresca, a seconda della risposta di una delle cape di NSC, barricata nella sua villa d'oro ad Hollywood, sembra che questa non sia troppo incline a sottostare a ricatti.;

    Gruppo H - Altro confronto che sembra avviarsi verso una conclusione certa. Malick-Fellini al momento ci risulta un netto 3 ad 8 per l'italiano. Sembrano non bastare "I Giorni del Cielo","La Sottile Linea Rossa", "The Three of Life", perché come giustamente ricorda il giurato Snaporaz: "Fellini è Fellini", un po' come "San Remo è San Remo", ma non Remo quello del TG5, non facciamo pubblicità alla concorrenza. Sul nostro canale di approfondimento sul digitale terrestre "RaiNolan" vi chiediamo: "Perché Fellini è Fellini e Malick non è Malick? E se Malick non è Malick, chi è Malick? Sarà forse Fellini a vestire i panni di Malick? E se è Fellini a vestire i panni di Malick, quello sottoterra nel cimitero di Rimini chi è? Sarà mica Malick?";

    Gruppo I - "Incredibile Amisci" come direbbe il buon vecchio Altafini, Welles vinceva di alcuni punti ma è stato raggiunto e superato proprio in questi ultimi minuti, 6 a 5 per Bergman che per ora conduce il confronto più combattuto di questa prima fase del torneo. Chi elogia la grandezza e la pazzia di Welles, chi la perfezione di Bergman, chi pur di non scegliere si taglia le dita e non vota. La soluzione finale potrebbe essere una partita a scacchi tra la Morte e Charles Foster Kane, uno scontro all'ultimo pezzo ove nulla potranno i commenti dei giudici di NSC, o forse sì, mah, vedremo;

    Gruppo J - Scorsese avanti su Lumet per 9 a 2, non basta "La Parola ai Giurati", perché qui i giurati danno quasi tutti ragione a Scorsese, ma ammettiamo d'aver notato parecchio calore nei confronti del caro vecchio Sidney, che ricordiamo non essere la versione maschile della giurata Sidney che ha ricevuto minacce di morte da parte di Marsellus Wallace per non aver mai visto Pulp Fiction, ma non divaghiamo. Nonostante questo plebiscito, l'attore prediletto di Martin, Leonardo Di Caprio, continua ad essere oggetto di scherno su NSC per il suo mancato Oscar, dichiarazioni dell'ultim'ora di Leo "Se Martin arriva in semifinale quest'anno vinco la statuetta con The Revenant", "ma quello lo dirige Iñárritu Leo", "fatti i c@#i tuoi McConaughey, che nel Torneo degli attori ti rompo il c@#o!". A quest'ultima parola la giurata Angelica90 pare aver drizzato le orecchie, e pure gli occhi... sempre che si possano drizzare gli occhi;

    Chiudiamo qui le nostre indiscrezioni, linea allo studio.

    Grazie a Massimo Piacere, per gli amici Piacere Massimo, noi torneremo con l'edizione del mattino, buonanotte a tutti, ovviamente su Rai1.




    Bentornati su TGCom24, edizione delle 22:30, apriamo con i risultati parziali del 1° Torneo dei registi di NSC, che sta tenendo col fiato sospeso milioni di miliardi di bilioni di triliardi di persone in tutto il Molise e non solo. Linea al nostro inviato a forumcommunity.

    - Eccoci ora vi sento, un saluto a tutti gli amici di TGCom da Franco Forte, no, non sono in Germania, e questa battuta è vecchia come il cucco, il problema è che nessuno sa quanto sia vecchio il cucco, ma questo è un altro discorso. Mi trovo davanti alle porte di forumcommunity, sono ancora in corso le votazioni per il Torneo dei registi, è qualche ora che la situazione pare essere tornata sotto controllo, nel pomeriggio e nella serata di ieri abbiamo registrato urla, schiamazzi, due feriti, un morto e uno che sosteneva di essere Napoleone Bonaparte.

    Venendo ai gruppi che ci sono pervenuti proprio in questi minuti:

    Gruppo K - Godard contro Kim Ki-Duk, 9 a 3 per il francese, e votazione che sembra avviarsi verso l'eliminazione del regista coreano, che interpellato sull'accaduto ha dichiarato solamente "Pietà", mentre alla domanda su quando l'avremmo visto di nuovo all'opera ha risposto "Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera", davvero instancabile quindi, nonostante l'ormai certa sconfitta, non demorde e a noi piace così. Godard gongola per la vittoria e si augura di lottare per la vittoria "Fino all'ultimo respiro";

    Gruppo L - Al Gruppo L abbiamo uno dei motivi delle più accesse discussioni di questa due giorni di voti, Kubrick conduce 9 a 3 su Kurosawa, ma c'è chi non ci sta e fa valere le sue opinioni. Spopolano le fanart di deviantart ove sono rappresentati Jack Nicholson nei panni di Tajomaru e Toshiro Mifune in quelli di Jack Torrance, il sentore è che non sarebbero stati male entrambi nei rispettivi ruoli. Kubrick rischia di esordire facendo fuori uno dei pezzi più grossi in gara, è già strada spianata verso la vittoria? Mah, vedremo, i fratelli Vanzina rivendicano un "ci fossimo stati noi Kubrick l'avremmo già fatto fuori";

    Gruppo M - Oh, Bertolucci contro Lang. Lang potrebbe essere il nonno di Bertolucci, e Bertolucci potrebbe essere il nonno più o meno di tutta la giuria del torneo. 8 a 3 per il tedesco, che pare involarsi verso il turno successivo alla carica del fischio del Mostro di Dusseldorf. Diversi gli attestati di disprezzo nei confronti dell'italiano, tra i quali la giurata Enny fa notare "che palle!", e sembra che non fosse un attestato di stima verso gli attributi di Bernardo, almeno crediamo;

    Gruppo N - Polanski-Kitano si sta risolvendo in un 8 a 4 che lascia poco spazio a possibili rimonte. Il franco-polacco raccoglie il favore di buona parte dei giurati e non lascia scampo al giapponese ricordato soprattutto per le apparizioni in "Mai Dire Banzai!". Sembra però che la giurata Sid sia stata minacciata di venir immobilizzata in stile Alex DeLarge e obbligata alla visione di "Dolls" dello stesso Kitano, chissà che non sviluppi un'affezione per il genere;

    Gruppo O - Ultimi due gruppi, veniamo all'inatteso plebiscito nel confronto Leone-Spielberg, 9 a 2 che potrebbe esser rimontato solo nel caso in cui venga visto E.T. a cavallo del T-Rex di Jurassic Park che manda segnali all'astronave di "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo", ipotizziamo che Leone dall'alto dei cieli potrebbe rivolgersi a Steven inneggiando al "Prova a Prendermi" e "Salvate il Soldato Spielberg", ma anche "Per un Pugno di Voti".;

    Gruppo P - Chiudiamo con un'altra rimonta in corso, De Sica conduce 8 a 6 su Allen, che però è in forte ripresa e le proiezioni lo danno vicino al pareggio, sembra che le cose si siano mosse quando il giurato jonny95 ha iniziato a far girare strane bustarelle tra la giuria. Gira voce che se dovesse essere eliminato il padre Vittorio potrebbe entrare in gara il figlio Christian, che con la regia c'entra poco ma a suon di seni e sederi potrebbe stravolgere il risultato del torneo, arma segreta;

    E' tutto da forumcommunity, i prossimi aggiornamenti a domani, linea allo studio.

    Molto bene, ringraziamo Franco Forte, e vi lasciamo alla visione di "Tromeo e Giulietta", che le giurate Viky017 e Sidney assicurano essere grave mancanza a questo torneo, nella persona di Lloyd Kaufman, probabilmente avrebbe vinto a mani basse ed è quindi stato escluso a priori. Buona notte a tutti i telespettatori, l'appuntamento è a domani.

    Edited by Madian - 16/9/2015, 00:19
  13. .
    CITAZIONE
    Anche tu Ellie *-*

    Ahahah! Beh a me Allen piace molto...alcuni film di più altri meno...però lo stimo tanto come regista e anche come attore!
  14. .
    CITAZIONE (*Leah @ 14/9/2015, 13:37) 
    Personalmente Clint lo trovo un po' mediocre come regista. Né carne né pesce. Molto politically correct, molto perbenista, ma non incisivo né interessante. Raramente prende una vera posizione e se lo fa mi sembra sempre che non abbia il coraggio di andare contro l'opinione comune. Insomma, film anche carini e ben fatti, ma per me non ha quel guizzo in più di originalità che altri registi hanno.

    Mo la dico io una cosa che mi farà veramente odiare :lol: ma per te è perbenista perchè conservatore? XD
    A Hollywood è pieno di democratici (o che si dichiarano tali), si potrebbe invece dire che va controcorrente...

    Edited by Karin_ - 14/9/2015, 14:23
  15. .
    Questo è il contest più figo di sempre :m26:
    Più tardi con più calma commento per bene ma intanto

    CITAZIONE (*Leah @ 14/9/2015, 13:37) 
    in secondo luogo perché io ho un'avversione profonda per i registi francesi. Non li sopporto, non sopporto il loro modo di fare cinema e la Nouvelle Vague la detesto. u.u (della serie confessiamoci e mettiamo in piazza le cose più compromettenti u.u xD) Mi spiace solo che contro Wilder ci sia andato Truffaut e non Godard... I quattrocento colpi, sebbene lo abbia trovato noiosetto, mi è piaciuto infinitamente di più di Fino all'ultimo respiro, quindi se in lizza con Wilder ci fosse stato Godard avrei avuto molti meno rimpianti. u.u

    ti ho già depennata dalla mia lista di amici :m27:
161 replies since 24/8/2007
.