Sound of freedom - Il canto della libertà

Alejandro Monteverde - 2023

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Paranoyd
        Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Critico
    Posts
    2,260
    NSC Top Player
    +641
    Location
    Legioni Purpuree

    Status
    Offline
    La distribuzione di questo film è stata un vero intrigo internazionale. Un travaglio spiegato - secondo me molto bene - dal recensore di Mymovies.
    Mai come in questo caso la fortuna di un film è stata decretata dal far parlare di sè, piuttosto che per i pregi del film stesso. La capziosamente limitata trasmissione nelle sale che ha il sapore della censura (la Disney ha archiviato il film dopo averne acquisiti i diritti), ha innescato - come c'era da aspettarsi - l'effetto opposto, quello di amplificare la curiosità degli spettatori portando l'incasso di Sound of Freedom a superare quello di film come Indiana Jones e il quadrante del destino e Mission: Impossible - Dead Reckoning.

    Le considerazioni su questo film vanno divise in due parti, una politico-ideologica, e l'altra tecnico-artistica. Viene da sè che le considerazioni del primo tipo per un cinefilo/critico che voglia prendersi seriamente devono avere rilevanza pari allo 0 spaccato, ma per uno spettatore medio possono decretare un giudizio di valore molto forte, nonostante - anticipo - si tratti di un film obiettivamente mediocre. Ma procediamo per gradi.

    Sound of freedom tratta il tema delicatissimo del traffico di minori a scopo sessuale. Una donna di bell'aspetto, presentandosi come promoter di un'agenzia del mondo dello spettacolo, mostra ai genitori delle prede adescate dei cataloghi fotografici che ritraggono bambini e bambine in posa, ben vestiti e sorridenti. Un trucco vecchio come il cucco, ma tanto basta per fissare un appuntamento col pretesto di uno shooting. Quando si accorgeranno di essere stati gabbati, per i genitori sarà troppo tardi: i loro figli sono già stati imbarcati in grossi container da sudaticci trafficanti sudamericani per essere venduti a malvagi pederasti e corpulenti figli 'e 'ntrocchia.

    Vanno subito notate un paio di cose che vanno inserite in un’analisi di ordine politico-ideologico:
    - La donna che adesca le prede innocenti è nera (sarà un caso).
    - Il protagonista, americano bianco dallo sguardo languido e provato, salva provvidenzialmente i bambini dai nerboruti trafficanti del Sudamerica (sarà un caso anche qui).

    Come si direbbe in questi casi, il diavolo sta nel dettaglio. Ed è la sinistra dem che è responsabile sia dell’immigrazione incontrollata (i messicani), sia della corruzione della società dello spettacolo (la donna di colore che seduce le proprie vittime con promesse hollywoodiane). Infine, l’eroe americano, il poliziotto messianico che ripulisce il laido giardino continentale degli USA incapace di badarsi da sé, riesce con le sue forze di individuo retto e morale, a sventare la terribile trama.

    Potrebbe sembrare un’analisi azzardata, ma come ha scritto il recensore di Mymovies, questi temi sono stati accolti entusiasticamente dal pubblico americano perché Monteverde (regista e sceneggiatore) ha cominciato a scrivere il film nel 2015, l’anno in cui lo Zeitgeist americano ha subito il riorientamento trumpiano (QAnon, il satanismo della setta ebraica e pedofila dei Democratici ecc…). A questo si aggiunga che i produttori sono due fondamentalisti cattolici (Mel Gibson e Verastègui) e l’attore Jim Caviezel, famoso per alcune sue strampalate dichiarazioni tipo: «E’ Gesù, che sceglie i ruoli per me», o come quelle che danno adito a clamorose teorie cospirazioniste come quella che vedrebbe i Democratici rubare il sangue ai bambini per sintetizzare l’adrenocromo, una droga stimolante (fonte www.rivistastudio.com/jim-caviezel-sound-of-freedom/).

    Tuttavia queste osservazioni non ci dicono nulla del film in sé, che sarebbe scorretto e stupido etichettare in base alle idee di coloro che hanno collaborato alla sua realizzazione. Ci sono film di registi di destra che sono capolavori come quelli di Clint Eastwood e film di sinistra che sono delle ciofeche immonde come Barbie. Ciò che è interessante in questo discorso è la genesi storica (o politico-ideologica), perché essa spiega con esattezza il suo successo di pubblico.

    Veniamo ora alla cosa più importante. Il film e la sua realizzazione tecnico-artistica. Come mi sono lasciato scappare sopra, non è assolutamente un bel film, ma un film come tanti, che ricalca gli stilemi tipici del cinema d’azione americano.

    Tutto incentrato attorno al protagonista, un intenso Jim Caviezel (La passione di Cristo, La sottile linea rossa) che agisce guidato dalla sua profonda morale, anche contro il comando, che gli intima di lasciar perdere le tracce e ritornare perché non vuole accollarsi i costi di un’operazione che farà un buco nell’acqua.
    Purtroppo i difetti di questo genere ci sono tutti: i buoni sono buonissimi e i cattivi cattivissimi. La morale americana non conosce mezze misure, in più si aggiunge la fastidiosissima e lacrimosa ruffianeria che vuole bucare lo schermo raccontando una storia struggente con un livello drammaturgico che è appena una spanna al di sopra di Thor: Love and Thunder. Infatti questo voler essere un po’ film documentario, un po’ drammatico, un po’ action, fa scivolare il film nel polpettone che vuole accontentare un po’ tutti mettendo nello stesso calderone schiavitù sessuale, narcotraffico e thrilling poliziesco. C’è l’idea giustizialista del buono che deve nettare il mondo con le proprie armi che piace ai sempliciotti che non chiedono nulla di più; c’è lo scandalo del traffico sessuale dei minori che fa rabbrividire il pubblico baciapile; c’è il (breve) taglio documentaristico che dovrebbe far appassionare il pubblico colto (il vero Tim Ballard però è tutt’altro che il santo che il film vorrebbe mostrare). C’è il telefonatissimo epilogo a cui si arriva estenuati da una sceneggiatura che ha più bassi che alti, che non riesce mai a dare profondità a personaggi stereotipati e tagliati con l’accetta, che non riesce mai a far decollare il film.

    L’unica nota emozionale proviene da una storia la cui delicatezza esigeva un racconto d’impegno sociale migliore ed un approfondimento che non c’è mai: la pur apprezzabile affermazione che ci sono più persone ridotte in schiavitù oggi che in qualsiasi altro momento della storia (anche quando la schiavitù era legale), sembra buttata lì, perché il cerchio si chiude in una pallida escatologia individuale,
    la bambina continua a giocare nella sua cameretta e l’ordine delle cose (malgrado il sacrificio del fratellino) è stato ristabilito.


    Voto 5

    Edited by Paranoyd - 24/2/2024, 21:26
     
    .
1 replies since 23/2/2024, 13:08   41 views
  Share  
.