La ragazza in rosso

Contest di Natale 2018

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    Jen dipendente

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    Howard camminava in fretta per tornare a casa, aveva fatto poche miglia a piedi per comprare a suo figlio il regalo che desiderava e non vedeva l'ora di essere da Laura, la sua ex. Aveva promesso di farle un po' compagnia prima della mezzanotte, magari ci sarebbe scappato un ritorno di fiamma sotto le lenzuola.
    La sera di natale più fiammeggiante della sua vita si profilava nella sua mente affaticata dallo stress della settimana. Sì, decisamente sapeva di meritarsi le coccole della donna che aveva mollato lui stesso perché la considerava “una zoccola e una boriosa snob”.
    Aveva chiamato quella boriosa snob ben prima di dicembre perché di certo stare con suo figlio la notte di natale non gli poteva bastare. Aveva bisogno del calore di una donna e l'avrebbe avuto. Si sarebbe fatto valere, come sempre, a letto.
    Lasciare quel giocattolo per Danny in auto non lo preoccupava, era solo uno stupido modellino di un orso robot.
    Era in ritardo di due minuti, sulla soglia di casa Hoffman implorò perché Laura gli aprisse subito. Faceva un freddo boia, là fuori. Il New Jersey non scherzava in quanto a clima invernale.
    La vista di quella rossa dalle labbra a forma di cuore lo deliziò, lo riscaldò. Sì, anche lì sotto, signori.
    “E' quasi pronto, bel ragazzo! Quale portata vuoi per prima? Carne- e si indicò il seno appena schiacciato dal top viola- o pesce?” gli chiese lei, con un largo sorriso.
    Howard la imitò, gli veniva da ridere mentre lei lo invitava a guardarle le gambe.
    “Onestamente sai...avrei un po' fame, cara la mia sirenetta!” disse quel furbastro di un banchiere, quando la rossa dagli occhi gelidi lo accompagnò in cucina.
    Vide la pentola e sobbalzò di stupore, vedendo quanto Laura si era data da fare. C'era uno stufato dall'aria piuttosto invitante.
    Mangiarono per un po' in silenzio nella sala invero un po' spoglia poi Laura ruppe il silenzio.
    “E' imbarazzante non parlare a tavola, specie in una notte come questa. Le cose non vanno benissimo, sai, Howard...”
    “Che intendi? Con il lavoro? Avevi trovato quel lavoro da segretaria, no?” replicò l'uomo, ingerendo un bel pezzo di carne quasi senza masticarlo.
    “Sì, ma non è solo questo!” spiegò la rossa, alzando le mani, sembrava disapprovare la risposta di lui.
    “Non tornare subito ad arrabbiarti con me, non so davvero di cosa parli.”
    “Ho trovato un uomo, dopo te, Howard...era così dolce....non l'hai mai saputo finora perchè è successa una cosa davvero molto brutta...aveva un figlio....e....!”
    “E?- chiese Howard, grattandosi i pochi capelli in testa- tieni la suspense molto alta, sai, Laura! Devo ammettere che saresti un'ottima scrittrice!”
    Laura si mise le mani sulla faccia e deglutì rumorosamente, dopo un sorso di birra:
    “E' scomparso. Mi ha detto delle cose strane riguardo la sparizione del bambino. Scott....povero. Era un ragazzino dolcissimo, come il tuo Danny. E'stata dura per lui perdere quel bambino e un giorno è sparito anche lui. Nessuna chiamata, nessuna chat dove rintracciarlo, né indirizzi e-mail...nulla. Sparito nel nulla, cazzo!”
    “Mi dispiace, insomma, Laura, davvero non so cosa dire, sarò sincero!” replicò Howard, instupidito. Finì di annegare una fetta di pane nella salsa piccante e ne strappò varie parti con un singolo morso.
    Laura simulò una faccia un tantino schifata poi riprese a parlare: “Si tratta di una donna in rosso, non intendo capelli come i miei. Ma aveva un vestito rosso, mi diceva Paul.”
    Howard arrossì visibilmente e la situazione precipitò piuttosto in fretta.
    “Tu sai qualcosa!” scattò lei, alzandosi da tavola. Con un calcio gettò a terra l'albero di Natale, le palline decorative rotolarono via come grottesche granate.
    “Scusa, Laura, ti prego, ma davvero, forse è meglio che me ne vada!” disse l'uomo, quasi gridando. Corse verso l'appendiabiti vicino alla porta d'ingresso.
    “Prima mi racconterai quella storia. Cosa sai di quella tipa? La vedi anche tu? Come Paul? Racconta, da questo dipenderà tutto il proseguimento di questo dannato 25 dicembre!” esclamò Laura, raccogliendo le forze per rimettere in piedi l'albero ormai in parte rovinato.
    “Meno male che non hai figli!” scherzò lui, sforzandosi di apparire disinvolto, ma aveva fretta di andarsene.
    Laura lo prese quasi con la forza e lo trascinò sul divano, facendo di tutto per tenerlo fermo e spogliarlo.
    “Racconta di quella donna. Ti è successo qualcosa, vero?”
    Sì, ammise lui- le mani giunte come se pregasse- è successo quando ero ancora un ragazzo. Avevo una compagna di scuola, si chiamava Sandra. Parlava solo con me, alle elementari né io né lei ci trovavamo molto bene. Era una bambina molto procace, aveva un po' la faccia da giovane vecchia, non so se puoi capirmi.
    Quando eravamo in gita, è finita sotto un autobus mentre attraversavamo e io non ho fatto niente per impedirlo. Quel giorno, lo ricordo sempre, aveva un vestito color rosso sangue. Per tutto il tempo del viaggio io la prendevo pure in giro per quello, sai?”
    “Ma questo cosa c'entra con Paul e suo figlio? Non può essere una coincidenza? Ci sono migliaia e migliaia di persone, nella contea. Vuoi che non ci sia più di una ragazza o di una bimba vestita di rosso?”
    Howard strillò come un adolescente isterico, sembrava ridicolo ma per lui non era uno scherzo. Nossignore.
    “Non so come dirtelo, tu ti stai spogliando ma ti vedo quasi come lei...”
    La situazione era seria quindi, lei se ne rendeva conto ormai. Quell'imbranato viveva di paure dopo che l'aveva mollata. Perché mai l'aveva lasciata? Per sentirsi più forte? Bah, che strani gli uomini.
    “Ti accompagno a casa con la mia auto. Lascia la tua qui, davvero...non stai bene. Non avrei dovuto farti venire da me, non sei tranquillo e mi dispiace. Mi farò perdonare per come mi sono comportata e andando via non ho migliorato le cose. Ma adesso vieni con me e cercheremo di risolvere le cose.”
    Lui fece un cenno di assenso quando la rossa lo fece alzare dal divano.
    “Faremo come dici tu, non ti volevo rovinare la serata...!” le disse Howard, mentre lei lo aiutava a rimettersi il cappotto.
    Poi il suo monologo continuò in auto, visto che lui non parlava quasi più: “Ho cominciato io a ricordarti quella ragazzina. Tu devi solo riposarti.”
    “Sono davvero stanco, hai ragione, devo darmi una calmata e smettere di pensare alle cose passate.”
    Laura annuì, sogghignando.
    Quando furono davanti all'abitazione di Howard, una piccola villetta immersa nel verde, la donna si avviò per prima, dicendo all'uomo di seguirla.
    Gli lanciò un bacio dolce nel buio che riempiva tutto, poi gli ordinò in tono quasi solenne di aprire la porta e dare il regalo di natale a Danny.
    “Mi rivedrà molto volentieri anche se non sono sua madre, Howard!”
    Quando entrarono, però, accadde qualcosa di strano. Danny non riconosceva più il padre, appena lo vide gli urlò contro dandogli del malintenzionato.
    “Ma come? Ti ho portato il regalo, anche! E' natale, Danny!” sbraitò l'uomo, con voce cupa, piena di angoscia e sgomento.
    “Non ci servi! A me non sei mai servito! Io e Danny caro abbiamo fatto un patto! Se lui contribuisce alla scomparsa di papà, io non lo farò sparire dalla faccia della terra come ho fatto con altri figli e ingenui amanti! Povero stupido! Hai creduto alla mia novella della tipa rossa! Se può farti star meglio io sono rossa e lo diverrò presto anche di più per il tuo sangue che mi colerà sulla faccia, cazzo!” spiegò lei, armeggiando nervosamente nella sua borsetta di pelle di serpente.
    Howard cercò di strappargliela dalle mani lunghe e affusolate ma queste già avevano qualcosa da tenere ben saldo. Una corda di pianoforte.
    L'uomo inciampò nelle scarpe di lei quando Danny gli fece uno sgambetto e fu un gioco da ragazzi per Laura stringere quella corda sul collo dell'ex, fino a schizzarsi tutta con il suo denso liquido rosso!
    “E' bello il tuo sangue! E anche così dannatamente soddisfacente!” disse la donna, ma il suo entusiasmo non durò.
    Danny fu il primo a gridare come pazzo, seguito subito dalla “mamma”.
    Appena aveva messo il sedere sul divano in sala per rilassarsi dopo quello scempio perpetrato dalla donna, il ragazzino si sentì mancare il respiro.
    Due mani pallide lo trascinavano per i piedi fino a “risucchiarlo” sotto il divano, tentava di urlare ma una voce di bambina gli intimava il silenzio.
    Gli promise una morte ancora più atroce se si fosse azzardato a urlare.
    Laura non smetteva di esprimere la sua paura e quindi quella che vide prima di morire fu la donna in rosso. La cosa cadaverica che la fece stare zitta non era certo una ragazzina, ma un'adulta dallo sguardo selvaggio e le mani munite di unghie acuminate.
    Laura si dimenò tra le braccia ossute della vendicatrice in rosso, morì senza lamentarsi per il black-out. Si erano spente le luci in tutta la casa, Sandra aveva deciso che sarebbe finita per tutti nel buio.
    “Non ho mai perdonato Howard ma nemmeno te per avergli fatto del male! Aveva ragione, sei una stronza snob che merita la morte!” disse la morta, spremendole occhi naso e bocca sotto le sue mani straordinariamente forti. A niente servì il rimpianto di non aver creduto alla storia di Howard, Sandra non ebbe pietà alcuna. Non si curò dei suoi mugugni disperati, non le mollò la faccia stravolta finché non la sentì esalare l'ultimo respiro. Finché non cadde, con la faccia invero intatta ma il cuore spaccato.
    E così finì questo gioco di incastri, di racconti da incubo.
    Non importava se erano inventati o meno, ma le morti, le sparizioni e i sentimenti di vendetta erano stati reali.
     
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    Attore non protagonista

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    Ottimo racconto! Che Natale da brivido... pelle d'oca assicurata! Ma è un caso o sono sempre le donne quelle spietate?
     
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    Jen dipendente

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    Sì scrivo sempre così io. O quasi hahaha!
     
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