Il pub alla fine dell'inferno

Racconto meta-letterario con una Jen più stramba del solito

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    Jen dipendente

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    Ero spaventato a morte, anche se non riuscivo a capire del tutto la sua rabbia. Mi sembrava di averla accontentata fino a quel momento e invece mi scatenava contro fulmini e potenze demoniache.
    Esseri alati dal volto parzialmente umano si libravano nel cielo nero, soffermandosi a malapena sugli edifici divorati dalle fiamme. Su ognuna delle loro zampe era marchiata una “J”, il marchio di Lei. La mia musa. Quelle creature erano sue, me le scagliava contro per spaventarmi e costringermi a cercare un riparo. Mi sembrava di esser finito in uno di quei film post-apocalittici dove può succedere di tutto e niente era impossibile. Nel suo mondo erano sempre presenti ma fino a quel giorno le aveva tenute a bada. Giusto per puro sadismo, sentii chiamare due personaggi a me familiari. Uno era un ragazzo con i baffi, un tipo carismatico che avevo in mente ma di cui non avevo mai scritto niente. L'altro personaggio era una ragazza, Claudia Neri, di cui volevo tornare a buttar giù qualche riga. Erano in pericolo: gridai alla Musa di non fare niente di stupido ma una delle creature prese il tizio baffuto e lo trascinò via con le zampe. A me non restava che soffocare un vago disgusto e molta rabbia quando la bestia dilaniò il corpo del giovane tra le unghie acuminate, lasciando il suo cadavere smembrato nel vuoto fatto di fuoco e cenere.
    Corsi allora lontano, tornando dove avevo incontrato la mia musa la prima e non unica volta. Quel pub era ancora integro, ma sembrava chiuso.
    Battei con forza i pugni contro la porta, urlando parole irripetibili verso tutto l'universo e anche contro la mia musa. Imprecai per il modo in cui ero stato così imprudente e mi aspettai di vedere Claudia Neri squarciata in mille pezzi mentre cadeva senza un grido a terra, squagliandosi come una frittata fatta male.
    Ma non vidi niente di tutto questo. Qualcosa parve ascoltare la mia disperazione perché la mia musa apparve aprendomi la porta, chiedendomi senza garbo di entrare.
    Rimasi abbagliato vedendo quanto era cambiato quel locale da quando ci ero stato l'ultima volta. Era molto cupo, le pareti sembrano imbrattate di sangue ma nel complesso era molto ben tenuto e tutto sembrava funzionante. Anche se non molto moderno. Mi sentivo un cittadino americano degli anni cinquanta e ne sarei stato orgoglioso se non ricordassi la desolazione infernale all'esterno. Dalle finestre si vedevano quei demoni volare, stringendo carcasse tra i loro artigli implacabili.
    Mi voltai appena in tempo per farmi dare uno schiaffo talmente forte che credevo mi si sarebbe rigirata la testa di 180°.
    “Te lo sei meritato!” disse la mia musa, indicandomi il tavolo più vicino. Mi disse di sedermi e di gustarmi lo spettacolo.
    “C'è la serata della mia parte oscura!” sentenziò Jen, non interrotta. Mi bastò tentare di dirle qualcosa che lei mi interruppe, minacciando di darmi un altro schiaffo.
    Ero ansioso, non capivo perché fosse arrabbiata. Ok, essere in collera o triste era il suo stato naturale ma non riuscivo a comprenderla, in quell'occasione. Avevo finito con le storie zombesche, che la scocciavano e la annoiavano. Ne avevo scritte ancora, ma senza lei come leader, poiché fare la leader buona non le interessava tantissimo e la capivo pure, in fondo.. Poi stavo lavorando al suo ritorno di personaggio veramente malvagio, le sue origini di serial killer erano pronte per essere rinnovate. E Jen però non sembrava soddisfatta, mi guardava con occhi rapaci mentre si sedeva accanto a me.
    Io non sapevo cosa fare, cosa dire. Volevo bere qualcosa ma lei mi diceva di no, perché a detta sua solo lei aveva davvero l'aria di una che deve bere per dimenticare.
    “Perchè...fai così? Posso parlarti o rischio qualcosa? Se non ti spieghi non ti posso comprendere come vorrei, Jen!” provai a dirle, un po' irritato ma anche spaventato dal suo modo di fare più freddo del solito.
    Sobbalzai vedendo lo spettacolo che iniziava: apparve una specie di palco dal nulla e una cantante dall'aspetto familiare si preparava per allietare il pubblico. Quale pubblico, poi? Vabbè, il pub era forse più surreale della mente della mia musa.
    “Ti ho sentito mentre pensavi, stronzetto ingrato! Che credi di fare provocandomi? Guarda che non ci sarà nessuna cazzo di bestia volante per te, là fuori. Rimarrai imprigionato qui per sempre e farai tutto quello che voglio io! Guarda cosa succede a chi mi disonora!”
    Jen si sentiva una specie di regina da adorare, del resto ero stato io a farla così ma una parte di me si sentiva in dovere di correggerla almeno un po'.
    Aveva appena fatto uccidere quell'Ed per i suoi capricci da bambina capricciosa e sì, non era solo lei quella col diritto di arrabbiarsi.
    La canzone era iniziata ed era struggente, un po' da pellicola arthouse, con tutte quelle luci strambe. E poi la star era sempre Jen, anche se in quella veste luciferina e perversa che avevo già visto nel pub. Aveva i capelli raccolti e mentre singhiozzava per chissà quale amore perduto o ucciso di tanto in tanto tormentava alcune cose che rotolavano sul palco. Sembravano grossi pezzi di carne sfatti ma vidi ben presto che erano teste umane, probabilmente deformatesi dopo numerosi calci di lei. Urlavano e piagnucolavano come un certo Jamie di mia conoscenza. Erano il classico stereotipo della vittima della virago assassina: il maschio piagnucolante che si prostra senza ribellarsi alla morte più atroce e mozzafiato. La canzone si fece più cupa e anche la Jen musicista sembrava urlare un po' di più, nel mentre che schiacciava quelle facce urlanti con i suoi tacchi tipo stiletto o sputava nelle loro bocche agonizzanti.
    “Basta, Jen, ti prego. Cosa c'è che non va? Io scrivo sempre volentieri su di te. E' per Claudia? Sei gelosa del mio personaggio? Dai, sul serio, non ti sostituirei mai con nessuna!”
    Lei replicò con aria fintamente sprezzante, sembrava già più rilassata anche se non voleva darmelo a vedere:
    “Claudia muore se non la tratti come un qualcosa di diverso. Ma non è solo questo, è che mi preoccupa tanto quello che vuoi fare con me poi...dopo la serial killer cosa hai intenzione di fare? Non mi va di fare la calpestauomini per sempre, caro, sai che non sono solo questo!”
    “Ma lo so-le dissi, tenendole una mano-non ti devi preoccupare. Finchè potrò essere qui, non importa di quanto sangue e cattiveria mi mostrerai per farmi paura ma io ci sarò. Sempre che non uccidi altri miei personaggi!”
    “Moccioso ingrato, tu non vuoi dormire tranquillo stanotte! Guarda la mia metà che canta e pensa a cosa posso ancora fare!” gridò lei, con gli occhi in fuori. Mi guardava in modo molto inquietante, pareva mi volesse divorare con un solo morso.
    “Ok, scusami, dai, non intendevo provocarti o farti arrabbiare! Non avrei motivo di farlo!” le risposi, alzando le mani dal tavolo, in segno di resa.
    “Non farmi fare la sonnambula assassina che poi ti pentiresti amaramente! Dì un po', non sarebbe male aggiungermi qualche caratteristica del genere , no?”
    In effetti aveva ragione, potevo darle quella caratteristica. O qualcosa di simile.
    “Si è fatto tardi e se me lo permetti vorrei stare più tranquillo quando scrivo di te. Non ti far venire dubbi su di me, non è questo che voglio dalla mia psicopatica preferita.” le dissi fingendo di essere agitato. Ero più tranquillo, probabilmente mi aveva capito. E se fossi uscito forse nessun J-Monster mi avrebbe fatto a brandelli, spargendo le mie budella nel fuoco.
    In effetti quando feci per incamminarmi verso l'esterno notai dalle finestre che stava apparendo la solita nebbia. Nessun cadavere, nessun incendio apocalittico, nulla di nulla. Tutto tornava come prima, pian piano.
    Prima di lasciarmi andare, la mia musa mi strinse una spalla, chiedendo di essere salutata come meritava. Mi abbracciò e io arrossii un po', come succedeva sempre.
    “Alla prossima arrabbiatura!” feci per dire ma con apprensione notai il viso di Jen-personaggio trasformarsi in quello diabolico e incollerito della Jen-cantante.
    La donna mi fece la linguaccia, dicendo con voce squillante: “Pensa pure a me qualche volta, stupidello!”
    “Oh, va bene. Sonnambula e cantante psicologicamente deviata! Ti va l'idea?” chiesi timidamente. Stavo ritrovando un po' il sorriso quando tornò a parlarmi la Jen classica: “Mi manchi già, combina qualcosa di buono e torna qui quando vuoi. Non seguire tutto quello che ti dice l'altra...”
    Io le feci un cenno di assenso e le baciai una mano, sentendomi un gentleman di altri tempi. Non era certo il caso di deludere la mia musa. Specie se in bilico tra due personalità strambe e fascinosamente demoniache.
     
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    Che Ed é stato fatto fuori esattamente?????
     
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    Mah, niente di più che un easter egg per far ridere te! :P
    Non si fa male nessuno così la ragazza si sfoga ed io non vengo gettato tra le creature o peggio :P
     
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    Aaa un Easter Ed!! :D
     
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    :lol:

    Sì, lei fa confusione con le feste perchè non le piacciono. L'unica festa che conosce è la Death! :shifty: :P
    Ti ha voluto fare uno scherzetto post Halloween, contento?
     
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    Allora devi fargli fare il Pacco regalo!!
     
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    Jen si fa sempre più inquietante! Ottimo meta-racconto! ;)
     
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    Grazie Ellie! 😎
     
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    Interessante questo tuo racconto /sequel :lol: stai migliorando.
    E Jen è sempre più inquetante come dice Ellie :clap: :ok:
     
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