Halloween War Contest

Fine contest 4 novembre 2018

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    Halloween War Contest t98052


    Benvenuti alla guerra di Halloween t98160 Con questo contest Halloweeniano uniamo le forze tra il forum NON SOLO CINEMA e HORROR DA PAURA chiamiamo i rispettivi utenti a sfidarsi attraverso la scrittura! t98269

    La sfida consisterò nella creazione di un soggetto riguardante il mondo della paura. Potete usare lo stile che preferite, l’importante che il soggetto sia a tema horror/thriller, che rimandi in qualche modo alla festività di Halloween.

    Il soggetto lo scegliete voi, ma dovrete seguire i seguenti punti :
    - Adoperare almeno 3 attori reali a cui affibbiare i 3 ruoli principali: Protagonista; Co-protagonista; Antagonista.
    - Rispettare la regola delle 5W: Chi? Cosa? Dove? Quando? Perché?
    - Rendere chiara l’ambientazione; lo scopo del protagonista e dell’antagonista.
    Potete arricchire il vostro lavoro postando oggetti di scena, storyboard fatte da voi, sketch artisitici ecc. Saranno sicuramente punti a vostro favore

    Avete totale libertà di espressione, non ci sono regole su come e cosa scrivere, a parte quelle del buon senso, delle regole del forum e del rispetto per il prossimo, ma dubito che vi mettiate a denigrare qualcosa o qualcuno.
    Per partecipare, è sufficiente rispondere a questo topic, essere un utente di almeno uno dei due forum.
    Ogni utente che parteciperà verrà inserito qui sotto e una volta che avrete postato nel vostro forum lo aggiungeremo inserendolo sotto il suo nome in modo che tutti possano leggere e valutare il lavoro degli altri.
    Verrete valutati da tutti!

    Spiego: tutti i partecipanti (e anche chi non partecipa se volesse votare può farlo) saranno chiamati a dare un giudizio ai lavori, ad eccezione del proprio
    Ci affidiamo al vostro buon senso, sperando che non votiate a simpatia, ma che siate totalmente imparziali. Quindi niente favoritismi per gli utenti più simpatici o penalizzazioni a quelli antipatici.

    La votazione seguirà i seguenti punti:
    1)Punto informativo: veridicità delle informazioni e la loro completezza nell'esaudire (veridicità intesa come coerenza della storia. Potete scriverlo che gli asini volano, l’importante che si capisca come lo facciano ecco)
    2)Punto interpretativo: l'originalità dello scritto, se risultasse troppo "accademico" potrebbe essere penalizzato, siamo tutti capaci di copiare dai libri, o da storie già viste, vogliamo freschezza innovazione e autenticità
    3)Punto valutativo: forma grammaticale, senza andare troppo a fondo. l'importante che sia comprensibile

    Infine i premi:
    Il primo classificato avrà giorni di gloria e fama mondiale :lol: e una targhetta da primo classificato al contest e inoltre pubblicheremo lo scritto in tutti i social collegati a entrambi i forum.
    Il secondo ed il terzo classificati targhettina premio contest.

    Le iscrizioni sono aperte fin da ora; potrete iniziare a pubblicare dal 16 ottobre nella sezione "Cinesaloon" del forum NON SOLO CINEMA; e nella sezione "I nostri testi" del forum HORROR DA PAURA. In caso non riusciste ad aprire la discussione potete rivolgervi allo staff, ma se fate parte di uno dei gruppi dovreste essere già abilitati.
    Che la sfida abbia inizio e buon divertimento!! ah e .... partecipate in numerosi!

    t98198
    “- Io so che quel libro farà impazzire la gente!
    - Io me lo auguro, e il film uscirà il mese prossimo.”
    Cit.


    t98165



    Partecipanti Horror da Paura :

    - Fulci Forever:
    Scontro fra donne
    2016.10.26-Survive-a-zombie-apocalypse-36old29bfwjg28mi8t6ih6

    Personaggi/Interpreti:

    - Jen: Summer Glau

    - Jake: Joshua Jackson

    - Margaret: Toni Collette



    Buona orrida lettura!


    “Jen, che dici di un posto come questo?” disse un giovane che non si staccava dalla sua ragazza. Indicava un complesso residenziale che a malapena si era salvato dalla rovina.
    Lui e lei quella mattina di ottobre avevano deciso di spostarsi a San Francisco. Per riflettere un po', per pensare al passato, per la speranza di un futuro insieme in quella landa ormai morta chiamata Terra.
    “Come vuoi! Vuoi andare lì? Andiamo lì! Mi sento di buonumore oggi. Puoi anche insultarmi. Con moderazione, ovvio!” replicò la donna, ridacchiando con allegria.
    Jake si stava incamminando lentamente verso il portone della grande struttura in cemento, un colosso di oltre due metri che si distingueva in quel paesaggio urbano lacerato per sempre.
    Nella grande piazza solo quel palazzo aveva un aspetto rispettabile, qua e là giacevano carcasse di esseri umani e di auto. I topi erano ovunque, banchettavano sui corpi dei morti. Strappando occhi e gole, viscere e arti.
    Aveva deciso lei di spostarsi a San Francisco, si era un po' stancata della vita nella comunità e voleva starsene un po' da sola con Jake. E lui non le aveva certo detto di no.
    “Entriamo, Jake...dai...il tempo sembra peggiorare e vorrei tornare a Villanova prima che piova o che magari si scateni un temporale. Odio i temporali!” disse lei, fingendo di essere imbronciata, mentre spingeva il suo boyfriend all'interno del palazzo.
    Chiudendosi il portone alle spalle, Jake pensò di nuovo a Villanova. A quelle poche persone rimaste, alle poche donne di cui Jen era sempre gelosa. Soprattutto di Shandra, che era stata una nemica in passato.
    “Sei poco loquace, stamani. Hai qualche pensiero?”
    “Sì, Jen- rispose lui, grattandosi la testa- non facciamo altro che allontanarci dalla nostra gente. Però sai, apprezzo che riesci sempre a capire il mio stato d'animo!”
    Ci fu un po' di silenzio da parte della ragazza, l'unico momento in cui si interruppe un po' è quando lei impugnò la sua Glock, estraendola dalla fondina attaccata al lato destro dei suoi jeans attillati.
    Jake sospirò, imitandola. La sua Beretta era vecchia ma sempre affidabile.
    “Okay, scusa, non volevo sembrarti inopportuno. O malfidato. Non parlo più.” si volle spiegare , visto che lei non sembrava considerarlo più molto.
    Jen ignorò le sue parole e gli disse che era tempo di Halloween.
    “E' strano, Jake, ci siamo dimenticati di queste tradizioni. Halloween lo abbiamo tutti i giorni, da noi. Accidenti! Ma non in ogni parte del mondo, evidentemente!”
    “Vero, Jen, sembra tranquillo. Non ci sono cadaveri, nessuno chiede aiuto. C'è qualcosa di strano!”
    “Sei sempre il solito fifone!” disse, lei, quasi gridando. Jake non si potè sottrarre alla moretta, lo aveva già preso tra le sue spire e lo tirava a sé per baciarlo.
    Lo stava avviluppando nella sua morsa implacabile e gli riempiva la bocca con il suo respiro caldo, ma ben presto l'idillio ebbe fine.
    Una porta in fondo all'atrio si aprì e ne uscì una donna dai capelli castani, lo sguardo stanco ma vagamente irrequieto.
    “Morti? Vi siete portati dietro i morti?” chiese la sconosciuta, restando sull'uscio.
    Non è giovanissima ma è ancora una bella donna, questo è ciò che pensava Jake.
    “No!” si affrettò a dire Jen, abbassando l'arma. Il ragazzo fece lo stesso, sorridendo in modo un po' sbilenco.
    “Venite se vi va, è Halloween, vi sentivo quando ne parlavate! Io festeggio sempre, nonostante tutto. Ho del brodo caldo, spero gradirete un po' di compagnia.” disse la donna , che non si schiodava dalla porta di casa.
    “Qui sembra quasi rimasto come prima. Chi sei tu?”
    Jake scrollò le spalle. La sua fidanzata si fidava poco degli altri sopravvissuti. Quel mondo era troppo brutale perchè si potesse credere agli altri.
    La donna sorrise in modo un po' più rassicurante e si presentò: “Mi chiamo Margaret!”

    Alla fine cedettero, non si sa se per stanchezza o per la voglia di conoscere altre persone.
    Margaret mostrò loro tutta la casa e i due restarono colpiti dal suo piccolo giardino quasi privo di erba. Era una zolla di terra che lei aveva coperto quasi del tutto con dei sassi: una zucca spiccava tra questi. Era una zucca strana, il suo colore era alterato e aveva un che di morboso.
    Sembrava dipinta parzialmente con del sangue. E il classico ghigno di Halloween sembrava così ancora più demoniaco.

    Zucca%2BHalloween%2B3


    “Ha molta passione per Halloween, vedo, signora! Mi fa piacere!” esclamò gioioso Jake, ma quando si voltò e vide l'espressione di Margaret smise di ridere.
    Jen cercò di bloccare la donna, ma invano. Un grosso badile ebbe la meglio su entrambi.
    Si svegliarono in una stanza maleodorante, tutti e due. Sembrava fosse passata un'eternità da quando lui e Jen si erano innamorati, in quella cella al Luna Park, quando entrambi erano prigionieri di Shandra.
    Ma stavolta la situazione era diversa, erano caduti in trappola. E una strega malvagia voleva davvero ucciderli.
    Non sarebbero finiti in un pentolone o bruciati vivi, ma tra le braccia molli del morto vivente poco lontano da loro. Jen urlò, quando appena sveglia vide quello zombie grugnirle in faccia. Il suo alito era pestilenziale, era un alito di morte. Aveva fame, la sua bocca marcia si apriva a scatti come quella di un piranha.
    Margaret arrivò presto a trovare i due e portò loro del brodo, come promesso.
    “Mantengo sempre fede alle mie parole, ragazzi. Comportatevi bene e risparmiate le energie. Dovrete essere in forma per Arthur. E' mio figlio, era come un re per sua madre quando era vivo. E può esserlo ancora. Non tornerà bello come prima, ma so cosa gli piace mangiare. E voi siete capitati nel momento giusto. Quindi state in forma per lui...e per far contenta me! Non mi deluderete, vero?”
    Jen si divincolò dalle corde che la tenevano ferma sul letto lacero e sfatto, insieme a Jake. Erano molto vicini, i loro corpi nudi erano molto a contatto l'uno con l'altro e a lui non sarebbe dispiaciuto, se non fossero stati in quella tremenda situazione. Lei sentì che Margaret avrebbe potuto tagliarle una mano se avesse tentato di fare resistenza.
    Si limitò quindi a minacciarla, come solo lei sapeva fare. Per una volta che erano usciti, si erano trovati a che fare con una pazza assassina. E chissà cos'altro nascondeva quella donna, considerando lo zombie in quella specie di cella.
    Margaret si chinò sulla donna e la obbligò a prendere una cucchiaiata di quel brodo. Aveva un odore molto forte, come di stufato. Ma c'era anche...altro. Jen lo seppe quando la strega la spinse a ingerire un sorso di quella roba, tenendole ferma la testa.
    Quasi vomitò nel sentire il sapore in bocca. Le sembrava di aver mangiato un pezzetto di carne avariata.
    Sputò nel piatto che Margaret le aveva messo davanti, ricevendo in cambio uno schiaffo così forte da farle voltare la testa quasi all'indietro. Poi ancora un colpo e un calcio, poi la megera si diresse da Jake per tormentare anche lui.
    Jen, con la faccia sanguinante, la implorò: “Non fargli niente, staremo qui finchè lo vorrai. Portaci altre zucche se vuoi!”
    Jake si ritrasse dal tocco gelido di Margaret che gli disse, non senza cattiveria negli occhi: “Potrebbe finire anche ora, per te. Potrei strangolarti davanti alla tua troietta. Pensi che non l'abbia riconosciuta? Era un'assassina fuori di testa a Los Angeles, uccideva molti maschi come te. Li rapiva e li torturava. La polizia trovava i loro corpi in uno stato pietoso. E tu stai con lei, ora. Non sei esattamente un ragazzo rispettabile, sei un...rifiuto! Un rifiuto umano che non merita molta considerazione!”
    “Stronza!” le rispose freddamente Jake, attendendo di ricevere una punizione.
    Ma Margaret lo sorprese, non fece nulla. Si limitò a puntargli contro l'indice della mano destra, promettendogli una morte atroce.
    “Dopo torno! Fate i bravi e Arthur non vi farà niente! Non può liberarsi dalle catene!”
    “Ti uccido, troia maledetta!” sbraitò Jen, quando la strega stava per andar via.
    Margaret si voltò, la faccia paonazza e gli occhi in fuori. Pieni di rabbia e follia.
    “Bene, puoi solo provarci! Ma dopo! Sarà divertente! Stupida pazza di merda!” ringhiò, continuando a puntare un occhio rancoroso su Jake, che quasi avrebbe voluto piangere.
    Quando la strega li lasciò soli, Jen parlò un po' con Jake. Non potevano fare molto altro, in quel momento.
    Gli parlò di Shandra e di come l'aveva incontrata la prima volta.
    Era successo tutto prima dei morti. Prima della fine. Lei era ancora in piena attività e Shandra era tra i suoi obiettivi, in quanto sorella di un agente di polizia.
    Sterminò la sua famiglia. Il marito, la sorella, il padre, il figlio. Fortuna che Shandra non aveva figli piccoli. Raramente la Jena aveva mai ucciso bambini o adolescenti, si era imposta quella sorta di limite.
    Shandra dovette assistere a tutta la lunga scena, era come un film ma molto reale e doloroso da vedere: prima morì la sorella, poi poco dopo il padre e il figlio. Pallettoni calibro 12 aprirono le teste di tutti e tre. Inutile che Shandra implorasse tanto. Non potè far nulla, era legata e Jen le aveva promesso di imbavagliarla se avesse osato fiatare.
    Poi toccò al marito: la Jena lo riempì di calci in faccia, i suoi tacchi facevano male. Le sue vittime lo avevano provato sulla loro pelle. Quei pochi che in quei giorni perversi riuscivano a sopravvivere.
    Ma il marito di Shandra non era stato risparmiato, poiché l'assassina lo aveva finito con alcuni pestoni che gli avevano spappolato letteralmente la faccia.
    Alla fine di quella scioccante nottata, la killer liberò Shandra, sentendosi dire che avrebbe pagato a caro prezzo le sue azioni.
    Infatti era andata così, poi: Shandra si era vendicata nel frattempo che i morti erano tornati in vita. Jen era stata rapita e costretta a fare cose indicibili, venne maltrattata fisicamente e psicologicamente per molti giorni.
    Questo incubo finì solo con l'arrivo di Jake nel Luna Park della Sacerdotessa: così si era autoproclamata Shandra per poter regnare in quella zona del mondo morto.

    “Tu mi hai salvata, laggiù! Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo, lo sai? Mi dispiace che tu abbia passato brutti momenti con Shandra e tutto quello che poi è successo....è stato terribile. La sola cosa che non rimpiango è che tu in quel periodo ti sei innamorato di me. Adesso però siamo qui ed è tutta colpa mia!”
    Jake si mosse un pò nella penombra, guardando la sua fidanzata, che a quel punto era davvero fragile.
    “Non è vero, non è colpa tua! L'abbiamo deciso insieme!” disse tristemente il ragazzo, guardando la creatura omicida a pochi centimetri da entrambi.
    Anche Arthur era nudo come loro e faceva una gran pena.
    Poi Jake continuò, sfiorandole una spalla con la testa: “Ehi, comunque siamo insieme e mi spiace che tu abbia detto quello che è successo con Shandra. Non sentirti in colpa, veramente. Margaret non è Shandra. Lei è un mostro.”
    Jen sbuffò e gli rispose di non preoccuparsi se non di una cosa: “A Margaret farò tutto quello che non ho mai fatto a Shandra! Se usciamo vivi da questa stanza non fermarmi, ti avviso prima che fai cazzate o ci provi! Quella donna non merita pietà!”
    “Va bene, va bene!” replicò il giovane, cercando di chiudere l'argomento.
    Quando fece per domandarsi perchè Arthur stesse così buono invece di tentare di liberarsi, Margaret era di nuovo in agguato. Aveva la zucca tra le mani. Quella che avevano visto in giardino.
    “Adesso vi mostro cosa piace davvero a mio figlio!” esclamò con falsa gioia la donna, guardando Jake con due occhi anche più cattivi di prima.
    “Dopo, ragazzo...” aggiunse, per poi fingere di strozzarsi. Per schernirlo. Per terrorizzarlo.
    “Aspetta che ti abbia tra le mani...” minacciò seria Jen, mentre nello stesso momento faceva per ritrarsi. Sapeva che sarebbe stata picchiata.
    E non appena posò a terra la zucca, Margaret non esitò a farlo. Due calci in faccia tanto forti da spaccare la bocca della mora. Anche gli stivaletti da cowgirl facevano male. Poi un altro calcio tra le gambe, un colpo violento che non mancò di far urlare la prigioniera.
    “Te ne starai buona e ferma, poi penso al tuo ragazzo. Se provi a liberarti, sarà peggio.” sentenziò la megera, digrignando i denti.
    Cosi si spostò da Jake, che tremava come una foglia. Sembrava più spaventato che mai, in quel momento.
    Prese di nuovo la zucca di Halloween e gliela fece vedere. L'aveva adornata ulteriormente. Alla base della “testa” aveva fatto un buco, grande da poterci infilare una cannuccia. Le labbra che riempivano lo spazio della bocca erano labbra umane, Jake lo capì chiaramente anche se non c'era molta luce in quella maledetta stanza puzzolente. E nel foro per gli occhi c'erano conficcati due globi oculari.
    “E' il regalo per Arthur, pezzo di idiota! Se provi a vomitare ti strozzo in questo istante! Sai cosa c'è dentro?”
    “C'è un cervello, sarà sicuramente più grande del tuo, stronza!” gridò Jen, in lacrime. Il dolore per i calci la straziava ancora dentro.
    “Esatto, cara pazzoide! E adesso...” iniziò Margaret.
    “Adesso che ne dici di andartene al diavolo?” scattò Jake, sottraendosi al suo morboso abbraccio. Con una testata la fece ruzzolare per terra, giusto il tempo per finire di liberarsi le mani.
    Jen emise un sordo strillo di sorpresa e lo guardò con ammirazione. Ma era molto arrabbiata e fuori di sé. Per Margaret, per la fine del mondo, per tutto.
    “Ti dovevo salvare io, almeno per una volta! Un po' per uno, Jen. “ si spiegò lui, quando la liberò dalle corde.
    Margaret si alzò con relativa rapidità e quando vide i due di nuovo liberi cercò di prenderli entrambi. Jake fu afferrato per il collo, Jen per i capelli. Sembrava posseduta, tanto era decisa a far del male. E aveva di nuovo gli occhi in fuori, quegli occhi sporgenti da pesce.
    Con un calcio, Jen le fece mollare la presa, mentre Jake schivò un paio di spintoni per poter prendere la zucca.
    Margaret era quasi sopra la mora, stava per colpirla di nuovo, stava per accanirsi a forza di calci e pugni sul suo stomaco, ma fu Jake ad evitarle quella sofferenza. Ancora una volta la salvò, quando Margaret cadde come un sacco di patate. Il cranio della strega si era scontrato con la zucca piena di resti umani che Jake le aveva scagliato addosso.
    Margaret fece per rialzarsi di nuovo in piedi, ma Jen glielo impedì.
    “Non ti muovi di qui! Ora zitta e ferma, stronza! Devi schiattare, ti strangolerò e non ti farò gridare! Era questo che volevi fare a Jake, giusto?” le gridò contro la mora, prendendola per i capelli mentre si prodigava per tenerla bloccata a terra.
    “Lasciatemi stare, Arthur ha bisogno di mangiare vi pregoooohhhgggghhh!” prese a dire Margaret ma non potè finire quando Jen le chiuse le vie respiratorie, spiaccicandogliele sotto un piede. Naso e bocca chiusi. Subito dopo averla silenziata, con l'altra estremità la mora cominciava a farle pressione sul collo, come a volerglielo spezzare. I ruoli si erano finalmente rovesciati, ma la Jena non faceva prigionieri. Men che mai con i morti che vivevano di nuovo.
    Jen non sentiva i versi soffocati della megera, non sentiva più niente. E Jake le chiese di smetterla solo quando sentì il collo di Margaret troncarsi...e vide con orrore la testa scivolarle via dal resto del corpo.
    Jen gettò il cadavere lontano dalla cella con un poderoso calcio, dopo aver sputato dentro quella bocca contratta dal dolore, piena di bava e sangue raggrumati.
    Margaret era morta, ma adesso toccava ad Arthur.
    Jake si chiese in silenzio cosa avrebbero dovuto fare ma in realtà Jen aveva già preso un pezzo di zucca per conficcarla nella testa dello zombie.
    “Non mi piacciono le regine. E nemmeno i fottuti re!” esclamò la mora, ritrovando il sorriso mentre il sangue marcio di Arthur quasi le inondava la faccia.
    “Adesso ce ne torniamo a casa, direi che è l'ora. O vuoi restare qui?” chiese lui, appena furono di nuovo fuori. Le diede un finto schiaffo, una specie di buffetto.
    “Che cosa fai? Vuoi finire come quella pazza? Hai visto cosa ho combinato con lei?” chiese lei, mordendosi il labbro inferiore.
    “No, scusami, non lo faccio più...sei tu la mia psicopatica preferita, lo sai.” si affrettò a giustificarsi lui, ridendo.
    Jen lo strinse forte a sé, sussurrandogli ad un orecchio in tono maniacale: “Sei l'unico che può darmi della pazza e sì, spero che mi considererai sempre la tua preferita o dovrò farti soffrire! Sarai il mio capolavoro di morte se mi costringerai a farti male, te lo posso giurare!”



    P.S Il disegno non è mio, preferisco specificare. Facevo per mettere qualcosa a tema, se volete tolgo. :D
    Invece la zucca è fatta da me!


    .Enrico D':
    Festa a Price's Castle:
    Vincent Price aspettava da anni quell'occasione,finalmente la festa di Halloween si sarebbe tenuta al suo castello, finalmente avrebbe potuto suonare l'organo di fronte ad un pubblico competente o almeno era ciò che pensava. I più noti personaggi da "paura" riuniti per un'esclusiva festa di Halloween al Price's Castle, aperitivo a base di sangue di vergine(che fatica trovarne!), Mal tagliati con cervello, petto di bionda ai ferri, culatello di mora alla griglia, insalata di ortiche, salsa di midollo, acido muriatico per staccare...DON DON DON...accidenti a dopo il riassunto i primi ospiti stavano arrivando.
    Peter Cushing e Basil Rathbon con le loro pestilenziali pipe.
    VINCENT:Buona sera signori, siete i primi ad aver trovato il passaggio per il mio castello.
    Peter e Basil all'unisono: Elementare Vincent,elementare.

    Vincent guardò in alto con poca convinzione e sospirò.
    Giusto il tempo di affidare i due Sherlock al maggiordomo ed il campanello rimbombo' nuovamente DON DON DON.
    Alla porta attendeva una simpatica colonia di Critters, scocciato Vincent li cacciò, alle feste erano un disastro divoravano tutto il cibo e pure i mobili.
    Attese sulla soglia per essere sicuro che si allontanassero e perché sentiva un galoppo in avvicinamento. Arrivò infatti la carrozza di Lon Chaney, con lui c'era ovviamente anche il figlio Junior, dopo i convenevoli affidò anche costoro alle cure della servitù. Era sulle spine, attendeva fiducioso l'arrivo di un'ospite speciale. DON DON DON andò alla porta e si trovò di fronte Micheal Jackson.
    VINCENT: E tu che c'entri?
    JACKSON: Sono il protagonista di Thriller, questo mi ha fruttato un regolare invito.
    Micheal srotolo' un polveroso papiro che fece tossire Vincent che abbozzo':Ma certamente sei sempre il benvenuto.
    Vincent guardò ancora in alto e gettò un sospiro ancor più profondo, con quel cantante-ballerino da strapazzo saltava l'idea di suonare l'organo nel dopocena.
    DON DON DON DON DON DON DON
    Vincent:Che il cielo ti fulmini ! Che modi sono!
    Gremlins i soliti irruenti ed indisciplinati, assolutamente da evitare, ogni volta che ne andava in bagno uno tornavano in venti! Cacciati cacciati cacciati.
    Eccola è sicuramente lei!
    Carrozza rosa agghindata a bomboniera trainata da cavalli bianchi, sì è Marilyn Monroe!
    A quel punto Vincent ordinò al capo servitù di sbrigare lui l'accoglienza degli invitati e se aveva dubbi di controllare l'invito, anzi di controllare l'invito a prescindere.
    Dopo minuti preziosi passati a cascamortare con l'angelica Marilyn al culmine del rimbambimento da battito di ciglia Vincent venne interrotto o meglio salvato dal cupo rintocco dell'orologio in sala da pranzo. Doveva omaggiare gli invitati e ringraziarli per la partecipazione.
    Tra i più noti vide subito Boris Karloff col nemico amico Bela Lugosi, non poté sottrarsi alle occhiatacce di Maila Nurmi(Vampira) e Margaret Hamilton (la strega di Oz) indispettite dalla presenza di Marilyn e da come lui la cingeva a sé! Passando in rassegna la tavolata notò qualcosa di strano Elvis Presley era alla sua tavola!
    Lo avvicinò: Elvis carissimo, che ci fai qui?
    Elvis (occhieggiando Marilyn):Beh amico da quando quel simpatico texano ha scritto BUBBA OH TEP sono diventato anche un'icona dell'horror.
    Vincent lo folgoro' con lo sguardo e gli schiaffeggio' appena in tempo la mano che come un serpente stava saettando su una delle parti più nobili di Marilyn.
    VINCENT: Sei un invitato ed io ti rispetto , ma non siamo amici capito amicooo. Sottolineando le tre o con precisi colpi di indice sulla spalla del re.
    ELVIS:OK amico,rilassati il messaggio è chiaro , questa puledra è tua e non siamo amici.Ho capito amico.
    Per la terza volta Vincent alzò gli occhi al cielo e sospirò, tra l'altro quel bifolco puzzava maledettamente.
    Raggiunto il capotavola e fatta sedere la sua dama al suo fianco, Vincent alzò il calice e augurando a tutti un buon Halloween bevve d'un sorso il sangue tanto faticosamente raccolto per l'occasione, gli invitati fecero lo stesso.
    E qui amici cari un imprevisto mica da poco: Bela Lugosi, Christopher Lee,Maila e Carmilla cominciarono a contorcersi sul pavimento.
    Nel giro di pochi secondi esplosero loro le pupille, macchiando di uno sgradevole giallo le pareti.
    Gli ospiti preoccupati sputarono ciò che ancora non avevano deglutito, aggiungendo chiazze rosse alle solite pareti.
    Che disastro! Non per i muri,sia chiaro. Quattro amici, poveri vampiri uccisi così! Sopra a tutto un urlo di ira furente Margaret era stata investita dallo sputo di qualcuno! Elvis andato in bianco con Marilyn per fare il galante provò a lavare con acqua fresca il sangue dal volto di Margaret( forse l'unico a non aver visto il mago di Oz). Inutile dire che la poverina gli si squaglio' tra le braccia! Ma nel vero senso del termine e non come le pupe nei filmetti da lui girati. Dopo l'ulteriore sconcerto Vincent prese parola: Signori! Capisco la tragicità di questi momenti ma noi siamo la PAURA, noi non la subiamo! Noi la trasmettiamo! Ercoles pulisci tutto e servi l'antipasto a sorpresa!
    Peter Cushing bisbigliando a Vincent:Chi è Ercoles?
    Vincent: Il maggiordomo
    Basil Rathbone bisbigliando dall'altro lato: Un maggiordomo Greco?
    Vincent:Ma certo che no Ercoles Hag inglese puro!
    Peter e Basil all'unisono:Curioso,questo sì che è curioso.
    Vincent visibilmente spazientito:Ora basta ,mi avete seccato, con le vostre bizzarrie! ed alzando la voce:Ora usciamo nel giardino di modo che la servitù possa risistemare un po' la sala.
    Elvis gli passo' accanto e ammicco', un altro sciroccato,ma dopo tutto gli sembrava più simpatico,non puzzava nemmeno più!
    Dopo circa un'ora il maggiordomo li avviso' che la sala era nuovamente pronta ad accoglierli.
    Sedutisi alla mensa e curiosi di scoprire l'antipasto a sorpresa vennero nuovamente sconvolti da urla strazianti! Lon Chaney Jr aveva le mani fumanti e bolle verdi che gli scoppiavano in faccia.
    Lon Chaney: Ora basta! Guardate il mio povero figlio! Combinato peggio di me ne "Il fantasma dell'opera"! Esigo scuse formali e spiegazioni!
    Vincent: Sono veramente mortificato! (grandissima gaff) Cioè dispiaciuto,non riesco a comprendere!
    Chaney: è chiaro che qualcuno ha in mente di eliminarci tutti.
    Coro:Ohh!Impossibile!
    Vincent: Lon senior, sai benissimo che la fratellanza "da paura" impedisce di alzare anche solo un dito verso gli altri.
    Lon Senior: Dillo a mio figlio ed ai vampiri ed alla strega!
    Vincent: Non posso che pensare a tragiche fatalità.
    Peter e Basil scambiatisi uno sguardo d'intesa, catturarono l'attenzione.
    Fu Peter a parlare: Signori,una volta eliminato l'impossibile,per quanto improbabile,ciò che resta é la verità! A questa tavola, non tutti siamo defunti "da paura"!
    Subito i sospetti andarono su Michael,ma digrignando i denti dimostrò di essere quello di Thriller.
    Allora ricaddero su Marylin, che sbattendo le ciglia assicuro:Ma io sono una gnocca da paura!
    Intanto i due Sherlock fissavano Elvis.
    Elvis: non fissate me Lansdale col suo racconto mi ha reso un'icona horror.
    Peter: Certo signor Elvis. Ma resta il fatto che dopo essersi liberato dell'aglio mettendolo nei bicchieri,il suo odore è migliorato! Per egocentrico che sia, sarà stato bambino, quindi sapeva che Margaret Hamilton si sarebbe disciolta nell'acqua ed in fine non si notano più le chincaglierie d'argento che aveva al collo, vogliamo controllare le posate di Lon Jr ?
    Elvis:Ma perché l'avrei fatto? Come avrei potuto rompere l'alleanza dei morti "da paura"?
    Peter ridendo: Ah elementare Elvis, elementare.Tutti lo sanno Elvis non è morto!

    A questo punto, a parte Vincent che agguanta Marilyn e si barrica dietro la pesante tenda e Basil Rathbone che scivola sotto il tavolo, il resto è delirio! Tutti si avventano su Elvis,compreso Peter posseduto da altri suoi personaggi, solo che quando il caldo sangue di un vivente comincia a bagnare le loro labbra la sete e la fame diventano tali che tutti cominciano a smembrare e mordere chiunque.Gli arti volano amputati e masticati. Ovunque è sangue, anche la servitù finisce in tavola.
    Alla fine restano Basil, Vincent,Marilyn ed Ercoles.
    Vincent stringendo Marilyn e tappandole i dolci occhi esce da dietro la tenda ed affranto guarda i pezzi degli invitati:Ercoles pulisci tutto!
    Ercoles: spocchioso,pavido e presuntuoso!Prima di pulire finirò il mio lavoro!
    Vincent:Ma cosa stai dicendo!? Sei impazzito.
    Basil da dietro, portatosi vicino alla finestra: Sì lo è, ma da molto tempo! Lui non è Ercoles Hag, ma bensì Charles Ogle,errore infantile anagrammare il nome!
    Lui ha fatto introdurre Elvis e l'ha comandato a fare ciò che ha fatto!
    Vincent: Chi sarebbe questo Charles Ogle? E come ha potuto fare ciò che affermi.
    Ogle ringhia ancor più imbufalito!
    Basil:Lo perdoni sig.Ogle. Caro Vincent devi sapere che il qui presente Charles Ogle è stato il primo Dracula cinematografico. Per la precisione in un cortometraggio di 15 minuti,andato perduto per sempre. Ha dunque ipnotizzato il povero Elvis,che ahimè ora è realmente morto,per maturare la sua vendetta su voi attori ricordati.
    (Rivolgendosi ad Ogle) Tuttavia signore si è dimenticato di Kronos
    Ogle: Ti hanno già detto che non sono greco, perché dovrei conoscere questo Kronos?
    Basil lo guardò,sorrise ed aprì la pesante tenda, i raggi del sole mattutino raggiunsero Ogle e arsero la sua pelle rendendola prima nera, poi rossa ed in fine cenere.
    Basil: Il tempo,elementare Ogle,elementare.

    Vincent incredulo non sapeva che dire, stretto a Marilyn,che cominciava ad avere problemi di respirazione,ringraziava Basil.
    Ma Basil elegante ed arrogante come non mai disse: Caro Vincent,grazie a te,
    oggi ho dimostrato che se Peter Cushing è stato un buon Sherlock Holmes, io sarei stato un ottimo Van Helsing!


    P.s. Se siete arrivati qui complimenti! Volevo specificare che Charles Ogle interpretò la Creatura di Frankenstein e non Dracula.


    -Austin Dove ÆÐ: War contest
    Jennifer: Emma Stone
    Jane: Amanda Seyfried
    Pamela: Eva Longoria

    «No signora, qui non ci sono.»
    «Sì signora, vado via, forse torneranno. Le aspetto giù, nel cortile.»
    «Sì signora, gli altri sono stati presi. Scendo.»
    Quando la porta si chiuse, da una grata posta a fianco dell’armadio uscirono Jane e Jennifer inquiete e spaventate: qualcuno aveva provato a rapirle! Fortunatamente erano in preda a un litigio quando se n’erano accorte e quindi avevano avuto il tempo di sentire la chiave girare lentamente e nascondersi nel primo posto a cui avevano pensato: la grata di aerazione notata quando avevano deposto i bagagli nel pomeriggio. Lì dentro avevano iniziato a muoversi velocemente rientrando nel muro e quindi nascondendosi alla vista, operazione facile per la minuta biondina ma abbastanza complessa per l’altra ragazza. E avevano aspettato che la situazione finisse e si risolvesse da sola, com’era per fortuna successo.
    «Io lo uccido, che carne da macello!», continuava a ripetere Jennifer camminando avanti e indietro nella stanza. Mai era dovuta scappare da un’aggressione, ma le armi erano nei bagagli e in quel momento le due non sarebbero state proprio in grado di difendersi, anche per colpa del festino presso cui la bella mora aveva dovuto recuperare l’amica. «Entrare di soppiatto nella stanza di due ragazze è un crimine gravissimo! Credo che assaggerà la mia pera di ferro!» e pensando a ciò scoppiò a ridere.
    La bionda, invece, aveva ringraziato i Numi del cielo che i loro bagagli non fossero stati toccati o ancora peggio rubati. Dopo la sua silenziosa preghiera, infatti, era corsa a sedersi sul letto e, aperte le gambe, posizionò la propria valigia tra i piedi e l’aprì. In essa, una parte era caricata di vestiti vecchi e sgualciti, un’altra un po’ più larga di trucchi e balsami per cambiare aspetto, nell’altra metà invece vi erano posti un cofanetto contenente una ventina di fiale, moltissimi ingredienti e qualche flacone di liquidi conosciuti solo a lei, liquidi che variavano dagli acidi alle basi, dall’acqua al mercurio liquido. «Bene, c’è tutto.», sentenziò lei dopo un’attenta ricerca. Quindi si alzò e si diresse alla porta: «Vado a vedere se gli altri stanno bene, tu vieni?»
    «Certo! Li voglio sgozzare quei cani, e poi mi ciberò delle loro carni! Niente resterà per Caronte!» e dopo avere aperto la porta pian piano e controllato il corridoio uscirono.


    Il corridoio era lungo, largo e sgombro - «Ottimo per portare un corpo incosciente su una barella» aveva sentenziato Jane - e gli unici colori che prevalevano erano il rosso del tappeto scuro del tappeto, il rosso chiaro delle pareti e il legno di mobiletti, porte e finestre. Era un ottimo posto per rapire le persone…
    Quando tornarono in camera la faccia di Jane era paonazza, non avevano trovato nessuno! Tutti i letti erano perfetti, i bagagli al loro posto e non c’era segno di effrazione, ma entrambe le donne sapevano che qualcosa non quadrava, chi per l’analisi della scena del delitto e il ritrovamento della crema di bellezza che usava Lucinda prima di caricarsi, chi perché aveva fiutato nell’aria stagnante delle stanze chiuse non solo aria viziata ma anche particelle di cloroformio: erano stati presi! Qualcuno li aveva catturati! E loro due dovevano scappare da lì.
    «Cosa fai?», lagnò Jane con le lacrime che le rigavano le guance scavate, arrossate e gli occhi gonfi, «Cosa faii? Potrebbero tornare da un momento all’altro! Potrebbero entrare da quella porta, quella stessa porta da cui mi hai scaraventato tu prima in stanza, la stessa da cui è entrato quell’uomo e… Portarci VIA!». Scoppiò a piangere ancora più forte.
    «Hanno portato via il mio james… e Lucinda… e Renée… e Clotilde… e Carlos. Li hanno portati via tutti. Ora, ora li uccideranno, li squarteranno, prenderanno due enormi forbici e inizieranno a tagliare a fianco della spina dorsale, poi saliranno fino alla gola, poi alla gola la recideranno e e taglieranno di nuovo, questa volta verso il basso e arrivati al ventre…», singhiozzò sussultando prima dalle spalle e poi arrivando a scuotere la testa in avanti, quasi non riusciva più a parlare… « A quel punto butteranno via le forbici e con le mani nude strapperanno via la pancia e le budella…»
    «E taci, non ripetere quello che faccio io alle mie di vittime. Già non sei bella struccata, ora sei proprio cessa! Truccati un po’. Ti voglio figa, e poi indossa un abito da lavoro. Si va a caccia grossa stasera! Ahahahah!»
    Solo in quel momento Jane alzò lo sguardo dalle proprie mani e dopo essersi asciugata gli occhi rimase sbigottita, tanto sbigottita che smise di piangere. Jennifer indossava un provocante abito lucido con una profonda scollatura a V, molto corto e che le lasciava la schiena nuda; in viso al posto del solito cerone e delle lenti a contatto gialle si era truccata in modo sexy per valorizzare gli occhi verdi e il bel profilo del viso, dolce ma anche sfuggente, che faceva impazzire i pochi che osavano fantasticare su di lei. Ma ovviamente, la vista era quello che doveva rovinare i nemici e Jane lo sapeva, notando la pelle più spessa in alcuni punti di vitale importanza: l’assassina indossava guanti di metallo color pelle con alcune lame interne, lungo le cosce si era posta coltelli molto sottili e perfino i tacchi a spillo erano punte sanguinarie usate molte volte per stuprare i crani delle vittime che avevano osato farla arrabbiare.
    «Bene, preparati e andiamo a cercare i tuoi amici.», disse soddisfatta Jennifer. «Io intanto prendo le mie spade…»
    «Ok», disse Jane con una nuova ragione di calma, «Ok, Jenny…» ripeté con voce interrotta.


    Due uomini stavano seduti nella hall dell’ostello e giocavano a carte. Erano stanchi di quel lavoro, non ne potevano più di rapire persone per poi sacrificarle all’alba al grande ragno che giaceva nelle fondamenta ma non potevano fare altrimenti: la Strega aveva portato loro via le loro famiglie e l’unico modo perché non morissero era fare tutto ci che quell’Arpia diceva loro di fare. E così i due uomini nel silenzio della notte erano entrati in ognuna delle stanze e avevano trovato le loro prede addormentate in un sonno profondo, tutte tranne la negra: lei aveva solo un leggero mal di testa e li aveva quasi uccisi con le sue piante demoniche! Per fortuna, sembrava drogata e si è limitata a fuggire dalla finestra del quinto piano… E i due temevano fosse pure sopravvissuta! Quindi temevano anche che Lei lo venisse a sapere, era già in pieno disappunto per le due ragazze mancanti… Speravano che non lo scoprisse o avrebbe sacrificato i loro bambini al ragno gigante! E così, mentre cercavano di giocare a carte ma avevano la testa troppo pulsante per anche solo pensare sentirono tipo il suono di vetri rotti e poi, scappati dalle sedie pronti a fingersi camerieri solerti, sentirono l’aroma. Non appena le particelle che colmavano l’aria entrarono nel loro organismo la coppia sapeva che i loro problemi non esistevano più: una bella biondina li guardava sorridendo seduta a gambe larghe sull’ultimo gradino delle scale, con il vestitino che maliziosamente copriva a stento ciò che lei cercava invano di nascondere; i due con il cervello che andava rallentando lentamente le proprie funzioni non poterono non avvicinarsi a quella bella figliola che poteva essere la loro bella figliola, ma sfortunatamente quando poterono notare i bellissimi occhi azzurri dell’ammaliatrice qualcuno li colpì da dietro e dopo essere stati trascinati in una stanzetta adiacente, seppero che non ne sarebbero mai usciti vivi…


    Sangue dappertutto. Carne dappertutto. I resti di Vincent Smith sarebbero stati sparpagliati per tutto la stanza.
    Le dita erano state tagliate per prime, con un gusto sadico perché l’operazione era stata fatta con un piccolo coltellino, una lama sì affilata ma stretta nemmeno cinque centimetri e quella lama era stata usata per tagliare minuziosamente tutta la carne intorno alle ossicine, e solo dopo strapparle a mani nude quando non rimaneva che l’osso pulito. Certo, Vincent o Paul Enderson avrebbero potuto urlare, ma il terrore li aveva avvolti non appena la bella Bloody Jennifer non aveva iniziato prima a ridacchiare sfoderando i coltellini e poi a ridere sguaiatamente, buttando a terra la spada con cui li aveva immobilizzati. Tolte le dita, si avvicinò alla faccia rugosa del suo giocattolo e ridendo la leccò tutta, terrorizzandolo ancora di più, partendo dalle calvizie fino ad arrivare alla bocca e là aprì la propria e poi, tutto d’un tratto, la richiuse e l’allontanò di scatto, portandosi via un bel pezzo di labbro inferiore. Ancora poco soddisfatta, sempre ridendo con la sua risata argentina, fece alzare l’uomo e avvicinatolo al tavolino, unico arredamento non messo a parte vicino al muro, gli calò i pantaloni e poi i boxer; lo voleva duro, largo, potente, e così mentre gli baciava il labbro mancante inondandosi la bocca con quel liquido denso e caldo che le piaceva tanto, iniziò a massaggiare delicatamente il membro dell’uomo e poi, quando la sua erezione era completa a suo malgrado, buttò a terra il coltellino e raccolse la spada. Vincent, in un misto di dolore ed eccitazione e spavento, era sull’orlo dell’infarto e non capì subito cosa sarebbe successo quando lei gentilmente gli prese il cazzo in mano e lo guidò fin sopra al tavolino, facendolo aderire alla superficie fredda. Ma poi, quando lei scoppiò a ridere quasi piegandosi in due, Vincent sgranò gli occhi: la spada era stata presa a due mani e lei continuava a fare scendere guardandolo negli occhi le mani chiuse sulla lama come se stesse facendo un’altra cosa e poi d’un tratto la spada scese con violenza sul tavolino e ZACK!
    L’uomo svenne sul colpo quando la sua cappella volò via dal proprio corpo mentre la bella mora si era inginocchiata con la lingua di fuori pronta a farsi inondare dal liquido denso e caldo che la faceva impazzire. Inutile dire che Vincent non si sarebbe più svegliato dalla quella incoscienza.


    Quando Jane entrò nella stanzetta, non si meravigliò di trovare l’uomo calvo completamente nudo, e vuoto. Non si meravigliò di vedere la pazza Jennifer nuda a sguazzare nel pavimento, tingendosi di rosso a ogni movimento, bagnandosi tutta anche grazie alla pioggia che scendeva dal cadavere appeso al soffitto. Non si meravigliò di trovare Paul Enderson seduto dove lo aveva lasciato, a guardare fisso davanti a sé ricoperto di sangue e con un più pozze di vomito che lo circondavano. Jenny era uno degli assassini prezzolati più efficienti e una dei serial killer più temuti per le sue perversioni e il dolore che causava la sua fervida fantasia che, unita al suo addestramento militare e la sua abilità con le lame e il suo bellissimo aspetto, la avevano fatta soprannominare anche la Morte Ridente.
    Comunque, senza sporcarsi Jane si avvicinò all’uomo e gli fece annusare un profumo proveniente da una delle proprie fialette di vetro e, quando l’uomo riprese i sensi, gli tappò la bocca per non fargli gridare la sua paura. Quindi, la ragazza si piegò a guardarlo negli occhi.
    «Sai chi sono io, ora che sei lucido?», gli chiese lei pacata.
    Lui fece cenno di sì con la testa.
    «Sai chi è la mia amica del cuore?», continuò allora.
    Di nuovo assentì.
    «Bene, allora saprai che lei è una nota serial killer di criminali e che è in grado di parlare coi morti grazie alla Cherea mentre io sono famosa per i miei veleni. Giusto?»
    Lui fece cenno di sì, con gli occhi colmi di terrore.
    «Bene, ora puoi scegliere di dirmi tutto e non opporre resistenza: così collaborerai e morirai con una buona dose di cianuro. Sennò ti lascio alla mia amica che si divertirà con te.» La bionda si girò a guardare l’ammasso di capelli e sangue che si aggrovigliava vicino a lei. «Jennifer, sai che questo tizio è l’uomo che entrato in camera nostra?»
    Vista la reazione della donna, Paul temette ancora di più per la propria morta: se aveva fatto quelle cose a un uomo perché aveva rapito i suoi amici, cosa avrebbe fatto a un uomo per cui mostrava più vendetta un odio puro??
    «Ci dirai tutto?


    L’impressione che si era fatta Jane era giusta: di notte c’erano solo quei due uomini a fare la guardia al posto mentre tutto il resto della banda era sotto, nel seminterrato. Avevano avuto tutto il tempo di prepararsi, Jane a fare altre pozioni, Jennifer con una bella doccia e rendersi bella come prima. Poi erano scese, sapendo che non avrebbero trovato resistenze. Avevano due ore di tempo prima dell’alba o la traditrice avrebbe sacrificato i loro amici all’eterna rancorosa Aracne, anche se la strega non capiva come fosse finita in America. Comunque, Clotilde discendente di Demetra era riuscita a fuggire, almeno lei, ma gli altri? Boh. L’importante era salvarli tutti ed era per questo che stavano scendendo nelle fondamenta del posto, ovviamente dopo avere diramato un SOS. Mentre scendevano Jane aveva riflettuto che la droga doveva essere stata messa nella cena ed era per quello che le due si erano salvate: essendo andata al festino con quel bel… Andrew (?) o forse Alex… Comunque, si era salvata e con lei Jenny, che le era andata dietro; la droga nei piatti spiegava anche perché Clotilde non era stata messa fuori uso: nel suo corpo di discendente sia di Demetra che di Persefone aleggiavano così tante droghe e tossine che ci voleva una dose per un esercito per stendere quella fattona! E perché i ragazzi avevano fatto in tempo chi a mettersi le creme di bellezza prima di addormentarsi chi approcciare la fauna locale dell’ostello e chi fare le proprie preghiere. Ma quello che bruciava maggiormente all’astuta discendente di Ecate era che Mrs Myers era stata molto più furba di loro! Bella donna, sorriso invitante, sempre disponibile, affettuosa, simpatica e pure dell’età giusta per sembrare una figura materna… Li aveva ingannati tutti e chissà quanti ne aveva sacrificati tradendo le proprie origini nel nome di quel mostro!
    Dovevano vendicarsi, era ovvio, e fu per quello che spinto il portone di ferro alla base delle scale e si erano addentrate in un tunnel pieno di ragnatele e fumo acre.


    Pamela Myers sedeva impettita sulla poltrona di chiodi. Doveva soffrire fino al termine dei sacrifici o forse la punizione per il tradimento non sarebbe mai stata sublimata. Aveva iniziato a venerare il Grande Ragno fin da ragazza, quando era rimasta incinta di un figlio non voluto, fuori dal matrimonio; erano tempi antichi, al tempo si faceva chiamare Eraclea Namaste e proveniva da un’antica famiglia greca trasferitasi in Spagna, paese in cui si era assimilata perfettamente tanto da avere come unico lascito delle proprie origini l’abilità di sentire gli spostamenti d’aria e capire cosa la circondasse, caratteristica che l’avrebbe aiutata parecchio nei futuri rapimenti. Cacciata di casa, aveva iniziato a girovagare da sola con un figlio che non voleva in grembo fino a quando, un giorno, non aveva partorito tutta sola… E poi, sempre sola si era addentrata in una grotta richiamata da un lamento che solo lei poteva percepire, più sofferente dei vagiti del bimbo che si rifiutava di allattare e quindi improvvisamente si era ritrovata davanti a una terribile quanto grande vedova nera, intrappolata nella sua stessa tela. Appena si videro Pamela seppe che fare: diede a quella creatura il proprio bambino. E da quel giorno, da quando ridiede forza e dignità al Grande Ragno, ottenne vita e potere in cambio del sangue degli dei. Uno scambio equo.
    Tuttavia era nervosa: due ragazze non erano state trovate, certo forse i suoi uomini erano stati frettolosi e forse fin troppo felici di non doverle portare nei sotterranei ma lei le aveva riconosciute! Sapeva chi erano! Tutta la squadra, sapeva chi erano appena li aveva accolti cordiale nell’ostello! Aveva pensato che forse, cogliendoli di sorpresa ce l’avrebbe fatta, che la loro pericolosità sarebbe stata contenuta ma niente, erano fuggite e sicuramente sarebbero scese a riprendersi i loro compagni. Doveva solo aspettare che avvenisse il ritorno del sole e così, quando Apollo sarà salito in cielo e i numi saranno svegli, sacrificare nel nome di una loro antica nemica i loro pargoli più importanti: le stelle più luminose del firmamento greco! E fortunatamente molti erano stati catturati nel sonno e giacevano ai piedi del Grande Ragno, quindi forse non tutto era perduto.
    «Mia Signora», disse secco un servitore, «La data si sta avvicinando… Potete liberare i nostri figli?»
    A quelle parole, alle parole di un discendente di Zeus, di ZEUS!, lei si alzò in piedi e scostandosi i lunghi capelli bruni lo guardò con disprezzo. Tutto il sangue divino sarebbe stato sacrificato al Grande Ragno, non solo i ragazzi! Stupido. E sorrise calma e falsamente cordiale.
    «Ne riparleremo ad operazione conclusa. Ora, amico mio», e gli accarezzò la guancia, «Devi continuare a proteggere me e la mia Dea. Solo dopo ne riparleremo, intesi?»
    «Sì signora. Arrivederci Signora.»
    Di nuovo sola guardò le pareti di roccia nuda e fredda e sospirò: doveva rimanere là fino al compimento del rito, poi sarebbe stata ricompensata con la creazione del filtro di eterna giovinezza e avrebbe potuto andare su, fino alle proprie stanze e… e…
    «No, nononono! NO!», imprecò lei, consapevole che ormai molti uomini non respiravano più: le due ragazze, una con la risata argentina che rimbalzava per tutta la caverna e l’altra con il respiro ansioso e affannato, si stavano facendo strada e sembrava che solo il Grande Ragno avrebbe potuto fermarle.


    Una guardia giaceva a terra, con il corpo lontano pochi passi dalla testa. La seconda riversa sotto a un arco scavato nella roccia, con un coltellino piantato per occhio. La terza avvelenata dopo avere bevuto dall’acqua dell’impianto idrico dell’ostello, stesso discorso per la quarta e la quinta e innumerevoli altre. Un’altra guardia uccisa con un colpo di spada in cranio dopo avere sparato nello stomaco ad altri due uomini, in preda ad allucinazioni. Un’intera coorte, capita la gravità della situazione si erano raggruppati, esplosa e sepolta sotto a una frana. L’ultimo uomo incontrato da Jane e Jennifer, ormai molto in profondità nella grotta illuminata da torce senza fumo, era morto inseguendo la strega, sgozzato dall’alto dall’assassina appesa alla parete. Solo dopo incontrarono la donna, la serpe, la traditrice e fonte dei rapimenti.
    «Ma che brave ragazze», applaudiva la donna che aveva rapito i loro amici, «La strega che avvelena l’intero impianto idrico prima di scendere e l’assassina che stermina e avvilisce i corpi di chi uccide. Che brave, gli dei saranno orgogliose di voi.»
    Alla vista della donna, del loro bersaglio, Jennifer ringhiò sguainando le spade, pronta a rincorrerla e strapparle il cuore mentre ancora pulsava, Jane si fermò ammutolita e la studiò.
    «O scusate, non mi sono mai veramente presentata a voi giusto?», continuò la donna con un tono che avrebbe calmato anche il più furioso dei tori da rodeo. «Il mio nome è Pamela Myers, ma potete chiamarmi Pam oppure Signora o la Strega, anche se in effetti una strega non mi chiamerà mai così. Vero, Jane Kryon?»
    Le due ragazze non risposero, ma iniziarono ad avvicinarsi una con la spada in pugno l’altra con la mano nella propria borsetta a tracolla.
    «Sentite, riconosco che la situazione non sia delle più felici, ma non serve reagire in questo modo. Volete i vostri amici? Ok», e sorrise di nuovo, sapendo di essere contagiosa, «Se mi seguite posso portarvi da loro. Su, venite, con le vostre abilità mortifere non credo siate timide!»
    Le due si scambiarono un’occhiata e la seguirono, pronte a scattare in qualsiasi direzione dovessero andare in qualsiasi occasione pericolosa.


    Non riusciva a vedere nulla, era stordita. I lunghi capelli biondo chiari le erano appiccicati, non poteva vedere nulla. Qualcosa le bloccava tutto il corpo, costringendole gli arti tutti attaccati, vicinissimi, e le bloccava i movimenti. Anche la bocca era sigillata, ma tuttavia quella misteriosa sostanza era stata posta in modo tale da non soffocarla, quindi per il momento doveva vivere.
    Cercando di farsi forza cercò di ricordarsi la sera, cosa era successo ma c’era tanta confusione. Non nella sua testa, durante la cena. Era la loro prima vacanza di gruppo dopo quell’orribile missione nei bunker tedeschi e avevano fatto baldoria per tutta la sera, sia perché erano gli unici clienti dell’ostello, sia perché Jane, la sboccata con modi aristocratici era fuggita con uno del posto e quindi il silenzio che quella imponeva a tavola finalmente era stato vinto! Fiumi di vino e altre bevande alcoliche e non, maree di cibo e ondate di scherzi, risate e poi, il sonno. Dopo nemmeno mezz’ora dal risotto tutti a letto. E poi si era ritrovata lì.
    “Ma cos’ho addosso?”, pensava lei e non trovando risposta attivò i suoi sensi di Apollo. E attivò una propria proiezione fatta di luce che funzionava come una sorta di telecamera, mostrandole ciò che la circondava senza che gli occhi funzionassero. E fu veramente utile: solo così seppe di trovarsi ai piedi di Aracne, la tessitrice che per la propria arroganza era diventata la madre di tutti i ragni, che era piena di ragnatele e che gli altri, a parte Clotilde, Jane e Jennifer erano con lei intrappolati.
    “E ora? Jane e Jennifer saranno in arrivo, loro sono da attacco frontale, soprattutto insieme. Ma Clotilde? Lei è l’unica in grado di sconfiggere un essere tanto grosso… Meglio andare a cercarla!” e svenne, proiettando la propria coscienza in quel fascio di luce per cercare l’amica tra i boschi più folti della zona, sicura che l’avrebbe trovata lì.


    «Vi piace l’ostello?», continuava a chiedere accattivante la stronza Pamela. Avevano attraversato tutta la caverna e ormai dovevano quasi essere arrivati a dove tenevano nascosti Carlos, Lucida, James e Renée: entrambe le ragazze sentivano una fonte di energia confinata in un solo posto e purtroppo sapevano che rivedere i loro amici avrebbe significato cadere in trappola… ma avrebbero corso il rischio: Jane per riabbracciare il suo torello, Jennifer per riscattare l’onore proprio e dei suoi sottoposti.
    «E’ stato costruito negli trenta, secondo tutte le norme igienico sanitarie dell’epoca. Doveva servire come porto per attraccare tutte le più potente dinastie, ma con il tempo l’usura ne ha rovinato gli interni, le riparazioni non sono mai abbastanza, ma mi piace abbastanza! A voi piace?»
    «Non capisco», le rispose secca Jane mentre ispezionava l’ambiente, «A cosa serva un ostello tanto elaborato se poi ha il solo scopo di attirare discendenti degli Dei?»
    «Un cacciatore ha bisogno di un’esca perfetta per catturare la preda, Jane. E sta troia da sbudellare lo ha capito secoli fa, vero?»
    La signora Myers si girò a guardarla e le sorrise. Aveva ragione, su tutto. “Ma tanto siamo arrivate, Aracne saprà cosa fare.” e sorridendo spalancò la porta, invitante come era stata per secoli.




    Corpi essiccati dappertutto. Morti, privi di vita. Tutto ciò che era stato quell’ostello, tutto il male che ospitava era stato distrutto da Clotilde, la terribilmente potente discendente di Demetra. Tornata sobria si era ricordata del tentato rapimento e si era lasciata condurre da Lucinda nel posto; una volta là le radici che circondavano il posto avevano fatto il resto: pareti distrutte, soffitto che crollava, assi che cedevano e tutto che si rompeva. Il suo era un lavoretto bello e preciso, come piaceva a lei.
    Tutti morti, la donna malefica, la traditrice, giaceva sventrata da parte a parte riversa sul pavimento in una pozza di sangue. Era stata buttata vicino agli scheletri delle persone da lei uccise, chissà: forse le anime non le avrebbero permesso di incontrare Caronte! Sarebbe stata una vittoria. Il grande ragno invece era stato schiacciato dalle macerie. Un insieme di esoscheletro e sangue erano quello che rimaneva di lei.
    E Jane e jennifer vittoriose. Come sempre. Cos’è successo nel dettaglio? Lo sanno solo loro e le Parche. E di certo anche se l’ho chiesto a Jane Kryon, anche se le ho scavato nella mente, non è disposta a cedere ciò che non vuole dire… vabbeh, buon Halloween e sappiate che applicandovi potrete fare anche come hanno fatto loro: mistificare la realtà per celare il peggio di voi!


    - sir Kromalot:

    - EdwardNewG : Il tempio
    Titolo: IL TEMPIO

    Protagonsita: Yun - Angelica Lee
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    Coprotagonista: Sin - Gordon Liu
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    Antagonista: “C”/”Caso” - Thomas Brodie-Sangster
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    SOGGETTO:

    Caso é il motore di tutta la vicenda. “Caso” é una entitá/personaggio, una divinitá capriocciosa, che puó muovere i fili della storia a suo piacimento.
    La vicenda si svolge alcuni secoli avanti nel futuro in una zona che dovrebbe corrispondere al Sud-Ovest d’Europa, cioé in Spagna. La collocazione geografica é incerta perché il declino della civiltá, dovuto allo spopolamento progressivo, ha portato all’abbandono di alcune regioni, in certi casi interi paesi, e alla perdita di archivi e informazioni.
    Yun e Sin sono due ricercatori di storia che cercano un antico tempio dove é nascosta una potente reliquia portata in Europa piú di tre millenni prima. Si tratta dei resti di un’antica sacerdotessa figlia di un asiatico che aveva fatto un patto con il demone Ǒu Rán Xìng.
    I figli della sacerdotessa una notte la uccisero, per ereditare i poteri concessi dal demone, e viaggiarono fino in Spagna per nascondere i resti della madre per proteggerli, perché costituiscono la porta terrena per il demone e i suoi poteri.
    Il demone infesta il mondo a partire dall’Europa e adesso la sua influenza maligna si espande, per il mondo.

    Inoltre Sin, esperto in occultismo, mentore di Yun e amico di infanzia di sua madre, ha scoperto prove che indicano che la famiglia di Yun discende dai figli della sacerdotessa e che per questo sua madre Liu é morta in circostanze orribili la notte del 31 ottobre quando Yun aveva raggiunto l'etá di 33 anni, cosí come il padre di Liu morí il 31 ottobre quando Liu aveva 33 anni, la madre di suo nonno uguale, il padre della sua bisnonna etc., cioé la maledizione passa da maschio a femmina a maschio etc, di generazione in generazione.

    Yun é convinta da Sin che non possano essere semplici coincidenze e parte alla ricerca dell’antico tempio di Ǒu Rán Xìng, in Spagna, con Sin e con un gruppo numeroso di ricercatori e mercenari, intenzionata a rompere la maledizione.

    Sbarcati in Spagna, prima di addentrarsi in questa terra ostile, cercano una guida tra le poche tribú semi-selvagge che ancora popolano la penisola. Incontrano C, uno strano ragazzo che si offre di accompagnarli. Ma C non é altri che Caso.
    Ben presto il gruppo comincia a ridursi a causa di morti improvvise e violente.

    Quando ormai sono rimasti in tre, Sin riferisce a Yun che sospetta che le morti sono colpa di C. Mancando due giorni ad Halloween trovano il Tempio. A questo punto Sin sostiene davanti agli altri due che C li ha fatti sembrare incidenti e li analizza nel dettaglio dimostrando che sono omicidi.

    Ma C lo smaschera e dimostra che chi li ha massacrati tutti in realtá é Sin che uccide tutti quelli che mettono in dubbio la missione e potrebbero influenzare Yun e farle rinunciare, mentre lui voleva portarla al Tempio per sacrificarla lí.

    Il fatto é che Sin in realtá era amante di Liu (e padre di Yun) e l'aveva uccisa lui la notte dei morti perché essendo Yun femmina pensava di ereditare lui i poteri del demone, per la successione femmina/maschio, e perché é cosí che si "trasmettevano" i poteri (e si dava il caso che Liu non avesse filgli maschi).

    Sin cerca di aggredire C, ma cade e si ferisce a una gamba.

    Yun e C scappano. Sin da solo, con la gamba ferita entra nel Tempio la notte di Halloween. Trova la cripta centrale, ma la pesante porta dietro di lui si chiude e la maniglia ormai profondamente ossidata si rompe.

    Nell'oscuritá, con la sua lanterna, Sin vede emergere la figura di C che si rivela essere Caso/Ǒu Rán Xìng e gli concede la vita eterna, giácché Sin non ha figli e nessuno mai lo potrá uccidere perché non potrá uscire da solo da quel posto e nessuno mai lo ritroverá, neanche per sbaglio.

    The End




    EXTRA - Scena iniziale:

    [Inquadratura di una porta]

    Voce di donna fuori campo: Penso che il motivo di quello che ci é sucesso, di quello che abbiamo fatto e visto, delle forze che abbiamo scatenato e delle sofferenze che abbiamo subito non esista.

    [la porta si apre su delle scale e un tunnel. Pareti scure. Una persona coperta con larghe stoffe scende le scale con una lanterna]

    Voce di donna: O forse lo sappiamo ma non vogliamo ammetterlo e forse, forse é tutto cosí maledettamente semplice che ci convinciamo da soli che ci deve essere un male esterno che da tempo immemore pianifica e pregusta la nostra disperazione. La nostra, la mia disperazione, propia la mia, perché almeno cosí ci sentiamo importanti, mentre invece magari la spiegazione e cosí semplice.

    [La persona arriva in una grande stanza. Sul fondo c’é una apertura ad arco. Si sente rumore di acqua che gocciola]

    Voce di donna: É successo a noi per caso.

    [Inquadratura di una gip in una zona brulla dove praticamente non cé una vera e propia strada. La telecamera si alza inquadrando dall’alto poi gira verso la direzione da cui proviene la gip. Si vedono le rovine di una cittá sullo sfondo. Poi torna sulla gip che passa davanti ad una costruzione di mattoni semidistrutta con una cartello che ormai é illegibile, perché scolorito e impolverato]

    Voce di raggazzo: Ne sei propio convinta?


    Non Solo Cinema Forum

    - Zio Pinco:

    - Viky017 : C'era una vola una casetta ...
    Protagonisti: Luca Marinelli (ragazzo), Elle Fanning (ragazza), Matthew Goode (uomo misterioso).

    Piccolo paesino di periferia a metà strada tra mare e montagna. È appena terminata l'estate portandosi via quel poco di vitalità che la bella stagione riusciva a regalare.
    Alla sola luce dell'alba, dal fondo della strada una macchina attraversa tutta la via accostando e fermandosi affianco al marciapiede.
    Dal lato opposto, senza fretta, una ragazza attraversa un cortile malconcio raggiungendo l'auto arrivata poco prima. Sale a bordo ed accomodatasi al posto del passeggero saluta con un bacio sulla guancia il ragazzo alla guida.
    I due sono soliti ammazzare la noia e la monotonia delle giornate girovagando tra vecchi casolari abbandonati nelle campagne, sperando di scoprire qualcosa che possa nutrire la loro curiosità.

    In quelle prime ore del mattino si lasciano il paese alle spalle percorrendo una stradina che inoltrandosi tra gli alberi presto sarà semplicemente sterrata.
    I ragazzi non sono nuovi a questo genere di viaggi, ed il ritrovarsi in poco tempo in una zona inesplorata non gli crea particolari sconvolgimenti.
    Lentamente i raggi del sole si insinuano tra la vegetazione creando suggestivi giochi di ombre e luci. In questa atmosfera particolare qualcosa a prima vista impalpabile ed inconsistente taglia loro la strada a grande velocità.
    Convinti si sia trattato solo di un animale, non danno peso all'accaduto.
    Ormai in pieno giorno, scorgono una piccola casetta in legno circondata dai resti di ciò che un tempo doveva essere un muretto in pietra. Fermano l'auto e decidono di entrarci.

    All'interno la casa è illuminata a malapena dalla luce del sole, è priva di qualsiasi tipo di arredamento fatta eccezione per alcuni vecchi utensili da giardino. I due salgono al piano superiore ritrovandosi in un corridoio che da su due stanze. La prima è vuota, mentre nella seconda è presente una libreria insolitamente nuova e piena zeppa di libri. Intenti a leggerne i titoli non fanno caso al fatto che vicino alla loro auto ci sia un uomo in piedi ed immobile che, dando le spalle alla finestra dalla quale potrebbero vederlo, osserva l'interno dell'abitacolo. Indossa un pesante giubbotto di pelle nera ed ha la testa coperta dal cappuccio della giacca.

    I libri sono testi sul folklore popolare, raccolte di storie e leggende del posto, sostanzialmente niente di nuovo per chi vive li, ma strano ritrovarli in quelle condizioni. Sul ripiano più alto ogni libro ha come titolo un nome di persona, ma sfogliandoli le pagine sono semplicemente vuote.
    Scattano qualche foto con il cellulare in previsione di parlarne con amici e magari ritornarci, quindi scendono al piano inferiore, escono di casa e non trovando nient'altro nei paraggi decidono di risalire in macchina e tornare indietro.
    Gettando un'ultima occhiata alla casetta si accorgono che dalla finestra al piano superiore l'uomo incappucciato li sta osservando. Straniti e raggelati da quella visione, senza pensarci due volte fanno dietrofront e vanno via.

    Arrivati a metà strada qualcosa li costringe a fermare l'auto. Nel bel mezzo della carreggiata un essere vagamente somigliante ad un cane randagio e malandato, con le quattro zampe inverosimilmente lunghe e piccolissimi occhi rossi li osserva immobile impedendogli di avanzare.
    Non sapendo come comportarsi, il ragazzo valuta l'ipotesi di ritornare indietro e percorrere un'altra strada, nel mentre guarda nello specchietto retrovisore. Sul sedile posteriore è seduto l'uomo incappucciato.
    Blackout.

    È buio, i due ragazzi sono nuovamente nei pressi della casetta di legno. Si ritrovano sdraiati a terra incapaci di muoversi, circondati da un irregolare cerchio formato da sassi.
    Dalle finestre della casa si notano delle luci accese all'interno ed a tratti del movimento. L'uomo incappucciato si trova in piedi vicino alle loro teste, li osserva mentre dalla porta della casetta una ad una ed in fila escono delle figure femminili, longilinee, dalla pelle molto pallida e dai capelli lunghi.
    Con molta calma si dispongono in cerchio attorno ai due ragazzi, fissando gli occhi rossi dell'uomo.
    In un attimo i ragazzi, distesi a terra e paralizzati, spariscono nel terreno come se non fossero mai stati li. Subito dopo l'uomo e le donne con lui rientrano in casa, le luci si spengono.

    È mattina, in cima alla libreria nella casetta abbandonata sono presenti due nuovi libri, sul dorso riportano i nomi dei ragazzi.


    - Sidney : L'ultimo raggio di sole
    TITOLO : L’ultimo raggio di sole
    AUTORE: Sidney
    GENERE : Cortometraggio
    DURATA : 40 minuti
    ATTRICE PROTAGONISTA : Anya Taylor-Joy interpreta Freya
    ATTORE ANTAGONISTA : Javier Botet interpreta Bill
    ATTORE CO-PROTAGONISTA : James McAvoy interpreta George

    Carson City, Nevada, 30 ottobre 2046.
    Una giovane cacciatrice di vampiri/detective di nome Freya, che vive nei bassifondi di Carson City, è alla ricerca del serial killer che ha sterminato la sua razza e anche molti umani. Il suo aiutante George sin da piccolo ha dimostrato di possedere grandi doti naturali per la magia, da quando ha perso i suoi famigliari il suo scopo è di contribuire alla giustizia e punire i malvagi.

    Da oltre 100 anni le notti del 30 e 31 ottobre contano molteplici vittime. La detective e il suo aiutante sono decisi di porre fine a questo massacro.

    Freya e George sono nella foresta che costeggia il lago Tahoe a caccia del killer a cui hanno dato il nome di Bill, preso da un vecchio film che amano tanto. La foresta di Tahoe è un luogo meraviglioso, popolato da ninfe e folletti, ma allo stesso tempo, terribile, bagnato dal sangue di umani, streghe e cacciatori di vampiri da sempre alleati contro le forze oscure.
    Mentre camminano seguendo un sentiero molto buio e nel quale i raggi del sole non arrivano, si imbattono in una donna pestata a sangue e priva di sensi. George si china subito su di lei cercando di capire se fosse ancora viva, ma la donna non ha battito. Mentre sta per comunicare a Freya che non c’è nulla da fare la donna tossisce e comincia a muoversi lentamente. La detective interviene cercando di farla sedere e subito si accorge di avere avanti a se una vampira. Dopo un breve esitamento decide di aiutarla in quanto possibile vittima del carnefice che stanno cercando.
    Ariel, immortale da 150 anni racconta di essere stata aggredita da una creatura ostile, non del tutto umana. La descrive come molto ossuta, dalle mani molto lunghe e con artigli da felino, una testa enorme dalla forma di zucca con un sorriso diabolico e dotata di una forza sovraumana.
    I tre si mettono alla ricerca di questo individuo setacciando la foresta in ogni suo angolo. Si ritirano a casa di Freya la sera tardi.

    La nottata prosegue con lunghe ricerche tramite vecchi tabloid i quali possono aiutare i tre alleati a capire meglio la psiche del killer e del perché colpisca solo determinate razze e in quelle due notti.
    Verso le 2 di notte George riceve una telefonata dalla somma sacerdotessa alla quale aveva chiesto di trovare informazioni su eventuali miti e leggende che potessero essere d’aiuto in questa singolare ricerca. Le informazioni riferivano di un’antica maledizione fatta da una strega la notte dei demoni al suo uomo dopo averlo trovato in fragrante con un’altra donna. La maledizione costringe l’uomo a nutrirsi del cuore degli uomini per mantenere le sue sembianze umane. Un anno involontariamente si è nutrito di una strega scoprendo così di poter rimanere anche giovane.

    La notte prosegue con lunghe ricerche che portato a galla notizie riguardanti le vittime. Queste erano solite frequentare certi locali e i due detective decidono di iniziare da lì le loro ricerche.
    Lasciano andare via Ariel prima dell’alba, in quanto vampiro non può girare di giorno insieme a loro.

    I due si mettono a setacciare la città e ad indagare nei locali malfamati. Durante l’interrogatorio a un barista, Freya riceve una telefonata dal capo della polizia Albus, il quale la mette al corrente di due sparizioni avvenute quella notte. Entrambe donne ed entrambe molto giovani. Una di loro è una novella strega della congrega di George.

    Le indagini proseguono e sempre più persone scompaiono. Con l’ultimo raggio di sole la città si popola di bambini e mamme travestite da mostri, fate, streghe, conigli insanguinati, medici killer. Tutto questo movimento rende molto più difficili le ricerche.
    In lontananza sentono delle urla, i due corrono verso quella direzione ma trovano solo del sangue a terra che prosegue per qualche passo ma poi svanisce. Mentre George va verso sud, Freya decide di andare verso nord, la direzione del lago.

    Freya, si ritrova in una radura con al centro un grosso tavolo di cemento sul quale sono legate 3 donne brutalmente squartate e alle quali è stato tolto il cuore e tutti gli altri organi. Compresi gli occhi.
    Distratta dalla visione raccapricciante Freya non si accorge dell’ombra sottile dalla grossa testa che arriva da dietro e così viene colpita alla nuca. Cade ma non perde i sensi, si volta e vede questo essere alto dal testone a forma di zucca che le si avvicina con i suoi denti aguzzi. Cominciano a lottare violentemente. Freya viene atterrata ma da dietro vede un’ombra catapultarsi contro Bill. E’ Ariel.
    Dopo una lunga lotta una forte luce accecante piomba tra loro come un raggio di sole. Le due donne per un attimo non vedono più nulla, e subito dopo il killer è scomparso. La magia si è rinnovata ed ora ha nuovamente le sembianze umane. La loro battaglia è persa. Bill tornerà nuovamente a uccidere.
    Fine.


    Edited by lola92 - 5/11/2018, 13:25
     
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    C'è un minimo/massimo sul numero di pagine o parole?
     
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    CITAZIONE (Zio Pinco @ 15/10/2018, 19:24) 
    Figata, mi iscrivo.

    C'è un minimo/massimo sul numero di pagine o parole?

    No no. Bhe tieni presente che è un soggetto non una sceneggiatura xD magari non scrivere un libro ecco abbi pietà di noi:) puoi scrivere quanto vuoi.
     
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    CITAZIONE (Sidney @ 15/10/2018, 19:26) 
    CITAZIONE (Zio Pinco @ 15/10/2018, 19:24) 
    Figata, mi iscrivo.

    C'è un minimo/massimo sul numero di pagine o parole?

    No no. Bhe tieni presente che è un soggetto non una sceneggiatura xD magari non scrivere un libro ecco abbi pietà di noi:) puoi scrivere quanto vuoi.

    Chiaro ma un soggetto può durare una pagina come 10 a seconda del modo in cui si scrive a chi lo devi far leggere, volevo capire cosa vi aspettavate come media.
     
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    Tu scrivi tranquillamente... quello che ti viene. Non mi va di dare dei limiti ...
     
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    Partecipo anch'io dandomi fiducia
     
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    Yeah! Ovviamente anch'io :)
     
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    Cari i miei avversarsi, ma al contempo alleati, come siete messi con i lavori? :lol:

    Io lo scrivo tra oggi e domani :ok:
     
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    Eccomi, perdonate la mia latitanza... ma la vita è un casino :lol:

    Ho aggiornato tutto, con i partecipanti e gli scritti già scritti :D Se avessi dimenticato qualcuno e/o qualcosa, o avessi sbagliato a copiare qualche testo, avvisatemi pure qui sotto che provvederò appena possibile a sistemare :)

    Ho dovuto togliere eventuali spoiler dei testi, ma potete andare a leggerli come sono in realtà tramite il link. Gli inception di spoiler non piacciono a ff e fc :D
     
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    Come siete messi esimi colleghi? Io forse oggi riesco a imbastire qualcosa :)
     
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    Io in realtà sto scrivendo e storyboardando altre cose con cui pensavo di potermela prendere comoda ma mi sbagliavo di grosso, quindi al momento sono un po' con l'acqua alla gola ma qualche oretta per scrivere il soggetto domenica potrei trovarle.
     
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    Io sono curiosa di leggere i soggetti :)
     
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    io ho pubblicato.... Non sono per nulla soddisfatta del mio lavoro :lol: non mi piace xD però non ho tempo per poterci lavorare sopra o per cambiarlo, quindi vergognosamente l'ho pubblicato
     
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    Arrivo anch'io prima di mezzanotte, puntuale come un orologio (generico).
     
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