...e tu vivrai nel terrore: L'Aldilà

Lucio Fulci - 1981

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    ...e tu vivrai nel terrore: L'Aldilà

    e tu vivrai nel terrore: L'Aldilà



    Un film di Lucio Fulci. Con Katherine MacColl, Sarah Keller, Antoine Saint-John, Al Cliver, Giampaolo Saccarola. Horror, durata 86 min. - Italia 1981. - VM 18 -


    TRAMA
    CITAZIONE
    In una città della Nuova Inghilterra una ragazza cerca di riattivare un albergo semidistrutto che ha ricevuto in eredità. Ma l'albergo è costruito su una delle sette porte dell'inferno. Gli abitanti dell'aldilà non gradiscono molto questa convivenza e mandano un esercito di zombi a invadere la città.
    A cavallo tra i '70 e gli '80 Fulci si avvicina al genere horror e dopo il successo di Zombi 2 comincia una prolifica produzione di titoli più o meno interessanti. Come spesso accade a chi è costretto a girare diversi film in un anno, anche L'aldilà è un film ambivalente, pervaso da una poderosa ventata di ispirazione e vitalità, ma al tempo stesso incoerente, altalenante e non sempre "a fuoco". Un minestrone in cui trova posto un po' di tutto: esagerazioni e ingenuità a palate, certo, ma anche alcuni lampi di genio che in molti all'estero prenderanno a modello negli anni seguenti.
    di Davide Morena

    fonte MYmovies

    Trailer:



    Edited by lola92 - 20/5/2018, 17:23
     
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    rivisto diverse volte, con tagli e censure (abbestia mi arrabbio!!) e senza (finalmente direi!) e merita, merita merita tantissimo.
    pura poesia Fulciana!!!
     
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    Fulci è stato un regista molto sottovalutato :( :cry: come è scritto anche nella recensione, aveva dei lampi di genio originalissimi, molto dark-fantasy presenti in larga misura anche in questo film. Nel complesso un bellissimo film, da vedere, certo non è esente da difetti ma sono cose su cui secondo me passi sopra considerando tutto il resto. Un Alice nel paese delle meraviglie in versione horror italiano :D
     
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  4. no#21
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    di quelli che ho visto è sicuramente il mio preferito di Fulci. cult vero.
     
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    Para ti aspetto....fai pure con calma.
    :m03:

    Edited by PENELOPE29 - 11/1/2018, 20:35
     
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    Hoppa! :clap:
     
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    Micidiale.
    Alcune scene sono piacevolmente schifosette, in puro stile Fulci.
    Finale emblematico.
     
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    Para io ti aspetto sempre.
    Sta casaaaaaa spettttaaaaaaaatttteeeee.
     
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    La prima volta che vidi questo fu lo scorso anno, durante una maratona sul mitico Lucio Fulci, un regista grazie al quale tutti noi oggi, abbiamo un po' più libertà di esprimere il nostro pensiero. Epiche le sue battaglie contro la censura, che sovente si scagliava trasversalmente alle sue opere, un po' perchè poco attinenti al buon costume, un po' perchè troppo scabrose, un po' perchè troppo politiche.
    Parafrasando Caparezza oggi qualcuno direbbe: "Non mi piace Lucio Fulci perchè è troppo politico", ma io che ricordo l'insegnamento di Pasolini dico che quando si giudica un film, sarebbe più corretto parlare di film o non-film, piuttosto che di film politico o meno politico.

    L'aldilà è il film per cui Fulci viene ricordato anche all'estero, sicuramente quello che durante l'incursione nell'horror dai tempi di Zombi 2 gli ha procurato una schiera di fan inossidabili, da Tarantino a Sam Raimi, da John Carpenter a Robert Rodriguez. Un capolavoro che potrei prosaicamente definire la summa di tutta la Trilogia della Morte.
    Siamo davanti ad un tipo di cinema che o si ama o si odia, non ci sono mezze misure. Quelli che Hitchcock chiamava bonariamente fautori della verosimiglianza lo odieranno, così come i poco avvezzi allo stomachevole. Al contrario lo ameranno i ricercatori della creatività registica, i seguaci dello spavento più imperterriti, coloro che hanno occhio per un'eleganza tutta particolare, tale da diventare pittorica.
    I primi hanno a loro tempo salutato il film come un'opera disgustosa, relegandolo a due o tre misere stelle, che per un film di Fulci furono qualcosa di straordinario (di solito non ne prendevano più di due).
    I secondi lo hanno accolto come un capolavoro del cinema dalle trovate immense ed una stupenda visionarietà. Cercherò qui di analizzare punto per punto per quale motivo mi schiero felicemente tra i secondi.

    Il prologo ci porta a cinquant'anni prima dell'inizio della storia. Ci viene mostrato con accuratezza letteraria l'arrivo di un gruppo di giustizieri in un albergo in cui risiede un uomo accusato di essere uno stregone, il loro arrivo è accompagnato dallo sguardo attonito e impaurito di un maître di colore. Gli uomini inferociti delegittimano il sospetto con catene di metallo che gli scorticano letteralmente la pelle di dosso, subito dopo lo crocefiggono brutalmente ad una parete in cui vi è inciso uno strano simbolo, terminano il lavoro sommergendo l'uomo urlante di calce viva.
    Nello stesso momento una ragazza legge un libro intitolato Eibon, che dice che l'albergo è stato costruito sopra una delle Sette porte dell'Inferno. A quel punto il libro prende fuoco tra le sue mani e in mezzo alle fiamme spuntano ii titoli di testa.

    Tutta la sequenza ci riporta ad un periodo imprecisato, Fulci ci ricorda che le persecuzioni non hanno tempo e finchè ci sarà l'ignoto qualcuno sarà accusato di stregoneria. L'uomo, che poi si scoprirà essere un pittore, mentre implora pietà agli esecutori li avverte che solo lui può salvarli, ma le sue sofferenze rimangono inascoltate e la furia e la crudeltà lo mettono a tacere. Le scene sono virate in toni seppia che esaltano i rossi, non solo per darci l'idea di trascorso, di antico, ma sembrano presagire un vero e proprio spargimento di sangue.

    Quando veniamo fiondati nel presente ci ritroviamo davanti lo stesso fatiscente albergo cinquant'anni dopo e veniamo a sapere che è stato ereditato da una newyorkese di nome Liza. Da lì in poi il film procede la sua marcia senza seguire una trama realmente orchestrata, diventa più che altro un susseguirsi episodico di terrore e morte che probabilmente avrà fatto storcere il naso a quelli di Repubblica e altri addetti ai lavori.
    Gli scenari da brivido cui ci sottopone Fulci sono raccapriccianti, la protagonista, un'ispirata Katherine MacColl visibilmente pallida, accenna a malapena due sorrisi in tutto il film e la natura degli accadimenti è opposta alla sua natura di giovane borghese americana che crede solo in ciò che si trova davanti al suo naso. Stesso discorso per il dottor McCabe (David Warbeck), che da uomo di scienza - tema ridondante della filmografia fulciana è il contrasto insanabile tra scienza e superstizione - diffida "ciecamente" dei racconti di Liza fino a quando la verità non si paleserà davanti i suoi occhi.

    Sì, gli occhi. Si potrebbe scrivere un libro sul significato e sull'utilizzo della vista nel cinema di Fulci: sin dai suoi film minori, quando Franco Franchi era solito caratterizzare il suo personaggio (sempre lo stesso) con le sue espressioni strambe di irriverenza :shifty:, oppure quando nel thriller stringeva il campo per inquadrarne lo spaesamento delle vittime, fino a diventare il bersaglio da estirpare nel periodo horror.
    Il questo film in particolare, la vista contraddistingue i vivi dai morti. I ciechi del film sono quelli che hanno già "visto tutto" e la perdita della vista in un certo qual modo è una sorta di marchio che li ha segnati inguaribilmente e che devono portarsi appresso come una cicatrice. Paradossalmente i veri ciechi sono i vivi, i quali non vedono, per insensibilità e noncuranza, i mali e le mostruosità che appartengono intimamente all’aldiquà. Fulci impartisce una lezione ad un tipo di società che ostenta scetticismo e razionalismo, criticandone l’incredulità come assoluta freddezza. Per questo motivo occorre loro far cambiare idea, e portare i mostri dall’inferno al regno dei vivi per metterceli davanti agli occhi e restituire al mondo la follia perduta, quella che Liza a poco a poco acquisisce fino a sfiorare la pazzia.
    Una scena è esemplare nel far capire il concetto della vista ed è quella della bambina coi capelli rossi in ospedale, che sentendo le urla della madre entra in obitorio per accorrerle in aiuto. Tutto ciò su cui posa lo sguardo la povera bambina genera paura e disgusto insieme. Nel trionfo del sadismo fulciano vorremmo dire alla bambina di chiudere quei dannati occhi e magari andarsene di lì a gambe levate, invece Fulci insiste mostrandoci uno spettacolo terrificante.

    Il plot è basato insistentemente sulla ricerca delle immagini, un collage del Grand Guignol visivamente sensazionale che spazia da torture efferate, feroci sbranamenti, massaie di zombi, tarantole diaboliche, sinistri non vedenti, per arrivare al finale, una rappresentazione della pittorica desolazione dell’Aldilà.
    La regia di Fulci riesce a sublimare ogni squarcio di ciò che ho appena elencato divertendosi a sbatterci in faccia con primi piani, primissimi piani e zoomate i fiotti di sangue realizzati ad arte da Giannetto De Rossi e Maurizio Trani. La colonna sonora di Fabio Frizzi contiene quei sussurri che tormentano Liza e un brano al pianoforte che in una scena molto suggestiva esegue Emily, nulla da invidiare ai Goblin dei migliori film di Argento.
    Malgrado la messa in scena debba qualcosa a Bava e Corman, Lucio Fulci è riuscito ad imprimere anche al genero horror un suo tocco personalissimo attraverso uno stile truculento fatto di violenza che non risparmia nulla e montaggio serrato. I budget ristretti hanno rappresentato un limite per questo regista in poche occasioni e chiedersi cosa sarebbe stato con una maggiore disponibilità economica non può che dare rammarico agli amanti del cinema.

    Non ci sono scene mediocri, ho cercato di coglierne almeno una che abbia qualcosa di ordinario o quantomeno normale e non ve ne ho trovate. In compenso ho trovato sequenze intere da annali del cinema horror con inquadrature e montaggio da insegnare a scuola del cinema, qualche esempio:
    - Tutta la sequenza iniziale;
    - La comparsa sul ponte in mezzo al nulla di Emily col suo cane;
    - La morte dell'idraulico a cui vengono strappati gli occhi dalla mano cadaverica;
    - La succitata scena della bambina in obitorio;
    - La morte dell'architetto in biblioteca;
    - L'assedio degli zombi immobili che accerchiano Emily;
    - La fuga di Liza e del dr. McCabe in ospedale;
    - Il finale.

    Voto 9.5


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    Piango di gioia.....
    Mi piace molto 'genero' horror e nemmeno lo sistemerei perché ci sta bene.
    Grazieeeeee solo chi ama follemente Fulci può fare una recensione così accurata e completa. :clap:
    La sua follia artistica e purezza di immagini sono uniche, rare.
    È un pittore che imprime la pellicola, un genio e questo film è come se esplodesse in faccia allo spettatore catturandogli l'anima e il cuore.
    Bellissima la descrizione della scena iniziale.
    È uno di quei film che riguarderei all'infinito perché ogni volta ne colgo un particolare diverso, un'emozione che si rinnova.
     
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    CITAZIONE (PENELOPE29 @ 10/8/2018, 13:02) 
    Piango di gioia.....
    Mi piace molto 'genero' horror e nemmeno lo sistemerei perché ci sta bene.
    Grazieeeeee solo chi ama follemente Fulci può fare una recensione così accurata e completa. :clap:
    La sua follia artistica e purezza di immagini sono uniche, rare.
    È un pittore che imprime la pellicola, un genio e questo film è come se esplodesse in faccia allo spettatore catturandogli l'anima e il cuore.
    Bellissima la descrizione della scena iniziale.
    È uno di quei film che riguarderei all'infinito perché ogni volta ne colgo un particolare diverso, un'emozione che si rinnova.

    Certo, nel senso che l'horror sta a cuore agli amanti del cinema come il proprio generO :lol:

    Grazie mille per l'apprezzamento :*
     
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    Mi hai fatto aspettare ma ne è valsa la pena
     
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    Difficile aggiungere qualcosa con tutto quello che è già stato detto su questo film.
    Un horror con tutte le lettere maiuscole, non solo l' "h", e che, a più di 10 anni dall'uscita de "La notte dei morti viventi", ci ricorda di come si possa parlare della società più efficacemente attraverso il genere che attraverso film "realistici".
    Con questo film Fulci porta il suo gusto per l'horror a livelli altissimi: ogni scena ha un qualcosa di macabro o inquietante e il ritmo non cala mai dal primo all'ultimo minuto, senza per questo diventare un videogioco a livelli però.
    L'ossessione per gli occhi in questo film (le tarantole che strappano un occhio, il chiodo che piantandosi dietro la testa cava l'occhio, la cecità...) ha un qualcosa di metacinematografico, infatti chiunque guardi il film si trova ad avere gli occhi "violentati" da scene violente, macabre e talvolta disgustose, senza riuscire però a distogliere lo sguardo dal film che mette tutto in scena con un livello artistico assoluto; la vera cecità inoltre non è quella dei personaggi, che la raggiungono dopo aver visto e compreso il mondo attorno a loro, ma quella di coloro che criticarono ( e probabilmente criticano ancora) questo film ed altri film che possono rifarsi a questo, considerandoli stupidi pretesti per mostrare massacri, senza cogliere in primis le sfumature sociali e politiche e soprattutto senza capire che un film come questo è da apprezzare molto anche solo per il suo valore estetico.
    Gli effetti speciali nei film di Fulci sono sempre un qualcosa di cui godere (soprattutto se si considera poi che spesso girava film con due soldi), ma qui secondo me raggiungono livelli incredibilmente alti, non solo per la bravura degli artisti che li creavano ma anche, e soprattutto, per il gusto estetico di Fulci nella messa in scena: una su tutte la scena delle tarantole che è un qualcosa di sublime; oltre agli effetti speciali sono notevoli anche i trucchi.
    In conclusione questo è un film che credo possa non piacere solo a chi proprio non regge l'horror, un film che mi dispiace di aver recuperato così tardi ma che rimedierò guardandolo più e più volte nel prossimo futuro.
     
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    Film epico 😎
     
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    Tu darei 50 punti Indio.
    Soprattutto quando parli della cecità vera, sono parole sante!
     
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