Oltre il giardino

Hal Ashby - 19 Dicembre 1979

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  1. Snaporaz
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    Chance (Peter Sellers) è il giardiniere della tenuta di un ricco uomo. Intuiamo ben presto che ha vissuto tutta la sua vita in quella dimora, senza mai mettere piede fuori, con l'unica compagnia della televisione e di una cameriera. Ormai Chance è anziano, e un giorno il proprietario della casa muore. Il che, tra l'altro, non scuote molto l'impassibile (o "imbecille"?) giardiniere. Chance è costretto ad andarsene ma non ha alcuna esperienza del mondo esterno, non sa come muoversi, è sostanzialmente un analfabeta, ci appare sempre più come un ritardato, per dirla in termini brutali, o come un bambino che non è mai cresciuto, per i più sensibili. Mentre vaga senza meta per la città viene investito dall'auto di una ricca signora, Eve Rand (Shirley MacLaine), che impietosita lo porta a casa sua. Al momento di presentarsi, "Chance the gardener" viene misinterpretato da Eve come "Chauncey Gardiner" (non ho idea di come abbiano reso questo passaggio nella versione doppiata, per fortuna l'ho visto originale) e da quel momento in poi è un succedersi di fraintendimenti ed equivoci che, in una rapida escalation, porteranno Chance/Chauncey persino ad influenzare il presidente degli Stati Uniti e ad attirare l'attenzione di CIA ed FBI.
    Oltre il giardino è una classica commedia degli equivoci, ma girata ed interpretata con gran classe a differenza di molte altre pellicole dello stesso genere: sottile arguzia, ironia dei dialoghi ed eleganza nel cogliere minime sfumature di volti e voci la contraddistinguono. E poi Peter Sellers ovviamente è il mattatore, tutto ruota attorno a lui e la sua performarce è perfetta: una pacatezza e compostezza estrema, un fine humour tipicamente anglosassone, un disarmante candore, una maschera facciale che già da sola porta a sorridere.
    Chance sembra quasi essere la prova vivente della veridicità del motto orwelliano "l'ignoranza è forza": il fatto che sia analfabeta, che non conosca nulla del mondo tranne il giardinaggio, che non sappia relazionarsi "normalmente" con le persone, non rappresenta per lui un handicap, anzi, le sue banali frasi sul giardinaggio vengono scambiate, da persone colte e importanti, per profonde metafore degne di un grande filosofo/economista e nel frattempo lui continua a vivere tranquillo, senza problemi o dolori, benvoluto da chi lo circonda, benedetto dalla sua ignoranza.
    Nessuno capisce che in realtà Chance è un guscio vuoto, "oltre il giardino" non c'è nulla, il suo sguardo si anima solo quando s'impadronisce di un telecomando. Appare compassato, educato e gentile, ma in realtà è un manichino lobotomizzato che magari quarant'anni fa faceva ridere, oggi invece è piuttosto inquietante e realistico. Un'arguta satira dell'America e della televisione, che crea idioti e poi contribuisce a renderli famosi ed a porli ai vertici delle Nazioni. Ed era solo il 1979. Chissà cosa penserebbe oggi Hal Ashby, che tra l'altro è autore di una regia tranquilla e discreta, efficace, che va subito al sodo senza virtuosismi e presunzione, seguendo passo passo Peter Sellers con naturalezza. Il film inoltre è arricchito da una bella colonna sonora che spazia tra diversi brani di musica classica, tra cui il celebre Così parlò Zarathustra di Strauss.
    Ma in Oltre il giardino ci si possono vedere pure diversi riferimenti religiosi e spirituali: il ruolo chiave del giardino, ovviamente; il personaggio interpretato da Shirley MacLaine chiamato Eve; il fatto che Chance parli e insegni a chi lo circonda con un linguaggio semplice e (scambiato per) metaforico, come le parabole dei vangeli; la frase del marito di Eve "Fammi sentire la tua forza" rivolta a Chance e, ultimo ma non meno importante, la scena finale nella quale Chance cammina sulle acque di un laghetto in giardino.
    In definitiva è un bel film, una commedia amara per certi versi in anticipo sui tempi, ben girata e ben interpretata.
    8/10
     
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4 replies since 13/11/2014, 12:19   120 views
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