Il Sospetto (2012)

Thomas Vintenberg - 22 Novembre 2012

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    Il Sospetto



    In concorso al Festival di Cannes 2012.
    USCITA CINEMA: 22/11/2012
    GENERE: Drammatico
    REGIA: Thomas Vinterberg
    SCENEGGIATURA: Tobias Lindholm
    ATTORI: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annika Wedderkopp
    FOTOGRAFIA: Charlotte Bruus Christensen
    MUSICHE: Nikolaj Egelund
    PRODUZIONE: Zentropa Entertainments in coproduzione con Film i Väst
    DISTRIBUZIONE: BIM
    PAESE: Danimarca 2012
    DURATA: 115 Min

    CITAZIONE
    Dopo un divorzio difficile, Lucas, quarant'anni, ha trovato una nuova fidanzata, un nuovo lavoro e si dà da fare per ricostruire il rapporto con Marcus, il figlio adolescente. Ma qualcosa va storto. Quasi nulla. Ma quando la neve comincia a cadere e le luci di Natale si accendono, la menzogna inzia a diffondersi come un virus invisibile. Lo stupore e la diffidenza si propagano e la piccola comunità finisce in preda di un'istera collettiva, costringendo Lucas a combattere per salvare la sua vita e la sua dignità.

    fonte ComingSoon

    Trailer


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    Edited by Viky017 - 1/9/2015, 23:00
     
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  2. Hannibal Lecter
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    Visto proprio ieri sera, davvero un ottimo film e un grande Mads Mikklesen, un film drammatico molto duro in certi momenti, il regista ha saputo far immedesimare lo spettatore nella triste vicenda che circonda il protagonista, stupenda la scena finale, dalla quale, a parer mio, scaturisce parte della scelta del titolo del film....Da vedere
     
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    Questo film era candidato assieme alla Grande Bellezza per l'Oscar, e quest'ultimo ha vinto...ok. Per fare questa interpretazione di Mikkelsen servirebbero almeno una decina di trollface di Servillo.
    Comunque, la mia domanda é: si può odiare una bambina? In questo film si. Quante botte a lei e sua mamma.
    Film molto bello e toccante, regia sublime e concordo con Patrizia, il finale é emblematico ma io ho sempre confidato in Lucas.
     
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    Concordo, film bellissimo :)
    Vinterberg è cresciuto moltissimo registicamente dai tempi di Dear Wendy e rappresenta insieme a Refn e Von Trier uno dei più importanti talenti made in Denmark e dopo aver visto questo film non mi sembra un azzardo dire dell'Europa in generale. Sì, anche questo film era candidato agli Oscar assieme a La Grande Bellezza e in caso di vittoria non avrebbe sfigurato affatto secondo me.
    Il titolo originale è La Caccia il che suggerisce già una visione metaforica della vicenda intera, specie se si considera che ad essere cacciati in quella parte di Danimarca non sono i lupo, bensì degli innocenti e purissimi cervi.
    Vinterberg analizza ancora una volta i rapporti familiari con una potente critica antiborghese costruisce un film che non soffre mai la lentezza dello svolgimento, poiche la narrazione ci viene proposta da immagini molto curate tecnicamente, pochi momenti di suspense ma ben congegnati e una trama inusuale e poco ortodossa retta magnificamente dalla recitazione del grande Mikkelsen, uno dei miei personali "attori del momento".
    Bravissimo l'attore che dall'essere bollato come presunto carnefice, diventerà invece una bersagliatissima vittima dell'intera comunità ingiuriosa ed ignorante che, senza alcuna motivazione concreta se non per le sole parole di una bambina, considerate vere per assodato, un microcosmo totalmente ostile nei suoi confronti.
    Più che la bambina stessa, a me ad aver fatto veramente tristezza sono la madre e quella specie di direttrice dell'asilo, mi ha fatto una gran pena nella scena dell'interrogatorio, sembrava quasi volesse essere lei ad inculcare "quel qualcosa" che non c'era stato nella testa della piccola maliziosetta.
    Eloquente il finale, uno dei film più belli che ho visto degli anni recenti.

    Voto 8.5
     
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    La vita scorre tranquilla in una cittadina del nord Europa, seguendo i ritmi lenti della natura e di una piccola comunità di individui. Due gruppi vengono mostrati sullo schermo: una congregazione di uomini che, nel tempo libero, si dedica alla caccia e un gruppo di bambini che frequenta l’asilo locale. Un uomo, Lucas, si trova in bilico tra questi due mondi, così lontani e diversi. Lui è divorziato, ma è un padre amorevole e premuroso, si dedica alle attività tipiche da maschio alfa della sua città, ma lavora all’interno dell’asilo. La sua vita sembra andare nella direzione più rosea, quando viene a sapere che il figlio ha deciso di vivere insieme a lui e una nuova compagna ha fatto irruzione sulla sua strada, ma un terribile fatto sconvolge la sua esistenza. La piccola figlia del suo migliore amico, arrabbiata con Lucas, costruisce una storia di fantasia, assimilando diversi stimoli e avvenimenti della sua realtà, in cui appare, agli occhi maliziosi della direttrice dell’asilo, come la vittima di abusi e molestie. Da questo istante in poi la vita di Lucas crolla, facendo sprofondare l’uomo in un vortice di isolamento, straniamento e depressione, in cui verranno coinvolti anche i suoi affetti più cari.

    Questo è “Il sospetto”, film di Thomas Vinterberg del 2012, una storia che cattura e disarma lo spettatore, per le crude dinamiche relazionali che vengono narrate e per la violenza psicologica di alcuni frammenti. Fin dalle prime scene dalle atmosfere rarefatte e dai ritmi lenti si presagisce uno stato di angoscia e tensione. Infatti, un tema molto delicato viene trattato, ma sempre con rispetto e assenza di banalità. Il pregio di quest’opera e di ribaltare il punto di vista con cui, solitamente, si affrontano la pedofilia e le molestie sui minori. In questo caso, le vittime non sono i bambini, ma un adulto, buono, ingenuo e profondamente paterno ed amorevole, che diviene il martire ed il capro espiatorio di un’intera comunità. Vinterberg mostra come sia sottile e pericolosa la linea di confine che separa una realtà vissuta da un bambino e una sua rielaborazione fantastica di quella stessa realtà. Sicuramente per un genitore è difficile ignorare o non considerare anche solo la possibilità che il proprio figlio abbia vissuto qualcosa di terribile come un abuso; quello che però colpisce, in questo film, è il ruolo della scuola e delle istituzioni. Queste ultime sono profondamente irrazionali e poco obiettive, non analizzano i fatti con oggettività e raccogliendo delle prove, ma danno adito ad alcuni racconti dei bambini, cavalcando l’onda della nevrosi collettiva. Mads Mikkelsen, nel ruolo di Lucas, è perfetto; con i suoi lineamenti duri e marcati, ma dallo sguardo dolce ed ingenuo, riesce a trasmettere allo spettatore l’ampio spettro delle emozioni umane, accrescendo, scena dopo scena, l’empatia dello spettatore per il suo personaggio. Anche la bambina protagonista è stata ben scelta dal regista; ha la perfetta aria stralunata e, allo stesso tempo, furbetta che si addice ad una bimba che può raccontare storie inventate, se contraddetta.

    Interessante è lo spazio dedicato alla caccia ai cervi. Entrare nella congregazione maschile e prendere la licenza di caccia è un rito di passaggio in questa comunità. Anche il figlio di Lucas, un anno dopo i fatti, sancirà il suo ingresso nella maggiore età con questo simbolico rito. La comunità è, però, cieca; il ragazzo è già cresciuto, le vicende che hanno coinvolto e, in parte, distrutto il padre gli hanno “regalato” un traumatico e brusco abbandono alla fanciullezza. E per questo non può che dire grazie proprio alla sua città.
    Anche i cervi che vengono abbattuti dai giovani uomini sono martiri sacrificabili per preservare il bene della comunità, un simbolo esemplificativo di ciò che anche Lucas è, un martire sacrificabile apppunto. Da un punto di vista metaforico, è rilevante notare che le vicende si svolgono in pieno inverno ed al nord, dove freddo e gelo non solo invadono i luoghi in cui il film è ambientato, ma allo stesso tempo stringono i cuori dei personaggi in una rigida morsa e, insieme a loro, anche gli animi degli spettatori.
    Un’ultima considerazione la merita la scena finale, avvolta da uno stato quasi onirico. Non è importante comprendere se effettivamente un ultimo attacco nei confronti di Lucas avvenga effettivamente oppure no; il marchio del sospetto sarà sempre impresso con il fuoco sul capo del protagonista, un monito per se stesso e un avviso per gli altri. La sua vita non sarà più la stessa e, nonostante gli sforzi, nemmeno il suo io più profondo potrà tornare ad una normalità, se non una normalità apparente.

    Un film assolutamente consigliato a tutti. Dopo averlo visto, a parte una sensazione di malessere, che solo i film che danno una scossa all’anima sanno lasciare, mi sono chiesta: perché quell’anno l’oscar è andato a “La grande bellezza”?
     
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    Un film veramente poetico, evocativo che riesce a trasmettere uno stato d'animo attraverso un'immagine, lo trovo un film molto suggestivo. Le atmosfere sono magiche grazie all'ambientazione nord europea. I personaggi, se devono parlare, non dicono mai una parola di troppo, ma a volte ne dicono due di meno. Il ritmo è lento, angosciante. Le sensazioni che ho provato guardando questo film sono molteplici: rabbia, angoscia, ansia, tristezza, amarezza, sollievo... altre volte era come se ti stessero immergendo lentamente nell'acqua gelida e sembrava di essere trascinati verso il fondo ad annegare! Le uniche scene che sembravano essere state messe lì per portarci un po' di calore erano quelle della caccia al cervo. Scene dai colori brillanti, autunnali, accentuati dal sole che colpiva gli oggetti e gli animali disegnando naturalmente un'aura attorno ad essi facendoli sembrare quasi divini.
    E' difficile descrivere le sensazioni, anche perché tendono a cambiare così spesso e repentinamente da creare anche dentro di te uno stato confusionale.
    Una dolce e bionda bambina, un giorno, si “innamora”, del suo insegnante dell'asilo e decide coraggiosamente di farglielo sapere dandogli in dono un ciondolo a forma di cuore e stampandogli un bacio sulla bocca durante un momento di gioco. Lui, un po' stupito dall'affettuoso gesto, le ricorda gentilmente che: “si baciano solo mamma e papà sulla bocca”. La reazione della bambina è impercettibile, si allontana dopo l'avvertimento senza far trapelare i suoi sentimenti. Solo più tardi si noterà che è imbronciata, risentita e che ha deciso di ritirarsi in un angolino tutta sola e al buio. A questo punto arriva la maestra dell'asilo che le chiede se ci sia qualcosa che la turba: la risposta che riceve è affermativa. Afferma di essere arrabbiata con Lucas, il maestro dell'asilo, a questo punto la bambina, quasi per nascondere il suo innocuo sentimento, decide di raccontare delle bugie su di lui. Le peggiori che potesse inventarsi; ma lei non poteva sapere fino a che punto quella innocua bugia sarebbe poi pesata sulle spalle di Lucas. La reazione infatti è a dir poco spropositata e senza senso. La prima cosa che decidono di fare è di allontanare Lucas dall'asilo e di chiamare uno psicologo... per capire meglio cosa sia successo alla bambina. I metodi che utilizzano sono ridicoli ed errati da applicare con una bambina. E' assurdo come mettano la bambina in una situazione di totale disagio e di pressione psicologica. Lei manifesta il suo malumore chiedendo di poter andare a giocare con gli altri bambini, loro le rispondono con un imposizione: “Prima dovrai rispondere ad alcune domane e poi potrai andare a giocare con gli altri bambini”. In più, decidono di non spingere la bambina ad aprirsi e confidarsi con loro, mettendola magari in una situazione più confortevole, magari facendole fare un disegno o simili, bensì finiscono con il metterle le parole in bocca, nonostante il suo evidente stato confusionale. Una volta sentito quello che volevano sentirsi dire, la lasciano andare, convinti che lei abbia detto la verità, perché un bambino non mente, un bambino non le direbbe mai certe cose se non corrispondessero alla verità.

    Certo, un bambino non le saprebbe certe cose, non le direbbe neanche, se non le avesse mai sentite o non ci fosse mai entrato in contatto. Sempre che il bambino sia stato preservato nella sua innocenza e nella sua ingenuità. L'ambiente domestico influisce tantissimo sul comportamento e la psicologia del bambino, andando ad intaccare profondamente e indelebilmente la persona che diventerà crescendo. Infatti nel film ci mostrano come la bambina viva in un mondo non del tutto adatto alla sua età. Gli amichetti del fratello maggiore che fanno discorsi e le mostrano video e immagini. I genitori che vivono spesso dei momenti di forti tensioni e litigi sotto i suoi occhi.
    L'apprendimento dei bambini è completamente differente da quello di un adulto. Imparano molto più in fretta, immagazzinano moltissime informazioni, anche il gesto più semplice per loro significa uno sforzo, le cose che per noi adesso sembrano elementari sono state frutto di un costante allenamento e apprendimento. I bambini non sono stupidi a non sono sempre buoni e ingenui, non tutti allo stesso modo. C'è chi per un motivo o l' altro è costretto ad abbandonare quell'innocenza infantile per fare spazio ad una nuova forma di mentalità. Una mentalità malsana per un bambino di una certa età. E questa mentalità su un bambino potrebbe degenerare e diventare una forma di difesa da un mondo che appare troppo duro e ostile in un età in cui dovrebbe essere ancora spensierato e allegro.

    Questa bambina è circondata da adulti dai quali impara quello che vede e quello che sente per poi ripeterlo. Non avrebbe mai potuto capire fino in fondo le conseguenze scatenate dalla sua affermazione sulla vita di Lucas, l'unica cosa a cui pensava in quel momento era riuscire a districarsi dall'atmosfera angosciante che si era creata attorno a lei e che voleva togliersi di dosso.
    Nessuno però le crede quando si tira indietro, dicendo di aver detto una stupidaggine.

    Come dicevo prima, questa ingenua azione della bambina costerà a Lucas numerose sofferenze e pene. Marchiato come pedofilo, non potrà più recarsi liberamente al supermercato, non potrà più vedere il figlio, visto che la direttrice dell'asilo la prima cosa che fa è informare tempestivamente la ex moglie di lui circa i sospetti nati sul marito, tutti i suoi amici gli volteranno le spalle lasciandolo da solo, persino al sua “compagna” finirà con il sospettare di lui per poi essere cacciata da quest'ultimo stufo ed esasperato.
    Tutti lo lasciano da solo, tranne il figlio, Marcus! Personaggio che ho adorato!

    Il figlio infatti fugge di casa per recarsi dal padre in difficoltà per stargli vicino e per poter parlare con lui, visto che gli era stato proibito. Dopo aver avuto una commovente discussione con il padre e dopo aver avuto la conferma da parte sua circa la propria innocenza, rincuorato e sollevato decidedi occuparsi di qualche faccenda domestica, andando a fare la spesa. Una volta giunto lì gli dicono che sia lui che suo padre non sono graditi nel supermercato e che devono andare a rifornirsi da qualche altra parte. Dopo aver subito quest'umiliazione il ragazzo torna a casa e viene costretto ad assistere alla scena dell'arresto del padre e a rimanere chiuso fuori da casa propria perché le chiavi le aveva prese il padre. Decide di andare a casa di Theo, il migliore amico del padre'che gli ha voltato le spalle perché padre della bambina che sospettano aver subito violenze, per parlare. Avrei voluto abbracciare lo schermo!

    Marcus si avvicina alla bambina e incomincia a strattonarla e a chiederle perché stia mentendo su suo padre, la insulta e la maltratta.


    La reazione del ragazzino, secondo me, è più che giustificata. E' una scena straziante, che porta lo spettatore all'esasperazione, proprio perché sa che Lucas non ha fatto nulla e si sente disarmato come Marcus davanti alla cattiveria del paese nei confronti del padre innocente.

    Altra scena straziante è quella dell'uccisione ingiustificata del cane di Lucas, mero gesto di spregio e disprezzo nei suoi confronti, scena di una crudeltà disarmante. Insieme all'aggressione che subirà al supermercato per non essersene andato dopo essere stato esortato a farlo.


    Altra scena fondamentale è quella del Natale, passato in allegria in tutte le altre case, mentre Lucas lo trascorre in solitudine e senza alcun festeggiamento. Questa scena è stata impostata così proprio per accentuare e sottolineare l'ingiustizia che vive il personaggio principale, che noi sappiamo essere innocente.

    E' veramente un bel film, gli attori li ho trovati tutti abbastanza bravi, in particolare Mads Mikkelsen, che ha un'espressività molto particolare e riesce a trasmettere molta tristezza solo con uno sguardo. Riesce a rendere perfettamente l'agnello che viene sbranato dal leone! Lo stesso vale anche per Thomas Bo Larsen!
    Un altro che ho trovato bravo nonostante la giovane età è Lasse Fogelstrøm, che ci ha regalato una performance intensa, drammatica e molto profonda, nonostante non fosse nemmeno tra i personaggi principali.

    Edited by Enny - 15/10/2015, 18:25
     
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    -Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo- Mahatma Gandhi

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    Lucas è un uomo amato e rispettato e lavora come insegnante in una scuola materna. Qui è a stretto contatto con Klara, figlia di uno dei suoi più cari amici, che prova una particolare simpatia nei suoi confronti. La bambina dopo aver regalato un cuore a Lucas è invitata da quest'ultimo, conscio di non dover dare un messaggio negativo a Klara, a donarlo a uno dei suoi compagni. La reazione porta a l'immaginazione da parte della piccola di un abuso sessuale da lei subito. Il fatto, raccontato a una delle maestre, scatenerà il caos all'interno della comunità e porterà Lucas a dover affrontare un odissea di sospetti, di allontanamento dalla società, dell'odio e la paura della stessa collettività che prima lo amava.
    Vinterberg con "Il Sospetto" mette in scena una storia dove a predominare non è in se il tema dell'abuso sessuale, bensì il peso delle parole, delle accuse e ciò che esse comportano.
    Con il cliché che i "bambini dicono sempre la verità" viene mostrata la distruzione di un uomo, seppur innocente. Il regista danese affronta il tema della famiglia, la grande famiglia della comunità di cui Lucas fa parte e da cui presto verrà messo da parte. Etichettato come mostro, stupratore di tutti i bambini del paese, l'uomo reagisce alle accuse, ma ormai è troppo tardi. Come i cervi, Lucas viene cacciato, è la preda perfetta, il martire contro cui scagliarsi per mantenere intatta e pulita la comunità.
    Un semplice racconto, una fantasia, purché detta da un bambino, l'essere metaforicamente puro, può cambiare la vita di un uomo.
    Ed è in questo che le parole assumono il peso che realmente dovrebbero avere, perché esse sono capaci di condizionare la percezione altrui. E anche se le cose, col tempo, possono cambiare, rimarrà sempre un segno indelebile, una macchia, un sospetto, e la vita non potrà mai tornare come prima.
    Il regista danese è molto bravo nel raccontare la straziante distruzione dell'uomo ponendo lo spettatore come unico conoscitore, fin dai primi minuti, della verità, trasportandolo attraverso l'uso di movimenti di camera lenti, ma molto stabili (seppur con camera a spalla), quasi dolci a tratti. Siamo molto lontani dal Vinterberg del Dogma 95 e di Festen, anche se la sensibilità delle immagini è sempre forte. La fotografia, predominata da luci fredde, che incredibilmente, a tratti, sanno essere calde, accompagna in modo egregio e raffinato una narrazione lenta, che sa però tenere incollati allo schermo grazie anche a inaspettati colpi di scena. Nella riuscita generale è poi molto evidente l'apporto di Mads Mikkelsen, vero gigante in un ruolo difficile, attore vero capace di emozionare con un semplice sguardo, senza mai forzare le espressioni e i movimenti.
    Film che consiglio, soprattutto per coloro che hanno già visto film riguardanti questo tema, come per esempio Il Dubbio, in quanto esso viene affrontato in maniera non convenzionale.
    Voto 4/5.
     
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    Fragilità, il tuo nome è donna.

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    Devo dire che ero molto prevenuta nei confronti di questo film per due motivi, il primo piuttosto banale e riguarda la mia non simpatia per il regista, amico intimo di Von Trier, che io considero l’anti-cinema per eccellenza, il secondo riguarda il mio carattere, sapevo che mi avrebbe dato fortemente fastidio vedere questo film e così è stato, è un film che mi ha disturbato e che ho odiato fin dal primo fotogramma per il tema trattato ma non posso non lodare la sua bellezza, la sua intensità anche se, sinceramente, il finale mi ha un po’ delusa.
    Un film duro, angosciante, che ti fa crescere una rabbia immensa nel cuore, rabbia contro l’ottusità di coloro che ci circondano, rabbia per come basti poco a giudicare un essere umano(avrei voluto entrare nel film e prendere a schiaffoni quella bambina bugiarda e viziata, eh si che io amo i bambini alla follia e mai mi sognerei di fare loro del male, a urlare in faccia a tutta quella società bigotta e provinciale l’innocenza del protagonista, avrei voluto essere accanto a quell’uomo, confortarlo e aiutarlo a difendersi da tanta crudeltà umana).
    E’ un film che fa male e che ti fa riflettere ma che, purtroppo, cade nel finale,
    dove tutto si risolve a tarallucci e vino, dove tutto ritorna alla normalità(non so voi ma io non ritornerei mai a essere amico di coloro che mi hanno sputato in faccia fino a poco tempo prima, non ritornerei mai con una persona che mi ha abbandonato nel momento del bisogno, non prenderei mai in braccio una bambina che mi ha rovinato la vita in quel modo, non lo so, forse sarò io che non sono in grado di andare oltre certe cose, che non dimentica tanto facilmente il male che le è stato recato), come se nulla fosse accaduto...non lo so, mi è sembrato un finale troppo semplicistico che rovina una pellicola fino a quel momento assolutamente perfetta.

    Straordinaria l’interpretazione dell’attore protagonista, il granitico Mikkelsen, splendide l’atmosfera(la gelida e bellissima Danimarca, con la sua rigogliosa natura e i suoi boschi pieni di fascino), ottima la regia ma io continuo a preferire la bellezza visiva e unica del film di Sorrentino.
     
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    Dramma molto ben strutturato ed interpretato,Mikkelsen lo avevo visto più che altro in film d'azione,qui invece mi ha sorpreso per il livello della sua recitazione e per l'empatia che è riuscito a creare. Ottima anche l'interpretazione del ragazzo che impersona il figlio Markus,ma bene un pò tutti quanti. L'unica cosa a non avermi convinto del tutto è stato il finale,non tanto per quello che accade proprio nella scena conclusiva (un finale amaro comunque ci stava),ma per quello che accade immediatamente prima,con Lucas/Mikkelsen che perdona a livelli che manco Gesù Cristo...io,anche per molto meno di quello che accade al protagonista,non avrei più guardato in faccia nessuno,altro che strette di mano e pacche sulle spalle!
     
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