Eraserhead

David Lynch - 1977

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  1. Mr.Wolf°
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    Eraserhead - La mente che cancella


    locandina


    Un film di David Lynch. Con Jack Nance, Charlotte Stewart, Jean Lange

    Titolo originale Eraserhead. Horror, b/n durata 90 min. - USA 1977.


    CITAZIONE
    Definito dal regista (cui costò 4 anni di lavoro e poche migliaia di dollari) “un sogno di cose oscure e inquietanti”. Un incubo popolato di incubi: il giovane Henry dai capelli ritti a presbitero; l'epilettica Mary che partorisce un mostriciattolo con la testa di un coniglio scuoiato; un teatrino tra gli elementi di un radiatore; la testa di Henry che si stacca dal corpo ed è portata in una fabbrica per farne gommini per cancellare; la testa del neonato che galleggia nell'aria. In bilico tra espressionismo e surrealismo, è un microcosmo formale autonomo sotto il segno della sterilità e della corruzione che evita simbolismi, allegorie, interpretazioni psicoanalitiche e ispira una sorta di angoscia metafisica e di paura ripugnante. Il linguaggio è classico, ma Lynch ne fa un uso aberrante nella dilatazione dei tempi e dei suoni. Straordinario, ingombrante, intollerabile, divenne un film di culto nei cinema di mezzanotte.

    Laura, Luisa e Morando Morandini

    fonte Mymovies

    Trailer




    CITAZIONE
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    Henry, un giovane tipografo, rientra a casa e scopre che Mary, la donna con cui ha una relazione, l’ha invitato a cena a casa dei suoi genitori. Durante l’incontro l’uomo subisce i rimproveri e le insinuazioni della madre di lei in merito a possibili incontri sessuali della coppia. Mary, infatti, è rimasta incinta e ha dato alla luce un figlio dall’aspetto particolare. Henry e Mary divengono così marito e moglie e tra discussioni, lunghi pianti dell’infante, insonnia, presenza di altre donne, ingombranti per la loro relazione, cercano di portare avanti le loro esistenze. Superficialmente e semplicisticamente questa potrebbe essere la trama di “Eraserhead – La mente che cancella”, primo lungometraggio scritto e diretto da David Lynch nel 1977. Ma quest’opera cinematografica racchiude al suo interno molte più sfaccettature e complessità. L’intera narrazione è strutturata in modo tale che lo spettatore, insieme ad Henry, avanzi all’interno dei meandri più reconditi ed oscuri della mente dello stesso protagonista. Un incubo ad occhi aperti, fatto di immagini surreali, grottesche e macabre, che come uno specchio riflettono l’inconscio e i suoi labirinti.
    Lynch si avvale di raffigurazioni simboliche, che sono ed esistono proprio perché vogliono rappresentare altro da se stesse. Henry si muove in una città fatiscente, costellata da edifici scarni e spogli, dove la presenza di altri individui è quasi del tutto assente. Cosa rappresenta questa ambientazione? L’irrealtà, l’aspazialità e l’atemporalità della dimensione onirica? O la solitudine esistenziale e sociale che contraddistingue il vissuto umano?
    Il protagonista stesso ha una fisicità ed un aspetto caratteristici: ha un viso allucinato, i capelli scompigliati, cammina con andatura ciondolante. Egli appare inquieto, ma allo stesso tempo spaesato; la sua testa spesso incassata nelle spalle sembra mostrare come si senta schiacciato ed appesantito dalla vita, dalla quotidianità e dalla routine. La sua vista suscita ilarità e tenerezza al medesimo istante. Quasi fantozziana la sequenza iniziale in cui, per salire nel suo appartamento, l’ascensore procede con una lentezza estenuante e anche le luci al suo interno si spengono improvvisamente.
    Fin dalle prime immagini all’interno dell’appartamento del protagonista si intuisce che in realtà si sta intraprendendo un cammino nel suo personale inconscio, simboleggiato dagli infiniti grovigli presenti in diversi angoli dell’abitazione. Tutto ciò che lo spettatore vede apparire sullo schermo è una proiezione, una rielaborazione, una distorsione dei pensieri, dei sogni, delle paure e delle ansie di Henry. Così la famiglia di Mary appare grottesca, spaventosa e folle, probabilmente perché è in questo modo che il protagonista la vive e subisce. Anche il figlio di Henry è mostruoso, un feto dall’aspetto quasi ultraterreno. Un bambino questo che potrebbe simboleggiare il timore dell’uomo per la genitorialità o la mancanza di totale sicurezza per un padre di sapere se un figlio è realmente suo. Ma quel feto alieno potrebbe anche essere la parte infantile di Henry, quel lato di sé che gli fa temere il mondo e la relazione con gli altri, in generale, e con le donne, in particolare. Le donne, infatti, sono un pilone portante di questo lungometraggio e uno dei timori e desideri rinchiusi nella mente di Henry. Ci sono donne diverse: la madre e progenitrice, la donna narcisista che non fa della maternità il suo unico status, l’ammaliatrice e seduttrice. Henry teme e vuole quest’ultima, non si rapporta positivamente con la prima e non riesce ad entrare in contatto con la seconda. Henry, nell’addentrarsi sempre più profondamente nella sua interiorità, sembra riuscire ad arginare, dolorosamente, una parte di sé, che sembra essere quella più infantile, per raggiungere infine il suo lato adulto, che anche se fatto di timori, preoccupazioni e frustrazioni permette anche di relazionarsi con la donna sempre irraggiungibile fino a quel momento.
    Ma questa è solo un’interpretazione, in quanto Lynch, nell’esplorare un tema così labirintico come la mente umana, lascia allo spettatore la libertà di riflettere e costruirsi una propria visione.

    Lynch per questo primo lungometraggio sceglie Jack Nance come attore protagonista, il quale lavorerà ancora con il regista in numerose opere successive. Egli si cala perfettamente nella parte, riuscendo ad esprimere emozioni molto differenti, mantenendo però sempre uno sguardo un po’ allucinato e perso, che caratterizza molto bene la personalità di Henry. Anche l’attrice Charlotte Stewart, nei panni di Mary, e Jeanne Bates, in quelli della madre, lavoreranno ancora con Lynch in futuro.
    Al regista è caro il tema dell’inconscio e dell’indagine dei meandri più remoti della mente umana e sarà uno dei suoi temi ricorrenti anche in opere più recenti. Con “Strade perdute” del 1997 gioca con l’inconscio di un uomo condannato per omicidio, mentre con “Mulholland Drive” del 2001 esplora la mente di una donna. Con il suo ultimo lavoro per il grande schermo “Inland Empire - L’impero della mente” (2006), Lynch costruisce un’opera che è una celebrazione, una sintesi e allo stesso tempo un ampliamento delle tematiche trattate nel corso della sua carriera.
    Il regista, però, non è l’unico ad essersi interessato ad aspetti di questo tipo. Le allucinazioni sono state ampiamente descritte e raccontate nel 1980 da Ken Russel con “Stati di allucinazione”, i desideri più inconfessabili, terribili e distruttivi della mente umana sono il tema portante di “American Psycho” di Mary Harron del 2001, mentre la dimensione onirica e la linea sottile che separa il sogno dalla realtà sono stati il lascito del maestro Stanley Kubrick con “Eyes Wide Shut” (1999). La capacità della mente di elidere ricordi, vissuti, esperienze sono aspetti considerati, in modalità molto differenti, sia da “L’uomo senza sonno” di Brad Anderson del 2004, in chiave thriller, sia da “Se mi lasci ti cancello” di Michel Gondry (2004), tra il drammatico e il romantico. E come non citare, infine, lo “Spider” di David Cronenberg (2002), in cui un eccezionale Ralph Fiennes sbroglia i fili di una matassa per ricostruire la sua storia ed i suoi pensieri.

    Lynch mette in atto alcune fondamentali scelte stilistiche che gli permettono di rendere credibile la sua narrazione in “Eraserhead”. L’utilizzo del bianco e nero favorisce il clima onirico e quasi da incubo che la trama possiede. Anche la quasi totale assenza di parole trasporta lo spettatore all’interno della mente di Henry, in quanto la mente umana, in generale, lavora prevalentemente per immagini, soprattutto nella rielaborazione notturna attraverso sogni ed incubi.
    Lynch si avvale anche di alcuni stratagemmi molto interessanti da un punto di vista scenografico. Sono numerosi i cassetti, le caselle postali, gli anfratti e i nascondigli presenti nell’abitazione di Henry e ciò permette di tradurre in immagini i diversi scomparti che la nostra mente possiede.

    Un’ultima considerazione la merita il titolo “Eraserhead”. In effetti la nostra mente cancella quotidianamente. Vengono cancellati elementi o vicissitudini inutili per guadagnare in spazio e funzionalità. Vengono cancellati, o meglio dimenticati, ricordi lontani nel tempo, che con lo sforzo possono essere, in alcuni casi, recuperati. Vengono cancellati pensieri od esperienze perché dolorosi e necessitano di essere rimossi. Vengono cancellate parti di noi stessi, scomode o non più necessarie. La nostra mente è proprio come quella gomma per cancellare in cui si trasforma il cervello di Henry, però quello che essa elimina spesso è scritto con penna indelebile o con inchiostro simpatico, impossibile da scordare o solo momentaneamente accantonabile.

    Una finale considerazione su David Lynch, regista eclettico, complesso e suggestivo. Speriamo che abbia ancora voglia di mostrare e raccontare a noi spettatori alcuni luoghi inesplorati della nostra mente.

    Recensione a cura di Ellie02


    Edited by Viky017 - 25/5/2015, 14:21
     
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  2. The White
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    Uno dei film più terrificanti che abbia mai visto ! Da sottolineare la totale assenza di sangue o scene di per se paurose e proprio l'atmosfera e l'assurdità delle immagini che ti lasciano senza riferimenti. David Lynch ha definito Eraserhead come "un sogno di avvenimenti oscuri e pericolosi" e mi sembra che questa definizione sia il modo migliore di descriverlo. Difficile dare un voto e cercare di spiegare il motivo per cui ti può essere piaciuto o meno ... è un film da vedere e da giudicare personalmente senza concentrarsi sulla trama quanto piuttosto sulle sensazioni che ti ha trasmesso.
     
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  3. lionel hutz
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    Fantastico! Inquietante, macabro, eppure affascinante. In effetti la trama non conta più di tanto, basta lasciarsi coinvolgere dalle immagini. Davvero un capolavoro, al primo lungometraggio Lynch aveva già le idee chiarissime!
     
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  4. Mr.Wolf°
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    CITAZIONE (lionel hutz @ 17/4/2011, 02:38) 
    Fantastico! Inquietante, macabro, eppure affascinante. In effetti la trama non conta più di tanto, basta lasciarsi coinvolgere dalle immagini. Davvero un capolavoro, al primo lungometraggio Lynch aveva già le idee chiarissime!

    :lol: eppure c'è chi cerca di dare per forza una spiegazione ad Eraserhead.E' il trionfo del macabro.
    La scena del termosifone è da follia paura,ci vuole solo follia per realizzare un film del genere.Senza il bianco e nero però questo film perderebbe quasi tutto il suo potenziale.


    SPOILER (click to view)
    p.s. guardati tetsuo
     
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  5. lionel hutz
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    Sì, il bianco e nero è essenziale. Comunque è un film pazzesco, geniale.
    Tetsuo farò in modo di procurarmelo. :D
     
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    dunque...non so se considerare Lynch un dannato genio o semplicemente un pazzo a cui piace filmare delle cose...probabilmente tutte e due :P premetto che non c'ho capito nulla di questo film,come sempre del resto...è inquietante, malato...sono riuscita ad interpretare solo i primi minuti, poi è stata follia galoppante...ma, quando si tratta di un suo film, io non mi fermo alla sola visione,sarebbe inutile visto che non ci capisco mai una mazza.. vado invece a cercare in rete ipotetiche spiegazioni a ciò che ho appena visto, sempre che una spiegazione ci sia...e dopo aver appunto letto i vari significati attribuiti a questa pellicola da varie persone, mi sono resa conto che è TUTTO plausibile, ogni punto di vista e ogni interpretazione può essere valida ai vari messaggi criptati presenti nel film...benchè a me piaccia moltissimo la psicologia in generale e nei film soprattutto, con i suoi non riesco a trovare alcun significato a ciò che vedo, riesco a rendermene conto dopo aver valutato varie spiegazioni...ed è per questo che pur non capendo mai i suoi film, continuo a vederli :) comunque mi viene abbastanza difficile dare un parere personale...boh,nulla... :sgrat:
     
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    Era da un pò che volevo vederlo...e ora mi incuriosisce ancora di più per capire di cosa si tratta!! :think:
     
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    dubito che riuscirai a capirci qualcosa a primo impatto :lol: ma non ti scoraggiare :patpat:
     
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    dubito che riuscirai a capirci qualcosa a primo impatto :lol: ma non ti scoraggiare :patpat:

    ahaha sicuramente non capirò niente! ma devo tentare!
     
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    buona fortuna, fammi sapere :P comunque forse mi sono espressa male,non volevo dire che non ci capirai nulla perché non capisci tu,ma per il film,che è di difficile comprensione...pardon :)
     
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    Nono ma avevo capito cosa intendevi, tranquilla! ;)
     
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    Che film malato! :lol:
     
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    L'ho rivisto poco tempo fa e mi emoziona ancora come la prima volta. Certo che alla fine ognuno lo capisce a suo modo.
     
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  14. Jeb9607
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    Semplicemente Lynchiano! sono questi i generi di film che mi fanno amare il cinema,ricordo di averlo visto assieme ad un mio amico, alla fine del film ci confrontammo e, nonostante la mia interpretazione fosse completamente diversa dalla sua, entrambe potevano essere accettate! La trama di questo film non la costruisce soltanto il regista, ma anche la nostra mente.
     
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    Alla base questo film potrebbe forse essere interpretato come un uomo che ha un figlio non voluto e non cercato da una donna che non ama e non può fuggire dalla sua condizione di padre. Però, anche se fosse questa la spiegazione del film (e non lo è, perchè il regista si è sempre rifiutato di fornire la sua interpretazione, dicendo che però nessuna tra quelle generalmente date coincideva esattamente con la sua visione) Lynch ovviamente la racconta a modo suo, utilizzando simboli, personaggi assurdi e scenari inquietanti e surreali. Già l'incipit del film ci da un bell'assaggio di quella che sarà l'atmosfera del film. Sicuramente non per tutti, molti spegneranno i primi minuti. Ma se amate Lynch, l'inconscio o il grottesco, allora è un film da vedere.

    Edited by lola92 - 24/5/2015, 12:04
     
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