William Shakespeare

Stratford-upon-Avon, 1564 - Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. lionel hutz
        Like  
     
    .

    User deleted


    image


    William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, battezzato il 26 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616) è stato un drammaturgo e poeta inglese. È considerato uno dei più importanti drammaturghi di sempre. Delle sue opere ci sono pervenuti circa 38 testi teatrali, 154 sonetti e una serie di altri poemi. Benché fosse già molto popolare in vita, divenne incredibilmente famoso dopo la sua morte e i suoi lavori furono esaltati e celebrati da numerosi ed importanti personaggi dei secoli seguenti; è spesso considerato inoltre il poeta rappresentativo del popolo inglese, soprannominato anche il Bardo dell'Avon (o semplicemente Il Bardo) oppure il Cigno dell'Avon.

    Studiosi ortodossi sostengono che scrisse la maggior parte dei suoi lavori tra il 1586 e il 1612, benché la cronologia esatta delle sue opere sia ancora al centro di numerosi dibattiti, così come la paternità di alcune di esse. È considerato uno dei pochi scrittori capaci di eccellere sia nelle tragedie sia nelle commedie, oltre ad essere uno dei pochi capaci di combinare il gusto popolare con la complessa caratterizzazione dei personaggi, poetica e profondità filosofica.

    Le sue opere sono state tradotte nelle maggiori lingue e inscenate in tutto il mondo. Inoltre è lo scrittore maggiormente citato nella storia della letteratura inglese e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nella lingua quotidiana inglese. Negli anni, molti studiosi si sono interessati alla vita di Shakespeare, portando alla luce questioni riguardo alla sua sessualità e religiosità.

    La mancanza di notizie biografiche su William Shakespeare è stata a lungo oggetto di dibattito fin dal XVIII secolo, tanto da far ipotizzare l'attribuzione delle opere a diversi autori. Lo studioso settecentesco George Steevens affermava come le uniche cose certe sul Bardo fossero il suo luogo di nascita e morte e poche altre informazioni anagrafiche. Nei secoli seguenti, tuttavia, sono emersi tali e tanti documenti al riguardo da poter scartare le ipotesi più fantasiose e da far affermare a Samuel Schoenbaum, uno dei suoi più recenti biografi, che della sua vita ormai si conosce più d'ogni altro drammaturgo suo contemporaneo.

    I primi anni
    « La storia della vita di William Shakespeare è un racconto di due città. Stratford l'allevò; Londra gli diede, letteralmente e metaforicamente, un palcoscenico per la sua fortuna. »
    (Samuel Schoenbaum)

    Shakespeare visse a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, un periodo in cui si stava realizzando il passaggio dalla società medioevale al mondo moderno. Nel 1558 sul trono del regno era salita Elisabetta I d'Inghilterra, inaugurando un periodo di fioritura artistica e culturale che da lei prese il nome.

    Documentata al giorno 26 aprile 1564 è la data di battesimo di William Shakespeare a Stratford-upon-Avon, in Inghilterra, figlio di John Shakespeare, fabbricante di guanti, proveniente da una famiglia di contadini e piccoli proprietari terrieri (yeomen) del Warwickshire, e di Mary Arden, figlia del nobile Robert Arden di Wilmcote, nella cui tenuta il nonno del Bardo, Richard Shakespeare, era mezzadro. Non è documentata la data di nascita che tradizionalmente si suppone sia avvenuta tre giorni prima, il 23 aprile, giorno in cui si festeggia San Giorgio, patrono dell'Inghilterra.

    Suo padre, persona di discreta importanza nel suo paese, negli anni seguenti cadde in disgrazia: fu sottoposto ad indagine per aver partecipato al mercato nero della lana, ed in seguito perse la sua posizione di funzionario locale (nel 1568 aveva assunto la carica di balivo). Esistono alcuni indizi che entrambi i rami della famiglia avessero simpatie per la Chiesa Cattolica Romana.

    William probabilmente frequentò la prestigiosa "King's New School" locale. Non ricevette un'educazione molto estesa ma conosceva la logica, la grammatica, la retorica e soprattutto il latino. Non si può inoltre affermare con certezza che frequentò l'università. Quando nel 1576 la famiglia ebbe dei problemi economici, William non solo aiutò il padre nei suoi affari ma si fece assumere anche come "assistant master" nella scuola locale.

    Dopo il suo matrimonio con Anne Hathaway, il 27 novembre 1582, a Stratford-upon-Avon (testimoniato da Fulk Sandalls e John Richardson) che, considerata la data di nascita della prima figlia è probabile sia stato affrettato dalla gravidanza della sposa, poco si sa sulle attività di William Shakespeare, fino alla sua comparsa sulla scena letteraria inglese.

    Il 26 maggio 1583 la prima figlia di Shakespeare, Susannah, venne battezzata a Stratford. Due anni dopo, il 2 febbraio 1585, vennero battezzati due gemelli: un maschio, Hamnet (che morì a undici anni), e una femmina, Judith. La figlia di Judith e del vinaio Thomas Quinley, Elisabeth, sarà l'ultima discendente della famiglia.

    Nel periodo dal 1585 al 1591 (chiamato dai biografi "gli anni perduti") non si dispongono di altri documenti. Si suppone che in questi anni il giovane Shakespeare si sia trasferito a Londra, lavorando come attore e scrittore.

    L'ascesa al successo
    Diversi documenti del 1592 ci informano del successo di Shakespeare in ambito teatrale. Sappiamo che sue opere sono già state rappresentate dalle compagnie dei conti di Derby, di Pembroke e del Sussex; si ha notizia, inoltre, della rappresentazione il 3 marzo 1592 della prima parte dell'Enrico VI.

    La fama di Shakespeare era in ascesa vertiginosa, tanto da attirarsi le gelosie dei colleghi più anziani.

    Negli anni 1593-94, a causa di una epidemia di peste, i teatri inglesi rimasero chiusi. Shakespeare, in questo periodo, pubblicò i due poemi Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia. Dal 1594 entra nella compagnia dei "servi del Lord Ciambellano" (The Lord Chamberlain's Men), della quale facevano parte Richard Burbage e William Kempe.

    Nel 1596 muore il figlio maschio (Hamnet) che fu sepolto l'11 agosto 1596. A causa della somiglianza fra i nomi, alcuni sospettano che la sua morte abbia ispirato l'Amleto, benché in verità questa tragedia sia stata scritta probabilmente quattro anni dopo e, d'altra parte, il nome Hamnet o Hamlet fosse a quei tempi piuttosto comune. Shakespeare lo aveva infatti imposto al figlio come segno di rispetto per il padrino di battesimo, che appunto si chiamava Hamnet, come risulta dai registri parrocchiali.

    Nel 1597 William comprò una casa con "two barns, two gardens, two orchards, with appurtenances, in Stradford-upon-Avon" ("due granai, due giardini, due frutteti, con annessi, in Stradford-upon-Avon") da William Underhill per sessanta sterline. La casa, la più grande di Stratford a quei tempi, era stata infatti costruita da un eminente cittadino della generazione precedente, Sir Hugh Clopton. Quest'acquisto testimonia il notevole guadagno che Shakespeare aveva ottenuto con la sua attività teatrale.


    Il trionfo e gli ultimi anni
    Per il 1598 Shakespeare si era trasferito nella diocesi di St. Helen's Bishopgate, ed appariva in cima ad una lista di attori (Every man in his Humor) prodotta da Ben Jonson. Shakespeare divenne azionista (circa del 10%) della compagnia teatrale di cui faceva parte, conosciuta come The Lord Chamberlain's Men - la compagnia prendeva il nome, come altre di quel periodo, dal suo sponsor aristocratico. Essa, soprattutto grazie all'opera di Shakespeare, era talmente popolare da far si che, dopo la morte di Elisabetta I e l'incoronazione di Giacomo I (1603), il nuovo monarca adottasse la compagnia che si fregiò così del titolo di The King's Men (Uomini del re) nella quale Shakespeare ricoprì il ruolo di amministratore, oltre a quelli di drammaturgo e attore. Vari documenti che registrano affari legali e transazioni economiche mostrano che la ricchezza di Shakespeare si accrebbe di molto nei suoi anni londinesi. Le cose andarono abbastanza bene da permettergli di comprare una proprietà a Blackfriars, Londra, così come un palazzo più grande a Stratford.

    Intorno al 1611 si ritirò nella sua città natale, Stratford, dove acquistò una casa e alcuni terreni.

    Il 25 marzo 1616 Shakespeare fa testamento: la maggior parte delle sue sostanze va alla figlia Susanna e al marito; all'altra figlia, Judith, lascia alcune somme in denaro con clausole cautelative; alla moglie viene lasciato "l'usufrutto della seconda camera da letto" nella casa a New Place; lascia poi oggetti e piccole somme per l'acquisto di anelli ricordo a conoscenti di Stratford e agli attori Richard Burbage, John Heminge e Henry Condell.

    Shakespeare muore il 23 aprile del 1616, e viene seppellito nel coro della chiesa parrochiale di Stratford "Holy Trinity". Restò sposato ad Anne fino alla morte. A proposito della sua morte Richard Davies scrisse: "He died a papist" (morì da cattolico), la frase potrebbe confermare la circostanza che egli fosse cattolico o indicare una sua successiva conversione al cattolicesimo.

    L'epitaffio sulla sua tomba recita: "Cura, dolce amico nell’amore di Gesù/di smuovere la polvere qui contenuta /benedetto colui che custodisce queste pietre/e maledetto colui che disturba le mie ossa". Il monumento funebre fu realizzato alcuni anni dopo la morte del Bardo da uno scultore olandese, ed è uno dei pochi ritratti attendibili che siano giunti fino a noi.

    L'opera
    L' opera poetica e drammaturgica di Shakespeare costituisce una parte fondamentale della letteratura occidentale, è continuamente studiata e rappresentata in ogni parte del globo. Per ciò che riguarda i testi teatrali, per la loro natura di opere destinate alla rappresentazione pubblicate fortunosamente, non possono essere considerati alla stessa stregua di testi letterari, ma tutt'al più copioni, strumenti dell'arte mutevole della recitazione. Non a caso (e con poche eccezioni filologiche), è tuttora costume di ogni rappresentazione scespiriana di adattare, volta per volta, il testo alle necessità sceniche, operando tagli o omettendo intere scene. Ognuno dei drammi può essere considerato come la fotografia di un determinato momento nella elaborazione di uno spettacolo, condizionato da molti fattori, nel quale il ruolo di Shakespeare fu non solo quello del fornitore di copioni originali o magistralmente riscritti, ma spesso anche dell'organizzatore teatrale e dell'impresario, attento ai mutevoli gusti del pubblico e pronto ad adattare ogni scena alle necessità del momento, ai vincoli della censura o al particolare talento di un attore.

    image



    L'Opera

    Gli inizi e i primi drammi storici
    Inizialmente, come era tradizione in età elisabettiana, Shakespeare collaborò con altri alla stesura dei copioni per gli attori, nello stesso modo in cui oggi vengono realizzate le sceneggiature cinematografiche. La tragedia Tito Andronico (composta con molta probabilità tra il 1589 ed il 1593) è una di queste 'sceneggiature teatrali' scritta più mani, nella quale tuttavia l'apporto di Shakespeare, allora non ancora trentenne e all'inizio della sua carriera, fu senz'altro determinante, nonostante la paternità dell'opera sia stata a lungo messa in dubbio. Secondo un drammaturgo di fine seicento, «egli si è limitato soltanto a perfezionare con il suo magistrale tocco uno o due dei personaggi principali». Aderente al genere della tragedia di vendetta che con la Spanish Tragedy di Thomas Kyd aveva avuto in quegli anni uno straordinario successo, l'opera si rifà a Seneca e Ovidio, mantenendo del primo la struttura tragica e del secondo un linguaggio e un tono elegiaco che rimandano alle Metamorfosi. L'impronta ovidiana era già evidente ai contemporanei, come il Meres, il quale afferma che «la dolce anima arguta di Ovidio vive nel mellifluo Shakespeare», e segnala già dall'inizio la sensibilità e la perizia di uno Shakespeare poeta drammatico, grande innovatore del teatro e della letteratura inglese ma costantemente ancorato a modelli classici. Quando il Titus fu pubblicato nel 1594, come molti altri drammi del periodo senza l'indicazione di un autore, era già stato rappresentato da piccole compagnie come i Derby's (o Lord Strange's) Men, i Pembroke's Men e i Sussex' Men.

    Allo stesso modo nascono i quattro drammi intorno al regno del Lancaster Enrico VI, i primi drammi storici della letteratura inglese. Enrico VI, parte I (composto tra il 1588 e il 1592), potrebbe essere la prima opera di Shakespeare, sicuramente messa in scena (se non commissionata) da Philip Henslowe. Al successo della prima parte fanno seguito Enrico VI, parte II, Enrico VI, parte III e Riccardo III, costituendo a posteriori una tetralogia sulla guerra delle due rose e sui fatti immediatamente successivi. Opere in diversa misura composte a più mani attingendo copiosamente dalle Cronache di Raphael Holinshed (ma sempre più segnate dallo stile caratteristico del drammaturgo), descrivono i contrasti tra le dinastie York e Lancaster, conclusi con l'avvento della dinastia Tudor di cui discendeva la allora regnante Elisabetta I. Nel suo insieme, prima ancora che celebrazione della monarchia e dei meriti del suo casato, la tetralogia appare come un appello alla concordia civile. Una particolarità sostanziale nel Riccardo III, oltre alla grande quantità di anacronismi, è nel ruolo del re gobbo, che a differenza dei protagonisti degli altri drammi giganteggia sulla scena, pronunciando circa un terzo delle battute.

    Un'altra opera a cui Shakespeare collaborò (ma solo in piccola parte) fu il dramma mai rappresentato Sir Thomas More, incappato subito nella censura che ne impose tali e tanti tagli da renderne impossibile la rappresentazione. Stampato per la prima volta nel 1844, è un esempio della perizia degli uomini di teatro elisabettiani in questo genere di scrittura collaborativa, in cui, nonostante le diverse mani e le numerose revisioni e aggiunte, l'insieme ha una struttura coerente ricca di rimandi e di corrispondenze.

    La produzione di opere storiche riguardanti le origini della dinastia regnante andò di pari passo con il successo suscitato da tale genere. Edoardo III, attribuibile a Shakespeare solo in parte, offre un esempio positivo di monarchia, contrapposto a quello del Riccardo III. Re Giovanni, abile riscrittura shakespeariana di un copione pubblicato nel 1591 (The Troublesome Reign of King John) e già utilizzato dai Queen's Men, narra di un monarca instabile e tormentato e dei discutibili personaggi che lo circondano.

    I drammi eufuistici
    Di datazione controversa, ma collocabili prima delle opere della maturità, sono un piccolo gruppo di commedie (La bisbetica domata, La commedia degli errori, I due gentiluomini di Verona, Pene d'amore perdute, Sogno di una notte di mezza estate) e la tragedia Romeo e Giulietta. In tutti questi drammi è forte l'influenza dell'eufuismo, ed emerge un nuovo genere: la commedia italiana, ispirata ai testi dei letterati rinascimentali e alle ambientazioni della penisola.

    In tutte queste opere, compresa la tragedia Romeo e Giulietta, è presente il wit, gioco letterario basato sulle sottigliezze lessicali. Shakespeare riesce a rendere i giochi di parole, gli ossimori, le figure retoriche, come strumenti espressivi. Il gioco di parole raffinato non è mai fine a sé stesso, ma inserito a creare voluti contrasti tra l'eleganza della convenzione letteraria e i sentimenti autentici dei personaggi. Esempi di un tale contrasto sono ravvisabili appunto anche in Romeo e Giulietta, dove gli stilemi del linguaggio sono utilizzati per sottolineare stati d'animo tutt'altro che giocosi (un esempio è la scena di Giulietta con la Balia, al momento di apprendere la notizia dell'esilio di Romeo).

    I poemi non drammatici
    Negli anni dal 1592 al 1594 a Londra infuriò la peste, provocando la chiusura dei teatri. Shakespeare, nell'attesa di riprendere la sua attività sul palcoscenico, scrive alcuni poemi, di diverso stile. Venere e Adone, pubblicato nel 1593, fu ristampato numerose volte ed ebbe un notevole seguito. Lo stupro di Lucrezia, registrato l'anno seguente, ebbe un successo molto inferiore. Negli anni seguenti Shakespeare continuò occasionalmente a scrivere poemi e sonetti, perlopiù diffusi nella cerchia delle sue amicizie.

    Nel 1609 l'editore Thomas Thorpe stampa senza il consenso dell'autore Sonnets, una raccolta di 154 sonetti di William Shakespeare. Scritti presumibilmente tra il 1593 e il 1595, i sonetti sono di una validità artistica tale che da soli basterebbero per assicurare a Shakespeare un posto rilevante nella storia della letteratura inglese.
    La critica ha suddiviso sommariamente la raccolta in due grossi tronconi: la prima parte è dedicata a un non meglio specificato "fair friend" (bell'amico, sonetti 1-126), la seconda ad una "dark lady" (donna bruna,misteriosa, sonetti 127-154); tra questi possiamo poi individuare la sequenza del "poeta rivale" (sonetti 76-86).
    Thorpe appose una dedica nell'opera in cui ringraziava l'autore e un fantomatico "begetter" (l'"ispiratore" dei versi della prima parte, ma per alcuni semplicemente il "procacciatore" della copia fraudolenta). Molto si è dibattuto e indagato per scoprire l'identità di questa persona; la critica storicamente si è divisa principalmente su due candidati: il Conte di Southampton Henry Wriothesly e William Herbert.
    I sonetti, trasfigurando nel mezzo letterario gli stati d'animo dell'autore, rappresentano l'unica opera autobiografica di Shakespeare; d'altra parte, come sottolineato da diversi critici, l'intera raccolta è da considerarsi anche come libro filosofico colmo di implicazioni meditative.

    Il secondo ciclo storico
    Nel 1594 Shakespeare trova una situazione per lui molto propizia. La peste e l'inasprirsi della censura hanno prodotto la scomparsa di molte compagnie, tra cui i celebri Queen's Men. Nascono nuove realtà teatrali che ne raccolgono i migliori talenti, e in una di queste, i "servi del Ciambellano" (The Lord Chamberlain's Men) egli prende parte come autore e azionista. La abilità del drammaturgo e uomo di teatro di identificare i temi più richiesti e il suo talento nella riscrittura dei copioni perché non incappino nei tagli del Master of the Revels (il maestro di cerimonie incaricato di supervisionare le opere rappresentate) gli assicurano in questo periodo una rapida ascesa al successo.

    Nacque per i Chamberlain's la seconda serie di drammi storici inglesi, il Riccardo II, le due parti dell'Enrico IV e Enrico V. Fu determinante per il successo dei drammi l'introduzione di personaggi fittizi a cui il pubblico si affezionò, come Falstaff.

    Tragicommedie e commedie romantiche
    Seguì un nutrito gruppo di commedie, caratterizzate per i toni a volte più scuri e propri di un tragicommedia come Il mercante di Venezia e Molto rumore per nulla, altre più leggere (e definite commedie romantiche): Come vi piace, La dodicesima notte, Le allegre comari di Windsor.

    Giulio Cesare e i drammi dialettici
    Ormai il drammaturgo è riconosciuto e famoso, e negli anni a cavallo tra i due secoli riesce ad esprimersi al massimo delle sue potenzialità creative, facendo rappresentare al Globe moltissimi dei suoi drammi tra cui il Giulio Cesare, precursore di altre opere di argomento romano, e un nuovo tipo di tragedia: l'Amleto. Il problem play, dramma dialettico, segna un nuovo modo di intendere la rappresentazione, in cui i personaggi esprimono compiutamente le contraddizioni umane, dando voce alle problematiche di un'epoca che si è ormai distaccata completamente dagli schemi medioevali.

    La transizione è un passaggio definitivo, che influenzerà la produzione successiva, sia tragica (Troilo e Cressida) che dei drammi a lieto fine come Tutto è bene quel che finisce bene e Misura per misura.

    Le grandi tragedie
    Il 1603 segna una svolta storica per il teatro inglese. Salito al trono, Giacomo I promuove un nuovo impulso delle arti sceniche, avocando a sé la migliore compagnia dell'epoca, i Chamberlain's Men, che da quel momento si chiameranno The King's Men. A Giacomo I Shakespeare dedicò alcune delle sue opere maggiori, scritte per l'ascesa al trono del sovrano scozzese, come Otello (1604), Re Lear (1605), Macbeth (1606, omaggio alla dinastìa Stuart), e La tempesta (1611, che include tra l'altro una "maschera", interludio musicale in onore del re che assistette alla prima rappresentazione).

    Le tre ultime tragedie risentono della lezione di Amleto, sono drammi che restano aperti, senza ristabilire un ordine ma generando casomai ulteriori interrogativi. Ciò che conta non è l'esito finale, ma l'esperienza, l'essere maturi (ripeness is all), come afferma Edgar nel quinto atto del Re Lear (parafrasando Amleto, the readiness is all). Ciò a cui si dà maggiore importanza è l'esperienza catartica dell'azione scenica, piuttosto che la sua conclusione.

    I drammi d'argomenti classico
    I drammi di argomento classico sono l'occasione per affrontare il tema politico, calato nella dimensione della storia antica, ricca di corrispondenze con la realtà britannica, ma con la possibilità di assumere una valenza universale. In Antonio e Cleopatra l'utilizzo di una scrittura poetica sottolinea la grandiosità del tema, le vicissitudini storiche e politiche dell'impero romano, non limitandosi a raccontare della tragedia privata dei protagonisti. Coriolano è occasione per affrontare il tema del crollo dei potenti, l'indagine sui vizi e sulle virtù. Viene data voce ad una intera comunità (cittadini, servitori, senatori senza nome) come in una sorta di coro. Timone d'Atene, probabilmente scritto in collaborazione con Thomas Middleton, contiene allo stesso tempo la coscienza dei rischi di un individualismo moderno e la denuncia (fatta per bocca del misantropo Timone) della corruzione, del potere dell'oro, gialla carogna che farà diventare bianco il nero, bello il brutto.

    I drammi romanzeschi
    Negli ultimi anni della produzione scespiriana, il mondo del teatro londinese subisce un cambiamento sensibile. Il pubblico aristocratico e della nuova borghesia agiata non frequentava più i grandi anfiteatri, ma teatri più raccolti come il Blackfriars. Le richieste di tale pubblico andavano più nella direzione dell'intrattenimento che non del coinvolgimento nella rappresentazione. Shakespeare, sempre attento ai cambiamenti del gusto e della sensibilità dei suoi spettatori, produce dei nuovi drammi, i cosiddetti romances, "drammi romanzeschi". Nascono Pericle, principe di Tiro, Cimbelino, Il racconto d'inverno, La tempesta, I due nobili cugini.

    L'ultimo dramma storico
    Un discorso a parte merita Enrico VIII, l'ultimo grande rifacimento di un dramma storico già in cartellone per le compagnie rivali. La versione di Shakespeare (aiutato probabilmente da Fletcher) arricchiva e perfezionava la vicenda, riprendendo i temi della produzione precedente, dalla cronaca storica e nazionale al dramma morale, riprendendo lo stile dell'età elisabettiana nel momento in cui quell'epoca era giunta al termine.

    Identità e paternità
    I più recenti studi scespiriani affermano ormai senza alcun dubbio che lo Shakespeare nato a Stratford on Avon sia l'autore materiale delle opere che gli furono attribuite. Tuttavia, in passato, a causa della scarsità di notizie sulla sua vita e la sua istruzione, sono stati avanzati diversi dubbi sull'identità del drammaturgo. A partire dal XVIII secolo questi temi sono stati ampiamente e accanitamente dibattuti dagli studiosi e non. Persino i dipinti che appaiono con il nome "William Shakespeare" nella National Gallery (Londra) non sono considerati pienamente attendibili. le uniche due raffigurazioni di cui è accettato il valore documentario sono la statua del monumento funebre e il ritratto presente sul First Folio del 1623 .

    In particolare come autori delle opere sono state avanzate le candidature di:

    Edward de Vere, 17° conte di Oxford, colto nobiluomo della corte elisabettiana che avrebbe potuto continuare la propria giovanile attività poetica sotto uno pseudonimo per motivi di decoro.
    Bacone, celebre filosofo e scrittore, che avrebbe scritto le opere teatrali sotto uno pseudonimo.
    Christopher Marlowe, altro autore teatrale che non sarebbe morto nel 1593 come si ritiene, ma avrebbe svolto attività di spionaggio per la corona e avrebbe continuato la propria attività letteraria con un falso nome.
    Sono stati fatti, tra gli altri, anche i nomi di William Stanley, conte di Derby, Ben Jonson, Thomas Middleton, sir Walter Raleigh, forse in collaborazione con Bacone, Mary Sidney contessa di Pembroke, e persino della stessa regina Elisabetta I.

    Una recente ipotesi giornalistica riguarda un tale Michelangelo Florio Crollalanza. Linguista e nato a Messina nello stesso anno (1564), figlio di Giovanni Florio e Guglielma Crollalanza (dal cognome della madre avrebbe tradotto Shakespeare), sarebbe stato costretto a fuggire presso un parente in Inghilterra a causa della sua fede calvinista. Questa tesi ha avuto un limitato rilievo giornalistico, ma nessun riscontro in campo accademico.

    Debiti intellettuali e fonti
    Ralph Waldo Emerson, nel suo straordinario saggio su Shakespeare, adduce i grandi debiti intellettuali del Bardo: "Di fatto appare che Shakespeare aveva debiti in ogni direzione, ed era in grado di utilizzare qualunque cosa trovasse; e l'ammontare dei debiti si può inferire dai laboriosi calcoli di Malone riguardo alla parte I, II e III dell'Enrico IV, in cui, "su 6043 versi, 1771 furono scritti da qualche autore precedente Shakespeare, 2373 da lui, sulle fondamenta posate dai suoi predecessori, e 1899 erano interamente suoi."

    Fra le fonti di Shakespeare spiccano Plauto, Holinshed, Goffredo di Monmouth, Saxo Grammaticus (Sássone Grammatico), che gli offrono temi per i drammi storici, e anche per Re Lear e Amleto; poi Chaucer, Greene, tra i francesi Belleforest, ma sono molti anche gli autori italiani utilizzati come risorse e ispirazione: Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Matteo Bandello, Baldassarre Castiglione, Giambattista Giraldi Cinzio,Torquato Tasso.

    Opere
    Fatta eccezione per due poemetti giovanili (Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia), Shakespeare non si è mai curato di dare alle stampe le proprie opere; d’altra parte a quel tempo non vi era interesse a farlo: le opere teatrali erano di proprietà della compagnia e pubblicarle avrebbe significato mettere nelle mani di compagnie rivali i propri copioni. Le opere di Shakespeare oggi in nostro possesso si basano quindi su copie illegali, spesso malandate, dell’epoca (i cosiddetti bad Quartos) e soprattutto sulle edizioni in-folio pubblicate dopo la sua morte. La prima e la più importante di queste è quella stampata nel 1623 dai suoi amici John Heminge e Henry Condell (Mr. William Shakespeare’s Comedies, Histories & Tragedies). L’in-folio comprende trentasei opere teatrali suddivise per categoria: commedie, drammi storici, tragedie.

    Tragedie
    Romeo e Giulietta
    Macbeth
    Re Lear
    Amleto
    Otello
    Tito Andronico
    Giulio Cesare
    Antonio e Cleopatra
    Coriolano
    Troilo e Cressida
    Timone di Atene

    Commedie
    La commedia degli errori
    Tutto è bene quel che finisce bene
    La dodicesima notte
    Come vi piace
    Sogno di una notte di mezza estate
    Molto rumore per nulla
    Misura per misura
    La tempesta
    La bisbetica domata
    Il mercante di Venezia
    Le allegre comari di Windsor
    Pene d'amore perdute
    I due gentiluomini di Verona
    Pericle principe di Tiro
    Cimbelino
    Il racconto d'inverno

    Drammi storici
    Riccardo III
    Riccardo II
    Enrico VI, parte I
    Enrico VI, parte II
    Enrico VI, parte III
    Enrico V
    Enrico IV, parte I
    Enrico IV, parte II
    Enrico VIII
    Re Giovanni

    La suddivisione in "tragedie" o "commedie" è comunque parzialmente inesatta. Questa distribuzione nasce dall'ordine dato alle opere nel "First Folio",letteralmente primo in-folio. Oggi, gli studiosi aggiungono a queste categorie quella di "romances" o "drammi romanzeschi" (Cimbelino, Il racconto d'inverno, Pericle, principe di Tiro, La tempesta), che racchiudono un'atmosfera fiabesca e romanzesca tipica delle ultime opere shakespeariane.

    Collaborazioni teatrali
    I due nobili cugini - pubblicato nel 1634, Shakespeare collaborò con il drammaturgo John Fletcher per la composizione di questo dramma.
    Tommaso Moro - Shakespeare ha scritto parte della scena VI di questo dramma, frutto della mano di almeno cinque diversi autori, mai rappresentato e stampato soltanto nel 1814.
    Probabilmente anche l'Enrico VIII è stato scritto in collaborazione con John Fletcher.

    Opere di incerta attribuzione
    Edoardo III L'opera non è presente nell'in-folio del 1623, ma almeno la seconda scena del primo atto e l'intero atto II sono di Shakespeare. Scritta entro il 1595 e pubblicata l'anno seguente.
    Love's Labour's Won (Pene d'amor conquistato) Un documento del tardo XVI secolo elenca quest'opera tra quelle recenti di Shakespeare, ma non si ha traccia di alcuna commedia con questo titolo. Potrebbe trattarsi del titolo alternativo di una delle commedie sopra elencate, come "Pene d'amor perduto"; è invece improbabile che si tratti di "Tutto è bene quel che finisce bene".
    Elegia Funebre di W.S. Alcuni studiosi hanno valutato recentemente questa elegia opera di Shakespeare, altri invece pensano che lo stile dell'elegia sia incompatibile con quello shakespeariano.
    Lamento di un'innamorata Poemetto probabilmente apocrifo pubblicato in appendice ai Sonetti.
    Per un periodo fu pensato sulla base dell'evidenza ricercata da Don Foster che Shakespeare scrisse una elegia funebre per William Peter. Ad ogni modo la maggior parte degli studiosi adesso accettano che questo pezzo non fu scritto da Shakespeare.
    Cardenio - Pare che Shakespeare abbia collaborato con Fletcher anche per un'altra opera, Cardenio, basata su un episodio di Don Chisciotte.

    Opere non drammatiche
    Venere e Adone
    Lo stupro di Lucrezia
    Sonetti

    Cronologia delle opere

    La cronologia delle opere di Shakespeare è incerta e rappresenta un argomento ancora dibattuto dagli studiosi. Di certo sappiamo che Shakespeare inaugurò la sua carriera teatrale e pubblica con la prima parte di un dramma storico, l'Enrico VI. Esclusi rari come questo, si è proceduto all'identificazione della data di composizione tramite due canali: considerazioni stilistiche e richiami presenti in documenti del tempo.

    Shakespeare, fatta eccezione per i due poemetti giovanili Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia, non curò mai la pubblicazione delle proprie opere. I Sonetti e altre sedici composizioni teatrali, frutto probabilmente di trascrizioni clandestine, furono pubblicate senza il consenso dell'autore prima della morte di Shakespeare (1616). Nel 1623 gli attori ed amici di Shakespeare John Heminge e Henry Condell curarono un'edizione in-folio intitolata Mr. William Shakespeare’s Comedies, Histories & Tragedies oppure "First Folio". La stampa include tutte le opere teatrali di Shakespeare attualmente riconosciutegli, fatta eccezione per il Pericle - inserito nella successiva edizone insieme ad altri sei drammi poi ritenuti apocrifi - e per I due nobili congiunti. A causa di queste vicende si è rivelato estremamente difficoltoso dare una cronologia certa alle opere di Shakespeare. Esclusi quei rari casi in cui è stato possibile fornire con certezza la data di composizione, si è proceduto all'identificazione della data principalmente tramite due canali: considerazioni stilistiche e richiami presenti in documenti del tempo.



    image




    wikipedia.it
     
    .
  2. la_fenice_92
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ho letto qualche sua opera... un po' difficili da capire a pieno (credo che le dovrò leggere un'altra volta per afferrare le sottigliezze) ...ma stupende.

    Ho letto
    Amleto, Sogno di una notte di mezza estate, Giulio Cesare, Macbeth, Romeo e Giulietta
     
    .
  3. Giugyna_88
        Like  
     
    .

    User deleted


    Il mio scrittore preferito... ne ho letto moltissimi... ma ancora non tutti...
    Come riesce a parlare dell'amore lui... non riesce nessuno...
     
    .
  4. Skylar92
        Like  
     
    .

    User deleted


    E' anche il mio scrittore (io lo chiamo poeta) preferto. Ho letto molte opere anche in lingua originale e ne sono rimasta affascinata. le trasposizioni cinematografiche sono notevoli, specie quelle di Zeffirelli, ma non riescono a superare il testo. Veri capolavori.
     
    .
  5. DavideIV
        Like  
     
    .

    User deleted


    dicono che pronunciare le sue opere porti sfortuna a coloro che interpretano i personaggi ai teatri.
    Specialmente MacBeth
     
    .
  6. Skylar92
        Like  
     
    .

    User deleted


    non lo sapevo, Davide. beh, spero che porti sfortuna soltanto a chi le recita male!!
     
    .
  7. nadia951
        Like  
     
    .

    User deleted


    un vero artista! pur aendo 14 anni e essendo in prima superiore ho già divorato tutte le sue opere! il mo scrittore preferito insieme alla bronte e alla Austen
     
    .
  8. VincentVega
        Like  
     
    .

    User deleted


    il mio poeta preferito insieme a whitman ;)
     
    .
7 replies since 14/1/2009, 16:02   1184 views
  Share  
.