L'Angolo (ottuso) delle chiacchere

Spam e dintorni

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    Sto cercando di postarvi Milou la mia gatta, qui è sdraiata sulla mia to do list....uauauuauau!!!

    IMG-20210423-WA0006



    grazie a Sidney che mi ha aiutata, io sono impedita in queste cose.....
     
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    Fragilità, il tuo nome è donna.

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    Ma che bella patatona, è stupenda! 😍😍 Ha due occhioni meravigliosi! 😍

    Ritorno un attimo al tema della maternità trattato in tag.

    E' un tema molto delicato da trattare e molto, molto controverso,
    A volte ci si domanda se esista un’età “giusta” per avere dei figli, sinceramente non so dare una risposta, quello che so è che, come ho scritto in tag per esperienza personale di vita per me è meglio avere un figlio prima che dopo.
    Parlo per me, io sono nata da genitori non giovanissimi. Nemmeno anziani per carità ma non più, come si dice dalle mie parti, “di primo pelo”(erano tutti e due quarantenni, c’è da dire però che io sono stata la loro terza figlia.).
    Oggi è una cosa abbastanza consueta, la maggior parte delle coppie di mia conoscenza hanno i primi(e spesso unici) figli dopo i quaranta (un'amica di mio fratello ha avuto una bimba lo scorso anno a quarantasette anni) ma all'epoca in cui sono nata io non lo era e io sono un po’ cresciuta con questo complesso dei genitori, specialmente della mamma, “anziana”, anche perché quando andavo a scuola non c’era compagno o amichetto che non mi dicesse: “ma come mai la tua mamma ha quasi l’età della mia nonna?”
    E ti faceva male, anche perché non è come oggi che ci sono tanti casi di bambini in età da scuola elementare con i genitori che hanno superato i quarant’anni, a quell’epoca eravamo rari(nella mia scuola c’ero praticamente soltanto io) e la cosa mi faceva sentire un po’ sola(almeno a me che ho sempre avuto un temperamento molto sensibile e delicato).
    Oggi come oggi non saprei dire quale sia l’età migliore per avere figli, anche perché vedo talmente tanta immaturità in giro, sia tra i venti-venticinquenni che, cosa peggiore, nei trenta-trentacinquenni, quello che posso dire è che avere un figlio oltre una certa soglia di età(quarantacinque/cinquant’anni) è per la sottoscritta un atto di egoismo e di incoscienza, egoismo perché ritengo che un bambino abbia il diritto a crescere con genitori in forze, incosciente perché credo che crescere un figlio richieda energie che dopo una certa età purtroppo non si hanno più.
    Lo stesso dicasi nell’avere figli troppo giovani e non ancora indipendenti come ha scritto Wass in tag(ritengo anche questo un atto di insensatezza) ma ripeto, per quella che è la mia esperienza personale di vita è sempre meglio avere un figlio quando si ha vent’anni che quando se ne hanno più di quaranta,è una cosa mia dovuta a quella che è stata la mia esperienza personale di vita.
    Per esempio quando leggo di Bobby Solo e la sua paternità a settant’anni io quella la trovo un po’ una follia, non so voi come la pensiate.
     
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    Eh, il tema è estremamente complesso perché le variabili in campo sono molte, quindi andandoci con i piedi di piombo direi che uno dovrebbe fare il possibile per generare tra i 20 e i 35 anni, ma prima naturalmente deve essere economicamente autosufficiente e maturo. Questo discorso naturalmente vale sia per le donne che per gli uomini: la maturità serve ad entrambi, quanto all'età fertile purtroppo si sa che quella delle donne è tendenzialmente più breve di quella maschile, ma ormai è acclarato che anche l'età del padre può essere causa di aborti spontanei, quindi i maschietti si mettano la testa sulle spalle, che non sono solo le donne a dover fare i conti "presto" con l'orologio biologico (anche se tendenzialmente gli uomini possono contare su qualche anno in più).

    Detto ciò, Minerva, capisco che avere quarantanni di differenza con i genitori 30 anni fa non doveva essere una passeggiata, ma se ci pensi credo che la difficoltà derivasse solo dal confronto con gli altri: non conosco la tua storia ma dubito che a 50-55 anni i tuoi genitori non avessero le forze di stare dietro ad una bambina di 10 anni o ad una ragazza di 15! Pertanto direi che innanzitutto occorre che chiunque abbia una caratteristica che diverga un po' dalla "norma" quantitativa debba fortificarsi e non lasciarsi influenzare dal proprio vissuto, per la serie: questi genitori sono gagliardi, le forze non gli mancano, hanno più polso della situazione rispetto a dei novellini (perché magari hanno già avuto altri figli) e chi se ne importa se quando sono nato avevano superato i quaranta! ;)

    Anche nella mia classe delle superiori c'era una ragazza la cui madre sembrava una nonna, ma nessuno fu talmente indelicato da farglielo notare. Semplicemente venimmo a sapere che avevano avuto parecchie difficoltà prima che lei nascesse, e magari (ipotizzo) non si saranno conosciuti sui banchi di scuola, o per lavoro avevano dovuto aspettare e quindi gli anni erano passati, insomma: le cause possono essere molte, ma lei sembrava viverla decisamente bene, come dovrebbe essere. (: Specifico che comunque sua madre sembrava una nonna giovane, eh, non immaginarti la vecchietta tremolante con i capelli candidi! Semplicemente la maggiore età rispetto alle nostre si percepiva, ma conta molto anche come uno veste e si comporta, nonché gli anni che si sente dentro: tutto contribuisce all'età apparente!

    Se la natura ha predisposto che i figli possano ancora venire ad una certa età, ben venga! Chiaramente non mi piacciono le forzature, quindi figli fatti alla leggera da troppo giovani (magari per compensare un vuoto affettivo della famiglia di origine) quando non si è in grado di mantenerli (non solo economicamente, ma anche "psicologicamente"), ma nemmeno apprezzo quelle persone che fanno le eterne ventenni e rimandano rimandano e rimandano il concepimento come se non sapessero che comunque un orologio biologico purtroppo esiste e poi piangono se superati i quaranta hanno difficoltà a concepire. Un conto è dover rimandare per motivi seri (economici, di salute o via dicendo), altro discorso è prendere le cose molto sottogamba. è una questione di giusta via di mezzo, purtroppo pesa molto il vissuto delle singole persone che può far prendere decisioni contriproducenti.
     
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    Grazie Minerva per i complimenti a mia figlia, sono molto proud, è più un cane che un gatto in verità, ha un carattere davvero generoso, buono, è un'orsacchiotta dolcissima e gelosissima di me, io, la casa, e tutto ciò che contiene siamo suoi. In sostanza io sono ospite pagante in casa mia, la proprietaria è lei.


    Adesso ho 50 anni. A 30 e 35 volevo essere madre ma non è arrivato, avevo un compagno, ho avuto una relazione durata 10 anni, abbiamo avuto i nostri problemi, è finita.
    Ora sono contenta di non essere mai rimasta incinta, perchè egoisticamente parlando avrei dovuto avere "rapporti" ancora con il mio ex, o peggio crescere nostro figlio insieme, una settimana qui e una là, per di più la mia vita è cambiata drasticamente da quando ho avuto una serie di ricoveri ospedalieri e problemi di salute importanti che mi hanno portata a concentrarmi più su di me, e un figlio ha necessità di essere il tuo primo pensiero quando apri gli occhi la mattina e quando li chiudi la sera, è doveroso, importante, e anche i sacrifici fatti per un figlio sono credo per tutti i genitori qualcosa di essenziale, che si è portati naturalmente a fare, per la sua crescita psicofisica.
    Se adesso trovassi un compagno (cosa che non ho nel modo più assoluto desiderio di fare perchè da sola sto in paradiso) che vuole un figlio da me credo che lo manderei a cagare, primo perchè fisicamente non so nemmeno se sarei in grado, poi io non ne desidero arrivata a questo punto del mio percorso personale, la mia vita è andata in maniera diversa da come l'avevo "pianificata" o semplicemente immaginata quando ero giovane, ma va bene così, non sono una di quelle donne che si sente una cozza vuota e insignificante perchè non ha avuto il dono di diventar madre, ne una mezza donna, o una fallita, o una donna incompleta ("sai quando diventi madre è come se tu cambiassi dentro e la vita ha un significato diverso ti senti come gratificata, grata, e finalmente donna" tutte ste frasi per me sono fregnacce).
    In generale io sono per il vivi e lascia vivere, vuoi fare un figlio a settant'anni? a me non interessa, contento te, contenti i tuoi figli che verranno al tuo funerale quando non avranno ancora 10 anni, la vita è vostra, io non metto bocca nelle scelte degli altri, ma sono sicura di una cosa, fare figli a 20 , 40 o 80 anni li fai per egoismo, per te stessa, non per loro, noi vogliamo diventare genitori, vogliamo provare l'emozione di avere una creaturina nostra, con il nostro sangue e i nostri geni che cresce, su cui riversare tutto il nostro amore (che spesso fa più danni che altro), avere un'accettazione sociale, sfoggiare il proprio figlio nelle occasioni tipo partite di pallone o di basket o farlo diventare un campione olimpionico, ho visto genitori alle partite di pallone di mio nipote che si prendevano a parolacce con rabbia e astio, manco la curva sud dello stadio più scalcinato, poi la maggior parte dei genitori abusa psicologicamente dei propri figli, io questo vedo più frequentemente di quanto vorrei, e penso, cavoli allora tanto varrebbe non farne proprio, se nessuno è nato imparato e sa fare il genitore ma ci prova con tutto se stesso, ci sono persone psicopatiche che dovrebbero abortire piuttosto che figliare.

    Le due cose che mi mettono tanto di buonumore sono:

    -mia madre ha smesso di rompermi l'anima dicendomi di trovarmi qualcuno e metter su famiglia (da anni ormai ha gettato la spugna e rendo grazie a Dio ogni giorno)
    -mio fratello è diventato padre, ed è un super papà, direi che nella sua famiglia sia più un mammo che un papà, perchè fa tutto lui, lo fa con dedizione, passione, amore, vederlo crescere come uomo e come padre mi da tanta gioia, sono davvero fiera di lui. Sapendo poi che non voleva nè sposarsi nè avere figli mi rende ancora più orgogliosa.

    Un'ultima cosa, a cui davvero non avevo mai pensato, è che sono bravissima a fare la zia, sono quella da cui andare a lamentarsi di cose che ai propri genitori non diresti mai, quella con cui fare caxxate, quella che ti insegna a guidare anche se non hai ancora l'età della patente, che ti fa vedere film horror che nemmeno ti sogneresti di vedere con mamma o papà (questo mi auguro di farlo molto presto anche perchè mio nipote ha già 9 anni, e io ho iniziato molto prima).
    Fare la zia mi riesce troppo bene, sono nata per essere zia!!!
     
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    A 20 anni credevo che l'età giusta per avere figli fosse entro i 30 anni, poi ho iniziato a realizzare più chiaramente. Non ripeto ulteriormente considerazioni già toccate da voi ma penso che ognuno è libero di poter desiderare un figlio finché la natura glielo permette tuttavia credo che più lo si fa ad età matura ma giovane e meglio è per la crescita psico-fisica del bambino (considerando anche la possibilità per il rapporto genitore-figlio di condividere esperienze e dinamiche alla portata di entrambi!)
     
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    comunque la situazione economica e la ricerca del lavoro nel nostro Paese ha inciso enormemente sulla scelta o non scelta perchè impossibilitati ad avere figli, ma anche a costruirsi una casa, ad investire sul proprio futuro....è una cosa fondamentale questa che vedo nei giovani e me ne dispiaccio moltissimo.
     
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    Penelope, tutti gli aspetti deleteri della genitorialità confermo di averli visti e percepiti anch'io un sacco di volte tra i genitori dei miei ex compagni di classe, per non parlare di quelli che ti invidiavano anche nelle cose più piccole, tuttavia tu stessa portando l'esempio di tuo fratello sai benissimo che (grazie a DIO!!!) esistono genitori positivi e che nulla hanno a che fare con chi usa la discendenza per motivi di vanto o altri scopi miserabili.

    Quanto all'egoismo, non sono d'accordo, o meglio: di nuovo dipende dalle persone che tentano di diventare genitori! Per come la vedo io se ami (e non uso questo verbo alla leggera) un altro essere umano è naturale desiderare di concepire altre vite, vite che saranno te e lui/lei fusi indissolubilmente: l'amore materializzato. Poi a livello biologico ci può anche essere una spinta, un istinto a trasmettere i nostri geni, ma in fin dei conti è sulla base di questo "egoismo" che la vita è potuta arrivare di generazione in generazione fino ai giorni nostri, quindi se di egoismo si tratta lo reputerei la forma più sana e naturale dello stesso! :)

    Non mi trovo affatto d'accordo però con chi fa della genitorialità uno scopo primario, una fissazione, quasi una malattia: come dicevo prima la nostra vita ha valore in sé ed abbiamo il compito (in primis verso noi stessi) di onorarla e farla fruttare al meglio, così che quando ce ne andremo potremo dire "Ok, magari tante volte ho sbagliato, ma nel complesso ho cercato di non sprecare il tempo che mi è stato dato, nel mio piccolo ho costruito qualcosa di utile, ho cercato di rendere ciò che ho trovato alla nascita un po' migliore, ho cercato di essere felice" e via di seguito.

    Ciò detto, onestamente trovo che per chi desidera in modo sano la genitorialità, ricevere questo dono implichi davvero un cambiamento: è, per l'appunto, un dono, non riesco a pensare che non possa in qualche modo arricchirti.

    Dall'altro lato, un giorno ho sentito una parente affermare che solo mettendo al mondo delle vite si matura davvero e si diventa responsabili, altrimenti si rimane eterni bambini non essendo responsabili della crescita di altre persone. ... Ecco, questa per me è una totale str.....a ! Forse la cosa può predisporre, ma se uno vuole essere immaturo lo è anche con dieci figli (pensiamo a tutti i genitori inadatti che ci sono in giro), se vuole fare l'adulto responsabile può esserlo anche a vent'anni.
     
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    Wass non credo sia così naturale per tutti quelli che amano un/a partner avere il desiderio di concepire una vita che sia la fusione di entrambi, non è nemmeno così essenziale dal mio punto di vista.
    dipende da tanti fattori, dalla persona, dai suoi desideri, cose che per qualcuno possono arrivare in maniera naturale a formarsi nella propria ideologia di vita, per altre sono lontanissime, per altre ancora inaccettabili. siamo tutti diversi.
    il mio desiderio a 30 anni era puro, vero, reale, quanto lo è adesso il mio pensiero totalmente opposto, come posso essere cambiata così tanto, dal momento che diventare madre era una delle cose che più desideravo al mondo quando ero giovane? pensavo ad una casa, ad un marito, ad una vita di coppia, come le cose più naturali da desiderare.
    ora invece sono felice di vivere come vivo, senza nulla di tutto ciò, a parte la mia libertà, a cui tengo moltissimo, una gatta, che è l'amore della mia vita, e che ci tengo a sottolineare non ha sopperito alla mancanza di un figlio, e una vita sociale praticamente assente, tutto il contrario di ciò che ai tempi mi ero messa in testa di volere, non esiste nella mia vita attuale, e non ne sento la mancanza, cioè non mi crea problemi, non sono triste, non mi sento che mi manchi qualcosa di importante, quindi se io ho modificato il mio pensiero più intimo e profondo in un modo così estremo può succedere penso a chiunque.

    dico una cosa impopolare, essendo depressa cronica da quando avevo 7 anni, con diversi problemi comportamentali e cose anche più difficili di cui discutere qui, se mi avessero chiesto, mentre ero ancora un gamberetto nella pancia di mia madre: vuoi tu venire a vivere in questa vita, in questo mondo, sappi che avrai questo (cose positive e belle della vita) e questo (cose negative) a cui far fronte, io avrei risposto no grazie! Lo penso tutt'ora, nonostante le varie terapie che sto seguendo, la gioia di vivere a me non è mai arrivata, credo che per trovare la forza di vivere e di essere in una qualsivoglia maniera felici ci voglia un gran coraggio.

    sull'ultima riflessione da te toccata mi trovi d'accordo al 100%, e credo che di persone che la pensano in quel modo ce ne siano davvero tante.....a mio parere è una visione superficiale e anche abbastanza arrogante e supponente di pensare tipo che se arrivi ad avere una determinata vita sei un vincente, altrimenti resti un perdente, immaturo, bamboccione, irrealizzato. Diventare genitori lo si vede come un traguardo, tipo il matrimonio, una tappa fondamentale, poi da buoni cristiani ci hanno indottrinato talmente bene, già da piccoli, che penso siamo come stati lobotomizzati e indirizzati nel sistema, e chi ne esce, perchè diverso, con un'intelligenza e una visione della vita differente, o una sensibilità spiccata nel voler vivere una vita che sia degna di essere vissuta in quanto propria, nella sua unicità, prendendo decisioni che esulano dal volere comunitario, viene percepito come una persona fallimentare, che non sa prendersi delle responsablità, come hai appunto detto tu, e che soprattutto non è in grado di convivere con altre persone nella società odierna, civilmente, omologandosi alle regole e ai criteri studiati per l'essere umano.

    Edited by PENELOPE29 - 23/4/2021, 23:56
     
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    CITAZIONE (Wassermann @ 23/4/2021, 22:49) 
    Dall'altro lato, un giorno ho sentito una parente affermare che solo mettendo al mondo delle vite si matura davvero e si diventa responsabili, altrimenti si rimane eterni bambini non essendo responsabili della crescita di altre persone. ... Ecco, questa per me è una totale str.....a ! Forse la cosa può predisporre, ma se uno vuole essere immaturo lo è anche con dieci figli (pensiamo a tutti i genitori inadatti che ci sono in giro), se vuole fare l'adulto responsabile può esserlo anche a vent'anni.

    Penso che un po' tutti noi abbiamo un'idea e un'esperienza diretta o indiretta di persone inadatte all'esser genitore. Non approfondisco la mia situazione e la mia esperienza nello specifico ma ci sono molte persone che figliano perché credono sia solo un processo naturale della vita non considerando per nulla la propria capacità a gestire tale responsabilità e ignorando il benessere futuro del proprio figlio.
    Io adorerei formare una mia famiglia ma, al giorno d'oggi, accidenti quante cose (oltre la propria genitorialità) bisogna considerare e preventivare alla sola idea di costruire un futuro solido con dei bambini a carico.
     
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    non si parla mai abbastanza anche del fatto che se una malattia è genetica, ovvero il proprio genitore te la passa, o un disturbo, ecco poi se figlierai sei consapevole che tuo figlio ha esattamente il 50% di probabilità di ricevere il tuo disturbo, di conseguenza ci penserei un pò di più se mettere al mondo bei bambottolini rosei dalle guanciotte di pesca psicopatici.

    cmq io sono nata e cresciuta in una famiglia disfunzionale, mi amavano, ma non mi è mai arrivato quel sentimento, ho riscoperto a 30 anni, dopo essermene andata di casa da un pezzo, l'attaccamento per la mia famiglia, un sentimento di unione, e col tempo abbiamo tutti anche imparato ad aprirci e a comprenderci di più, ma è stata durissima, per fortuna quel riavvicinamento c'è stato, perchè dopo che ho perso mio padre non ho avuto troppi rimpianti.
     
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    CITAZIONE (PENELOPE29 @ 23/4/2021, 23:52) 
    non si parla mai abbastanza anche del fatto che se una malattia è genetica, ovvero il proprio genitore te la passa, o un disturbo, ecco poi se figlierai sei consapevole che tuo figlio ha esattamente il 50% di probabilità di ricevere il tuo disturbo, di conseguenza ci penserei un pò di più se mettere al mondo bei bambottolini rosei dalle guanciotte di pesca psicopatici.

    cmq io sono nata e cresciuta in una famiglia disfunzionale, mi amavano, ma non mi è mai arrivato quel sentimento, ho riscoperto a 30 anni, dopo essermene andata di casa da un pezzo, l'attaccamento per la mia famiglia, un sentimento di unione, e col tempo abbiamo tutti anche imparato ad aprirci e a comprenderci di più, ma è stata durissima, per fortuna quel riavvicinamento c'è stato, perchè dopo che ho perso mio padre non ho avuto troppi rimpianti.

    esatto anche quello da mettere in conto.

    Ti capisco, Pen...in ogni famiglia si nasconde qualche disagio. Si pensa sempre che la propria sia quella più scapestrata (come io lo penso della mia XD) ma c'è sempre di peggio e alla fine bisogna accettarla com'è.
     
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    Si, c'è di molto peggio hai ragione.
     
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    Non ho mai sentito l'esigenza di avere figli, sono fortemente legato al mio bisogno di libertà individuale e al riservarmi tempo per stare solo, pensare, fantasticare, leggere, scrivere, camminare ecc. Sono fortemente critico verso l'idea secondo cui fare figli debba essere visto come una tappa naturale e immancabile dell'esistenza, penso sia una scelta che merita di essere ponderata, guardandosi bene dentro e cercando di capire se si è il tipo di persone adatte a supportare tale responsabilità. Nel non fare figli non ci vedo alcun egoismo, almeno non nel senso dispregiativo in cui solitamente questo concetto è utilizzato. Per me egoismo vuol dire portare avanti i propri interessi danneggiando concretamente altre persone. Se non genero una vita non posso nemmeno generare sofferenza, dato che non esisterebbe alcun essere in carne ed ossa a pagare per le mie scelte. Reputerò immorale il mio non aver figli il giorno in cui qualcuno mi dimostrerà che l'idea del "Figlio Non Nato" potenziale che vive nell'Iperuranio soffre per il fatto di non realizzarsi avendo me come padre.
     
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    Qui mi sembra siano state confuse un po' le acque: personalmente ho solo "contestato" l'idea che fare figli sia sempre e solo un atto di egoismo, ma non ho attaccato in alcun modo la scelta di non farli. Inoltre l'aver visto la genitorialità come tappa fondamentale dell'esistenza chiaramente riguarda il mio vissuto, mai pensato che debba essere così per tutti; concordo assolutamente sulla necessità di autoanalisi atta a capire se si sia in grado di essere dei genitori idonei (il che non vuol dire per forza "eccelsi", ma decenti), seppure mi sembra di notare che forse troppe paranoie oggi ci facciamo prima di generare: va bene il senso di responsabilità ma nemmeno farsi i complessi di inferiorità rispetto alla capacità educativa degli altri! Forse siamo passati da un eccesso in cui i figli "dovevano" essere fatti, all'altro in cui "Naaaaaa, ma chi me lo fa fare, li facciano gli altri se proprio vogliono avere questa seccatura ed ammazzarsi di fatica!". Due visioni (a mio personalissimo parere) entrambe negative.

    Andrebbe distinto chi non vuole diventare genitore perché sinceramente non ne sente il desiderio ritenendo la propria vita già completa così da chi invece non li vuole per poter in qualche modo restare "giovane" ad oltranza, quasi come se l'aver generato delle vite comportasse solo responsabilità, seccature, fatiche fisiche (levatacce notturne) e psicologiche. Penso sia un po' come la scelta di una data facoltà universitaria e/o un dato mestiere: per quanto duri possano essere, se c'è un genuino interesse/passione alla base le difficoltà si riducono di molto e spesso si è anche "felici" di affrontarle, perché alla base c'è l'affetto per delle nuove vite che sono (o dovrebbero essere) il frutto di un amore.

    Quanto al fatto che non generando non si è responsabili delle possibili (e tutt'altro che rare) sofferenze dei figli (da quelle psicologiche a quelle fisiche), sono certamente d'accordo, ma è altrettanto vero che dove non c'è vita non c'è nemmeno gioia. Se tutti volessimo non essere responsabili delle sofferenze di eventuali figli nessuno genererebbe più, e la specie umana si estinguerebbe! Per come la vedo io non si può scegliere di non vivere per paura di soffrire o morire, ma ovviamente è solo la mia idea, non vorrei fare lo splendido, perché purtroppo esistono difficoltà e difficoltà nella vita, quindi di diversa gravità, ma tendenzialmente la vedo come ho espresso.

    Una cosa però condanno e non me ne vergogno: l'atteggiamento di chi fa meno figli di quel che vorrebbe (o non ne fa affatto) adducendo come motivo le grandi spese che essi comportano. Scusate eh, ma qui credo che l'eccessivo benessere ci abbia dato alla testa: come sono venuti su i nostri nonni e, spesso, anche i nostri genitori?? Si cresceva con molto poco, si imparava a riparare le cose invece che a buttarle subito, si veniva fortemente educati al rispetto del cibo (guai se si sprecava qualcosa!), i vestiti passavano di fratello in fratello (o di cugino in cugino, anch'io ho sempre accettato volentieri i loro vestiti smessi, che a loro non entravano più!), i libri scolastici erano riusati e si andava a lavorare (almeno d'estate) il prima possibile.

    Se poi riteniamo indispensabile per i figli sommergerli di vestiti sempre alla moda e nuovi, riempirli di giocattoli e testi scolastici anch'essi di prima mano, iscriverli a millemila corsi sportivi esclusivi, il tutto perché sia mai che si sentano "inferiori" rispetto ai compagni ricchi di scuola, be', allora grazie che le spese lievitano. Domandiamoci, però: facciamo davvero il loro bene con tutti questi lussi? Io preferirei tirar su degli ometti che sappiano valorizzare ciò che hanno e che fossero responsabilizzati al più presto. Un vestito particolarmente pregiato o un giocattolo ambito ci può stare ma in occasioni speciali e se se lo meritano, così le persone vengono su tendenzialmente felici, al contrario di certi bambini e ragazzi che hanno tutto ma poi sentono altre carenze dentro (magari affettive), che sono sttai abituati a dare un sacco di cose per scontate o ritenerle troppo necessarie, e non sanno capire che la bellezza della vita sta in primis nelle piccole cose.

    Naturalmente resta il fatto che su un redito minimo si debba poter contare prima di mettere al mondo altre perdone, ma insomma: non passiamo da un eccesso ad un altro, questo il succo dell'ultimo punto!

    Edited by Wassermann - 24/4/2021, 18:16
     
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    Ho scritto il messaggio cercando di esprimere il mio personale punto di vista, senza pensare a precedenti messaggi da contestare, nel merito, non penso affatto che la volontà di fare figli sia sempre egoistica, come non lo è la volontà opposta.

    L'autoanalisi non va necessariamente intesa come uno sminuirsi, giungendo alla conclusione di non esser sufficientemente adatti a un compito, ma come cercare di guadagnare un punto di vista il più possibile oggettivo su se stessi, i propri punti di forza come di debolezza. Anche il sottovalutarsi è un errore in quanto diventa un blocco che impedisce di cogliere delle opportunità di sana realizzazione di sé, così come è un errore il presumere di aver più doti di quelle effettive. Diciamo che, volendo per forza fare una "classifica", trovo, nel caso in questione, peggiore il secondo errore, in quanto mentre lo sminuirsi tutto sommato danneggia solo il soggetto che si sminuisce, portandolo a perdere delle occasioni, il sopravvalutarsi danneggia non solo il soggetto che si sopravvaluta, che finisce per imbattersi in difficoltà non messe in conto, ma anche il figlio che si trova ad avere genitori non davvero adeguati alla responsabilità.

    Non esiste una distinzione netta tra il caso di chi non vuole figli perché semplicemente non li desidera, e chi non vuole indossarsi le relative fatiche e sacrifici. Giustamente dici che la passione è ciò che porta a sopportare e superare le difficoltà e la fatica, e per l'appunto il non aver desiderio di figli, vuol dire non avere nemmeno passione che serve ad accettare i sacrifici connessi, per cui giustificare la scelta nel primo caso, di fatto comporta anche giustificarlo nel secondo. Il punto è che chi non vuole figli non li vuole, non per "restare giovani", nel senso di una pigrizia deresponsabilizzante. L'errore è pensare che al mondo esistano persone che "vivono meno o più" di altre, più pigre di altre. Non si vive di più o di meno, si vive e basta, ciascuno canalizzando la propria energia vita verso priorità diverse. Chi non vuole figli non è perché non accetti in generale le difficoltà della vita, accetterà le difficoltà necessarie al conseguimento dei propri soggettivi obiettivi esistenziali, che troverà incompatibili con l'impegno di prendersi cura dei figli, allo stesso modo per cui un genitore rinuncerà per forza delle cose a delle attività che tolgono tempo al suo ruolo, rinunciando anche alle difficoltà che quelle attività comportavano. Non esistono persone più pigre di altre, pensarlo è l'errore legato a un punto di vista "estroverso", per cui si associa l'attività vitale agli aspetti più superficiali e visibili dall'esterno, e si ritiene più impegnato un genitore indaffarato a cambiare il pannolino rispetto a uno scrittore apparentemente apatico, ma che in realtà nella sua mente sta pensando a come impostare il capitolo del suo libro, in realtà non c'è una maggiore o minore pigrizia, solo diversi modi di canalizzare l'energia vitale.

    Dal fatto che non facendo figli si evita di causare sofferenza a esseri non realmente esistenti non discende che si debba colpevolizzare in generale il fare figli, perché si creerebbero occasioni di sofferenza. Come detto prima, tutto dipende dalla valutazione che ciascun potenziale genitore dovrebbe rivolgere alle sue attitudini genitoriali: tanto più son presenti, tanto più aumenteranno le possibilità di poter donare gioia anziché sofferenze, e tanto più la scelta di generare sarà giustificabile. Ovvio che non stiamo parlando di matematica o scienze esatte, che un'autoanalisi del genere non è come calcolare una radice quadrata alla calcolatrice, che un margine di errore di valutazione sarà sempre inevitabile, solo che questo non deve diventare la giustificazione per cadere in un'irresponsabile "agire tanto per farlo", i cui danni poi son pagati da chi quella condizione non la ha scelta.
     
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1039 replies since 9/4/2021, 22:07   7326 views
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