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Finita ieri la seconda stagione 
Fargo, Nord Dakota.
Siamo nel 1979, ben 27 anni prima della strage di Bemidiji (raccontata nella prima stagione), e la famiglia Gerhardt è la più temuta organizzazione criminale del paese...o meglio, era.
A causa di un ictus accusato da Otto, capostipite della famiglia, tra i Gerhardt nascono le prime incertezze ed i primi scontri per decidere quale sarà il futuro dell'organizzazione.
Ben chiare sono invece le idee della mafia di Kansas City, rappresentata da Joe Bulo ed il suo braccio destro Mike Milligan, la quale intende comprare le attività della famiglia criminale.
A rendere sempre più instabile il rapporto tra le due potenze è la scomparsa di Rye Gerhardt, figlio minore di Otto, prima involontariamente investito dalla parrucchiera Peggy Blumquist poi ucciso dal marito Ed Blumquist, macellaio di Luverne, Minnesota.
Tra una serie di scontri e malintesi inizia così non solo una guerra all'ultimo sangue tra la famiglia Gerhardt e la mafia Kansas City, ma anche la caccia ai coniugi Blumquist.
Ad indagare sugli intricati avvenimenti sono lo sceriffo di Luverne, Hank Larsson, ed il genero Lou Solverson, agente della polizia di stato.
Stagione ben diversa da quella precedente, sia dal punto di vista narrativo che tecnico.
Se nella prima spiccano lo spietato Lorne Malvo (immenso Billy Bob Thornton) ed il particolare Lester Nygaard (splendido Martin Freeman), nella seconda ciò non accade, non emerge alcun personaggio.
A compensare questa mancanza ci pensa però il grande numero di personaggi essenziali per lo sviluppo della trama, numero che nella precedente stagione poteva tranquillamente essere contato con una mano.
Altro punto debole dei personaggi è la loro poca caratterizzazione, di loro non si conosce il passato ed il presente resta spesso in sospeso
Che fine fa Charlie Gerhardt dopo il suo arresto? Nessuno sembra più preoccuparsi di lui, nemmeno il padre. Karl Weathers ed il collega Sonny Greer? Spariti da un momento all'altro (e dire che sarebbero potuti diventare due bei personaggi)
Poco accattivante la personalità di Lou Solverson, non all'altezza della figlia Molly, personaggio essenziale nella prima stagione.
Sprecato anche il potenziale dell'indoamericano Ohanzee, l'unico che avrebbe potuto portare un po' più di violenza.
Interessanti invece Betsy Solverson, moglie di Lou, e Mike Milligan.
Altro punto a sfavore è la poca violenza, ha ucciso più persone Lorne Malvo che tutti i personaggi di questa seconda stagione messi insieme...e come li ha uccisi poi!
Vogliamo parlare del trattamento riservato a Stavros Milos? Della morte di Don Chumph? Legato ad una cyclette con un fucile scarico in mano e massacrato a colpi di fucile dalla polizia che lo credeva un serial killer. La strage nell'edificio a Fargo? Avrà ucciso una cinquantina di persone senza alcun problema. E quella in ascensore a Las Vegas?
Bisogna però tenere a mente che entrambe sono storie vere (anche se non del tutto) come ci viene ricordato all'inizio di ogni episodio, il caro Noah Hawley non ha quindi tutte le colpe.
Superiore alla prima stagione sono invece la trama, non più lineare, ma molto intricata, e la fotografia.
I colori sono molto più accesi, intensi, alcune prospettive rendono la scenografia quasi finta, mentre altre ci aiutano a cogliere i più piccoli particolari.
Questa volta Hawley ha voluto sperimentare, ed a mio parere ha fatto centro, una goduria per gli occhi.
Non importante ai fini della trama, ma comunque commuovente la presenza nell'ultimo episodio dei giovani Mr. Wrench e Mr. Numbers (futuri sicari di Fargo presenti nella prima stagione).
Detto ciò, Fargo si conferma nuovamente un'ottima serie, la consiglio vivamente a tutti.
Si sente un po' la mancanza di Lorne Malvo (o più semplicemente di un attore come Thornton  ), ma comunque godibilissima e coinvolgente.
Per la terza stagione bisognerà aspettare la primavera del 2017 e sinceramente non so se riuscirò a resistere 
Nel mentre riguarderò sicuramente le due stagioni, sia per cogliere meglio tutti i collegamenti che per innamorarmi sempre di più di questa serie.
P.S.: Non andrò mai in Minnesota 
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