Lost in translation - L'amore tradotto

Sofia Coppola - 2003

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    Buco di trama

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    chi ha avuto la pazienza di fare quel video, usare vari filtri per l'audio e scovare le parole dev'essere proprio fuori :D
     
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    Se avevo conoscenze tecniche avrei fatto anch'io, sono troppo curioso
     
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    Attore protagonista

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    Commento anch'io.
    Il film si apre con una ragazza bionda girata di spalle, in déshabillé e distesa su un letto.
    Sola. Poco più tardi vediamo Bob attore americano portato in giro per Tokyo su un’auto lussuosa, solo anche lui.
    Quando vede un enorme cartellone su cui è stampato lui stesso intento a pubblicizzare un whisky giapponese, rimane perplesso.
    Lui e Charlotte, la ragazza dell’incipit, alloggiano nello stesso lussuoso hotel.
    Se le rispettive situazioni sentimentali e la differenza d’età li dividono, l’insonnia li unisce.
    Sono due anime affini, di quelle che non capita spesso di trovarsi in uno stesso luogo in uno stesso tempo e soprattutto di conoscersi e di stare insieme.
    Charlotte, americana anche lei, non è da sola in viaggio, alloggia con il giovane marito, che la trascura per il suo lavoro da fotografo.
    Così Charlotte e Bob si guardano, si piacciono nella rispettiva “goffagine” rispetto al mondo che li circonda e si conoscono.
    Due persone solitarie, restie a concedersi e a lasciarsi andare, a provare ed a dimostrare affetto.
    Entrambi sono a disagio nel ruolo che si trovano ad assumere ed entrambi probabilmente credono di essere (almeno un po’) migliori (più svegli, più sensibili) delle persone che li circondano , delle quali vengono rimarcati i comportamenti eccentrici, un po’ stupidotti (Kelly ad esempio), i discorsi vuoti e superficiali, da cui tendono ad isolarsi.
    Trovano conforto l’uno nell’altra, se proprio devono essere soli ed incompresi (letteralmente, vedi scena in ospedale) in una città tanto affascinante quanto lontana da loro, che almeno lo siano in due.
    Il loro è un incontro fortunato, in tutti i sensi, insieme passano del tempo magnifico, seppur breve, spesso anche senza bisogno di parlarsi. SI divertono, scherzano, si lanciano sguardi d’intesa, si capiscono. La loro vita inzia a movimentarsi, sono loro stessi che sono smossi dai sentimenti che ora provano, si svegliano dal proprio torpore esistenziale.
    Il rapporto tra i due ricalca un po’ quello padre/figlia (alcune scene vengono riprese tali e quali in”Somewhere”) data la notevole differenza d’età, un po’ quello esistente tra due amici, ma si intuisce anche un’attrazione di altro tipo (tanto che Bob, dopo il loro primo incontro tenta subito di rimettersi in forma in palestra).
    Entrambi hanno due matrimoni che se non fallimentari sono senz’altro problematici.
    Charlotte è in una fase di stallo della sua vita. Non ha un lavoro, si è appena laureata a Yale in filosofia («un lavoro che da quattrini» dice Bob), non sa quello che vuole dalla vita e si limita a seguire il marito, da cui sembra essere dipendente, in giro per il mondo.
    La carriera cinematografica di Bob è in declino, non facendo più film di successo da decenni, lui sembra depresso, con la moglie in comune ci sono solamente i figli.
    L’universo rappresentato è ricco, annoiato e viziato, Sofia Coppola ci si deve riconoscere molto, io un po’ meno.
    Nonostante ciò capita a volte di trovarsi in un mondo che ci pare lontano ed incomprensibile e di sentirsi soli in mezzo a tante persone che invece sembrano perfettamente a proprio agio e di desiderare perciò qualcuno che sia proprio come noi, con lo stesso disagio, ma che ci riesca a capire. Magari con un solo sguardo.
    E’ un film senza molta azione per la natura stessa dei temi trattati, ma piuttosto pacato e riflessivo.
    Due delle mie scene preferite.
    Nella prima Bob deve recitare nello spot del Whisky e il regista è giapponese. Il regista inizia a parlare con enfasi e convinzione per spiegare come recitare la scena, continua per un bel po’, si avvicina addirittura a Bob per cercare di coinvolgerlo nei propri sentimenti.
    Arriva l’interprete e liquida il tutto con : «Ha detto di girarti verso la camera. Con convinzione»
    Seconda scena: “More than this” al karaoke di uno stonatissimo, ma dolcissimo Bob ex-aequo con il finale.
    La colonna sonora l’ho trovata molto bella, con pezzi alternative.-rock principalmente anni ’80.
    La canzone finale è perfetta per la scena.
    La fotografia è sicuramente d’impatto, romantica come la Coppola ci ha abituato a vedere, con colori tenui, pastello e Tokyo è magnifica, da cartolina
    Fantastico Bill Murray, pagliaccio triste, incantevole la giovanissima Johansson.
    Dei film della Coppola che ho visto (tutti tranne l’ultimo, nrd) è il mio preferito.
    Consigliato alle persone riflessive.


    Edited by lola92 - 26/9/2017, 12:14
     
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  4. Hannibal Lecter
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    Splendido qeusto film, adoro questa regista, tutti i suoi film sono pieni di dolcezza, malinconia e forti sensazioni. Bravissimi gli attori protagonisti
     
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  5. Madian
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    Lost in Translation è un altro di quei film che mi sono passati davanti miliardi di volte, di cui leggo e sento opinioni, ma non ho mai avuto occasione di vedere per millemila motivi, o ventordici, come direbbe Sid. Parto dicendo due o tre cose fondamentali: non sono il più grande fan di Bill Murray, non avevo mai visto un film di Sofia Coppola prima di questo, la Johansson prima d'ora non mi aveva mai detto nulla di ché, e per millenni ho frainteso il senso del film, sapete quando leggete un titolo, vedete un manifesto, e pur non avendo visto il film comunque avete delle sensazioni in proposito? Ecco, le mie prima di documentarmi un minimo e di vedere poi effettivamente il film, erano totalmente diverse dalle sensazioni che poi ho davvero ricevuto.

    Fatte queste premesse, ora vi dico che: è forse la più grande interpretazione che abbia mai visto fare a Bill Murray, la Coppola mi ha piacevolmente sorpreso per il tatto col quale è riuscita a raccontare questa storia, la Johansson l'ho trovata deliziosa nella sua parte, particolarmente espressiva e coinvolta, nonostante fosse a inizio carriera, ed il film, come dicevo, mi ha colpito in una maniera che onestamente non mi aspettavo. Vado a spiegarmi...

    L'ho trovata una storia presentata ed eseguita con una delicatezza unica, senza una trama forte, senza colpi di scena, senza intoppi, imprevisti, senza tutte quelle cose che sono previste in TUTTI i film, dall'horror all'action movie, dal film d'animazione alla commedia, dal thriller al film d'avventura. Sofia Coppola vuole raccontarci della giovane Charlotte (Scarlett Johansson) che segue il marito fotografo (Giovanni Ribisi) in un viaggio di lavoro a Tokyo e passa le sue giornate praticamente da sola, trascurata dal suo lui e lasciata ad annoiarsi nella stanza d'albergo o nel visitare una città totalmente non convenzionale per un occidentale, in cui è facile sentirsi un pesce fuor d'acqua. Stessa sorte per l'altro protagonista, l'attore in declino Bob Harris, interpretato da uno stupefacente Bill Murray, che giunge nella capitale nipponica per girare uno spot per un whisky locale, ben pagato, ma in crisi di mezza età, sia per un lavoro per il quale ormai vive di rendita per ciò che ha fatto in passato, senza avere più una parte seria in alcun film ed accontentandosi di fare pubblicità, sia per un rapporto coniugale logoro e non troppo soddisfacente.

    Lost-in-Translation

    I due vengono a conoscersi fondamentalmente perché alloggiano nello stesso hotel, soffrono entrambi d'insonnia, e si ritrovano spesso in ascensore, al bar, in piscina, trovando pian piano l'uno nell'altra un appagamento imprevisto, ma soprattutto un rapporto onesto, vero ed efficace, che li avvicina sempre più. Per una volta non troveremo la coppia che si conosce e fa sesso sfrenato la notte stessa per dimenticare i propri problemi, non troveremo scenate del marito che rinsavisce, o della moglie che dall'altra parte del mondo prende e sbuca di sorpresa alla porta della camera con tanto di bambini, non vedremo uno dei due protagonisti cambiare idea di punto in bianco a metà film, comportandosi in maniera diametralmente opposta a come aveva fatto fino a quel momento, avremo una storia piuttosto lineare e verosimile, di due persone che per motivi diversi, età differenti, lavori differenti, si trovano a vivere un periodo di apatia e solitudine, pur trovandosi nella città con la più alta popolazione della Terra, in un posto che non comprendono, per gli usi e i costumi, per la lingua, per le persone, così differenti e singolari, e quindi vediamo la Johansson vagare per una sala giochi, osservando i ragazzi che si divertono a giocarvi, vediamo Murray accettare con imbarazzo i mille convenevoli dell'entourage che lo attende con formalità e puntualità ogni mattina nella hall dell'hotel, vediamo i due, assieme, affrontare con simpatia una visita al pronto soccorso dell'ospedale, pur non comprendendo mezza parola di medici e infermieri, pur senza poter leggere un cartello, e improvvisando stravaganti e improbabili conversazioni con i pazienti giapponesi in attesa del loro turno.

    Una storia che viene raccontata con una sensibilità senza pari, che trasmette un senso di quiete e pace, che sfociano in un finale per certi versi semplice, vero, ed assolutamente perfetto, magistralmente interpretato sia dalla Johansson, allora diciottenne, che da Murray. Un finale inconcludente, e con un velo di mistero, ma che soddisfa e ti lascia dire "va bene così", con un sorriso che è pari a quello dei due attori protagonisti.

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    Mi hanno divertito, mi sono piaciuti insieme, perfetti nella complicità che riescono a trovare l'uno nell'altra, in come lui riesce a divertire lei, nei modi più semplici e naturali, tirandola fuori dalla monotonia di quella vita, in come lei riesce a coinvolgere lui, con dolcezza e discrezione. Bill Murray non a caso otterrà la sua unica candidatura all'Oscar come miglior attore protagonista, nel 2004, per questo film. Premio che poi andrà a Sean Penn per Mystic River, una bella lotta indubbiamente, ma vi dirò, forse l'avrei dato a Murray. Il film ottiene 4 candidature, oltre alla già citata anche quelle per miglior film, miglior regia e miglio sceneggiatura originale, vincendo la statuetta dell'Academy proprio in quest'ultima categoria, in un anno in cui Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re porta a casa qualunque cosa avesse anche solo vagamente riflessi dorati.

    In tutto ciò, Sofia Coppola riesce a mostrarci il disagio dei due protagonisti, alternando tra loro immagini delle loro vite all'interno delle proprie camere, il non riuscire a dormire, gli stravaganti programmi giapponesi alla tv, la noiosa quotidianità di lei, e la patetica routine di lui, ed allo stesso tempo scorci visivamente spettacolari di una Tokyo immensa, piena di vita ma estranea a loro, nella quale, riescono a dare gioia a se stessi solamente stando assieme, magari andando a cantare al karaoke, o guardando La Dolce Vita di Fellini con sottotitoli in giapponese, sdraiati sul letto.

    Questo ho trovato in Lost in Translation, un film che nella sua semplicità e tenerezza ti riempie il cuore e che sono contento di aver scelto dalle liste degli altri partecipanti al Cinepropositi. Quindi un ringraziamento a Sid per averlo proposto, a lei consiglio di terminarne la visione, dato che so mancarle l'ultima parte, ma è la parte migliore :lol:

    A tutti gli altri consiglio ovviamente la visione del film per intero :P è la rappresentazione di come nella vita si possa scoprire di avere bisogno di una persona, senza aver avuto alcun rapporto carnale, legame ufficiale o vincolo di sorta, se non il puro e semplice stare bene insieme.


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    Oggi definirei questo film con una parola: pretenzioso.
     
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    Fragilità, il tuo nome è donna.

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    Una poesia lunga cento minuti, questo è Lost in Translation.
    Strordinaria Sofia Coppola che riesce a coniugare perfettamente la tecnica di un uomo con la sensibilità di una donna.
    Scarlett Johansson per la prima e finora ultima volta(per la sottoscritta)è incantevole e molto brava.
    Bill Murray qui da una lezione d'attore(sottovalutatissimo quest'uomo), divertente negli sketch alla TV o nelle sedute fotografiche, malinconico quando la parte lo richiede, il tutto senza mai esagerare.
    E poi c'è questa splendida ambientazione di una Tokio così fredda e caotica che rende tutto ancora più suggestivo.
    Un piccolo gioiello.
     
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21 replies since 24/3/2008, 11:05   1874 views
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